Codice Penale art. 34 - Decadenza dalla responsabilità genitoriale e sospensione dall'esercizio di essa 1 .Decadenza dalla responsabilità genitoriale e sospensione dall'esercizio di essa 1. [I]. La legge determina i casi nei quali la condanna importa la decadenza dalla responsabilità genitoriale [32 2, 98 2, 541 1, 564 4, 569; 316 c.c.; 662 1 c.p.p.]. [II]. La condanna per delitti commessi con abuso della responsabilità genitoriale importa la sospensione dall'esercizio di essa [32 3] per un periodo di tempo pari al doppio della pena inflitta [98 2, 139, 140 4].2 [III]. La decadenza dalla responsabilità genitoriale importa anche la privazione di ogni diritto che al genitore [320, 324 c.c.] spetti sui beni del figlio in forza della responsabilità genitoriale di cui al titolo IX del libro I del codice civile. [IV]. La sospensione dall'esercizio della responsabilità genitoriale [671 2; 288 c.p.p.] importa anche l'incapacità di esercitare, durante la sospensione, qualsiasi diritto che al genitore spetti sui beni del figlio, in base alle norme del titolo IX del libro I del codice civile [320, 324 c.c.]. [V]. Nelle ipotesi previste dai commi precedenti, quando sia concessa la sospensione condizionale della pena [163], gli atti del procedimento vengono trasmessi al tribunale dei minorenni, che assume i provvedimenti più opportuni nell'interesse dei minori 34.
[1] L'art. 93, d.lg. 28 dicembre 2013, n. 154, ha sostituito, nella rubrica e nel testo, alla parola: «potestà» e alle parole: «potestà dei genitori», le parole: «responsabilità genitoriale». Ai sensi dell’art. 108, d.lg. n. 154 del 2013, la modifica entra in vigore a partire dal 7 febbraio 2014. L'articolo era stato già sostituito dall'art. 122 l. 24 novembre 1981, n. 689. Il testo originario recitava: «Perdita della patria potestà o dell'autorità maritale, ovvero sospensione dall'esercizio di esse. [I] La legge determina i casi nei quali la condanna importa la perdita della patria potestà o dell'autorità maritale. [II] La condanna per delitti commessi con abuso della patria potestà o dell'autorità maritale importa la sospensione dall'esercizio di esse per un periodo di tempo pari al doppio della pena inflitta. [III] La perdita della patria potestà o dell'autorità maritale importa anche la privazione di ogni diritto che al genitore o al marito spetti sui beni del figlio o della moglie, in forza della patria potestà o dell'autorità maritale. [IV] La sospensione dall'esercizio della patria potestà o dell'autorità maritale importa anche l'incapacità di esercitare, durante la sospensione, qualsiasi diritto che al genitore o al marito spetti sui beni del figlio o della moglie, in forza della patria potestà o dell'autorità maritale». [2] La Corte cost. 22 aprile 2025, n. 55 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del presente comma nella parte in cui prevede che la condanna per il delitto ex art. 572, secondo comma, cod. pen., commesso, in presenza o a danno di minori, con abuso della responsabilità genitoriale, comporta la sospensione dall’esercizio della responsabilità genitoriale, anziché la possibilità per il giudice di disporla. [3] Comma aggiunto dall'art. 5 l. 7 febbraio 1990, n. 19. [4] Per una ipotesi particolare di sospensione delle pene accessorie v. l'art. 7 l. 8 marzo 2001, n. 40 in tema di misure alternative alla detenzione a tutela del rapporto fra detenute e figli minori. InquadramentoLa norma in esame disciplina la pena accessoria della sospensione e della decadenza dalla responsabilità genitoriale. Presupposti applicativiLa legge prevede espressamente i casi nei quali alla condanna consegue automaticamente la decadenza dalla potestà genitoriale. Si tratta, in particolare, dei seguenti casi: a) delitti per i quali venga comminata la condanna all'ergastolo (art. 32, comma 2); b) delitto di incesto (art. 564, comma 4); c) delitti supposizione o soppressione di stato (art. 566), di alterazione di stato (art. 567), di occultamento di stato di un fanciullo legittimo o naturale riconosciuto (art 568) (art. 569). La Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità dell'art. 569, nella parte in cui prevede che, in caso di condanna pronunciata contro il genitore per il delitto di alterazione di stato di cui all'art. 567, comma 2, e per il delitto di soppressione di stato, previsto dall'art. 566, debba conseguire automaticamente la perdita della potestà genitoriale, così precludendo al giudice ogni possibilità di valutazione dell'interesse del minore nel caso concreto. La Corte ha sancito che l'automatica perdita della potestà non è conforme al principio di ragionevolezza, e contrasta quindi con il dettato dell'art. 3 Cost., poiché va ad incidere sull'interesse morale e materiale del minore a vivere e a crescere nell'ambito della propria famiglia, mantenendo un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, dai quali ha diritto di ricevere cura, educazione ed