Codice Penale art. 288 - Arruolamenti o armamenti non autorizzati a servizio di uno Stato estero.

Angelo Valerio Lanna

Arruolamenti o armamenti non autorizzati a servizio di uno Stato estero.

[I]. Chiunque nel territorio dello Stato [4 2] e senza approvazione del Governo arruola o arma cittadini [4 1, 242 3], perché militino al servizio o a favore dello straniero, è punito con la reclusione da quattro a quindici anni (1).

[II]. La pena è aumentata [64] se fra gli arruolati sono militari in servizio, o persone tuttora soggette agli obblighi del servizio militare.

(1) Comma modificato dall'art. 7 l. 12 maggio 1995, n. 210. V. gli artt. 3, 4, 5 e 6 l. n. 210, cit.

competenza: Corte d'Assise

arresto: obbligatorio

fermo: consentito

custodia cautelare in carcere: consentita

altre misure cautelari personali: consentite

procedibilità: con l'autorizzazione del Ministro della giustizia

Inquadramento

Delitto compreso nel Capo Secondo del Titolo Primo del Libro Secondo del Codice (Titolo intitolato “Dei delitti contro la personalità dello Stato”), tra i delitti contro la personalità interna dello Stato.

Il bene giuridico qui oggetto di tutela è da rinvenire nel potere — riconducibile in via esclusiva allo Stato — di operare la coscrizione militare e di inviare all'estero missioni di soccorso militari (Antolisei, 1039). Si intende cioè impedire che soggetti a ciò non legittimati possano usurpare tale prerogativa. Tale interesse è stato identificato nell'ordine costituzionale in sé considerato, sotto il profilo del “mantenimento nell'area di dominio esclusivo dello Stato sia del potere di coscrizione militare che del potere di inviare all'estero soccorsi militari” (Caringella-De Palma-Farini-Trinci, 103). Anche in questa fattispecie, dunque, l'ordine costituzionale è violato in una delle supreme funzioni politico-amministrative dello Stato, qual è appunto il potere di disporre della popolazione atta alle armi a fini militari.” (Fiandaca-Musco, 112; nello stesso senso, si veda anche Marconi, 600).

Il reato in esame viene ordinariamente classificato tra i cd. delitti di infedeltà.

I soggetti

Soggetto attivo

Il paradigma normativo è delineato alla stregua di un reato comune, visto che il soggetto agente è indicato con il termine chiunque. Se ne può quindi rendere autore tanto il cittadino, quanto lo straniero. Il requisito della cittadinanza italiana è infatti richiesto dalla norma non in capo al soggetto attivo, bensì soltanto in relazione a colui che venga arruolato o armato; di quest'ultimo, peraltro, resta esclusa la punibilità.

La dottrina ha giustamente fatto notare, in dottrina, come l'obiettività giuridica della fattispecie e la ratio della stessa comportino una implicita riduzione dello spazio applicativo della norma. Restano infatti esclusi dalla nozione di cittadini, rilevante ai fini dell'integrazione del delitto in esame, tutti coloro che siano assolutamente inidonei al servizio militare [si pensi ai soggetti invalidi, o molto anziani, ovvero ai fanciulli (in tal senso, si veda Manzini, 490)].

Laddove il soggetto agente sia un militare, troverà ugualmente applicazione la presente fattispecie, ma con aumento di pena, configurandosi l'ipotesi dell'alto tradimento ex art. 77 c.p.mil.p.

Soggetto passivo

Questo è — in via esclusiva — lo Stato. I cittadini che siano stati arruolati oppure armati non assumono infatti la veste di persone offese; ciò in quanto la condotta sanzionata colpisce soltanto le sopra specificate prerogative riservate allo Stato.

Materialità

Presupposti dell'azione

Vi sono due elementi che indefettibilmente debbono connotare l'agire del reo, affinché si possa ritenere integrata la previsione incriminatrice. Uno ha carattere positivo, mentre l'altro è invece negativo.

Il primo requisito imprescindibile è rappresentato dal fatto che la condotta avvenga in territorio italiano (art. 4) Laddove l'arruolamento o l'armamento — compiuti comunque sempre nei confronti di un cittadino italiano — si concretizzino invece a bordo di navi o di aeromobili appartenenti ad uno Stato che si trovi in una condizione di guerra contro l'Italia, la condotta dovrà essere riportata sotto l'egida normativa dall'art. 1088 c. nav.. Sempre che non risulti integrata invece altra fattispecie più grave (si pensi al fatto del cittadino che rivolga le armi contro lo Stato italiano, previsto dall'art. 242).

Vi è poi un presupposto ontologico di carattere negativo. Occorre infatti che l'agente sia sprovvisto di qualsivoglia legittimazione promanante dal Governo, organo costituzionalmente deputato all'alta funzione dell'arruolamento e dell'armamento dei cittadini. Il reato dunque sussiste, tanto nel caso in cui vi sia stata una richiesta di autorizzazione ed essa sia stata disattesa, quanto nel caso in cui l'agente abbia proceduto agli arruolamenti o armamenti, senza però minimamente curarsi di ottenere un provvedimento che a ciò lo autorizzasse.

Ulteriore premessa logica del reato in esame è che la condotta di arruolamento o di armamento si verifichi in tempo di pace. E infatti, l'esistenza di una situazione di belligeranza comporterebbe la configurabilità della diversa fattispecie ex art. 247. È poi irrilevante il fatto che lo Stato alle cui dipendenze il cittadino vada ad arruolarsi sia, a sua volta, eventualmente in guerra con un terzo Stato.

La condotta punita

Questa si concretizza — in via alternativa — nel fatto di chi arruoli o armi cittadini, ritenendosi unanimemente sufficiente anche l'arruolamento o l'armamento di una sola persona (Alpa-Garofoli, 109).

