Codice Penale art. 423 bis - Incendio boschivo 1 .

Marco dell'Utri
Sergio Beltrani

Incendio boschivo1.

[I]. Chiunque, al di fuori dei casi di uso legittimo delle tecniche di controfuoco e di fuoco prescritto,2 cagioni un incendio su boschi, selve , foreste o zone di interfaccia urbano-rurale ovvero su vivai forestali destinati al rimboschimento, propri o altrui, è punito con la reclusione da sei a dieci anni3.

[II]. Se l'incendio di cui al primo comma è cagionato per colpa, la pena è della reclusione da due a cinque anni 45.

[III]. Le pene previste dal primo e dal secondo comma sono aumentate se dall'incendio deriva pericolo per edifici o danno su aree o specie animali o vegetali protette o su animali domestici o di allevamento 6.

[IV]. Le pene previste dal primo e dal secondo comma sono aumentate della metà se dall'incendio deriva un danno grave, esteso e persistente all'ambiente 7.

[V]. La pena prevista dal primo comma e' aumentata da un terzo alla meta' quando il fatto e' commesso al fine di trarne profitto per se' o per altri o con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti all'esecuzione di incarichi o allo svolgimento di servizi nell'ambito della prevenzione e della lotta attiva contro gli incendi boschivi8.

[VI]. Le pene previste dal presente articolo sono diminuite dalla metà a due terzi nei confronti di colui che si adopera per evitare che l'attività delittuosa venga portata a conseguenze ulteriori, ovvero, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado, provvede concretamente alla messa in sicurezza e, ove possibile, al ripristino dello stato dei luoghi9.

[VII]. Le pene previste dal presente articolo sono diminuite da un terzo alla metà nei confronti di colui che aiuta concretamente l'autorità di polizia o l'autorità giudiziaria nella ricostruzione del fatto, nell'individuazione degli autori o nella sottrazione di risorse rilevanti per la commissione dei delitti10.

 

[1] Articolo inserito dall'art. 11 comma 1 l. 21 novembre 2000, n. 353. Le disposizioni del citato articolo 11 riproducono quelle già introdotte dal d.l. 4 agosto 2000, n. 220, conv., con modif., nella l. 6 ottobre 2000, n. 275.

[2] Le parole «, al di fuori dei casi di uso legittimo delle tecniche di controfuoco e di fuoco prescritto,» sono state inserite dall'art. 6, comma 1, lett. a-bis), d.l. 8 settembre 2021, n. 120, conv., con modif., in l. 8 novembre 2021, n. 155.

[3] Comma modificato dall'art. 6, comma 1, lett. a) d.l. 10 agosto 2023, n. 105, conv., con modif. in l. 9 ottobre 2023, n. 137 che ha sostituito le parole «da sei» alle parole ««da quattro»  e in sede di conversione le parole «, foreste o zone di interfaccia urbano-rurale» alle parole «o foreste».

[4] La Corte cost. 20 gennaio 2023, n. 3, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell’art. 656, comma 9, lettera a), del codice di procedura penale, nella parte in cui stabilisce che non può essere disposta la sospensione dell’esecuzione nei confronti dei condannati per il delitto di incendio boschivo colposo di cui al presente comma. 

[5] Comma modificato dall'art. 6, comma 1, lett. b) d.l. 10 agosto 2023, n. 105, conv., con modif. in l. 9 ottobre 2023, n. 137 che ha sostituito le parole «da due» alle parole «da uno».

[6] Le parole: «su aree o specie animali o vegetali protette o su animali domestici o di allevamento» sono state sostituite alle parole «su aree protette» dall'art. 6, comma 1, lett. a-ter), d.l. 8 settembre 2021, n. 120, conv., con modif., in l. 8 novembre 2021, n. 155.

[7] L'art. 6, comma 1, lett. b)  d.l. 8 settembre 2021, n. 120, aveva disposto l'inserimento di un comma dopo il quarto, ma tale modifica è stata soppressa in sede di conversione del medesimo decreto in l. 8 novembre 2021, n. 155. Il testo del  comma era il seguente: «Quando il delitto di cui al primo comma è commesso con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti allo svolgimento di servizi nell'ambito della prevenzione e della lotta attiva contro gli incedi boschivi, si applica la pena della reclusione da sette a dodici anni».

