Codice Penale art. 355 - Inadempimento di contratti di pubbliche forniture.Inadempimento di contratti di pubbliche forniture. [I]. Chiunque, non adempiendo gli obblighi che gli derivano da un contratto di fornitura concluso con lo Stato, o con un altro ente pubblico, ovvero con un'impresa esercente servizi pubblici o di pubblica necessità, fa mancare, in tutto o in parte, cose od opere, che siano necessarie a uno stabilimento pubblico o ad un pubblico servizio, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa non inferiore a 103 euro. [II]. La pena è aumentata [64] se la fornitura concerne: 1) sostanze alimentari o medicinali, ovvero cose od opere destinate alle comunicazioni per terra, per acqua o per aria, o alle comunicazioni telegrafiche o telefoniche; 2) cose od opere destinate all'armamento o all'equipaggiamento delle forze armate dello Stato; 3) cose od opere destinate ad ovviare a un comune pericolo o ad un pubblico infortunio. [III]. Se il fatto è commesso per colpa [43], si applica la reclusione fino a un anno, ovvero la multa da 51 euro a 2.065 euro. [IV]. Le stesse disposizioni si applicano ai subfornitori, ai mediatori e ai rappresentanti dei fornitori, quando essi, violando i loro obblighi contrattuali, hanno fatto mancare la fornitura [251, 356 2]. competenza: Trib. monocratico arresto: non consentito fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: non consentita altre misure cautelari personali: v. 2902 c.p.p. procedibilità: d'ufficio InquadramentoL'articolo 355 sanziona l'inadempimento in contratti di “fornitura” con lo Stato od altri enti pubblici nel caso in cui, a seguito di tale inadempimento, risulti condizionato negativamente l'esercizio di attività pubbliche definite come “stabilimento pubblico” ovvero “pubblico servizio”. L'interesse sotteso a tale disposizione è quello della tutela dell'esercizio di attività pubbliche; si è precisato in dottrina che il contratto di fornitura protetto è quello destinato a soddisfare finalità essenziali della pubblica amministrazione (Fiandaca). Quindi, per quanto anche dalla rubrica possa sembrare sanzionato il mero inadempimento civilistico quando la parte che lo subisce sia l'ente pubblico, ciò che è protetto è, invece, la continuità del servizio pubblico e su di essa va calibrata la condotta rilevante. Tale conclusione è dimostrata anche dal fatto che non è sanzionata la sola condotta dolosa ma anche quella colposa, ancorché con pena minore, nonché dal fatto che la sanzione si estende anche ai “subfornitori, ai mediatori e ai rappresentanti”, laddove tali soggetti, in particolare i subfornitori, non hanno di norma alcuna obbligazione diretta nei confronti dell'ente pubblico contraente ed il loro inadempimento civilistico interverrebbe in un rapporto tra privati. I soggettiSi è in presenza di un reato proprio, in quanto si individuano soggetti determinati quali possibili responsabili e, quindi, la partecipazione di altri soggetti è concepibile solo a titolo di concorso (Cass. VI, n. 12889/1991). La individuazione del responsabile nel caso di rapporto diretto non pone particolari problemi mentre qualche difficoltà vi è per la individuazione dei soggetti “subfornitori”, “mediatori “e “rappresentanti”. Per quanto riguarda i primi, si deve trattare di quei soggetti i cui obblighi contrattuali nei confronti del contraente dell'ente pubblico sono tali da condizionare la regolarità della prestazione di quest'ultimo. Con riferimento ad appalti di lavori pubblici, si è ritenuto responsabile del reato colui che fornisca alla appaltatrice materie prime in qualità non idonea per la corretta realizzazione dell'appalto, in violazione dei propri obblighi contrattuali, senza che abbia rilievo la conoscenza ed accettazione da parte dell'ente pubblico di tale fornitura, caso considerato in ipotesi di fornitura di calcestruzzo di qualità scadente (Cass. VI. n. 44273/2008). Quanto alla figura del “rappresentante”, va chiarito che non è il soggetto che interviene nella stipula del contratto in nome e per conto del contraente, ma il soggetto che interviene nella esecuzione del contratto operando nel corso della sua esecuzione con autonomia gestionale (Cass. VI. n. 12889/1991). MaterialitàIn base a quanto già detto, l'elemento oggettivo del reato in questione non corrisponde al mero inadempimento degli obblighi