Codice Penale art. 361 - Omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale.

Pierluigi Di Stefano

Omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale.

[I]. Il pubblico ufficiale [357], il quale omette o ritarda di denunciare all'Autorità giudiziaria, o ad un'altra Autorità che a quella abbia obbligo di riferirne, un reato di cui ha avuto notizia nell'esercizio o a causa delle sue funzioni [331 c.p.p.; 221 coord. c.p.p.], è punito con la multa da 30 euro a 516 euro [363, 384].

[II]. La pena è della reclusione fino ad un anno, se il colpevole è un ufficiale o un agente di polizia giudiziaria [57 c.p.p.], che ha avuto comunque notizia di un reato del quale doveva fare rapporto [331, 347 c.p.p.; 16 att. c.p.p.; 221 coord. c.p.p.].

[III]. Le disposizioni precedenti non si applicano se si tratta di delitto punibile a querela della persona offesa [120].

competenza: Trib. monocratico

arresto: non consentito

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: non consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

L'art. 361 è il primo dei reati contro l'amministrazione della giustizia, ed il primo del capo I, “dei delitti contro la attività giudiziaria”. Introduce i reati che sanzionano le varie ipotesi di omessa trasmissione della notizia di reato alla autorità giudiziaria.

In particolare, sanziona l'omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale, obbligato ai sensi dell'art. 331 c.p.p. a denunziare i reati perseguibili di ufficio di cui acquisisca conoscenza “nell'esercizio o a causa delle loro funzioni...”. Nel secondo comma prevede il più grave caso in cui la violazione sia commessa da un soggetto con qualifica di polizia giudiziaria.

Il bene tutelato è l'interesse al regolare funzionamento della giustizia in riferimento al regolare comportamento di obbligatoria collaborazione del pubblico ufficiale nel denunciare le notizie di reato apprese nel corso delle proprie attività.

Il terzo comma dell'articolo esclude espressamente l'obbligo di denuncia per i reati perseguibili a querela.

I soggetti

Si tratta di un reato proprio che può essere commesso dai pubblici ufficiali e, più in particolare, nella ipotesi aggravata del secondo comma, dai soggetti con qualifica di polizia giudiziaria. Tale ultima aggravante è ritenuta di carattere soggettivo (Cass. VI, n. 10272/2001).

Materialità

Si tratta di un reato omissivo proprio; la condotta può consistere non solo nella totale omissione della denunzia ma anche nel ritardo rispetto al momento in cui scatta l'obbligo di denuncia.

Si afferma comunemente che elemento implicito del reato è la mancanza di conoscenza da parte dell'autorità giudiziaria della notizia di reato, non essendovi in tale caso alcuna ragione di ulteriore trasmissione.

Le questioni interpretative principali riguardano quale debba essere la soglia di informazioni su un dato fatto per ritenere integrata una notizia di reato rilevante ai fini della denunzia ovvero quando la notizia possa essere ritenuta manifestamente infondata per escludere l'obbligo di denunzia.

Occorre che il fatto da denunziare abbia la parvenza di verità. Si ritiene, inoltre, che la notizia di reato possa formarsi progressivamente anche a seguito di indagini interne da cui ricavare la notitia criminis. In ogni caso occorre che le acquisizioni siano riconducibili ad un'ipotesi riconoscibile come fattispecie di reato pur in assenza di ogni giudizio di valore complementare (antigiuridicità, dolo) (Cass. VI, n. 12021/2014). Poiché, come detto, il reato scatta a fronte dell'accertamento di una effettiva notizia di reato, non è integrato nel caso in cui il pubblico ufficiale disponga solo di elementi di mero sospetto e prima che svolga i necessari approfondimenti per accertare la effettività della notizia di reato (Cass. VI, n. 12021/2014).

La abolizione del reato presupposto (Cass. VI, n. 28124/2002) o la modifica normativa che lo renda successivamente procedibile a querela (Cass. VI, 19223/2019) non tocca la configurabilità del reato di omessa denunzia in quanto non viene meno la violazione dell'obbligo esistente nel dato momento.

