Codice Penale art. 186 - Riparazione del danno mediante pubblicazione della sentenza di condanna.

Donatella Perna

Riparazione del danno mediante pubblicazione della sentenza di condanna.

[I]. Oltre quanto è prescritto nell'articolo precedente e in altre disposizioni di legge [165, 347 3, 448, 475, 498 3, 501-bis 4, 518, 722], ogni reato obbliga il colpevole alla pubblicazione, a sue spese, della sentenza di condanna [36 4; 442 1, 533, 605 1 c.p.p.], qualora la pubblicazione costituisca un mezzo per riparare il danno non patrimoniale cagionato dal reato [543, 694 c.p.p.].

Inquadramento

Secondo la giurisprudenza, la pubblicazione della sentenza di condanna è una sanzione civile, che ha come presupposto l'accertamento di un danno e l'affermazione di responsabilità sul piano civile (Cass. civ. V, n. 14976/2012).

Secondo la dottrina, sebbene la locuzione utilizzata in apertura dalla norma in commento sembri alludere ad un danno non patrimoniale ulteriore e diverso rispetto a quello contemplato nell'art. 185, in realtà quest'ultimo è l'unico danno non patrimoniale del sistema, quantunque possa presentarsi, volta per volta, in differenti accezioni.

In tale ottica, deve concludersi che l'art. 186 prevede un caso di risarcimento in forma specifica del danno non patrimoniale derivante dal reato, una aggiuntiva modalità riparatoria non pecuniaria dell'intero o di parte del danno non patrimoniale sofferto, sempre che sia concretamente possibile e sia idonea a rimediare al tipo di conseguenze pregiudizievoli che il reato ha prodotto (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 369).

La disciplina

La pubblicazione della sentenza di condanna regolata all'art. 186 ha natura di sanzione civile, e da ciò derivano importanti conseguenze, prima fra tutte che essa va tenuta distinta dalla pubblicazione della sentenza di condanna-pena accessoria.

Trattandosi di sanzione civile diversa dalla pubblicazione della sentenza-pena accessoria, è istituto ontologicamente appartenente al processo civile, dal quale mutua la sua disciplina, pur quando l'azione civile venga proposta nel processo penale.

Dalla natura di sanzione civile, discendono poi altre rilevanti conseguenze:

non può essere disposta d'ufficio, essendo necessaria la domanda di parte (art. 543 c.p.p.), il che esclude, ad es., che possa disporsi la pubblicazione di un decreto penale di condanna; al contrario, la pubblicazione della sentenza di condanna-pena accessoria è sempre prevista come obbligatoria e da eseguirsi d'ufficio, come nel caso della pubblicazione prevista dalla legge sulla stampa (art. 9 l. n. 47/1948), o quella in materia tributaria (art. 12, comma 1, lett. e, d.lgs. n. 74/2000);

-non è soggetta a prescrizione (Cass. II, n. 9058/2011);

-non può essere condizionalmente sospesa (Cass. V, n. 31680/2001);

- ad essa non può essere subordinata la sospensione condizionale della pena.

La giurisprudenza, proprio argomentando dalla natura di sanzione civilistica dell'istituto in oggetto, ha tratto la illegittimità della subordinazione della sospensione condizionale della pena alla pubblicazione della sentenza a titolo di risarcimento del danno nel patteggiamento: essendo in tale rito precluso al giudice decidere sulla domanda della parte civile, egli non può procedere a quantificazione del danno o ad assegnare provvisionali o, infine, ad adottare statuizioni che presuppongono una decisione del rapporto civile o, comunque, ineriscono al titolo risarcitorio da conseguirsi in sede civile (Cass. I, n. 17662/2014).

Trattandosi di mezzo riparatorio, l'istituto in esame trova soprattutto applicazione in materia di delitti contro l'onore come la diffamazione, ma si presenta come valido strumento satisfattorio in tutti i delitti di manifestazione del pensiero in genere, come i vilipendi, o in ogni altro caso in cui rendere pubblica la colpevolezza dell'autore può valere a ristabilire la verità e a dare concreta soddisfazione alla vittima del reato (ad es. per il coniuge ignaro nel delitto di bigamia del partner, Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 370).

La giurisprudenza, coerentemente a tale impostazione, ha affermato che tale misura può essere applicata solo se vi sia una immediata correlazione tra il danno non patrimoniale subito dalla parte civile e la pubblicazione della sentenza con cui il colpevole del reato che ha cagionato tale danno viene condannato: in altri termini, la pubblicità data alla condanna del reo deve avere in sé, nel caso concreto, la capacità di porsi come mezzo per riparare quel danno (Cass. S.U., n. 6168/1989).

La pubblicazione in oggetto riguarda solo la sentenza di condanna, e non anche quella di assoluzione, ma secondo la dottrina è auspicabile de iure condendo un maggior ricorso all'istituto, anche nei casi di assoluzione, quanto meno per quei reati che destano particolare allarme sociale, potendo la pubblicazione costituire un mezzo particolarmente adatto per rimediare al danno morale subito da chi sia stato indagato, accusato e giudicato ingiustamente (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 371).

È bene peraltro non confondere la pubblicazione della sentenza di condanna quale sanzione civile, qui esaminata, dalla pubblicazione della sentenza di condanna quale pena accessoria comune ai delitti e alle contravvenzioni e disciplinata dall’art. 36.

Infatti, dalla differenza tra le due figure derivano importanti conseguenze: la pubblicazione sanzione civile ex art. 186, non essendo una pena accessoria, non è soggetta alla disciplina della prescrizione né può essere condizionalmente sospesa (Cass. II, n. 9058/2011).

Profili processuali

Le modalità esecutive della pubblicazione della sentenza di condanna sono previste dall'art. 543 c.p.p.: essa è ordinata dal giudice su richiesta dell'offeso dal reato o dei suoi successori universali, purché costituitisi parte civile (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 372).

Ha luogo a spese del condannato e, se del caso, anche del responsabile civile, per una o due volte, per estratto o per intero, in giornali indicati dal giudice: la dottrina non manca di osservare che vi è una evidente discrezionalità giudiziale in materia, che impone un preciso onere motivazionale al giudice, sia in relazione al numero di volte della pubblicazione; sia in relazione al giornale o ai giornali prescelti; sia in relazione alla modalità per estratto o per intero della pubblicazione stessa (Romano-Grasso-Padovani, Commentario, 373).

Casistica

La pubblicazione della sentenza prevista dall'art. 186 ha natura di sanzione civile che può disporsi a carico del colpevole qualora essa costituisca un mezzo per riparare il danno, diversamente dalla pubblicazione della sentenza prevista dall'art. 19, che ha natura di pena accessoria. Dunque è un istituto ontologicamente appartenente al processo civile, dal quale mutua la sua disciplina, pur quando l'azione civile venga proposta nel processo penale: ciò comporta che la pubblicazione della sentenza non può essere ordinata d'ufficio, in mancanza della domanda della parte istante (Cass. VI, n. 12974/2020Cass. III, n. 23719/2016).

Bibliografia

Aimonetto, La pubblicazione della sentenza penale di condanna, in Enc. dir., 1988, XXXVII, 960; Bonilini, Il danno non patrimoniale, Milano, 1985.

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