[9] Comma aggiunto dall'art. 6, comma 1, lett. b)  d.l. 8 settembre 2021, n. 120, come modificato in sede di conversione in l. 8 novembre 2021, n. 155, che ha soppresso le parole «Salvo che ricorra l'aggravante di cui al quinto comma,».

[10] Comma aggiunto dall'art. 6, comma 1, lett. b)  d.l. 8 settembre 2021, n. 120, conv., con modif., in l. 8 novembre 2021, n. 155.

 

competenza: Trib. monocratico (udienza prelim.); Trib. collegiale (4° comma; 5° comma in relazione al 1° comma )

arresto: obbligatorio (1°, 4° e 5° comma; 7° comma in relazione al 1° comma); facoltativo (2° comma; 6° e 7° comma)

fermo: consentito (1° comma); non consentito (2° comma)

custodia cautelare in carcere: consentita (ma v. art. 275, comma 2-bis, c.p.p.)

altre misure cautelari personali: consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

La norma in esame — introdotta dalla legge-quadro in materia di incendi boschivi (l.  n. 353/2000) — punisce la condotta (tanto dolosa, quanto colposa) del soggetto che causa un incendio su boschi, selve o foreste, ovvero su vivai forestali destinati al rimboschimento, sia di proprietà dell'agente che di altri, in modo da porre in pericolo la sicurezza della vita, dell'integrità fisica o della salute di un numero indeterminato di persone, nonché l'integrità del patrimonio boschivo e — per suo tramite — dell'ambiente.

La pena prevista per tali condotte è diversamente aggravata ove dall'incendio derivi pericolo per edifici o danno su aree protette, ovvero un danno grave, esteso e persistente all'ambiente.

La ratio politico-criminale del reato si ricollega all’esigenza di prevenire più efficacemente il grave fenomeno degli incendi boschivi, che è andato sempre più incrementandosi quasi sempre per effetto dell’azione dolosa dell’uomo (Fiandaca, Musco, 516; Corbetta, 1344; Cupelli, 95; Musacchio, 671).

Soggetti

Soggetto attivo

Il delitto di incendio boschivo può essere commesso da chiunque (Fiandaca e Musco, 516).

L'art. 6, comma 1, lett. a-bis ), d.l. n. 120 del 2021, come modificato dalla legge di conversione n. 155 del 2021, ha inserito nella disposizione, dopo la parola “chiunque”, le parole “ al di fuori dei casi di uso legittimo delle tecniche di controfuoco e di fuoco prescritto ”: si è, in tal modo, inteso evidenziare che sono fuori dalla sfera del penalmente rilevante le condotte, pur astrattamente coincidenti con quelle previste come reato di incendio boschivo, poste in essere con le tecniche indicate , generalmente proprio al fine di impedire il divampar e di incendi boschivi.

In particolare:

- il “controfuoco ” è una pratica della tradizione contadina, economica e molto efficace per impedire il divampare degli incendi boschivi, che consiste nell'appiccare un “fuoco contrario”, ovvero nel bruciare la vegetazione esistente davanti all'incendio , per esaurire i materiali combustibili ed in tal modo arrestar n e il progredire ;

- il “fuoco prescritto ” è “la tecnica di applicazione esperta e d autorizzata del fuoco alla vegetazione, su superfici pianificate, adottando precise prescrizioni e procedure operative, per conseguire diversi obiettivi di gestione del territorio ”, e serve , in particolare, a prevenire gli incendi boschivi , sopprimendo i segmenti di vegetazione che si preveda possano prendere facilmente fuoco (ad es., erbe secche, lettiera) , ma anche a preservare ecosistemi ed habitat naturali ed a selezionare le erbe utili per il pascolo , eliminando quelle nocive o secche, gli arbusti ed i ceppi residuati dopo il taglio di alberi , oltre che a formare il personale addetto allo spegnimento degli incendi boschivi .

La novella appare, per la verità, di poco rilievo , poiché le condotte che si è inteso escludere dall'ambi to di applicazione della norma penale incriminatrice di cui all'art. 423-bis già in precedenza non integravano il reato, per trasparente assenza di dolo; essa rischia anzi di ingenerare confusioni, dovendo essere ben chiaro il riferimento alle indicate tecniche a fini di esclusione della responsabilità penale implica la necessità che esse siano impiegate esclusivamente per prevenire o fronteggiare gli incendi boschivi, poiché, in caso contrario, si finirebbe con il legittimare l'operato dei piromani, che potrebbero accampare un comodo alibi per giustificare le proprie condotte.