istruzione. Osserva la Corte che la previsione censurata, ignorando detto interesse e statuendo la perdita della potestà sulla base di un automatismo, preclude al giudice ogni possibilità di valutazione e di bilanciamento, nel caso concreto, tra l'interesse stesso e la necessità di applicare la pena accessoria in ragione della natura e delle caratteristiche dell'episodio criminoso, tali da giustificare detta applicazione appunto a tutela di quell'interesse (Corte Cost. n. 31/2012 e Corte cost. n. 7/2013); Corte Cost. n. 31/2012. d) delitto di pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili (art. 583-bis); e) delitti di riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù (art. 600), prostituzione minorile (art. 600-bis), pornografia minorile (art. 600-ter), pornografia virtuale (art. 600-quater.1 ), iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile (art. 600-quinquies) (art. 600-septies.2); f) delitti di istigazione a pratiche di pedofilia e pedopornografia (art. 414-bis c.p.), violenza sessuale (art. 609-bis), atti sessuali con minorenne (art. 609-quater), corruzione di minorenne (art. 609-quinquies), violenza sessuale di gruppo (art. 609-octies) (art. 609-nonies). La decadenza dalla potestà dei genitori non viene mai applicata ai minori, che potranno, invece, incorrere nella sospensione dall'esercizio della stessa, nei casi stabiliti dalla legge e purché la pena inflitta non sia inferiore a cinque anni, così come previsto dall'art. 98. La sospensione dalla potestà genitoriale consegue automaticamente ad ogni condanna per delitti commessi con abuso della responsabilità genitoriale, ossia quando vi è stata violazione o trascuratezza dei doveri relativi alla responsabilità genitoriale con grave pregiudizio, materiale o morale, per l'interesse del figlio (Larizza, 116). Per quanto riguarda, in particolare, il delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi (art. 572), mentre non vi è alcun dubbio sul fatto che la pena accessoria in esame possa essere applicata al genitore che maltratta i figli, la Suprema Corte ha ritenuto che la sospensione dalla responsabilità genitoriale sia irrogabile anche quando le condotte, pur commesse in danno dell’altro genitore, siano indirettamente rivolte anche in danno dei figli minori, costretti ad assistere (art. 61, comma 1, n. 11-quinquies c.p.) ad atti di violenza e sopraffazione destinati ad avere inevitabili conseguenze sulla loro crescita ed evoluzione psico-fisica (Cass. V, n. 34504/2020). La sospensione si applica automaticamente, per un tempo pari alla durata della pena principale inflitta (art. 37), anche in caso di condanna per il delitto di sottrazione e trattenimento di minore all'estero, se il fatto risulta commesso da un genitore in danno del figlio (art. 570-bis, comma 3). Tuttavia, in relazione a tale automatismo, nell'an e nel quantum della sanzione accessoria, la Suprema Corte ha sollevato questione di legittimità costituzionalità degli artt. 34 e 574-bis, in relazione agli artt. 2,3,27, comma 3, 30 e 31 Cost., nonché all'art. 10 Cost. (in relazione alla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989) (Cass. IV, ord., 22 gennaio 2019).La sospensione si applica anche in caso di condanna alla reclusione per un tempo non inferiore a cinque anni (art. 32, comma 3), escluse quelle per delitto colposo (art. 33, comma 1). Anche in tal caso la sanzione consegue automaticamente alla condanna, ma il legislatore ha fatto salvo il potere del giudice di disporre altrimenti. Ne consegue che il giudice dovrà necessariamente adottare una specifica statuizione per derogare all'automatismo (Cass. II, n. 2661/2013). ContenutoLa decadenza dalla responsabilità genitoriale comporta la perdita dei poteri di natura personale che la legge attribuisce ai genitori nei confronti dei figli e dei diritti sui beni di quest'ultimi spettanti ai primi in virtù della responsabilità di cui al titolo IX, libro I, c.c. (artt. 315 ss. c.c.), e cioè quelli di rappresentare i figli, di amministrarne i beni (art. 320 c.c.) e l'usufrutto legale sui medesimi (art. 324 c.c.). Il diritto agli alimenti e i diritti successori non vengono invece meno, non costituendo espressione della potestà genitoriale. Tali diritti, peraltro, sono caducati in forza dell'art. 609-nonies c.p., nei casi di condanna per i delitti di violenza sessuale (artt. 609-bis e 609-ter), atti sessuali con minorenne (art. 609-quater), corruzione di minorenne (art. 609-quinquies) e violenza sessuale di gruppo (art. 609-octies). La sospensione incide sugli stessi poteri e diritti, determinando, però, un'incapacità temporanea al loro esercizio e non, invece, la privazione definitiva degli stessi. Qualora la sanzione in esame colpisca uno soltanto dei genitori, la responsabilità genitoriale viene esercitata dall'altro genitore (art. 317 c.c.), se esistente, altrimenti dal tutore appositamente nominato (art. 346 c.c.). Gli atti