Codice Penale art. 374 bis - False dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all'autorità giudiziaria o alla Corte penale internazionale (1).False dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all'autorità giudiziaria o alla Corte penale internazionale (1). [I]. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da uno a cinque anni chiunque dichiara o attesta falsamente in certificati o atti destinati a essere prodotti all'autorità giudiziaria o alla Corte penale internazionale (2) condizioni, qualità personali, trattamenti terapeutici, rapporti di lavoro in essere o da instaurare, relativi all'imputato [60, 61 c.p.p.], al condannato [648, 650 c.p.p.] o alla persona sottoposta a procedimento di prevenzione. [II]. Si applica la pena della reclusione da due a sei anni se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale [357], da un incaricato di un pubblico servizio [358] o da un esercente la professione sanitaria. (1) Articolo inserito dall'art. 11 3 d.l. 8 giugno 1992, n. 306, conv., con modif., nella l. 7 agosto 1992, n. 356. Successivamente, l'art. 10, l. 20 dicembre 2012, n. 237, ha inserito in rubrica, in fine, le parole: «o alla Corte penale internazionale»., (2) L'art. 10, l. 20 dicembre 2012, n. 237, ha inserito, dopo le parole: «essere prodotti all'autorità giudiziaria» le parole: «o alla Corte penale internazionale». competenza: Trib. monocratico arresto: facoltativo fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: consentita altre misure cautelari personali: consentite procedibilità: d'ufficio InquadramentoLa norma sanziona condotte che valgano ad ottenere provvedimenti favorevoli nel corso del processo. Si pensi al condizionamento delle falsità su condizioni personali e trattamenti terapeutici per i provvedimenti in materia di incompatibilità con il trattamento carcerario, delle falsità su rapporti di lavoro in essere quanto alla autorizzazione ad allontanarsi dal domicilio etc. Bene tutelato è quello dello Stato — collettività al corretto funzionamento della giustizia e, laddove sia configurabile un interesse del privato, questo avrà tutela solo indiretta, potendo fare qualificare il soggetto quale persona danneggiata ma non assumere la veste di persona offesa (Cass. VI, n. 22510/2011). Il reato, pur se le condotte previste sono riferibili a documentazione falsa, non ha comunque quale oggetto la tutela delle fede pubblica, non rientrando quindi nell'ambito dei falsi documentali. Peraltro è del tutto irrilevante che i documenti prodotti all'autorità giudiziaria siano costituiti da atti pubblici, certificati, scritture private o altro, e se siano materialmente veri o falsi, importando solo la funzione probatoria da essi concretamente svolta nel processo (Cass. VI, n. 2967/2021; Cass. VI, n. 3084/1997). I soggettiL'ipotesi generale del primo comma è un reato comune, che può essere commesso da chiunque, mentre il secondo comma disciplina quale ipotesi aggravata la commissione del fatto da parte del pubblico ufficiale od incaricato di pubblico servizio ovvero da parte dell'esercente una professione sanitaria. MaterialitàLa formulazione della disposizione è chiaramente nel senso di trattarsi di un reato di pericolo che si perfeziona con la sola formazione della falsa documentazione, purché la destinazione di questa all'autorità giudiziaria risulti in modo specifico e univoco dal suo tenore oggettivo. L'effettiva presentazione all'autorità giudiziaria della documentazione falsa, invece, è di fatto necessaria laddove manchi un'indicazione univoca ricavabile dal contenuto del documento sulla sua finalità; solo in tale modo potrà essere dimostrata la destinazione ai vari fini indicati dalla disposizione. La formulazione in termini di reato di pericolo, poi, rende ininfluente ai fini della consumazione che vi sia stato inganno dell'autorità giudiziaria e che questa abbia emesso provvedimenti sulla base dei falsi presupposti (Cass. VI n. 6062/2014). Di recente, in termini più ampi, si è ritenuto rilevante non l'autenticità materiale dell'atto, ma la falsità dei suoi contenuti e l'idoneità probatoria valorizzando la falsificazione ex post della data di una documentazione sanitaria al fine di comprovare l’alibi di una rapina (Cass. VI, n. 2967/2021). Consulenza tecnica di parte La disposizione esame fa rientrare nell'ambito della sanzione penale la consulenza tecnica di parte che, si è detto, non