Bene giuridico

Il reato in esame tutela (quale bene giuridico) tanto l'incolumità pubblica, intesa quale sicurezza della vita, dell'integrità fisica o della salute di un numero indeterminato di persone, quanto l'integrità del patrimonio boschivo e — per suo tramite — dell'ambiente considerato bene insostituibile per la qualità della vita (Fiandaca e Musco, 516).

Materialità

Modalità della condotta

La condotta che integra il reato in commento consiste nel compiere qualunque attività che provochi la deflagrazione di un incendio su boschi, selve o foreste, ovvero su vivai forestali destinati al rimboschimento. In particolare, ai fini della configurabilità del reato, per ‘incendio boschivo' deve intendersi (in conformità al dettato dell'art. 2 della legge 21 novembre 2000, n. 353) un fuoco suscettibile di espandersi su aree boscate, cespugliate o arborate (comprese eventuali strutture e infrastrutture antropizzate poste all'interno delle predette aree), oppure su terreni coltivati o incolti e pascoli limitrofi alle dette aree (Cass., III, n. 23201/2003); Cass. I, n. 41927/2016; che, in applicazione del principio, ha ritenuto idonea a configurare il reato la presenza di fiamme propagatesi in un'area adibita a pascolo, limitrofa ad una vasta superficie boscosa, la cui attitudine a propagarsi era stata desunta dal loro fronte, dalla presenza del vento e dall'impiego massiccio di personale per sedarle). 

L'elemento oggettivo del reato di incendio boschivo può riferirsi anche ad estensioni di terreno a «boscaglia», «sterpaglia» e «macchia mediterranea», atteso che l'intento del legislatore è quello di dare tutela a entità naturalistiche indispensabili alla vita (Cass., I, n. 23411/2015; Cass., I, n. 14209/2008; Cass., I, n. 25935/2001).

In tema di incendio boschivo, l'elemento oggettivo del reato può riferirsi anche ad estensioni di terreno a "boscaglia", "sterpaglia" e macchia mediterranea", in quanto l'intento del legislatore è quello di dare tutela a entità naturalistiche indispensabili alla vita (Cass. I, n. 31345/2020).

Per selva s’intende un’associazione vegetale su vasta estensione di terreno che si presenta fitta, intricata e confusa. Foresta è una vasta estensione boscosa in cui crescono alberi d’alto fusto, spontaneamente o meno. Per vivai forestali destinati al rimboschimento s’intendono quelle superfici in cui avviene la coltivazione di piante e alberi a scopo di rimboschimento, con esclusione, dunque, di vivai, serre, ecc., destinati ad uso privato o commerciale (Corbetta, 205).

I beni boschivi incendiati possono essere indifferentemente propri dell’agente o altrui, considerato che i beni silvani si sottraggono alla disponibilità dello stesso proprietario (Fiandaca e Musco, 516; Nuzzo, 599).

Per assumerne rilevanza penale, l'incendio deve avere gli stessi caratteri di vastità, diffusività, difficoltà di estinzione, ecc., che si sono già esaminati in riferimento all’art. 423 (Fiandaca, Musco, 504).

Nel senso che la definizione di ‘incendio boschivo’ di cui all’art. 423-bis non coinciderebbe con quella, più ampia, racchiusa nell’art. 2, l. 21 novembre 2000, n. 353, v. Corbetta, 206; per la natura concreta del pericolo determinato dal reato in esame v. Cupelli, 186.

Forma della condotta

Il reato in esame è un reato a forma libera, nel senso che vale a integrarlo qualunque condotta idonea alla causazione di un incendio dei beni descritti dalla norma in commento.

Natura della condotta

Le condotte dirette a integrare la fattispecie criminosa dell'incendio boschivo possono essere tanto attive, quanto omissive: in tal ultimo caso, ai sensi dell'art. 40, comma 2, il reo risponde del delitto di incendio boschivo là dove, avendone l'obbligo giuridico, abbia consapevolmente e volontariamente (ovvero per colpa) omesso di impedirne la verificazione.

Evento

Il reato di incendio boschivo è un reato di evento, consistente nella verificazione di un incendio dei beni indicati dalla norma in esame che, per le proporzioni o l'entità assunte, abbia posto in pericolo la pubblica incolumità e i ridetti beni.

