Codice Penale art. 340 - Interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità.Interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità. [I]. Chiunque, fuori dei casi preveduti da particolari disposizioni di legge [331, 431, 432, 433], cagiona una interruzione o turba la regolarità di un ufficio o servizio pubblico [358] o di un servizio di pubblica necessità [359] è punito con la reclusione fino a un anno 1. [II]. Quando la condotta di cui al primo comma è posta in essere nel corso di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico, si applica la reclusione fino a due anni.2 [III]. I capi, promotori od organizzatori sono puniti con la reclusione da uno a cinque anni.
competenza: Trib. monocratico (udienza prelim. 3° comma) arresto: non consentito (1º e 2° comma); facoltativo (3º comma) fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: non consentita (1º e 2° comma); consentita (3º comma) altre misure cautelari personali: non consentite (1º e 2° comma); consentite(3º comma) procedibilità: d’ufficio
[1] V. pure, in tema di circolazione l'art. 1 d.lg. 22 gennaio 1948, n. 66, come modificato dall'art. 17 d.lg. 30 dicembre 1999, n. 507. Per un'ipotesi più gravemente punita v., in tema di reati in materia fiscale, l'art. 2 d.lg. C.p.S. 7 novembre 1947, n. 1559. [2] Comma aggiunto dall'art. 7, comma 1, lett. b), d.l. 14 giugno 2019, n. 53, conv., con modif, in l. 8 agosto 2019, n. 77, in vigore dal 15 giugno 2019. InquadramentoIl reato tutela il buon andamento dell’amministrazione mediante una normadi carattere sussidiario che sanziona qualsiasi condotta di dolosa alterazione del funzionamento di un ufficio o servizio, anche se temporanea, purché incida sull'attività globale. Non è invece tutelato direttamente l'intesse del singolo utente danneggiato dalla interruzione del servizio, non essendogli quindi riconosciute le facoltà della persona offesa (Cass. VI, n. 39238/2011). Il d.l. 14 giugno 2019, n. 53, convertito in legge 8 agosto 2019, n. 77 ed in vigore dal 15 giugno 2019, ha introdotto al secondo comma l' aggravante speciale della commissione del reato nel corso di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico. Si consideri quando si riporta dopo in ordine alla commissione del reato in occasione di attività sindacale, politica etc. I soggettiSoggetto attivo può essere «chiunque» e, dunque, anche il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio. La precisazione è necessaria in quanto l'abrogazione della fattispecie incriminatrice prevista dall'art. 333 (abbandono individuale di pubblico ufficio, servizio o lavoro) attuata con l. 12 giugno 1990 n. 146, non ha reso esente da responsabilità il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio che realizzi condotte che individualmente interrompano o comunque turbino il pubblico servizio dallo stesso espletato. La depenalizzazione, difatti, era stata disposta perché si trattava di norme in contrasto con il diritto di sciopero. MaterialitàIl delitto è di evento assistito da dolo generico. Si configura, alternativamente, nella condotta di cagionare un'interruzione o di turbare la regolarità di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità; tali ipotesi alternative, nella pratica, risultano equivalenti. Sotto il profilo definitorio si registrano due tendenze. Una prima secondo cui costituisce interruzione di ufficio o di pubblico servizio ogni condotta che determini una qualunque temporanea alterazione, oggettivamente apprezzabile, della regolarità dell'ufficio o del servizio, anche se riguarda un solo settore e non la totalità delle attività (Cass. VI, n. 1334/2019). Ed un'altra per la quale il turbamento della regolarità deve riferirsi a un'alterazione del suo funzionamento, ancorché temporanea, intesa nel suo complesso, e che quindi deve riguardare la totalità dell' attività e non solo un suo settore (Cass. VI, n. 28716/2013). Non costituisce comunque turbativa quella condotta che rientra nella fisiologica prevedibilità delle tensioni umane e cioè quei casi in cui lo svolgimento dell'ufficio o del servizio è turbato per condotte di maleducazione, sgarbo e petulanza che pur capitano nei rapporti tra amministrazione ed utenza (Cass. VI, n. 36404/2014). Il reato in questione è caratterizzato da un evento di danno e non di pericolo. Ciò comporta che , deve sussistere «in concreto» il pregiudizio della continuità o della regolarità del servizio etc. indipendentemente dalla durata del comportamento antigiuridico e dall'entità del turbamento o interruzione cagionata. Si è quindi osservato che la mera inosservanza di istruzioni interne o di ordini di servizio è priva di rilievo sotto il profilo penale quando non produce l'evento di danno, ovvero l'alterazione del funzionamento dell'ufficio Elemento psicologicoIl reato richiede il dolo generico: è quindi sufficiente che il soggetto attivo sia consapevole che il proprio comportamento possa determinare l'interruzione o il turbamento del pubblico ufficio o servizio, accettando ed assumendone il relativo rischio (Cass. VI, n. 39219/2013; Cass. VI,n. 