compiuti dal genitori durante l'esecuzione della pena accessoria sono affetti da nullità perché contrari a norme imperative, secondo quanto stabilito dall'art. 1418 c.c. inoltre, la trasgressione del precetto integra il delitto di inosservanza di pene accessorie (art. 389). Stante la funzione special-preventiva della norma, gli effetti della pena accessoria riguardano tutti i figli del condannato, anche se offeso dal reato è uno soltanto di loro. L'applicazione della pena ex art. 34 non incide sui doveri dei genitori verso i figli, come, ad esempio, quelli di mantenere, istruire ed educare la prole (art. 147 c.c.) (Nastro, 209). DurataMentre la decadenza dalla responsabilità genitoriale ha carattere perpetuo, la sospensione dall'esercizio della stessa è temporanea. Più in dettaglio, se la sospensione discende da una condanna alla reclusione non inferiore a cinque anni, la sanzione accessoria ha la stessa durata della pena principale inflitta (art. 32, comma 3). Se, invece, la sospensione consegue ad una condannato per delitto commesso con abuso della potestà sui figli, la durata della pena sospensiva è doppia rispetto a quella della reclusione inflitta (art. 34, comma 2). Ne consegue che la mancata indicazione della durata della sospensione dell'esercizio della potestà genitoriale non ne comporta la nullità, data la sua predeterminazione legislativa, senza possibilità alcuna di determinazione da parte del giudice (Cass. I, n. 5432/1992). In deroga al principio fissato dall'art. 139, secondo il quale nel computo delle pene accessorie non si tiene conto del tempo in cui è stata scontata la pena principale, gli effetti delle sanzioni in commento decorrono dalla sentenza di condanna definitiva. Tanto la decadenza dalla potestà dei genitori quanto la sospensione dall'esercizio della stessa possono venire meno per amnistia (art. 151), per previsione espressa della legge che conceda l'indulto o la grazia (art. 174) e in forza della sentenza che disponga la riabilitazione del condannato (art. 178). Rapporti con la sospensione condizionale della penaIn caso di concessione della sospensione condizionale della pena, i cui effetti si estendono anche alle pene accessorie (art. 166), gli atti del procedimento sono trasmessi al tribunale dei minorenni per l'assunzione dei provvedimenti più opportuni nell'interesse dei minori (art. 34, comma 5). Il tribunale dei minorenni, con pronuncia di norma revocabile, può, quindi, secondo i casi, statuire la decadenza dalla responsabilità sui figli (art. 330 c.c.), l'allontanamento dalla residenza familiare dei figli ovvero del genitore che li maltratta o ne abusa (artt. 330, comma 2 e 333, comma 1, c.c.), la privazione dei diritti di amministrare il patrimonio dei minori e di usufrutto legale sullo stesso (art. 334 c.c.), e può altresì affidare i minori ad un'altra famiglia, ad una comunità di tipo familiare o, in mancanza, ad un istituto di assistenza pubblico o privato. Nulla è stabilito per il caso in cui la sospensione condizionale della pena venga in seguito revocata (art. 168). In tal caso deve ritenersi che il pubblico ministero debba portare all'attenzione del tribunale dei minorenni detta revoca per un nuovo esame da parte dell'organo giurisdizionale specializzato. Profili processualiL'esecuzione della misura Per l'esecuzione delle pene accessorie di cui all'art. 34, il pubblico ministero trasmette l'estratto della sentenza al giudice civile competente (art. 662, comma 1, c.p.p.). Stante l'identità di contenuto, nella determinazione della durata della pena accessoria occorre computare anche il tempo durante il quale al condannato sono stante applicate le misure cautelari personali di cui agli artt. 288, 289 e 290 c.p.p. (art. 662, comma 2, c.p.p.). L'applicazione in executivis Quando alla condanna, in ragione della natura del reato contestato, debba conseguire la pena accessoria della sospensione dell'esercizio della potestà dei genitori, questa può essere applicata anche in fase esecutiva, ma il giudice dell'esecuzione deve verificare che il giudice del merito non sia, sia pure implicitamente, pervenuto alla diversa determinazione di non applicare la sospensione (Cass. V, n. 4249/1997). Patteggiamento La decadenza e la sospensione di cui all'art. 34 c.p. non si applicano in caso di patteggiamento, dato che tra gli effetti premiali del rito vi è anche la non irrogazione delle pene accessorie. Tuttavia, in alcuni casi il legislatore, derogando alla regola generale, ha previsto l'applicazione della sanzione de qua anche in caso di applicazione della pena su richiesta delle parti (es. artt. 600-septies.2 e 609-nonies). BibliografiaNastro, Le pene accessorie e le altre misure, in Bertoni-Lattanzi-Lupo-Violante (a cura di), Modifiche al sistema penale. Legge 24 novembre 1981, n. 689, II, Milano, 1982; Pisa, Le pene accessorie. Problemi e prospettive, Milano, 1984; Larizza, Le pene accessorie, Padova, 1986. |