rientra nella fattispecie di cui all'articolo 373. La disposizione fa riferimento, poi, alle attività di “dichiara o” “attesta” in “certificati o atti". Questo comporta che la consulenza tecnica è sanzionata nella parte in cui dichiari o attesti dati, qualità, condizioni, trattamenti terapeutici in modo difforme dal vero. È, invece, fuori dell'ambito della norma l'attività di valutazione con formulazione di pareri o giudizi (Cass. VI, n. 1749/1999) quali gli apprezzamenti e le valutazioni che un medico abbia compiuto relativamente alla gravità delle condizioni cliniche del soggetto esaminato, traendone un giudizio di incompatibilità con il regime carcerario (Cass. n. 5284/2010). Consumazione e tentativoIl reato si consuma con la predisposizione della documentazione finalizzata all'inganno, non rilevando che l'obiettivo non sia raggiunto ed anche se, ad esempio, l'atto non possa più avere effetti perché il detenuto di cui si doveva dimostrare l'incompatibilità con il trattamento carcerario sia stato scarcerato per altro (Cass. VI, n. 10026/2008). Rapporti con altri reatiIl reato è in concorso formale con gli eventuali falsi documentali (Cass. VI n. 35318/2013) e con il delitto di corruzione in atti giudiziari (Cass. V n. 10443/2011). Poiché, però, sanziona condotte tutte rientranti nello schema della falsità ideologica, deve escludersi che ricomprenda anche le falsità materiali (Cass. VI n. 30193/2006). Se, poi, il falso riguardi documentazione per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, sono punibili tali soli falsi in quanto l'art. 374-bis tutela lo svolgimento dell'attività giudiziaria vera e propria mentre il procedimento per il gratuito patrocinio ha natura accessoria rispetto al processo (Cass. VI, n. 14964/2004). Quando, però, ricorra l'aggravante del secondo comma, per essere stato il fatto commesso da un pubblico ufficiale, vi è specialità rispetto al delitto di falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atti pubblici; la differenza consiste nell'essere l'atto diretto alla Autorità Giudiziaria (Cass. VI, n. 13425/2016). CasisticaOltre ai casi già indicati, si possono citare i seguenti: La presentazione di una dichiarazione di disponibilità all'assunzione di un imputato come dipendente, da parte di un'impresa, recante la firma apocrifa del titolare di quest'ultima (Cass. VI, n. 3084/1997). La falsa dichiarazione del condannato di non essere in condizioni di adempiere alle obbligazioni nascenti dal reato ai fini del procedimento di riabilitazione (Cass. VI, n. 31599/2017). Una conclusione diagnostica che non sia l'esito di una valutazione perché basata su una concordata e deliberata alterazione dell'oggettività clinica per dimostrare una patologia mentale incompatibile con la detenzione carceraria (Cass. VI, n. 38475/2012), la falsa diagnosi di una maggiore gravità di patologie esistenti (Cass. VI, n. 19802/2009). Tra le «condizioni» o «qualità personali» rientra anche la qualità di imputato in altro procedimento per cui il reato è stato ritenuto integrato nella condotta di persona che aveva richiesto il rinvio della trattazione di un procedimento penale a suo carico, sulla scorta di un fax apparentemente proveniente da uno studio legale, con il quale simulava la citazione innanzi ad altra A.G. in qualità di imputato (Cass. VI, n. 32962/2001). Il reato è stato ritenuto nel caso di falsa dichiarazione di un rapporto di parentela tra una donna ed un indagato detenuto per il reato di sfruttamento della prostituzione di questa (Cass. VI, n. 42767/2014). Invece si è escluso che ricorra il reato in caso di falsa dichiarazione di convivenza con un detenuto per ottenere l'ammissione ai colloqui (Cass. VI, n. 10123/2002). Profili processualiGli istituti Il reato in esame è procedibile d'ufficio ed è di competenza del tribunale monocratico. È prevista la citazione diretta (art. 550, comma 2, c.p.p.). Per esso: a) è possibile disporre le intercettazioni nell'ipotesi del secondo comma; b) l'arresto in flagranza è consentito; il fermo non è consentito; c) è consentita l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali. BibliografiaBarillà, L'art. 374-bis c.p. al bivio tra destinazione processuale soggettiva ed oggettiva degli atti (Nota a Cass., sez. VI, 13 luglio 2001, Leoni), in Giust. pen. 2004; Barni e Cateni: L'art. 374-bis e la consulenza medico legale di parte, in Riv. it. medicina legale 1998. |