Codice Penale art. 407 - Violazione di sepolcro.Violazione di sepolcro. [I]. Chiunque viola una tomba, un sepolcro o un'urna [1162 att. c.p.p.] è punito con la reclusione da uno a cinque anni. competenza: Trib. monocratico (udienza prelim.) arresto: facoltativo fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: consentita altre misure cautelari personali: consentite procedibilità: d'ufficio InquadramentoIl modello legale in commento è collocato nel Titolo IV (Dei delitti contro il sentimento religioso e contro la pietà dei defunti) del Libro Secondo del Codice, precisamente nel Capo II, denominato ”Dei delitti contro la pietà dei defunti“. La pietà verso i defunti e verso i siti che ne ospitano i resti risponde ad un istinto umano primordiale, addirittura scisso dalle connotazioni di tipo religioso che esso ha assunto nel corso dei millenni. Tale pietas deve essere intesa quale senso di ossequio, rispetto, cura e devozione che – attribuito ai luoghi che ospitano i le spoglie mortali dei defunti – onora in ultima analisi il ricordo di questi ultimi. SoggettiSoggetto attivo Trattasi di un reato comune, come può agevolmente evincersi dall’indicazione dell’autore dello stesso mediante il termine «chiunque». Bene giuridicoCome si è sopra accennato, il paradigma normativo in esame appresta tutela al sentimento collettivo di devozione e considerazione che – sostanzialmente in tutte le epoche storiche e ad ogni latitudine – è sempre stato riservato ai defunti. Tale sentimento deve considerarsi concettualmente avulso da connotazioni di tipo religioso, che comunque sovente risultano allo stesso correlate. Il bene giuridico oggetto di tutela è dunque la pietà dei defunti; non manca però chi reputa trattarsi di reato plurioffensivo, la cui ratio risiederebbe quindi anche nella volontà legislativa di assicurare adeguata tutela all’igiene pubblica (Manzini, 75; si veda anche Fiandaca e Musco, 337). La dottrina ha sottolineato quanto segue:«Il bene giuridico tutelato è quindi indipendente dal sentimento religioso e si estrinseca invece in un sentimento ancestrale di rispetto verso i defunti, che poi si colora di una dimensione volta a volta religiosa o laica. Tuttavia, è innegabile la forte contiguità tra i due beni, dimostrata dalla comune consistenza immateriale e affettiva, nonché dalla collocazione topografica dei delitti in esame» (Garofoli, 605). MaterialitàCondotta L'oggettività del fatto tipico è rappresentato dalla realizzazione di qualsivoglia condotta che si risolva in una modifica – percepibile sotto il profilo materiale – di una tomba, di un sepolcro o di un'urna. La norma postula poi che la condotta di violazione rilevi non solo nella sua stretta materialità, bensì anche con riferimento al versante tecnico- giuridico. Esistono infatti alterazioni del sepolcro di tipo oggettivo, che però non configurano un'aggressione al bene giuridico tutelato; in tali casi, non potrà allora reputarsi integrato tale modello legale. «La fattispecie di cui all'art. 407 c.p. non si attaglia alle condotte di esumazione ed estumulazione poste in essere legittimamente (se non addirittura doverosamente) ai sensi degli artt. 82-89 d.P.R. 10 settembre 1990 n. 285 Regolamento di polizia mortuaria» (Garofoli, 606). Le nozioni di tomba, sepolcro o urna Con il termine tomba si indica qualsiasi luogo o sito - sia esso esistente in natura o costruito per mano dell’uomo, sia esso ipogeo o meno e di qualsivoglia foggia, conformazione o dimensione – purché risulti deputato ad accogliere le spoglia mortali di uno o più soggetti; è dunque indifferente che in essa vadano posizionate delle ossa, delle ceneri, ovvero un cadavere propriamente detto nella sua interezza. Il sepolcro è invece un monumento, che viene abitualmente edificato in posizione sopraelevata rispetto al piano di campagna, ma che può anche essere ricavato nella pietra; esso è deputato alla conservazione dei resti mortali - generalmente di personaggi esimi e famosi - oppure assolvere a fini celebrativi e commemorativi. Urna è un contenitore di qualsiasi forma o dimensione, destinato ad accogliere le ceneri che residuano dalla cremazione del cadavere. La dottrina ha giustamente sottolineato come, per la sussistenza del reato in commento, sia indispensabile la effettiva presenza di resti umani nella tomba, sepolcro o urna. Non integra quindi il paradigma normativo de quo la condotta di chi violi un cenotafio, ossia un monumento di natura parimenti sepolcrale, ma al cui interno non siano conservate le spoglie mortali del soggetto in ossequio al quale