Il termine arruolare deve qui intendersi come sinonimo di ingaggio o di assunzione. Sarebbe a dire, quale termine evocativo della conclusione di un vero e proprio contratto (ovviamente, nullo per illiceità dell'oggetto e della causa), mediante il quale un dato soggetto venga inquadrato in una struttura gerarchica straniera di tipo militare. Struttura che può indifferentemente essere o direttamente schierata al servizio di uno Stato estero, ovvero anche operare in via di fatto a favore di questo. Si ritiene rientrare in tale alveo previsionale anche l'arruolamento forzato; ciò in quanto la volontà del soggetto cooptato — essendo come detto nullo il negozio sottostante — non sembra influire sulla configurabilità astratta della fattispecie (Manzini, 488).

L'espressione armare, invece, è indicativa di un fatto apprezzabile più in concreto, sotto il profilo fenomenico. Questo è costituito dall'attribuzione — a soggetti che siano già inquadrati in strutture militari straniere, ovvero che siano in procinto di entrare a farne parte — della disponibilità immediata o anche indiretta di armamenti di qualsivoglia genere (purché chiaramente atti ad un impiego di tipo bellico o, ad ampio raggio, militare).

La condotta rimane poi intonsa nella sua unitarietà, anche nel caso in cui il medesimo soggetto in un primo momento arruoli, per poi in concreto armare determinati cittadini. In tal caso, il reato resterà unico.

L'arruolamento o l'armamento devono inoltre essere connotati da un elemento teleologico specifico. Ossia, si richiede che i cittadini accettino di arruolarsi o armarsi (o vengano a ciò forzati), con il fine di militare al servizio diretto, oppure comunque in favore dello straniero. Che vengano cioè inquadrati nell'esercito straniero regolare, ovvero in corpi paramilitari che comunque operino a favore di questo. E che, soprattutto, vengano destinati a scopi genuinamente definibili militari. Questi sono soltanto gli impieghi tipici — di attacco o di difesa — delle forze armate di terra, di mare o di aria; impieghi ai quali sono quindi estranei coloro che — sebbene magari inquadrati in un esercito estero — esplichino scopi avulsi dall'ambito propriamente definibile militare (per esser chiari: è stato prospettato in dottrina il caso dell'assistenza spirituale prestata da un cappellano militare).

Elemento psicologico

L'atteggiamento soggettivo postulato dalla norma è caratterizzato dal solo dolo generico, consistente nella coscienza e volontà di porre in essere fatti di arruolamento o armamento, in carenza di legittimazione governativa. Il fine specifico di tale condotta — rappresentato dalla finalità di far inquadrare i soggetti arruolati in un esercito o in un corpo paramilitare straniero — non sposta l'elemento psicologico verso un dolo specifico.

La destinazione militare, infatti, rientra propriamente nel finalismo obiettivo della condotta la quale deve ovviamente  essere investita dal dolo anche in queste sue note caratterizzanti, ma ciò non significa che l'elemento psicologico si proietti al di là della fattispecie; anzi esso resta a questa immanente e in questa contenuto proprio perché a null'altro la volontà è diretta se non a realizzare esattamente i suoi elementi essenziali (Nuzzo, in Rassegna Lattanzi-Lupo, 349).

Consumazione e tentativo

Il delitto giunge a consumazione nel momento e nel luogo in cui almeno un cittadino sia stato arruolato, ovvero sia stato rifornito di armi o di munizionamento.

Non sembrano esservi perplessità, circa la ammissibilità del tentativo.

Forme di manifestazione

La norma prevede una sola aggravante speciale. Questa si realizza laddove — tra i soggetti arruolati — figurino militari, ovvero persone che ancora siano vincolate dagli obblighi inerenti al servizio militare. L'aggravante deve reputarsi realizzabile — prescindendo dal tenore strettamente letterale della norma — anche nel caso in cui il militare venga non arruolato, bensì armato.

La ratio di tale aggravante è evidentemente da ricercarsi nell'esistenza di conseguenze verosimilmente più lesive — in danno delle capacità militari dello Stato — che si verificano mediante l'arruolamento o armamento di militari (di soggetti, cioè, che presumibilmente siano già addestrati sotto il profilo professionale e che siano verosimilmente dotati, pertanto, di più immediate e pericolose attitudini operative, rispetto al semplice cittadino).

Sebbene testualmente riferita solo ai soggetti arruolati, la circostanza si ritiene applicabile anche alla condotta che si realizzi nel fatto di armare altri, trattandosi di modi alternativi ma equipollenti di integrazione della fattispecie (Cerqua, 2682).

Profili processuali

Il reato in esame è reato procedibile solo a seguito di autorizzazione del Ministro della Giustizia e di competenza della Corte d'Assise; è prevista la celebrazione dell'udienza preliminare.

Per esso:

a) è possibile disporre intercettazioni;

b) l'arresto in flagranza è obbligatorio; il fermo è consentito;

c) è consentita l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali.

Bibliografia

Alpa-Garofoli, Manuale di Diritto Penale - Parte speciale, Roma, t. I, 2015; Antolisei, Manuale di diritto penale, parte speciale, II, Milano 1986; Caringella-De Palma-Farini-Trinci, Manuale di Diritto Penale - Parte speciale, Roma, 2015; Cerqua, Un delitto emerso dall’oblio: gli arruolamenti o armamenti non autorizzati a servizio di uno Stato estero, in Cass. pen. 2006; Fiandaca-Musco, Diritto Penale - Parte speciale, Vol. 1, Bologna, 1988; Manzini, Trattato di diritto penale italiano, Vol. IV, Torino, 1950; Marconi, Stato (delitti contro la personalità interna dello), in Dig. d. pen., XIII, Torino, 1996.

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