derivanti dal contratto, ma è integrato laddove, in ragione dell'inadempimento, vengano a mancare, in tutto o in parte, le cose od opere necessarie al regolare funzionamento di uno stabilimento pubblico o di un pubblico servizio. Ciò, quindi, introduce un concetto di inadempimento rilevante cui consegua il dato effetto, non importando, invece un qualsiasi inadempimento né che si tratti di inadempimento parziale o totale. Il reato, quindi, non richiede che si sia realizzato un qualsiasi inadempimento, quand’anche relativo a funzioni indispensabili, bensì che tale inadempimento abbia causato la mancanza di cose od opere necessarie alla pubblica amministrazione (Cass. VI, n. 19203/2013). L'inadempimento, comunque, deve essere rilevante anche sotto un profilo civilistico, restando escluso quando lo stesso si ponga nell'ambito della legittima reazione all'altrui inadempimento. Si tratta, quindi, di un reato di evento, in particolare di evento che si realizza mediante omissione (Cass. VI, n. 1174/1998). Fornitura Il termine “contratto di fornitura” è una espressione non presente nel codice civile e, quindi, non corrisponde ad una tipologia di contratti. Si tratta invece di una definizione che, in base al tenore complessivo della disposizione, in particolare all'essere il reato integrato quando vengano a mancare “cose od opere”, comprende qualsiasi forma di contratto, compravendita, appalto per fornire servizi o per opere pubbliche, destinato a consentire alla pubblica amministrazione l'attività di un “pubblico stabilimento” ovvero “pubblico esercizio”(Cass. VI, n. 13002/1998). Nell’ambito di tali servizi si è precisato che rientra anche la fornitura di prestazioni lavorative, sia che faccia parte della più complessiva prestazione dell’attività dell’impresa, sia che esaurisca di per se l’oggetto della “fornitura”, come nel caso di contratto avente ad oggetto somministrazione di personale paramedico interinale (Cass. VI, n. 28130/2020). Cose od opere necessarie Il concetto di cose od opere necessarie al pubblico servizio va individuato in base a quali sono gli interessi essenziali della pubblica amministrazione sui quali l'inadempimento va ad incidere (Cass. VI, n. 23819/2013). Lettera e ratio della fattispecie fanno ritenere che la necessità delle cose od opere per uno stabilimento pubblico o per un pubblico servizio deve essere inteso nel senso che attraverso tali prestazioni di materiali e attività tecniche e lavorative vengono soddisfatte direttamente le necessità del pubblico stabilimento o del pubblico servizio (Cass. VI, n. 9525/1998). Rapporti con altri reati La disposizione certamente ha una somiglianza con l'interruzione di pubblico servizio (art. 340); si ritiene che con tale disposizione vi sia un rapporto di sussidiarietà in quanto il reato di inadempimento di pubbliche forniture comprende nel proprio oggetto l'interesse alla continuità del servizio pregiudicato dall'inadempimento e, in tale modo, esaurisce l'intero disvalore del fatto. Pertanto ricorre soltanto il reato in esame laddove l'interruzione di un pubblico servizio dipenda da un inadempimento contrattuale di un contratto di fornitura (Cass. VI, n. 47194/2004) Invece, nel caso della ipotesi aggravata dell'inadempimento delle pubbliche forniture di medicinali, si è ritenuto il concorso con il delitto di somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica per la diversità dei beni tutelati ed il diverso modo di realizzazione della condotta (in un caso l'esecuzione del contratto e nell'altro la somministrazione effettiva del medicinale) (Cass. n. 4869/1979). Rapporto con il reato di frode nelle pubbliche forniture Il reato di inadempimento di contratti di pubbliche forniture è simile a quello, successivo, di frode nelle pubbliche forniture e la differenza è rappresentata innanzitutto dalla “frode” che, come meglio si dirà nel commento di quella norma, si presenta, secondo la giurisprudenza più recente, come astuzia o malizia diretta ad ingannare o, comunque, come condotta ulteriore mirata a non rendere riconoscibile l'inadempimento e a fare apparire il risultato conforme alla previsione contrattuale (Cass. VI, n. 2291/1985). Poi, la frode in pubbliche forniture si realizza con il solo fatto dell'inadempimento caratterizzato da malafede e non richiede alcuna incidenza sul servizio cui il contratto