Codice Penale art. 421 - Pubblica intimidazione.

Marco dell'Utri
Sergio Beltrani

Pubblica intimidazione.

[I]. Chiunque minaccia di commettere delitti contro la pubblica incolumità [422-437], ovvero fatti di devastazione o di saccheggio [419], in modo da incutere pubblico timore, è punito con la reclusione fino a un anno.

competenza: Trib. monocratico

arresto: non consentito

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: non consentite

procedibilità: d'ufficio.

Inquadramento

Il reato in esame consiste nel minacciare la commissione di delitti contro la pubblica incolumità, ovvero fatti di devastazione saccheggio, in modo da incutere pubblico timore e, conseguentemente, da porre in pericolo il bene dell'ordine pubblico.

Soggetti

Soggetto attivo

Il delitto in esame è comune, perché può essere commesso da chiunque.

Bene giuridico

Il reato di pubblica intimidazione tutela (quale bene giuridico) l'ordine pubblico inteso come il complesso delle condizioni materiali da cui dipende il sentimento della sicurezza e della tranquillità collettiva; condizioni suscettibili d'esser turbate dalle condotte consistenti nell'incutere pubblico timore attraverso la minacciosa prospettazione del compimento di specifici delitti, quali quelli contro la pubblica incolumità, ovvero di fatti di devastazione e saccheggio.

Il delitto in esame è un reato di pericolo, da verificare concretamente in relazione all'effettiva idoneità della minaccia proferita a porre in pericolo l'ordine pubblico mediante il timore pubblicamente suscitato (Antolisei, 269).

Materialità

Modalità della condotta

Il delitto di pubblica intimidazione ricorre quando l'agente minaccia la commissione dei delitti formalmente previsti dal codice penale come diretti a tutelare la pubblica incolumità, ovvero del delitto di devastazione saccheggio, in modo da incutere pubblico timore, sì da compromettere l'integrità dell'ordine pubblico.

La minaccia dev'essere credibile, non essendo sufficiente un mero presagio o pronostico (De Vero, 237, Fiandaca e Musco, 504).

Si è inoltre affermato come — non trattandosi di reato di pericolo astratto, bensì di delitto che reca un evento (essendo, quindi, essenziale che la provocazione di pubblico timore sia effettiva) — tra gli eventi minacciati debbano ricomprendersi anche i delitti colposi contro la pubblica incolumità (De Vero, 237).

Forma della condotta

Il reato in esame è un reato a forma libera, potendo l'autore proferire la minaccia avente a oggetto la commissione dei reati descritti dalla norma in commento in qualsiasi modo, anche non pubblico e non diretto, con la parola, lo scritto od ogni altro strumento di comunicazione, purché idoneo a incutere pubblico timore (Contieri, 164).

Natura della condotta

Il delitto di assistenza agli associati è un reato di evento, nella specie consistente nell'effettiva e concreta verificazione di un pubblico timore.

Secondo alcuni autori, il pubblico timore deve ritenersi un elemento costitutivo del reato (ossia l'evento del reato), poiché l'offensività della condotta s'incentra nel turbamento della tranquillità pubblica (Antolisei (PS), 269; De Vero, 238; Fiandaca e Musco, 504). Secondo altri autori il pubblico timore costituisce una condizione obiettiva di punibilità, con la conseguente anticipazione, al momento della minaccia, della consumazione del reato (Contieri, 165).

Rapporti con gli altri reati

La minaccia rivolta a persone determinate vale a configurare la fattispecie come reato complesso, che assorbe il reato di minaccia di cui all'art. 612 (Contieri, 167).

Secondo una diversa impostazione, l'art. 421, integrerebbe una figura speciale di minaccia caratterizzata dal relativo oggetto (Rosso, 170).

Per coloro che ravvisano, tra la fattispecie di cui all'art. 612 e quella di cui all'art. 421 un rapporto di specialità reciproca, la prevalenza della fattispecie in commento deriverebbe dal principio di assorbimento (De Vero, 238).

In contrasto con l'opinione per cui i delitti commessi in attuazione della minaccia concorrono con il reato di pubblica intimidazione (in quanto tale ultimo delitto ha un'oggettività giuridica differente rispetto ai reati minacciati), taluni autori ritengono che la pubblica intimidazione rimanga assorbita dai primi, in quanto fatto antecedente non punibile (Ranieri, 438).

In forza di una diversa impostazione, ai fini del concorso tra reati occorre distinguere l'ipotesi in cui la minaccia abbia a oggetto delitti contro l'incolumità pubblica dal caso in cui la minaccia concerna fatti di devastazione e saccheggio: nel primo caso, sussiste una diversa obiettività giuridica tra il delitto in esame e i reati minacciati, con il conseguente concorso materiale tra i predetti reati e il delitto di cui all'art. 421; nella seconda ipotesi, invece, in applicazione del fenomeno della progressione criminosa tra norme aventi la medesima obiettività giuridica, si applica unicamente l'art. 419 (Contieri, 167).

Elemento soggettivo

Il dolo

Il delitto in esame richiede la consapevolezza e la volontà di proferire la minaccia di commettere delitti contro la pubblica incolumità, ovvero fatti di devastazione di saccheggio, in modo da incutere pubblico timore, così ponendo in pericolo l'ordine pubblico.

Secondo gli autori che qualificano il pubblico timore come condizione obiettiva di punibilità, deve ritenersi sufficiente la volontà di minacciare (Contieri, 166). Viceversa, per coloro i quali il turbamento nel pubblico costituisce l'evento del reato, occorre che l'agente abbia la consapevolezza di incutere pubblico timore (Fiandaca e Musco, 504).

L'errore sul carattere delittuoso dei fatti minacciati esclude il dolo per chi ritiene necessaria la consapevolezza della provocazione di un pubblico timore (Fiandaca e Musco, 504); diversamente, un tale errore, vertendo sulla legge penale, non esclude la sussistenza del dolo (Contieri, 166).

La colpa

Il reato di pubblica intimidazione non è punibile a titolo di colpa.

Consumazione e tentativo

Consumazione

Il delitto di pubblica intimidazione si consuma nel momento in cui la minaccia, avente il contenuto qualificato descritto dalla norma, inizia a ingenerare pubblico timore (De Vero, 238).

Secondo gli autori che configurano il pubblico timore quale condizione obiettiva di punibilità, la consumazione del reato deve ritenersi anticipata al momento della minaccia (Contieri, 165)

Tentativo

È configurabile il tentativo di pubblica intimidazione, consistente nel compimento di atti idonei diretti in modo non equivoco a minacciare la commissione di delitti contro la pubblica incolumità, o fatti di devastazione e saccheggio, in modo da incutere pubblico timore (De Vero, 238).

L'ammissibilità del tentativo è viceversa esclusa da coloro che qualificano l'elemento del pubblico timore come condizione obiettiva di punibilità (Contieri, 166).

Profili processuali

Gli istituti

Il reato di pubblica intimidazione è reato procedibile d'ufficio e di competenza del Tribunale monocratico.

Per tale reato:

a) l' arresto in flagranza e il fermo non sono consentiti;

b) l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali non è consentita.

Bibliografia

Antolisei, Manuale di diritto penale. Parte speciale, Milano, 2008; Fiandaca e Musco, Diritto penale. Parte speciale, Bologna, 2012; Contieri, I delitti contro l'ordine pubblico, Milano, 1961; De Vero, Intimidazione pubblica, in Digesto pen., VII, Torino, 1993; Ranieri, Manuale di diritto penale, Parte spec., Padova, 1962; Rosso, Ordine pubblico (delitti contro l'), in Nss. D.I., XII, Torino, 1965.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario