Codice Penale art. 412 - Occultamento di cadavere.

Marco dell'Utri
Sergio Beltrani

Occultamento di cadavere.

[I]. Chiunque occulta un cadavere, o una parte di esso, ovvero ne nasconde le ceneri, è punito con la reclusione fino a tre anni.

competenza: Trib. monocratico

arresto: non consentito

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: non consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

Delitto inserito nel Titolo IV (denominato ”Dei delitti contro il sentimento religioso e contro la pietà dei defunti“) del Libro secondo del Codice penale, precisamente nel Capo II (intitolato ”Dei delitti contro la pietà dei defunti“). La norma in commento incrimina la condotta consistente nel nascondimento di un cadavere, di parti di questo ovvero delle relative ceneri. Siffatta condotta di nascondimento deve avvenire con modalità tali da offendere il sentimento di pietà verso i defunti. In sintesi, il nascondimento è la condotta temporanea, che avvenga con modalità tali da rendere in seguito possibile il ritrovamento.

Per ciò che inerisce all’uso a fini scientifici di parti di cadavere, potrà vedersi quanto disposto dalla L. 2 dicembre 1975, n. 644, che disciplina le possibilità di prelievo di parti del cadavere ai fini dell’effettuazione di trapianti terapeutici.

Soggetti

Soggetto attivo

Il modello legale in commento è strutturato quale reato comune, come può agevolmente evincersi dall’adozione del termine ”chiunque“ per indicare chi se ne renda protagonista.

Bene giuridico

Il bene giuridico tutelato dal paradigma normativo in esame coincide perfettamente con quello tutelato dalle precedenti disposizioni; può pertanto operarsi un integrale rinvio a quanto chiarito – sul punto specifico – nei relativi commenti.

Alcuni Autori hanno ritenuto, peraltro, che la ratio di una disposizione incriminatrice di questa natura si debba cogliere nella mera protezione dell’integrità del cadavere e delle ceneri. Il bene giuridico protetto è però il sentimento di pietà verso i defunti, venendo così incriminata l’attività di nascondimento di resti umani (cadaveri, parti di esso o relative ceneri). Del tutto estranea all'ambito delle previsioni della norma deve ritenersi la protezione di interessi di tipo sanitario (Fiandaca-Musco, PS, 467). In altri termini, la condotta di nascondimento altro non è che lo strumento mediato per offendere il sentimento di pietà verso i defunti. Va peraltro rammentato come alcuni Autori abbiano altresì ritenuto che la disposizione in commento sia finalizzata ad assicurare anche una tutela dell’interesse dei congiunti a che il cadavere e le ceneri dei propri cari siano correttamente conservate e custodite. Non è poi mancato chi ha sostenuto come si possa tutelare l’interesse di ciascuno, a che i propri resti non siano occultati o nascosti. I beni che vengono garantiti sono pertanto beni immateriali, che rilevano nella loro dimensione sentimentale e affettiva: sono meritevoli di tutela in quanto riconducibili ad un interesse proprio della collettività.

Materialità

Condotta

La condotta incriminata consiste nel temporaneo occultamento di un cadavere, di sue parti ovvero delle relative ceneri. Si deve evidenziare come sia unanimemente condivisa l'idea che considera i termini nascondimento e occultamento quali sinonimi; ciò che invece muta è soltanto l'oggetto della condotta.

La dottrina è largamente concorde, nel ritenere che la linea di demarcazione tra il delitto di occultamento ex art. 412 e il delitto di sottrazione ex art. 411 si possa cogliere anche nella diversa dimensione soggettiva. Va però sottolineato come l'elemento discretivo per eccellenza, tra le due fattispecie, si possa individuare nella precarietà del nascondimento di cui all'art. 411 c.p. Difatti, è stato opportunamente sottolineato come si sia in presenza ”…di una fattispecie a quella precedente, caratterizzata dalla temporaneità del nascondimento: anche la soppressione e la sottrazione di cui all'art. 411 c.p. si caratterizzano in un nascondimento che tuttavia assume carattere permanente“ (Fiandaca, PS, 471).

