Codice Penale art. 258 - Spionaggio di notizie di cui è stata vietata la divulgazione.

Angelo Valerio Lanna

Spionaggio di notizie di cui è stata vietata la divulgazione.

[I]. Chiunque si procura, a scopo di spionaggio politico o militare, notizie di cui l'Autorità competente ha vietato la divulgazione è punito con la reclusione non inferiore a dieci anni.

[II]. Si applica l'ergastolo se il fatto è commesso nell'interesse di uno Stato in guerra con lo Stato italiano [242 4, 268].

[III]. Si applica l'ergastolo (1) se il fatto ha compromesso la preparazione o la efficienza bellica dello Stato, ovvero le operazioni militari [259, 260, 262].

(1)Il testo originario di questo comma iniziava con le parole: «Si applica la pena di morte». Per i delitti previsti nel codice penale e in altre leggi diverse da quelle militari di guerra, la pena di morte è stata soppressa e sostituita con l'ergastolo: d.lg.lt. 10 agosto 1944, n. 224 e d.lg. 22 gennaio 1948, n. 21. Per i delitti previsti dalle leggi militari di guerra, la pena di morte è stata abolita e sostituita con quella «massima prevista dal codice penale» (l. 13 ottobre 1994, n. 589). V. ora anche art. 27 4 Cost., come modificato dall'art. 1, l. cost. 2 ottobre 2007, n. 1. V. inoltre la l. 15 ottobre 2008 n. 179, di ratifica del Protocollo n. 13 del 3 maggio 2002 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'Uomo e delle libertà fondamentali, relativo all'abolizione della pena di morte in qualsiasi circostanza.

competenza: Corte d'Assise

arresto: obbligatorio

fermo: consentito

custodia cautelare in carcere: consentita (ma v. art. 275, comma 2 bis, c.p.p.)

altre misure cautelari personali: consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

Delitto compreso nel Capo Primo del Titolo Primo del Libro Secondo del Codice (Titolo intitolato “Dei delitti contro la personalità dello Stato”), tra i delitti contro la personalità internazionale dello Stato.

L'interesse protetto è da ricercarsi nella tutela della sicurezza dello Stato.

Possono richiamarsi tutte le considerazioni già fatte, in tema di bene giuridico tutelato, con riferimento al precedente art. 257. Sul punto, è stato scritto quanto segue: “... si è pure puntualizzato come l'oggetto di tutela riesca a precisarsi in modo soddisfacente solo in relazione a queste incriminazioni qualificate dal dolo specifico, tanto da potersi cogliere una stretta correlazione tra fattispecie di spionaggio stricto sensu e dovere di difesa della patria sancito dall'art. 52 Cost.” (Aprile, in Lattanzi-Lupo 2010, 100).

I soggetti

La figura delittuosa in esame è costruita alla stregua di un reato comune, come dimostrato dall'utilizzo del termine chiunque, per indicare il soggetto agente. Il modello legislativo può essere posto in essere tanto dal cittadino, quanto dallo straniero, ovunque residenti. Laddove di tali fatti si renda invece protagonista un militare, troverà applicazione la norma specifica ex art. 88 c.p.mil.p.

Il soggetto passivo è lo Stato.

La struttura del reato

Trattasi di una figura di reato di pericolo. A mezzo di esso, il legislatore ha evidentemente inteso stabilire un arretramento della soglia della punibilità, accomunando sotto un'egida normativa unitaria condotte che hanno un connotato ancora meramente prodromico — o anche di mera preparazione o agevolazione — rispetto ad attività effettivamente definibili spionistiche.

Materialità

L'oggetto della condotta di acquisizione è qui rappresentato da notizie che possano essere definite riservate, a differenza di quanto invece avviene in relazione al fatto previsto e punito dall'art. 257, laddove è sanzionata la condotta consistente nel conseguimento di notizie segrete.

L'accezione adoperata dal legislatore (notizie di cui sia stata vietata la divulgazione, dunque riservate) risulta in effetti estremamente ampia. In tale sfera previsionale possono pertanto farsi rientrare — con criterio quasi residuale — quelle notizie o informazioni che, pur non essendo coperte da segreto di Stato, debbano comunque rimanere conosciute solo in un circoscritto ambito di competenza, potendo la loro diffusione arrecare nocumento agli interessi dello Stato. Se ne può quindi dedurre come — secondo l'interpretazione datane dal legislatore — debbano esser definite segrete le notizie destinate ad esser note esclusivamente ad una sfera di soggetti circoscritta, predeterminata e tendenzialmente poco estesa; le notizie riservate sono invece quelle in relazione alle quali è stato semplicemente imposto un divieto di diffusione (che non possono insomma esser portate a conoscenza di un numero indifferenziato di destinatari).

Per definire l'ambito di applicazione della norma — dunque l'oggetto della condotta cristallizzata nella disposizione codicistica — è stato scritto che: “Si tratta di notizie non segrete, perché in un determinato luogo o entro una determinata cerchia di persone esse non si possono tenere occulte, così che sono conoscibili da un numero indeterminato di persone per il solo fatto che queste si trovino in quel luogo o appartengano a quella cerchia. Ma non per ciò lo Stato rinuncia alla potestà di circoscrivere la pubblicità al minimo inevitabile Se per forza di cose, ad es. la popolazione di una determinata località assiste a movimenti di truppe, non vi è motivo perché lo Stato, ove ritenga pericolosa la propalazione della relativa notizia, non abbia ad impedirla” (Manzini, Trattato 1950, 199).