era destinato. Se, quindi, ai fini dell'art. 355 è sufficiente constatare l'inadempimento contrattuale ed il suo carattere doloso o colposo, nel caso dell' art. 356 deve essere anche individuato un comportamento del fornitore non conforme ai doveri di lealtà e moralità commerciale e di buona fede contrattuale (Cass. VI, n. 763/1971). Elemento psicologicoNella ipotesi sanzionata a titolo di dolo, il reato richiede il dolo generico. Non si rinviene giurisprudenza che riguardi ipotesi colpose di tale reato, rammentandosi però, in base a quanto elaborato in relazione al successivo articolo, che la condotta di inadempimento da parte dell'imprenditore è tendenzialmente una adeguata dimostrazione della sua consapevolezza e, quindi, del dolo, attesa la qualifica professionale. Sarebbe invece necessario accertare ulteriori elementi per attribuire all'oggettivo inadempimento una valenza colposa (Cass. VI, n. 34952/2003). Consumazione e tentativoPer una più ampia trattazione di tale profilo, si rinvia al successivo commento all'articolo 356. Si precisa solo che, secondo giurisprudenza recente, si conferma la linea che appare dominante per questo e per il successivo reato secondo la quale, anche nella ipotesi di attività di durata per l'esecuzione di lavori pubblici, il reato risulta consumato al momento della cessazione dell'esecuzione dell'obbligazione che, per gli appalti di opere, corrisponde al momento della consegna dell'opera stessa (Cass. VI, n. 32154/2015). Si è anche precisato che il giudice penale può accertare l'inosservanza degli obblighi contrattuali anche in assenza di una verifica formale nelle forme del collaudo (Cass. VI, n. 19112/2018). CasisticaIn applicazione del principio che non è sanzionato il mero inadempimento, si è escluso che ricorra il reato in ipotesi di pulizia di reparti ospedalieri effettuata con inadempienze e ritardi ritenuti non rilevanti ai fini del risultato che la norma intende evitare, ritenendo quindi non raggiunta la soglia di punibilità (Cass. VI, n. 19203/2013). Il reato, invece è stato ritenuto in un caso in cui l'opera costruita, a differenza di quanto previsto nel capitolato, non assicurava in condizione di sicurezza statica il traffico di veicoli pesanti (Cass. VI, n. 23819/2013). Confermandosi l’ampia portata del significato di “contratto di fornitura”, comprendente i “servizi” è stato ritenuto il reato in ipotesi in cui l’impresa non aveva ottemperato all’impegno di attuare un’azione di risanamento della città di Messina, assicurando il disinquinamento batterico dei tratti di mare interessati dagli scarichi della rete fognaria e la derattizzazione (Cass. VI, n. 5185/1987). Con riferimento ad un appalto di servizio, si è ritenuto il reato in un caso in cui, in violazione del capitolato, veniva fornita un'ambulanza con autista, ma non il personale abilitato al servizio di pronto soccorso destinato ad operare sul mezzo e la cui presenza doveva considerarsi invece essenziale per il corretto svolgimento del servizio pubblico di trasporto dei degenti in condizioni di sicurezza (Cass. VI, n. 7033/2010) e nel caso di mancato svolgimento adeguato del servizio di nettezza urbana non effettuandosi per vari giorni consecutivi le attività di svuotamento dei cassonetti con conseguente degrado dell'ambiente sotto il profilo igienico-sanitario (Cass. VI, n. 1174/1998). Rispetto, invece, alla necessità che la mancanza delle cose od opere riguardi direttamente il servizio, si è escluso il reato in relazione a un contratto di appalto concernente la sola manutenzione del patrimonio edilizio dell'Azienda Territoriale Edilizia Residenziale di Firenze — la cui attività istituzionale consisteva nella realizzazione di complessi immobiliari da assegnare a cittadini Cass. VI, n. 9525/1998). Profili processualiGli istituti Il reato in esame è procedibile d'ufficio ed è di competenza del tribunale monocratico; è prevista la citazione diretta a giudizio; nell'ipotesi colposa può essere emesso decreto penale. La misura della pena non consente l'arresto e l'emissione di misure cautelari personali salvo, per la sola ipotesi dolosa, la possibilità, prevista espressamente dal secondo comma dell'art. 290 c.p.p., di applicare la misura interdittiva del “divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali od imprenditoriali”. BibliografiaVedi sub art. 356. |