Codice Penale art. 294 - Attentati contro i diritti politici del cittadino.

Angelo Valerio Lanna

Attentati contro i diritti politici del cittadino.

[I]. Chiunque con violenza, minaccia o inganno impedisce in tutto o in parte l'esercizio di un diritto politico, ovvero determina taluno a esercitarlo in senso difforme dalla sua volontà, è punito con la reclusione da uno a cinque anni.

competenza: Trib. monocratico

arresto: facoltativo

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: consentita

altre misure cautelari personali: consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

Delitto inserito nel Capo terzo — che non ne comprende altri — del Titolo primo (intitolato “Dei delitti contro la personalità dello Stato”), del Libro secondo del Codice, tra i delitti contro i diritti politici dei cittadini.

Il bene giuridico protetto dalla norma è costituito dalla salvaguardia dei diritti politici del singolo cittadino. Questo rappresenta però l'interesse oggetto di tutela in via indiretta; l'interesse tutelato in via principale — di natura più strettamente pubblicistica — è invece da ricercare nella protezione della libertà, assicurata alla generalità dei cittadini, nell'esercizio dei diritti politici.

Parte della dottrina ha proposto una lettura costituzionalmente orientata della norma, interpretando la nozione di diritti politici alla stregua di un interesse — generalmente riconosciuto ai cittadini — ad accedere all'organizzazione ed al funzionamento delle istituzioni, che compongono l'attuale assetto liberale e pluralista. Seguendo tale accezione estensiva, si è giunti a ricondurre alla sfera di tutela assicurata dalla norma ogni espressione di partecipazione alla vita democratica e più in generale di associazionismo.

Pare però preferibile circoscrivere la portata applicativa della figura tipica, limitandola ai diritti partecipativi in senso strettamente politico.

I soggetti

Soggetto attivo

Il paradigma normativo è strutturato alla stregua di un reato comune, visto che dello stesso può rendersi autore chiunque; dunque, tanto il cittadino, quanto lo straniero. E si deve concludere — stante l'assenza di previsione speciale nei relativi codici — anche un militare.

Soggetto passivo

Questo è colui al quale siano riconosciuti dei diritti politici e che abbia la piena capacità di esercitarli. In altri termini, quindi, il cittadino italiano, maggiorenne e non interdetto (si vedano, sul punto, le norme contenute nel d.P.R. n. 223/1967, per quanto concerne la disciplina dell'elettorato attivo, nonché la regolamentazione della tenuta e della revisione delle liste elettorali).

Il termine esercitare, adoperato qui dal legislatore, è riferito al “compimento di quegli atti mediante i quali si esplica concretamente la facoltà riconosciuta dalla legge” (Nuzzo, in Rassegna Lattanzi-Lupo 2010, 399).

La struttura del reato

Sebbene la rubrica richiami il concetto di attentato, deve più propriamente considerarsi tale delitto quale reato di danno e di evento. Il fatto tipico può essere realizzato secondo due modalità esecutive di natura similare, visto che è sempre richiesto che l’azione si concretizzi mediante violenza, minaccia o inganno; l’evento può invece consistere nel fatto di impedire a taluno il libero esercizio di un diritto politico, ovvero nel determinare altri ad un esercizio del diritto politico in senso non conforme al suo genuino volere.

Trattasi di una norma sussidiaria, rispetto ai reati previsti in tutta la normativa che regolamenta la materia elettorale. Tale regolamentazione è reperibile: a) nella l. n. 29/1948, che disciplina l'elezione dei componenti del Senato della Repubblica; b) nella l. n. 122/1951, laddove si trovano le norme che regolano l'elezione dei membri dei Consigli Provinciali; c) nel d.P.R. n. 361/1957 (t.u. delle norme per l'elezione dei componenti della Camera dei Deputati); d) nel d.P.R. n. 570/1960 (t.u. per la composizione e la elezione degli organi delle Amministrazioni Comunali).