Nozioni di cadavere, parti del cadavere, ceneri

Può operarsi un integrale rinvio ai concetti enucleati nei commenti agli articoli che precedono.

Forma della condotta

La fattispecie delittuosa in commento è strutturata quale reato a forma libera, in relazione al quale assume rilievo qualsiasi modalità di esecuzione materiale della condotta.

La condotta tipica consistente nell’occultamento ha una natura attiva. Si ammette l’integrazione del modello legale in esame anche mediante una condotta meramente omissiva; occorre però che gravi sul soggetto agente un obbligo giuridico, di impedire il nascondimento.

Evento

Il delitto di cui all’art. 412 è un reato di evento: è indispensabile che si verifichi l’evento lesivo; quest’ultimo deve individuarsi nella concreta lesione del sentimento di pietà verso i defunti, per il tramite dell’attività di nascondimento o di occultamento.

Rapporti con altri reati

In dottrina è stato precisato come la fattispecie delittuosa in commento spesso conviva – negli accadimenti concreti – con il delitto di omicidio, rispetto al quale rappresenta una frequente conseguenza, allorquando il soggetto agente si trovi dinanzi all'esigenza di occultare le tracce dell'assassinio. Sicuramente poi tale delitto può coesistere con il reato di vilipendio di cadavere (Caringella, De Palma, Farini, Trinci, 500). Si è infine sopra già rammentata la differenza ontologica esistente fra il paradigma normativo in commento e il reato di cui al precedente art. 411.

Elemento soggettivo

La fattispecie delittuosa in esame postula la sussistenza del solo dolo generico; questo coincide con la coscienza e volontà di occultare in maniera temporanea un cadavere - o parti dello stesso, oppure le relative ceneri – con la consapevolezza dell’attitudine di tale gesto a recare lesione al sentimento Secondo la dottrina, il necessario coefficiente psicologico richiesto da tale figura tipica può manifestarsi anche nella declinazione del dolo eventuale; ciò avverrà nel caso in cui il soggetto agente – a prescindere dal fine avuto di mira – accetti il rischio che si concretizzi un nascondimento avente le caratteristiche sopra enucleate (Garofoli, 499).

Consumazione e tentativo

Consumazione

Il reato giunge a consumazione nel momento e nel luogo in cui avviene il nascondimento del cadavere, di parte dello stesso, ovvero delle relative ceneri.

La giurisprudenza ha precisato come il modello legale in commento non esiga che il compimento della condotta tipica avvenga necessariamente quando già il corpo della vittima sia privo di vita; è al contrario bastevole che tale condotta appaia intenzionalmente finalizzata al nascondimento del cadavere. E infatti, secondo Cass. V, n. 11327/1993, la conduzione di un moribondo in un determinato luogo, con il proposito di occultarne il corpo una volta defunto, è condotta in grado di integrare il paradigma normativo in esame, anche se la morte avviene dopo il nascondimento.

Tentativo

Non si dubita della configurabilità del tentativo, coincidente con la realizzazione di atti idonei, diretti in modo non equivoco a giungere all’occultamento di un cadavere, di parti dello stesso, ovvero delle relative ceneri.

Casistica

Riportiamo alcune sentenza, inerenti a questioni di particolare rilievo.

a ) Secondo i Giudici di legittimità – affinché resti integrato il delitto in esame – occorre che si verifichi un celamento di natura temporanea, nel senso che esso deve essere posto in essere secondo modalità tali che consentano comunque il successivo ritrovamento del cadavere; il delitto di soppressione o sottrazione o distruzione di cadavere postula invece un nascondimento che abbia caratteristiche tali da assicurare – con un elevato grado di probabilità – una sostanziale impossibilità che le ricerche sortiscano l'effetto di giungere all'individuazione del cadavere (Cass. I, n. 1000/2018). Cass. I, n. 32038/2013 ha ribadito come la linea di demarcazione fra le due figure tipiche coincida con le modalità dell'occultamento, che devono esser tali – nell'un caso - da rendere il ritrovamento del cadavere tendenzialmente impossibile e – per quanto attiene alla fattispecie in esame – da rendere tale ritrovamento altamente probabile, sebbene magari all'esito di accurate ricerche (sulla medesima direttrice interpretativa si è posizionata anche Cass. I, n. 36465/2011).