8996/2010). Consumazione e tentativoIn quanto reato di evento, la consumazione si realizza nel momento del pregiudizio effettivo della continuità o della regolarità del servizio (Cass. VI, n. 29351/2006). Ovviamente, laddove la fattispecie sia di turbativa del servizio, si pone il problema di individuare quale sia la soglia di turbativa rilevante. Il tentativo è in astratto certamente compatibile e, in concreto, è stato ritenuto configurabile in un'ipotesi in cui un privato, parcheggiando un'autovettura in modo da ostacolare il passaggio di un'ambulanza, aveva determinato un ritardo della prestazione del servizio (Cass. VI, n. 34733/2011). Il tentativo è configurabile anche nella ipotesi di cui al secondo comma dell'art. 340 (fatto commesso da capi, promotori e organizzatori). Forme di manifestazione
Esercizio del diritto Nella casistica si riscontrano casi in cui, nell'esercizio di attività sindacali, politiche etc., vengano commessi fatti astrattamente inquadrabili nel reato in questione. Si pone pertanto il problema della configurabilità del reato o dell'esservi la scriminante dell'esercizio di diritti di rango costituzionale. Si è quindi affermato che l'esercizio dei diritti di riunione e di manifestazione del pensiero, (artt. 17 e 21, Cost.), incontra il limite esterno di altri interessi costituzionalmente tutelati, come quando si concreti in un comportamento integrante la fattispecie di cui all'art. 340 con modalità di condotta che esorbitino dal fisiologico esercizio di quei diritti. Si è esclusa, ad es., la scriminante per una occupazione di binari ferroviari, provocando un rallentamento dei treni, pur nel contesto di un legittimo esercizio dei citati diritti (Cass. IV, n. 7822/1998). Segue. Sciopero ed attività sindacale Per un ampio periodo si è posto il problema del rapporto fra la norma in questione e l'esercizio del diritto di sciopero dei pubblici dipendenti adibiti ai servizi citati dalla norma, ponendosi dubbi di costituzionalità per l'essere la norma apparentemente limitatrice di tale diritto. La Corte costituzionale (3 agosto 1976) ha affermato, invero, la compatibilità costituzionale della norma e, poi, la (auto)regolamentazione degli scioperi nel settore pubblico ha di fatto reso la questione non più rilevante tanto non essere presente nella recente casistica giurisprudenziale di legittimità. La regola in materia è quella del primario rilievo del diritto costituzionale di sciopero che, però, trova limite nella tutela di altri diritti costituzionalmente garantiti, risultando, sempre, precluso lo sciopero che ponga in pericolo l'incolumità individuale per l'interruzione di servizi essenziali (Cass. VI, n. 12464/1980). Tale regola vale anche quando i soggetti in sciopero interrompano il pubblico servizio non da loro svolto: ciò è stato affermato in relazione allo studente in sciopero che bloccava le attività didattiche dei professori e di altri studenti (Cass. V, n. 7084/2016). Rapporti con altri reati Tra la norma che sanziona l'interruzione di pubblico servizio (art. 340) e quella che punisce l'inadempimento di contratti per pubbliche forniture (art. 355) esiste un rapporto di sussidiarietà, posto che la seconda, pur mirando in via principale alla tutela patrimoniale della P.A., comprende nel proprio oggetto l'interesse concorrente alla continuità del servizio pregiudicato dall'inadempimento, ed esaurisce dunque l'intero disvalore del fatto. Se quindi l'interruzione di un pubblico servizio dipenda da un inadempimento contrattuale dell'agente, ricorre il solo reato di cui all'art. 355 (Cass. VI, n. 47194/2004). Il reato di interruzione di un servizio pubblico o di pubblica necessità di cui all'art. 331 è reato proprio che si qualifica per il soggetto che lo può realizzare (imprenditore, in senso lato); quando manchi tale requisito soggettivo è configurabile il reato di cui all'art. 340 (Cass. VI, n. 5994/1996). CasisticaLa casistica è molto eterogenea e rispecchia anche la diversa interpretazione in ordine alla necessità di interruzione del servizio globale o di un suo settore. Il reato è stato escluso, in sede di legittimità, in caso di condotta di molestia posta in essere da un utente ai danni di un'impiegata postale, al fine di iniziare una relazione sentimentale non gradita, avendo tale condotta provocato soltanto un «transeunte» trambusto ma non un'apprezzabile alterazione della regolarità del servizio o dell'ufficio (Cass. VI, n. 19676/2014). Il reato è stato invece ritenuto integrato nel caso in cui un soggetto aveva aggredito il medico di guardia, provocandogli lesioni, con conseguente necessità della sostituzione da parte di altro collega nello svolgimento del servizio con interruzione nelle more (Cass. V, n. 15388/2014); in un caso nel quale la condotta era costituita da una serie numerosa di episodi, ovvero di un soggetto che, esponendo cartelloni di protesta contenenti espressioni negative sulla professionalità e la correttezza di un giudice di pace in occasione di dodici udienze da questo tenute e facendo ingresso nell'aula durante la celebrazione dei