Materialità

Modalità esecutive

Il verbo impedire, adoperato qui dal legislatore, deve essere inteso secondo una accezione quasi letterale: saranno dunque da ricondurre sotto l'egida normativa del delitto in esame le condotte di effettiva inibizione totale del libero godimento dei diritti politici. Determinare significa invece coartare la volontà altrui, inducendo il soggetto passivo ad un esercizio del diritto politico in senso non collimante con la sua reale volontà.

L’archetipo normativo si realizza mediante l’esplicazione di una attività violenta (ossia, per il tramite di una aggressione fisica materialmente apprezzabile), ovvero minacciosa (e quindi, con l’utilizzo di una attività di intimidazione, che si riveli in grado di costringere in un senso piuttosto che in un altro la volontà della vittima). Altra modalità realizzativa è infine l’inganno (da intendersi quale condotta fraudolenta, atta a realizzare una falsa rappresentazione della realtà fenomenica, mediante la quale sia possibile ingenerare un erroneo convincimento nel soggetto passivo).

La condotta serbata dal soggetto attivo riveste carattere eminentemente commissivo; nulla più che una ipotesi di scuola sembra infatti la possibilità — comunque pur astrattamente ammissibile — di realizzazione mediante condotta omissiva.

L'oggetto della condotta

La tipologia di condotta sopra esaminata deve essere specificamente diretta contro un diritto che sia definibile politico, spettante al singolo. Vengono qui in rilievo quelle facoltà intangibili, che sono riconosciute ad ogni cittadino e mediante le quali questi esplica il proprio diritto di prendere parte all'organizzazione dello Stato ed allo svolgimento della vita democratica. Trattasi di concetto diverso, rispetto sia ai diritti di libertà, sia alle pubbliche funzioni. I primi, infatti, non afferiscono al momento partecipativo del singolo alla vita politica del Paese; le seconde sono espletate nell’interesse della collettività.

E invece: “il diritto politico è esercitato dal cittadino nel proprio interesse... Sono esempi di diritti politici il diritto di elettorato passivo ed attivo e l'iniziativa legislativa e referendaria” (Caringella-De Palma-Farini-Trinci, 117).

Altra pregevole definizione dottrinaria del concetto di diritto politico, è la seguente: “quelle facoltà giuridiche individuali per le quali il singolo, uscendo dalla cerchia d’attività che peculiarmente gli è propria, è ammesso a partecipare, senza divenire pubblico ufficiale, ad attività proprie dello Stato” (Manzini, 551).

Elemento psicologico

Il coefficiente psichico richiesto dalla norma è il dolo generico, rappresentato dalla coscienza e volontà di tenere la condotta di impedimento o di induzione tipizzata. Il modello legale postula però che il soggetto agente abbia la piena consapevolezza del tipo di diritto sul cui libero esercizio la sua azione contra legem vada ad agire; del fatto cioè che si tratti di un diritto di natura genuinamente politica. L'errore sul tipo di diritto (ossia, sulla matrice politica dello stesso), può infatti assumere rilievo sub specie di errore su norma integratrice della fattispecie e quindi escludere la sussistenza dell'elemento doloso.

Consumazione e tentativo

Il delitto in analisi giunge a consumazione nel momento e nel luogo in cui la condotta di impedimento o di induzione, prevista dalla norma, perviene a compimento. In altri termini, si consuma quando viene conseguito il risultato di impedire l’esercizio del diritto politico, ovvero di indurre altri ad esercitarlo in maniera difforme alla propria volontà.

Non si dubita della piena ammissibilità del tentativo. E infatti: “Nonostante la rubrica della norma, non si tratta di delitto d'attentato: sicché eventuali atti idonei diretti in modo non equivoco a commettere il delitto configurano tentativo di un delitto di danno, non già consumazione di un delitto di attentato” (Alpa-Garofoli, 122).