esso sia stato edificato o comunque ricavato (Delpino e Pezzano, 201). Struttura del reato Trattasi di una figura delittuosa costruita secondo lo schema del reato a forma libera. Esso resta pertanto integrato – come sopra accennato - attraverso il compimento di qualsiasi condotta che si riveli atta a violare una tomba, un’urna o un sepolcro. A titolo meramente esemplificativo, realizzano quindi tale figura tipica le condotte di demolizione, di apertura, di scoperchiamento, di breccia, di spaccatura o di danneggiamento. Il reato ha natura commissiva; la forma commissiva mediante omissione è pure astrattamente immaginabile, a patto che sussista in capo al soggetto agente il dovere di scongiurare l’azione tipica altrui, che si diriga in danno della tomba, del sepolcro o dell’urna. È un delitto di offesa, che quindi postula una effettiva attitudine lesiva dell’azione contra legem, rispetto all’offesa al bene giuridico protetto. Elemento soggettivoLa figura delittuosa in commento è caratterizzata dal solo dolo generico. Questo si sostanzia nella coscienza e volontà di porre in essere la violazione di una tomba, di un sepolcro o di un’urna; occorre poi che l’azione aggressiva sia corredata dalla cognizione dell’attitudine offensiva della condotta, nei confronti della pietas riservata ai defunti (Fiandaca e Musco, 338). Evidenziamo come il reato in esame non preveda la punibilità a titolo colposo. La dottrina ritiene quanto segue: «Sotto il profilo dell’elemento psicologico, il dolo è generico e consiste nella coscienza e volontà di offendere il sentimento di rispetto verso il defunto mediante la violazione del sepolcro» (Garofoli, 606). Consumazione e tentativoConsumazione La fattispecie in commento giunge a consumazione nel momento e nel luogo in cui si ha luogo la condotta consistente nella violazione di una tomba, di un’urna o di un sepolcro (Caringella, De Palma, Farini e Trinci, 491). Tentativo È sicuramente ipotizzabile il tentativo, realizzato mediante l’attuazione di atti idonei, inequivocamente diretto alla violazione di una tomba, di un sepolcro o di un’urna. Casisticaa ) Il reato resta integrato anche allorquando il sepolcro, la tomba o l'urna che siano aggrediti dalla condotta di violazione non siano collocati all'interno di un'area cimiteriale consacrata; ciò in quanto il fatto tipico mira a salvaguardare il sentimento di pietà nei confronti dei defunti e tale sentimento può essere offeso anche indipendentemente dalla collocazione fisica del sito violato (Cass. II, n. 34145/2003). b ) Secondo la Corte di Cassazione, laddove il legislatore adopera il termine violazione intende richiamare un concetto che non è soltanto materiale, bensì anche normativo. Non tutte le alterazione sono quindi idonee ad integrare l'elemento oggettivo del delitto, bensì esclusivamente quelle che siano violative dell'interesse giuridico oggetto di tutela, ossia che in concreto offendano il sentimento di pieta verso i defunti. Occorre poi che la condotta si connoti in termini di illegittimità in relazione agli scopi della norma (Cass. III, n. 690/1971). c ) I Giudici di legittimità hanno altresì precisato come – ai fini della tutela assicurata dalla norma in esame – il concetto di cadavere abbracci non soltanto il corpo umano ormai senza vita nella sua totalità e nelle varie parti, rientrandovi anche lo scheletro dopo la totale decomposizione delle parti putrescibili (Cass. III, n. 1198/1969). Profili processualiGli istituti Il reato di violazione di sepolcro è reato procedibile d'ufficio e di competenza del Tribunale monocratico. Per tale reato: a) L'arresto in flagranza è facoltativo; b) non è previsto il fermo; c) è possibile applicare la custodia cautelare in carcere, nonché le altre misure cautelari personali. BibliografiaBacco, Sentimenti e tutela penale: alla ricerca di una dimensione liberale, in Riv. It. D.P.P., 2010; Campolongo, I delitti contro il sentimento religioso e la pietà dei defunti, Napoli, 1930; Caringella, De Palma, Farini, Trinci, Manuale di Diritto Penale – Parte Speciale, Roma, 2015; Delpino e Pezzano, Manuale di Diritto Penale – Parte Speciale, Napoli, 2015; Fiandaca e Musco, Diritto Penale, Parte speciale, Vol. I, Bologna, 1988; Garofoli, Manuale di Diritto Penale – Parte Speciale, Roma, 2015; Manzini, Trattato di Diritto Penale italiano, 5^ ED. Torino, 1986; Santoro, Sentimento religioso e pietà dei defunti (delitti contro il), in NN.D.I., XVI, Torino, 1969; Spinelli, Appunti in tema di tutela del sentimento religioso nell’ordinamento penale italiano, in RIDPP, 1962. |