Codice Penale art. 347 - Usurpazione di funzioni pubbliche.

Pierluigi Di Stefano

Usurpazione di funzioni pubbliche.

[I]. Chiunque usurpa una funzione pubblica o le attribuzioni inerenti a un pubblico impiego è punito con la reclusione fino a due anni [287].

[II]. Alla stessa pena soggiace il pubblico ufficiale [357] o impiegato [358] il quale, avendo ricevuto partecipazione del provvedimento che fa cessare o sospendere le sue funzioni o le sue attribuzioni, continua ad esercitarle [287].

[III]. La condanna importa la pubblicazione della sentenza [36].

competenza: Trib. monocratico

arresto: non consentito

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: v. 2892 c.p.p.

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

La norma sanziona l'”usurpazione”, ovvero l'esercizio senza averne titolo, di una funzione pubblica o delle “attribuzioni” di un pubblico impiego, anche nella forma della prosecuzione dell'attività dalla quale si sia cessati.

L'interesse protetto, tenuto conto che il riferimento della condotta non è alla semplice autoattribuzione di una qualifica non spettante bensì l'effettivo esercizio di attività, è quello della amministrazione al proprio regolare funzionamento ed al rispetto della propria sfera funzionale rispetto a condotte di invasione del suo ambito di attribuzioni. Va invece escluso che l'interesse protetto sia anche quello del privato destinatario della attività dell'usurpante (Cass. VI, n. 47661/2012).

I soggetti

Il reato è comune, potendo essere commesso da “chiunque”.

Elemento psicologico

Il reato richiede il dolo generico, ovvero la volontà di esercitare la funzione sapendo di non essere autorizzato, non rilevando le ragioni di tale condotta (Cass. n. 48745/2011)

Forme di manifestazione

 Si è posto il problema del rapporto con l'illecito amministrativo di usurpazione di titoli ed onori (art. 498) che appare similare; è stato risolto nel senso che l'usurpazione di funzioni pubbliche richiede l'esercizio di effettive attività mentre l'illecito amministrativo tutela la fede pubblica e ricorre laddove il titolo corrispondente alla funzione pubblica non venga utilizzato per esercitarne le relative attività ma per trarre in inganno su proprie qualità (Cass. VI, n. 31427/2012).

Si è chiarito, comunque, che non è necessario che il soggetto agente abbia svolto in concreto le attività tipiche della funzione purché lo abbia prospettato, come nel caso della minaccia di controlli fiscali, poi non svolti, per ottenere utilità economiche (Cass. VI, n. 46826/2005).

Il reato ricorre quando la persona non può esercitare in modo assoluto le funzioni che si ritengono usurpate; se, invece, il soggetto investito della funzione pubblica la esercita in violazione delle condizioni e dei limiti ricorre, se del caso, il reato di abuso di ufficio (Cass. VI, n. 9348/1995)

Casistica

Costituisce il reato di usurpazione la condotta del consigliere comunale che partecipi alle sedute del Consiglio nonostante l'intervenuta conoscenza del provvedimento amministrativo che lo ha dichiarato decaduto dalla carica, sebbene non avvenuta nelle forme della notificazione (Cass. VI, n. 43789/2012). L'usurpazione si realizza anche proseguendo l'esercizio di funzioni che non competono più per il cambio di ufficio pubblico (Cass. VI, n. 9331/2002) o per intervenuta quiescenza (Cass. VI, n. 14119/2019). Si è escluso, mancando l'esercizio della funzione, che risponda del reato in questione chi si attribuisce ad altro fine la carica, come il caso di chi si finge agente della polizia di Stato per ottenere informazioni riservate sul conto di una persona (Cass. VI, n. 13138/2001).

Profili processuali

Gli istituti

Il reato in esame è procedibile d'ufficio ed è di competenza del tribunale monocratico; è prevista la citazione diretta a giudizio.

Non può essere disposto l'arresto in flagranza e non può essere emessa alcuna misura cautelare.

Bibliografia

Gelosi, Usurpazione di pubbliche funzioni, in D.I.; Nanni, Usurpazione di funzioni pubbliche, in Enc. giur. Treccani, Roma, 1994.

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