Elemento soggettivo

Il dolo

Il dolo del delitto in esame è il dolo generico consistente nella coscienza e volontà di dar vita a un fuoco che, in ragione dell'entità e delle proporzioni (di per sé tali da porre in pericolo la pubblica incolumità) abbia le caratteristiche proprie dell'incendio penalmente rilevante e sia destinato a incidere sui beni indicati dalla norma commento.

La colpa

L'art. 423-bis punisce altresì le condotte di causazione dell'incendio boschivo per colpa, ossia qualora l'evento si verifichi a causa di negligenza, imprudenza o imperizia dell'agente.

Consumazione e tentativo

Consumazione

Il reato di incendio boschivo si consuma nel momento in cui il fuoco provocato dall'agente assume entità e proporzioni tali da porre in pericolo la pubblica incolumità o i beni descritti dalla norma in esame.

Tentativo

È ammissibile il tentativo di incendio boschivo, che consiste nel compimento di atti idonei diretti in modo non equivoco alla provocazione di un evento incendiario penalmente rilevante destinato a incidere sul patrimonio boschivo.

Forme di manifestazione

 

Circostanze

Costituiscono aggravanti specifiche quelle di cui aI commi 3 e 4 dell'articolo in commento, secondo cui la pena prevista dal comma 1 è aumentata nei limiti di un terzo se dall'incendio derivi un pericolo per edifici o un danno su aree protette, ovvero è aumentata della metà se da detto incendio derivi un danno grave, esteso e persistente all'ambiente (con riguardo alla natura di circostanza aggravante di tale ultima disposizione v.Benini, 3165; Fiandaca e Musco, 517; Gargani, 262).

Per la definizione di area protetta occorre riferirsi alla legge quadro sulle aree protette (l. 6 dicembre 1991, n. 394) e in generale alle disposizioni di legge che qualificano come tale un'area, sia essa nazionale o regionale (cfr. art. 8, l. 21 novembre 2000, n. 353): si tratta di territori sottoposti a un particolare regime di tutela e di protezione, quali i parchi naturali gestiti dallo Stato, i parchi naturali regionali e le riserve naturali (Corbetta, 210). Mentre per le aree protette è richiesta la causazione di un danno effettivo, per gli edifici è sufficiente la sola presenza del pericolo.

L'art. 6, comma 1, lett. a-ter), d.l. n. 120 del 2021, come modificato dalla legge di conversione n. 155 del 2021, ha sostituito le parole «su aree protette» con le parole «su aree o specie animali o vegetali protette o su animali domestici o di allevamento», ampliando l'ambito di operatività della circostanza aggravante speciale.

L'art. 6, comma 1, lett. a-ter), d.l. n. 120 del 2021 aveva aggiunto un comma dal seguente tenore:  «Quando il delitto di cui al primo comma è commesso con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti allo svolgimento di servizi nell'ambito della prevenzione e della lotta attiva contro gli incedi boschivi, si applica la pena della reclusione da sette a dodici anni». Il comma è stato, peraltro, soppresso, in sede di conversione, dalla l. n. 155/2021.

L'art. 6, comma 1, lett. b), d.l. n. 120 del 2021 aveva aggiunto un nuovo quinto comma dal seguente tenore:  «Salvo che ricorra l'aggravante di cui al quinto comma, le pene previste dal presente articolo sono diminuite dalla metà a due terzi nei confronti di colui che si adopera per evitare che l'attività delittuosa venga portata a conseguenze ulteriori, ovvero, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado, provvede concretamente alla messa in sicurezza e, ove possibile, al ripristino dello stato dei luoghi». Il comma è stato modificato, in sede di conversione, dalla l. n. 155/2021, sopprimendo le parole «Salvo che ricorra l'aggravante di cui al quinto comma (aggravante eliminata in sede di conversione)». Risulta, quindi, inserita una nuova circostanza attenuante speciale che premia, in misura più incisiva rispetto a quanto previsto dall'art. 62, primo comma, n. 6, c.p., l'autore di condotte di ravvedimento attivo o comunque riparatorie.

L'art. 6, comma 1, lett. b), d.l. n. 120/2021, come convertito dalla l. n. 155/2021, ha aggiunto un nuovo sesto comma, a norma del quale «Le pene previste dal presente articolo sono diminuite da un terzo alla metà nei confronti di colui che aiuta concretamente l'autorità di polizia o l'autorità giudiziaria nella ricostruzione del fatto, nell'individuazione degli autori o nella sottrazione di risorse rilevanti per la commissione dei delitti». Risulta, quindi, inserita una ulteriore circostanza attenuante speciale che premia incisivamente gli autori delle indicate condotte collaborative.

Le misure di prevenzione

V. sub art. 423.

Casistica

Sussiste la responsabilità per il reato di incendio boschivo del legale rappresentante della ditta incaricata dello spettacolo pirotecnico che non si assicuri, con diligenza e attenzione maggiore, richieste dalla pericolosità dell'attività, che l'evento si svolga in presenza di condizioni di sicurezza idonee a prevenire rischi nei confronti dei terzi, in conseguenza degli spari azionati e della potenziale diffusione di scintille sulla vegetazione, non esonerando il responsabile da tali obblighi di cautela il fatto che l'esplosione dei fuochi avvenga in un'area pressocchè priva di vegetazione, più volte utilizzata in passato, e che il servizio di pulizia sia di competenza dell'amministrazione comunale (Cass. IV, n. 48942/2017).

Profili processuali

Gli istituti

Il reato di incendio boschivo è reato procedibile d'ufficio e di competenza del Tribunale monocratico (collegiale per il comma 4).

Per tale reato:

a) l' arresto in flagranza è obbligatorio per l'ipotesi di cui ai commi 1 e 3 e 4 (in relazione al 1), mentre è facoltativo per i commi 2 e 3 e 4 (in relazione al 2);

b) il fermo è consentito in relazione al comma 1;

c) l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali è consentita.

Le modifiche introdotte dal  d.l.  n. 105/2023  conv . in  l. n. 137/2023

Per rendere ancora più incisive (dopo un primo intervento operato con d.l. n. 120 del 2021 come convertito) le attività di contrasto alla piaga dilagante (soprattutto in determinati territori) degli incendi boschivi, il d.l. n. 105 del 2023, convertito con modifiche dalla legge n. 137 del 2023, ha introdotto una serie di modifiche:

- ha aumentato il minimo edittale (da quattro a sei anni di reclusione per l'ipotesi dolosa di cui al comma 1; da uno a due anni di reclusione per l'ipotesi colposa di cui al comma 2);

- ha ampliato (sempre in sede di conversione) la materialità della norma incriminatrice in oggetto ricomprendendovi, oltre ai casi di incendio cagionato a foreste, quelli di incendio cagionato a «zone di interfaccia urbano-rurale» (nozione introdotta dal d.l. n. 120 del 2021).

Era stata anche introdotta una circostanza aggravante ad effetto speciale se «il fatto è commesso al fine di trarne profitto per sé o per altri o con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti all'esecuzione di incarichi o allo svolgimento di servizi nell'ambito della prevenzione e della lotta attiva contro gli incendi boschivi», eliminata in sede di conversione.

Bibliografia

Benini, sub art. 423 bis, in Cod. pen. Padovani, Milano, 2014; Corbetta, Convertito in legge il decreto «anti-piromani», in Dir. pen. proc., 2000, 10, 1344; Corbetta, Il nuovo delitto di «incendio boschivo»: (poche) luci e (molte) ombre, in Dir. pen. proc., 2000, 9, 1172; Corbetta , Trattato di diritto penale. Parte speciale, 3, II, Padova, 2003; Cupelli, Il legislatore gioca col fuoco: gli incendi boschivi (art. 423 bis c.p.) fra emergenza e valore simbolico del diritto penale, in Ind. Pen. 2002; Fiandaca e Musco, Diritto penale. Parte speciale, Bologna, 2012; Forlenza, La trasformazione in reato di pericolo presunto consente di configurare il tentativo, in Guida dir., 2000, 31, 46; Gargani, I reati contro l’incolumità pubblica, in Trattato di diritto penale, 2, IX-1, Milano; Mazzi, La fattispecie di reato di incendio boschivo, in Dir. e giur. agr. 2002, 590; Musacchio, L'incendio boschivo diventa reato, in Giust. Pen., 2000, II, 671; Nuzzo, Prime applicazioni della norma sull’incendio boschivo (art. 423 bis c.p.), in Cass. pen. 2002; Stilo, L'incendio boschivo: un "pericoloso" reato di danno, in Nuovo dir., 2003, 194.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario