Codice Penale art. 335 - Violazione colposa di doveri inerenti alla custodia di cose sottoposte a sequestro disposto nel corso di un procedimento penale o dall'autorità amministrativa (1).Violazione colposa di doveri inerenti alla custodia di cose sottoposte a sequestro disposto nel corso di un procedimento penale o dall'autorità amministrativa (1). [I]. Chiunque, avendo in custodia [259 c.p.p.] una cosa sottoposta a sequestro disposto nel corso di un procedimento penale [253-263, 316-323, 354 2, 357 1, 4 c.p.p.; 81, 85, 104, 113, 115 att. c.p.p.] o dall'autorità amministrativa, per colpa [43] ne cagiona la distruzione o la dispersione, ovvero ne agevola la sottrazione o la soppressione, è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a 309 euro [388-bis]. (1) Articolo così sostituito dall'art. 86 l. 24 novembre 1981, n. 689. competenza: Trib. monocratico arresto: non consentito fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: non consentita altre misure cautelari personali: non consentite procedibilità: d'ufficio InquadramentoIl reato in esame, pur non richiamando espressamente l’articolo 334, si ricollega ad esso estendendo, anche nei confronti delle condotte colpose del custode e limitatamente ad esse, la tutela dell’interesse della pubblica amministrazione alla conservazione ed al mantenimento del vincolo cautelare impresso su determinati beni mediante i medesimi tipi di sequestro penale o amministrativo (Romano, 448). SoggettiSoggetto attivo Il delitto in esame configura un reato proprio, potendo essere commesso esclusivamente dal custode, sia esso proprietario o meno della cosa. Per la nozione di custode, v. sub art. 334. Soggetto passivo Per il soggetto passivo, v. sub art. 334. La legge 24 novembre 1981, n. 689, art. 86, ha comportato, anche con riferimento all’art. 335, lo scorporo delle condotte colpose del custode su cose sottoposte a pignoramento o a sequestro conservativo e giudiziario nel procedimento civile trasfuse nell’art.388-bis, con la conseguenza che l’ambito operativo delle due fattispecie è ora ritagliato in funzione della natura del provvedimento cautelare (penale e amministrativo nell’art. 335 e civile nell’art.388-bis), sicché l’esclusiva rilevanza in senso pubblicistico degli interessi riconducibili all’articolo 335. MaterialitàCondotta La condotta illecita è stata tipizzata con la previsione di due forme di manifestazione della condotta punibile scomponibili in quattro modalità, fra loro equivalenti e/o alternative, con le quali si realizza, ad opera del custode, la distruzione o la dispersione colposa di una cosa sottoposta a sequestro ovvero l’agevolazione colposa della sua sottrazione o soppressione. La condotta di agevolazione colposa del custode della sottrazione o soppressione della cosa consiste in un comportamento che abbia favorito, per colpa, la condotta altrui e con essa la frustrazione delle finalità proprie del vincolo (Romano, 450). Tuttavia, la sottrazione o la soppressione, agevolata al custode, non deve essere da questi mai voluta o comunque accettata, altrimenti il custode incorrerà, anche per il tramite dell’art. 40 cpv., nella responsabilità penale ex art. 334 (Cass. III, n. 205/1966). A differenza di quest’ultima previsione, la norma in esame non include nel raggio della fattispecie incriminatrice l’ipotesi del deterioramento di una cosa sottoposta a sequestro, con la conseguenza che, mancando il dolo, la condotta di deterioramento non sarà punibile neppure a titolo di colpa in quanto l’art. 335 punisce solo la distruzione, la dispersione o l’agevolazione della sottrazione e della soppressione della cosa in sequestro, ma non anche il suo deterioramento (Cass. VI, n. 7595/2014). Per le nozioni di sottrazione, soppressione, distruzione, dispersione e deterioramento nonché per i tipi di sequestro v. sub art. 334. Anche nel reato in questione, presupposto della condotta del custode è la sottoposizione di una cosa mobile o immobile a sequestro disposto nel corso di un procedimento penale o dall’autorità amministrativa. Il reato in questione è: (a) a forma vincolata: dovendo il comportamento estrinsecarsi esclusivamente attraverso le modalità tipizzate nella fattispecie incriminatrice; (b) integrato da condotte sia attive, che omissive trattandosi di violazioni di doveri che si traducono in obblighi di vigilanza e, se occorre, di amministrazione (Romano, 449); (c) di danno, realizzandosi attraverso le condotte tipiche una lesione degli interessi tutelati. Evento La frustrazione, sebbene colposa, del rapporto di disponibilità formatosi ed esistente tra autorità procedente e cose sequestrate costituisce il risultato della condotta. Rapporto di causalità Deve pertanto ricorrere il rapporto di causalità tra la condotta colposa del custode e l’evento (di danno) previsto dall’art. 335. Elemento psicologico
La colpa Il reato è punito a titolo di colpa. Per la configurabilità dell’elemento soggettivo si richiede, come di norma, l’accertamento di una condotta connotata da imprudenza, negligenza, imperizia, inosservanza di cautele imposte da leggi o regolamenti che riguardino la cosa affidata, come anche di istruzioni impartite per la sua conservazione (Romano, 449). Consumazione e tentativoConsumazione Il reato si consuma nel momento e nel luogo di esaurimento di una qualsiasi delle condotte tipizzate di sottrazione o soppressione o distruzione o dispersione della cosa in vinculis (Romano, 439). Tuttavia è stato precisato che il momento consumativo del reato previsto dall'art. 335 può essere ritenuto - anche sulla base di elementi indiziari e considerazioni logiche, nonché di massime di esperienza - coincidente con quello dell'accertamento, salvo che venga rigorosamente provata l'esistenza di situazioni idonee a confutare la valutazione presuntiva e a rendere almeno dubbia l'epoca di commissione del fatto. Nel caso di specie, ai fini del calcolo del termine prescrizionale, è stato osservato che la dispersione del veicolo in sequestro doveva presumersi avvenuta in epoca prossima a quella in cui era stato notificato al custode il decreto prefettizio che gli ingiungeva di consegnare il bene confiscato, stante anche la mancanza di allegazioni difensive che permettessero di retrodatare la condotta a un momento anteriore (Cass. VI, n. 9557/2020). Tentativo Il tentativo non è configurabile, in quanto la colpa ne esclude la giuridica ammissibilità. Rapporto con altri reatiSiccome il reato di cui all’art. 335 ricorre in due ipotesi - quando il custode abbia, per colpa, cagionato direttamente od indirettamente la distruzione o la dispersione delle cose staggite, ovvero quando la condotta colposa del custode abbia agevolato la sottrazione o la soppressione avvenuta ad opera di terzi - il proprietario, che sia anche custode, può commettere il reato di cui all'art. 335 soltanto nel caso di agevolazione colposa della sottrazione o soppressione della cosa sequestrata ove invece risulti che la sottrazione sia avvenuta ad opera dello stesso proprietario-custode, non ricorre altra ipotesi di reato che quella stabilita dall'art. 334 (Cass. VI, n. 519/1970). Concorso di reatiIl reato di attività di gestione di rifiuti non autorizzata (art. 256, comma 3, d.lgs. n. 152/2006) concorre con quello di violazione colposa di doveri inerenti alle cose sottoposte a sequestro (Cass. VI, n. 36809/2008). CasisticaLa condotta del custode di un'autovettura sottoposta a sequestro e contestuale fermo amministrativo che, per colpa, agevola la circolazione abusiva del veicolo ad opera di terzi, integra non il reato di cui all'art. 335, ma un'ipotesi di cooperazione colposa nell'illecito amministrativo di cui all'art. 213, comma 4, cod. strada (Cass. VI, n. 10164/2016). Diversamente, nel senso che integra il reato di cui all'art. 335 la condotta del custode di un'autovettura posta sotto sequestro, il quale, senza attendere le disposizioni dell'autorità amministrativa, la consegni a terzi (Cass. VI, n. 44599/2008). Profili processualiGli istituti Il delitto è procedibile d’ufficio e di competenza del tribunale in composizione monocratica. Per detto reato: a) non è possibile disporre intercettazioni; b) l’arresto in flagranza ed il fermo non sono consentiti; c) non è consentita l’applicazione di misure cautelari personali, fatta eccezione per la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio, ai sensi dell’art. 289, comma 2, c.p.p. Può essere applicata la misura interdittiva del divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione che, secondo la disposizione di cui all'art. 289-bis c.p.p., introdotta dall'art. 1, comma 4, lett. c), l. n. 3/2019, può essere disposta anche al di fuori dei limiti di pena previsti dall'art. 287, comma 1, c.p.p. BibliografiaRomano, I delitti contro la pubblica amministrazione. I delitti dei pubblici ufficiali, Milano, 2013; Segreto-De Luca, Delitti dei pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione, Milano, 1999. |