Codice Penale art. 366 - Rifiuto di uffici legalmente dovuti.Rifiuto di uffici legalmente dovuti. [I]. Chiunque, nominato dall'Autorità giudiziaria perito [61 c.p.c.; 221 c.p.p.], interprete [122-124 c.p.c.; 143 c.p.p.], ovvero custode di cose sottoposte a sequestro dal giudice penale [259 c.p.p.], ottiene con mezzi fraudolenti l'esenzione dall'obbligo di comparire o di prestare il suo ufficio, è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa da 30 euro a 516 euro. [II]. Le stesse pene si applicano a chi, chiamato dinanzi all'Autorità giudiziaria per adempiere ad alcuna delle predette funzioni, rifiuta di dare le proprie generalità, ovvero di prestare il giuramento richiesto, ovvero di assumere o di adempiere le funzioni medesime. [III]. Le disposizioni precedenti si applicano alla persona chiamata a deporre come testimonio dinanzi all'Autorità giudiziaria [244-245 c.p.c.; 194-207 c.p.p.] e ad ogni altra persona chiamata ad esercitare una funzione giudiziaria [133, 377 c.p.p.]. [IV]. Se il colpevole è un perito o un interprete, la condanna importa l'interdizione [30] dalla professione o dall'arte [384]. competenza: Trib. monocratico arresto: non consentito fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: non consentita altre misure cautelari personali: non consentite procedibilità: d'ufficio InquadramentoL'articolo 366 prevede due diverse fattispecie criminose poste a tutela della attività giudiziaria sotto il profilo del garantire la partecipazione dei soggetti ausiliari della autorità giudiziaria evitando che si sottraggano indebitamente al proprio munus. Il primo comma prevede l'ipotesi del perito, interprete, custode, testimone ovvero “persona chiamata ad esercitare una funzione giudiziaria” che con “mezzi fraudolenti” evita di prestare il proprio ufficio, reato quindi commissivo e di evento. Il secondo comma, invece, prevede la condotta omissiva nelle stesse persone che rifiutano di “assumere o di adempiere le funzioni”. Il terzo comma estende il reato ai soggetti chiamati quali testimoni. I soggettiSi tratta di un reato proprio facendo riferimento a soggetti già individuati per lo svolgimento delle varie funzioni. Si deve trattare di soggetti nominati dalla autorità giudiziaria; in particolare, il problema si è posto per il custode per il quale, se nominato dalla polizia giudiziaria, non è configurabile il reato in oggetto. Per quanto riguarda la categoria generale “persona chiamata ad esercitare una funzione giudiziaria” vi rientrano i giudici popolari, gli esperti del tribunale per i minorenni, etc.; in giurisprudenza il reato è stato ritenuto a carico del notaio che, chiamato a fare le veci del cancelliere impedito, aveva rifiutato di assumere l'incarico (Cass. III n. 1271/1968). MaterialitàLe condotte sono chiaramente descritte dalla norma, il primo comma richiede la condotta positiva di uso di mezzi fraudolenti e l'evento costituito dalla esenzione dall'obbligo di comparire o prestare l'ufficio. Si è affermato (Antolisei) che tali mezzi fraudolenti debbano consistere in falsi pretesti, menzogne, malattia simulata od altre forme di inganno; la non comparizione senza frode, invece, sarebbe solo sanzionata in via amministrativa. Secondo la dottrina (Fiandaca) la generica indicazione di un impedimento inesistente, mancando il carattere “fraudolento”, non integra il reato. Il comma 2, invece, pone dei dubbi interpretativi. La giurisprudenza ritiene che la norma sanzioni i soli comportamenti prodromici e non la condotta relativa all'esecuzione dell'incarico, la quale è punita dall'art. 328 comma 1. Il principio è stato affermato più volte con riferimento al caso dell'omesso deposito della relazione da parte del consulente di ufficio (Cass. VI n. 6903/2012, Cass. VI n. 17000/2008, Cass. VI n. 9048/2004). Una giurisprudenza più risalente ha invece affermato che, poichè la norma parla espressamente di rifiuto “di assumere o di adempiere le funzioni”, la sanzione riguarda anche la fase di esecuzione dell'incarico (Cass. III n. 5676/1982). Tale ultima tesi è sostenuta anche dalla dottrina che ritiene che ciò sia evidente in base alla lettera della disposizione (Fiandaca Musco). Elemento psicologicoil dolo è generico, oltre alla coscienza e volontà delle condotte sopra descritte vi deve essere consapevolezza della illegittimità della condotta secondo la legge processuale. Consumazione e tentativoIl reato si consuma nell'ipotesi del primo comma al momento della esenzione dall'ufficio; in quella del secondo comma nel momento del rifiuto. Si è precisato che non si può ritenere il reato consumato sol perché, ad esempio, il perito nominato non si presenti all'udienza fissata per il conferimento dell'incarico: una tale condotta non è univoca nel senso del rifiuto di assumere l'incarico, né rappresenta un ostacolo per la prosecuzione del processo essendo previsto l'accompagnamento coattivo (Cass. VI n. 26925/2005). Profili processualiGli istituti Il reato in esame è procedibile d'ufficio ed è di competenza del tribunale monocratico; è prevista la citazione diretta a giudizio; può essere emesso decreto penale. Non è consentito l'arresto in flagranza né alcuna misura cautelare. BibliografiaDe Vero, Rifiuto di uffici legalmente dovuti, in Enc. dir.; Fioravanti, Rifiuto di uffici legalmente dovuti, in D.I.; Lepera, Brevi osservazioni in tema di rifiuto di uffici legalmente dovuti (Nota a Cass., sez. VI, 26 maggio 2005, Fondacaro), in Cass. pen., 2006, 430. |