Elemento psicologico

Il reato è punito a titolo di dolo generico. Consiste nella consapevolezza e volontarietà dell'omissione della denuncia allorché si sia verificato il presupposto da cui deriva l'obbligo di informare l'autorità giudiziaria (Cass. VI, n. 1407/1998). Del tutto irrilevante, invece, il motivo per cui venga omessa la denunzia, non rilevando, ad esempio, che il pubblico ufficiale sia convinto che l'obbligo di denunzia spetti ad altri (Cass. VI, n. 1407/1998).

Consumazione e tentativo

Il reato è a consumazione istantanea ed è commesso nel momento in cui viene a scadenza il tempo per la presentazione della denunzia rispetto al momento di acquisita conoscenza degli elementi dimostrativi dei fatti criminosi (Cass.  VI, n. 30068/2012); in quanto reato di pericolo, non rileva che vi sia stato un danno per la omissione od il ritardo della denunzia (Cass. VI, n. 12936/1999).

La configurabilità del tentativo è talora affermata in dottrina osservandosi che a fronte di un reato omissivo proprio è necessario che la parte compia atti positivi diretti in modo non equivoco a non adempiere (Fiandaca Musco), mentre altra dottrina ritiene il tentativo inconcepibile appunto in quanto reato omissivo (Antolisei). 

Rapporto con altri reati

L'art. 361 configura un'ipotesi speciale di omissione di atti d'ufficio applicabile, in base al principio di specialità, invece dell'art. 328, ancorché questa ultima disposizione abbia una previsione di pena più elevata.

L'omissione di denunzia non integra di per sé sola il reato di favoreggiamento personale perché non può dirsi essere di per sé mirata all'aiuto al reo; in ogni caso, se la condotta integrasse intrinsecamente il favoreggiamento, l'art. 361 prevarrebbe, per il principio di specialità sul disposto dell'art.378  (Cass. VI, n. 15923/2013). Se, invece, alla omessa denuncia si accompagni la consapevolezza dell'aiuto fornito agli autori del reato non denunciato, può ravvisarsi anche il favoreggiamento personale, come ritenuto nel caso in cui un appartenente ai carabinieri, da ritenersi in servizio permanente, apprendeva di un reato nel corso di una conversazione informale (Cass. VI, n. 51508/2013).

In altri casi, in cui, nel caso concreto, l'omissione di denunzia era solo parte della condotta volutamente mirata ad aiutare il reo, si è ritenuto che l'omissione di denuncia sia invece assorbita dal reato di favoreggiamento personale.

La differenza con il concorso omissivo ai sensi dell'art. 40 comma secondo consiste nel fatto che, in quella ipotesi, diversamente dalla fattispecie dell'art. 361, il pubblico ufficiale omette di tenere un comportamento doveroso finalizzato ad impedire la commissione di un reato (Cass. I, n. 43273/2013).

Casistica

L'obbligatorietà di denunzia per il giudice penale in ordine al delitto di calunnia, non sorge automaticamente nel corso del dibattimento relativo al reato pregiudiziale sottoposto al suo esame, spettando al P.m., presente in udienza, la valutazione, una volta definito il giudizio, circa il promovimento dell'azione penale per il delitto di calunnia (Cass. VI, n. 9734/1989).

L'omessa denuncia ricorre anche quando per il reato da denunziare ricorrono cause di estinzione del reato o di non punibilità diverse dall'insussistenza del fatto (Cass. VI, n. 1244/1985).

Profili processuali

Gli istituti

Il reato in esame è procedibile d'ufficio ed è di competenza del tribunale monocratico; è prevista la citazione diretta a giudizio; può essere emesso decreto penale.

Non è consentito l'arresto in flagranza né alcuna misura cautelare.

Bibliografia

Ariolli, L'omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale, momento consumativo e termine prescrizionale (Nota a Cass., sez. VI, 16 giugno 2000, Izzi), in Cass. pen., 2001, 2365; Calcagno, Omessa denuncia di un illecito contenuto in uno scritto anonimo (Nota a Cass., sez. VI, 3 novembre 1999, Manzo), in Dir. pen. e proc., 2001, 352; Mancini, «Altre» autorità possibili destinatarie della notitia criminis (Nota a Cass., sez. VI, 11 ottobre 1995, Ponti), in Dir. pen. e proc., 1997, 171; Pisa, Denuncia omessa o ritardata, in Dig. pen., 1989, III, 419.

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