Codice Penale art. 180 - Revoca della sentenza di riabilitazione.

Donatella Perna

Revoca della sentenza di riabilitazione.

[I]. La sentenza di riabilitazione è revocata di diritto se la persona riabilitata commette entro sette anni (1) un delitto non colposo, per il quale sia inflitta la pena della reclusione per un tempo non inferiore a due anni (2), od un'altra pena più grave [683 1 c.p.p.].

(1) Le parole «sette anni» sono state sostituite alle parole «cinque anni» dall'art. 4 l. 11 giugno 2004, n. 145.

(2) Le parole «due anni» sono state sostituite alle parole «tre anni» dall'art. 4 l. n. 145, cit.

Inquadramento

L'art. 180 disciplina l'ipotesi della revoca della riabilitazione: mentre la dichiarazione di riabilitazione importa un apprezzamento di carattere discrezionale da parte del giudice, ha natura costitutiva ed effetto ex nunc, la revoca opera di diritto, al mero verificarsi delle condizioni dettate dalla legge, ha natura meramente dichiarativa ed effetto ex tunc, poiché retroagisce al momento in cui le dette condizioni si sono verificate.

Profili generali

La riabilitazione è revocata di diritto se entro sette anni (termine così modificato rispetto ai precedenti cinque dalla l. n. 145/2004) dal passaggio in giudicato della sentenza che l'ha concessa, il riabilitato commette un altro delitto non colposo, per il quale sia stata inflitta la pena della reclusione non inferiore a due anni (invece dei tre previsti dal testo previgente), o altra più grave.

In dottrina si è osservato che, da un lato, i termini per ottenere la riabilitazione sono stati abbreviati (cfr. art. 179), il che si è tradotto in una maggiore facilitazione di accesso all’istituto; dall’altro, ampliando la possibilità di revoca rispetto al passato, si sono volute salvaguardare le esigenze di prevenzione speciale sottese alla possibilità di revoca di una riabilitazione già concessa (PADOVANI, Commento alla l. 11.6.2004 n. 145, Modifiche al codice penale e alle relative disposizione di coordinamento e transitorie in materia di sospensione condizionale della pena edi termini per la riabilitazione del condnnato, in Leg. pen. , 2004, 749).

Poiché dall'entrata in vigore del nuovo codice, la riabilitazione è pronunciata dal magistrato di sorveglianza con ordinanza ex art. 666 c.p.p., il termine settennale per la revoca inizia a decorrere dalla scadenza del termine per presentare ricorso per cassazione, o dalla pronuncia del rigetto del ricorso da parte della Suprema Corte.

La revoca può essere adottata anche d'ufficio, è dichiarata con la stessa sentenza di condanna per l'altro reato, o con provvedimento del magistrato di sorveglianza (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 314).

Effetti

La dottrina ha osservato che la riabilitazione non ha effetti definitivi immediati: dal combinato disposto degli artt. 179 e 180 emerge che essa comporta la sospensione delle pene accessorie e degli altri effetti penali della condanna fino alla scadenza di un termine, decorso il quale, o è confermata, o è revocata (Gallo, 348).

In caso di revoca sono ripristinati le pene accessorie e gli altri effetti penali della condanna, che non siano estinti per altra causa (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 314): l'effetto ripristinatorio si verifica al momento del passaggio in giudicato del provvedimento di revoca, sebbene retroagisca al momento di commissione del delitto che ha determinato la revoca stessa.

La condanna per cui era intervenuta la riabilitazione riacquisterà così il suo carattere di precedente valutabile ai fini della dichiarazione di recidiva, di abitualità, professionalità nel reato e tendenza a delinquere, e tale valutazione potrà essere compiuta anche dal giudice che pronuncia la condanna per il nuovo delitto commesso, e contemporaneamente dichiara la revoca della riabilitazione (Garavelli, 163; contra Cerquetti, 333).

Pena inflitta

Quanto alla pena inflitta, deve tenersi conto della pena concretamente inflitta, e non di quella edittale; se la condanna successiva riguarda più delitti deve aversi riguardo, ai fini della revoca, a quella irrogata per il reato più grave; nel caso di reato continuato, il cumulo si scioglie e i singoli fatti riacquistano la loro autonomia, anche ai fini della revoca della riabilitazione (Padovani, Codice, 1195).

Profili processuali

Competenti a pronunciare la revoca della dichiarazione di riabilitazione sono sia il magistrato di sorveglianza ex art. 683 c.p.p., sia il giudice di cognizione che pronuncia la condanna a seguito della quale la riabilitazione è revocata.

È stato precisato in dottrina che la revoca della dichiarazione di riabilitazione opera per il futuro: essa, a differenza della revocazione della sentenza in senso proprio, non rimette l'ex riabilitato nello stesso stato in cui era prima del provvedimento di riabilitazione, poiché gli atti compiuti nel tempo in cui era riabilitato restano validi, malgrado il risorgere delle incapacità in conseguenza della revoca (Manzini, Trattato, III, 788).

Casistica

 La revoca della sentenza di riabilitazione, pur avendo natura dichiarativa, produce effetti giuridici, ex tunc, soltanto attraverso l’emissione di un provvedimento che espressamente la dichiari; ne consegue che ai fini della applicazione della recidiva nessun rilievo può assumere la precedente condanna, in relazione alla quale sia intervenuta riabilitazione, mai revocata (Cass. I, n. 55359/2016).

Bibliografia

Cerquetti, voce Riabilitazione, in Enc. dir., XL, Milano, 1989, 302 ss.; Fiorentin-Sandrelli, L'esecuzione dei provvedimenti giurisdizionali, Padova, 2007, 693 ss.; Gallo, Diritto penale italiano. Appunti di parte generale, Torino, 2014, 1915; Garavelli, voce Riabilitazione, in Dig. d. pen., Torino, 1997; Padovani, Commento alla l. 11 giugno 2004, n. 145-Modifiche al codice penale e alle relative disposizioni di coordinamento e transitorie in materia di sospensione condizionale della pena e di termini per la riabilitazione del condannato, in Leg. pen. 2004, 748 s.

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