b ) Stando a Cass. I, n. 8748/2011, perché risultino integrati gli elementi costitutivi del modello legale in commento, non vi è necessità che venga adottata una eccezionale destrezza o scaltrezza nell'occultamento; è infatti bastevole che il cadavere venga sistemato in modo tale da renderne disagevole il ritrovamento almeno per un tempo apprezzabile. Nel caso di specie, infatti, si è ritenuto integrato il reato nel collocamento dei resti umani in una macchia di rovi in zona isolata.

c ) La Corte di Cassazione ha spiegato come – perché resti integrato il delitto di occultamento di cadavere – non sia indispensabile il compimento della condotta nei confronti di un corpo che sia già privo di vita. Basta infatti che il soggetto agente – potendo fondatamente reputare imminente il decesso della vittima – ne ponga il corpo in modo da renderne disagevole il ritrovamento; la morte dunque – laddove non si verifichi alcuna modifica sostanziale dello stato di cose realizzato dall'agente – può anche essere successiva rispetto al nascondimento (Cass. III, n. 1142/2016; nello stesso senso si era espressa Cass. V, n. 11327/1993, secondo la quale non è necessario che l'azione tipica abbia ad oggetto un corpo che sia già privo di vita, bensì solo che la condotta sia diretta in via intenzionale a nascondere un cadavere).

d ) Le disposizioni normative di cui agli artt. 411 e 412 sono strutturate quali reati plurioffensivi; esse infatti apprestano tutela non soltanto al comune sentimento di pieta verso i defunti, bensì anche a beni e interessi di natura privatistica, fra i quali può annoverarsi il diritto di disporre del cadavere, riconosciuto al congiunto o all'erede anche se legittimario, del defunto stesso, quale corrispettivo del dovere di dare al defunto una sistemazione opportuna (Cass. I, n. 742/1969).

e ) Il delitto in commento giunge a consumazione nel momento e nel luogo in cui si verifica un nascondimento che sia ricollegabile all'azione del soggetto agente; tale fattispecie ha dunque veste di reato istantaneo con effetti permanenti (Cass. I, n. 1119/1990).

f ) Il reato in esame può concorrere con quello di vilipendio di cadavere (Cass. III, n. 1107/1971).

Profili processuali

Gli istituti

Trattasi di reato procedibile d'ufficio e di competenza del Tribunale monocratico.

Per tale reato:

a) non è previsto l'arresto in flagranza;

b) non si può disporre il fermo;

c) non è consentita l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali.

Bibliografia

Antolisei, Manuale di diritto penale, PS – vol. II, Milano, 2000; Caringella, De Palma, Farini, Trinci, Manuale di Diritto Penale, PS, Roma, 2015; Chiarotti, voce Defunti (delitti contro la pietà dei), in Enc. dir., XI, Milano, 1962; Dall’Ora, Sulla nozione giuridico-penale di cadavere. La questione del nato morto, in RIDPP, 1949; Delpino e Pezzano, Manuale di Diritto Penale, PS, Napoli, 2015; Fiandaca, voce Pietà dei defunti (delitti contro la), in Enc. giur., XXIII, Roma, 1990; Fiandaca e Musco, Diritto penale, PS, Vol. I, Bologna, 1988; Frisoli, La nozione di cadavere nel diritto penale, in RIDPP, 1961; Garofoli, Manuale di Diritto Penale, PS, Tomo I, Roma, 2015; Mazza, I miracoli del diritto: a passeggio con il cadavere del moribondo, RPOL, 1995; Mormando, Trattato di diritto penale. Parte speciale. Vol. 5: Delitti contro il sentimento religioso e contro la pietà dei defunti, Padova, 2005; Rossi Vannini, voce Pietà dei defunti (delitti contro la), in Dig. pen., IX, Torino, 1995; Santoro, voce Sentimento religioso e pietà dei defunti (delitti contro il), in NN.D.I., XVI, Torino, 1969.

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