processi, aveva determinato più volte il magistrato a sospendere l'attività e a richiedere l'intervento della forza pubblica (Cass. VI, n. 46461/2013); nel caso del medico del servizio di guardia medica che si renda non rintracciabile, neanche telefonicamente, obbligando i pazienti rivolgersi al pronto soccorso (Cass. VI, n. 52007/2016); in un caso di un'alterazione temporanea della regolarità per il mancato rispetto dei turni di pronta reperibilità ospedaliera da parte di un tecnico di laboratorio (Cass. VI, n. 39219/2013); nel caso del medico in turno di reperibilità presso una struttura ospedaliera che si renda volutamente irraggiungibile (Cass. VI, n. 37459/2004) nonché del medico che aveva ritardato di due ore l'apertura dell'ambulatorio ortopedico di un ospedale (Cass. VI, n. 36253/2011). Realizza il reato la condotta dell'addetto alla distribuzione della posta che ometta il recapito adducendo il pretesto della insufficiente indicazione di destinatari ed indirizzi che, invece, siano chiaramente individuabili (Cass. VI, n. 12674/2018); la raccolta dei rifiuti urbani eseguita solo in parte ed in sensibile ritardo (Cass. V, n. 1913/2018); l'occupazione dei binari di una stazione ferroviaria, con il conseguente impedimento della libera circolazione sulla strada ferrata e interruzione del servizio ferroviario (Cass. fer., n. 37456/2019); l'interruzione delle operazioni elettorali presso i seggi in modo da turbarne la regolarità, atteso che il servizio elettorale è servizio pubblico (Cass. VI, n. 9074/2010); l'arresto della corsa del mezzo operata dall'autista di un autobus del servizio pubblico di trasporto, per un breve ma significativo lasso temporale per rispondere alle provocazioni di un automobilista (Cass. V, n. 27919/2009); il volontario posizionamento di una vettura al centro di un passaggio a livello determinando il temporaneo arresto di un treno in arrivo (Cass. VI, n. 334/2008); la destinazione di una strada pubblica a pista per corse di cavalli (Cass. I, n. 6252/2022); la chiusura anticipata da parte del bidello dell'istituto scolastico prima dell'ora fissata per consentire l'accesso agli interessati a conoscere l'esito degli scrutini (Cass. VI, n. 3708/2013), ritenuto un caso di turbativa. Valutando poi la casistica rispetto a vicende di condotte pretestuose e volutamente fastidiose: il reato è stato escluso per difetto del dolo nella condotta di chi effettui reiteratamente richieste insistenti d'intervento della forza pubblica, minacciando di sporgere denuncia per omissione d'atti d'ufficio in caso di mancato espletamento dei compiti istituzionali (Cass. VI, n. 28738/2008); è stato invece rilevato nella condotta di colui che turbi la regolarità di un servizio telegiornalistico infastidendo la giornalista e spintonando le persone intervistate (Cass. VI, n. 26569/2008); nella turbativa del servizio determinata dal medico di una struttura pubblica che si era rifiutato di restituire ad altra unità sanitaria alcuni strumenti sanitari così impedendo a un medico di effettuare le visite necessarie (Cass. VI, n. 4546/1998). Non risponde del reato di cui all'art. 340 c.p. colui che si sia limitato a fotografare le operazioni di perquisizione all'interno della propria abitazione, senza arrecare intralcio al loro svolgimento (Cass. VI, n. 25064/2006). Infine, è stato escluso che integrino il reato piccole, limitate disfunzioni di un singolo settore di un ufficio o di un servizio, che non ne pregiudichino la regolarità di funzionamento nel suo complesso, cagionate dal dipendente che si era allontanato dal luogo di lavoro più volte, per alcune ore e senza autorizzazione alcuna (Cass. II, n. 5851/1998). Profili processuali
Gli istituti Il reato in esame è procedibile d'ufficio ed è di competenza del tribunale monocratico; è prevista la citazione diretta a giudizio. Per la sola ipotesi aggravata del terzo comma: a) è possibile disporre le intercettazioni (art. 266, comma 1 lett. b, c.p.p.); b) l'arresto in flagranza è consentito; il fermo non è consentito; c) è consentita l'applicazione delle misure cautelari personali con esclusione della custodia in carcere. BibliografiaAngeli, Sul turbamento della regolarità dell'ufficio penalmente rilevante in Strumentario avvocati Riv. dir. e proc. pen., 2010, fasc. 4, 48; Billi, L'interruzione di pubblico servizio alla luce del principio di offensività (Nota a Cass., sez. IV, 8 giugno 2006, Novella), in Cass. pen., 2007, 4560; Giovagnoli, Partecipazione all'assemblea sindacale ed interruzione di pubblico servizio (Nota a Cass., sez. VI, 3 marzo 2000, Macaluso), in Mass. giur. lav. 2001, 653; Grindatto, Sul concorso formale tra violenza privata e interruzione di un pubblico servizio (Nota a Cass. pen., sez. V, 18 febbraio 2011, n. 14482, Cavallaro), in Giur. it., 2012, 404; Mirri, Interruzione ed abbandono di pubblici uffici, in Enc. giur. Treccani; Palladini, L'interruzione di pubblico servizio del lavoratore incaricato tra conflitto sindacale e protesta individuale (Nota a Cass., sez. VI, 20 febbraio 2003, Mustacchio), in Mass. giur. lav. 2004, 196. |