Codice Penale art. 115 - Accordo per commettere un reato. Istigazione.

Pierluigi Di Stefano

Accordo per commettere un reato. Istigazione.

[I]. Salvo che la legge disponga altrimenti [270, 271, 304, 305, 306], qualora due o più persone si accordino allo scopo di commettere un reato, e questo non sia commesso, nessuna di esse è punibile per il solo fatto dell'accordo.

[II]. Nondimeno, nel caso di accordo per commettere un delitto, il giudice può applicare una misura di sicurezza [229].

[III]. Le stesse disposizioni si applicano nel caso di istigazione a commettere un reato [266, 302, 303, 322, 327, 414, 415], se la istigazione è stata accolta, ma il reato non è stato commesso (1).

[IV]. Qualora la istigazione non sia stata accolta, e si sia trattato d'istigazione a un delitto, l'istigatore può essere sottoposto a misura di sicurezza [229].

(1) V. anche art. 1 2-3 d.lg. C.p.S. 7 novembre 1947, n. 1559; art. 8 l. 9 ottobre 1967, n. 962; art. 82 d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309.

Inquadramento

La disposizione dell'articolo 115, pur modesta nelle applicazioni giurisprudenziali, è rilevante sul piano della teoria generale del concorso nel reato poiché indica lo stadio minimo della condotta punibile in tali casi.

La peculiarità del concorso è che istigazione ed accordo rendono esterna la intenzione di commettere un delitto, intenzione che, nel caso di reato monosoggettivo, di norma resta nella sfera psicologica del possibile autore e non è esternata.

Quale regola generale (salvo che la legge disponga altrimenti), quindi, non sono punibili:

- l'accordo per la commissione di un reato che, poi, non venga commesso (quindi non sia stato realizzato neanche allo stadio del tentativo)

- l'istigazione a commettere un reato, laddove il reato non sia stato commesso, anche se la istigazione sia stata accolta (ovvero sia stata esternata l'intenzione di commetterlo)

- l'istigazione che non sia stata affatto accolta.

I soggetti che si accordano, l'istigatore nonché l'istigato (quest'ultimo solo laddove accolga l'istigazione stessa), laddove si tratti di commissione di un delitto, possono essere soggetti a misura di sicurezza personale.

La istigazione, anche con riferimento alla norma in esame, viene definita sia come condotta che faccia sorgere il proposito criminoso nell'istigato sia come condotta che rafforza tale volontà (Cass. III, n. 30035/2021;Cass. II, n. 2260/2015).

Trova, quindi, applicazione diretta il principio fondamentale secondo cui il reato, come fatto umano punibile, non può giammai consistere nella mera intenzione. Anche se si raggiunge la certezza della intenzione criminosa, resta confermata la non punibilità.

Se ne trae, come prima regola, che, come per il reato mono soggettivo, è punibile la sola effettiva messa in pericolo del bene giuridico con la commissione di atti conformi all'art. 56.

La disposizione lascia la possibilità che la legge deroghi a tale principio.

Il caso che viene individuato quale accordo (punibile) per commettere reati è la associazione per delinquere, semplice o nelle varie forme speciali. Invero per tale reato, comunque, si esclude la sufficienza del mero accordo: la giurisprudenza tende a ritenere necessaria una “struttura” per la commissione dei reati che dia “materialità“ all'accordo; ma anche la lettura che esclude la necessità di una organizzazione specifica mirata richiede una materialità dimostrata, quantomeno, con l'inizio di commissione di reati fine.

Intervenendo su tali profili, Cass. VI, n. 7957/2003, rileva come l'accordo fra più soggetti sia comune sia all'associazione che al concorso di persone; in tale secondo caso si richiede la commissione di un reato effettivo, nella associazione rileva il mero accordo a fronte della creazione di una struttura permanente.

Una deroga evidente è nella previsione del reato di istigazione alla corruzione (art. 322 alla cui trattazione si rinvia). Significativa è anche la previsione del 

delitto di “collusione” della l. n. 1383/1941 che sanziona l'accordo e la istigazione, cui partecipi un militare della Guardia di Finanza, per la commissione di una frode fiscale (Cass. I, n. 45864/2014). La collusione, comunque, ricorre solo quando la proposta venga accolta, in caso contrario applicandosi la comune disposizione in tema di istigazione a commettere reati. Altro caso che rientra nella eccezione riguarda la materia degli stupefacenti in cui la istigazione è assorbita quale condotta costituente reato dalla previsione di punibilità della “offerta di droga” (Cass. VI, n. 9714/1995).

Nella casistica risulta come la misura di sicurezza sia stata applicata per l'accordo per il sequestro di persona a scopo di estorsione, considerandosi come al dato obiettivo della realizzazione di quello che viene chiamato “quasi reato” si debbano accompagnare le condizioni di pericolosità desunta dall'art. 133.

Nel caso di un mandato per un omicidio, si è chiarito che l' istigazione accolta senza che, però, si ritenga commesso alcun reato si realizza quando non è stata compiuta alcuna condotta penalmente rilevante, anche quale tentativo (Cass. I, n. 35778/2013).

Bibliografia

Romano, Le apparenti deroghe all'art. 115 c.p. alla luce del principio di specialità e le differenze tra accordo non punibile, concorso di persone e reato associativo, in Cass. pen., 1997, 3391; ; Seminara, Sui rapporti tra istigazione e delitto tentato in Dir. pen. e proc., 2021, 1113;Sutera Sardo, Reato di collusione del finanziere: quando il privato è responsabile a titolo di concorso, in Dir. pen. e proc., 1999, 310.

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