Elemento psicologico

Si richiede la sussistenza del dolo specifico, in quanto la norma esige che l'attività di procurarsi notizie sia posta in essere a scopo di spionaggio politico o militare.

Sul tema specifico si è scritto che: “Il reato è punito a titolo di dolo specifico, e cioè è necessaria la volontà cosciente di procurarsi, a scopo di spionaggio, notizie riservate; non occorre anche la consapevolezza che si tratti di notizie di cui è vietata la divulgazione, poiché il vincolo della riservatezza viene imposto mediante un atto normativo dell'autorità il quale entra a far parte della legge penale e, come tale, non ammette ignoranza” (Aprile, 105).

Parte della dottrina ha però ritenuto essenziale — perché possa reputarsi sussistente il coefficiente psicologico preteso dalla norma — che l'azione dell'agente sia sorretta non solo dall'intenzione di procacciarsi la notizia riservata, ma anche dalla consapevolezza che questa rientri nel novero di quelle delle quali è vietata la divulgazione. Risulterebbe infatti del tutto incongruo immaginare un “procurarsi colposo”, visto che il termine stesso — nella sua stessa accezione letterale e semantica — implica una direzione finalistica dell'azione (Pannain, 1124)

Consumazione e tentativo

Il paradigma normativo, stando all'insegnamento del Supremo Collegio, si consuma quando il soggetto agente sia riuscito ad ottenere — a scopo di spionaggio — le notizie classificate come riservate dalla competente autorità; il delitto non postula però che lo specifico fine di spionaggio sia stato raggiunto (ossia, che le notizie riservate, oltre che indebitamente carpite, siano state poi anche propalate).

La sopra specificata natura di reato di pericolo comporta poi — sempre attenendosi all'orientamento dei Giudici di legittimità — la inammissibilità del tentativo” (il principio di diritto sopra enucleato è espresso nella sentenza della Cass. I, 13 maggio 1960, la cui massima si trova in Bricchetti, 1301). Si è infatti sottolineato in dottrina come il tentativo non possa che essere ipotizzato nelle forme dell'azione incompiuta; ciò in quanto — una volta portata a compimento l'azione — non potrebbe che considerarsi realizzato anche l'evento del reato (Pannain, 1124).

Forme di manifestazione del reato

Circostanze

Il comma 2 tipizza due circostanze aggravanti ad effetto speciale, che comportano l'applicazione della pena dell'ergastolo, in sostituzione dell'originaria pena di morte. Esse si realizzano se il fatto è commesso nell'interesse di uno Stato in guerra con l'Italia, ovvero se la condotta ha compromesso la preparazione o la efficienza bellica dello Stato, o anche se ha arrecato nocumento alle operazioni militari.

Si è dunque in presenza di due circostanze esattamente sovrapponibili alla previsione dell'articolo precedente. La prima di esse presenta connotati oggettivi, laddove la seconda si atteggia in termini di soggettività, essendo richiesta evidentemente l'intenzione di portare vantaggio allo Stato nemico. Un coefficiente psichico che non è consentito ricavare apoditticamente a posteriori, semplicemente valorizzando l'esito finale della condotta.

Casistica

Si segnalano in particolare due decisioni.

La prima riguarda l'oggetto specifico dell'attività di indebita acquisizione, ossia la natura delle notizie di cui è vietata (i principi di diritto espressi da tale pronuncia vengono qui riportati, solo per quanto ancora di interesse, concernendo essi l'ambito applicativo della l. 24 ottobre 1977, n. 801, ormai abrogata dall'art. 44 l. 3 agosto 2007, n. 124 in tema di segreto di Stato). Ebbene, secondo la Cassazione, il complesso di norme sussunto nella l. 24 ottobre 1977, n. 801, attiene soltanto al segreto di stato. Il quale può esser definito come l'insieme di atti, documenti, notizi o attività la cui divulgazione possa essere potenzialmente in grado di nuocere alla integrità dello stato democratico. Tutto ciò è destinato ad essere strettamente coperto dal segreto. Esistono poi notizie riguardanti cose, fatti ed atti che sono destinati a restare noti solo all'interno di un contesto spaziale o personale circoscritto ed in relazione alle quali però esiste parimenti un divieto di diffusione. (si potrà leggere tale principio in Cass. I, n. 4240/1982.

Per quanto invece attiene alla problematica delle relazioni esistenti tra il paradigma normativo in esame ed altre figure similari presenti nell'ordinamento (segnatamente, in ordine alla condotta consistente nell'introduzione clandestina in luoghi di interesse militare ed al possesso immotivato di strumentazione idonea a consentire operazioni astrattamente definibili tese allo spionaggio), si potrà leggere Cass. I, n. 188/1966.

Profili processuali

Gli istituti

Il reato in esame è reato procedibile d'ufficio e di competenza della Corte d'Assise; è prevista la celebrazione dell'udienza preliminare.

Per esso:

a) è possibile disporre intercettazioni;

b) l'arresto in flagranza è obbligatorio; il fermo è consentito;

c) è consentita l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali.

Bibliografia

Bricchetti, in Cadoppi e Veneziani, Codice Penale, Milano, 2007; Pannain, Novissimo Digesto Italiano, diretto da Zara-Eula, Vol. XII, Torino, 1979.

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