Casistica

Per ciò che attiene alla delimitazione della condotta tipica, il Supremo Collegio ha chiarito che l'inganno richiesto dalla norma si sostanzia in una condotta mediante la quale, ad un determinato soggetto, venga inibito il libero esercizio dei diritti politici; questi ultimi sono da intendere secondo una accezione ristretta e rigorosa. Non si configura, pertanto, la lesione di un diritto politico, laddove venga instaurato un procedimento disciplinare interno ad un partito, in conseguenza del quale un appartenente a tale compagine resti sospeso dalla partecipazione all'attività politica. La persona colpita da tale provvedimento, infatti, ben potrebbe agire per la tutela dei propri diritti in altra sede; potrebbe cioè impugnare la decisione disciplinare che gli è stata sfavorevole in sede gerarchica, oppure in sede civile. La Corte ha anche precisato che a ben difformi conclusioni si dovrebbe invece pervenire, nel caso in cui si strumentalizzasse — agendo quindi in maniera palesemente illegittima — il procedimento disciplinare stesso, al fine specifico di ostacolare la partecipazione dell'associato all'agone politico (Cass. I, n. 17333/2005).

Per quanto attiene al rapporto tra il delitto in esame ed altre fattispecie di reato, i Giudici di legittimità hanno chiarito come la violenza privata tipizzata dall'art. 610 descriva una fattispecie che ha natura generica e sussidiaria. Essa resterà pertanto assorbita — secondo il noto principio di specialità dettato dall'art. 15 — nella figura delittuosa di cui all'art. 294 (Cass. I, n. 11055/1993). Secondo l'insegnamento della Corte — espresso nella medesima sentenza — il diritto politico, nel vigente assetto delineato dalla Costituzione, è quello che consente ai singoli cittadini la partecipazione al momento organizzativo, nonché in genere al funzionamento stesso dello Stato e degli altri enti dotati di rilievo costituzionale (Regioni, Province e Comuni). A tali enti è ricollegata la funzione di indirizzo politico, correlata ad un insieme di soggetti residenti in una determinata porzione di territorio. La Cassazione ha quindi ricondotto al novero dei diritti politici l'elettorato passivo in relazione alla veste di consigliere comunale.

Secondo la Corte, inoltre, la fattispecie tipica in esame ha natura di delitto di evento, dovendosi prescindere dalla dizione letterale in termini di attentato. Essa costituisce inoltre figura generica e sussidiaria, rispetto ai reati previsti in materia elettorale, con i quali si dovrà pertanto rapportare secondo le note regole dettate dal principio di specialità (Cass. I, n. 11835/1989).

La Corte ha infine chiarito come la tutela garantita dalla disposizione codicistica in commento ai diritti politici del cittadino – segnatamente, al diritto all’elettorato passivo - non abbia termine al momento della partecipazione alla competizione elettorale, estendendosi al contrario alla concreta possibilità di mantenimento della carica alla quale si venga eletti. Deriva da tale impostazione la sussistenza degli elementi costitutivi del delitto ex art. 294, laddove si verifichi una condotta caratterizzata dall’uso di violenza, minaccia o inganno che – situandosi in epoca posteriore rispetto all’accesso alla pubblica funzione . induca il soggetto eletto a lasciare la carica ottenuta, così sostanzialmente inibendo il libero esercizio del diritto politico (Cass. I, n. 20755/2018)

Profili processuali

Il reato in esame è reato procedibile d’ufficio e di competenza del Tribunale in composizione monocratica; è prevista la celebrazione dell’udienza preliminare.

Per esso:

a) non è possibile disporre intercettazioni;

b) l’arresto in flagranza è previsto come facoltativo;

c) il fermo non è consentito;

d) è consentita l’applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali. LannaAngelo Valerio 

Bibliografia

Alpa-Garofoli, Manuale di Diritto Penale - Parte speciale, t. I, Roma, 2015; Caringella-De Palma-Farini-Trinci, Manuale di Diritto Penale - Parte speciale, Roma, 2015; Gallo-Musco, Delitti contro l'ordine costituzionale, Bologna, 1984; Manzini, Trattato di diritto penale italiano, IV, Torino, 1950; Marconi,  Delitti contro la personalità dello Stato. Profili storico-sistematici, Milano, 1984; Pelissero, “Delitti contro i diritti politici del cittadino, in Palazzo-Paliero, Trattato teorico-pratico di diritto penale, IV, (Reati contro la personalità dello Stato e contro l'ordine pubblico), Torino, 2010.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario