Codice Penale art. 451 - Omissione colposa di cautele o difese contro disastri o infortuni sul lavoro.

Marco dell'Utri
Sergio Beltrani

Omissione colposa di cautele o difese contro disastri o infortuni sul lavoro.

[I]. Chiunque, per colpa [43, 437], omette di collocare, ovvero rimuove o rende inservibili apparecchi o altri mezzi destinati alla estinzione di un incendio, o al salvataggio o al soccorso contro disastri o infortuni sul lavoro, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa da 103 euro a 516 euro.

competenza: Trib. monocratico

arresto: non consentito

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: non consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

Il reato di omissione colposa di cautele o difese contro disastri o infortuni sul lavoro punisce le condotte consistenti nell'omessa collocazione, nella rimozione oppure nella resa inidoneità̀ allo scopo, per colpa, degli apparecchi e degli altri mezzi destinati all'estinzione di incendi nonché́ al salvataggio o al soccorso delle persone contro disastri o infortuni sul lavoro, non occorrendo anche il concreto verificarsi di uno dei danni che essa mira ad impedire o, comunque, a limitare.

Soggetti

 

Soggetto attivo

Il reato di omissione colposa di cautele o difese contro disastri o infortuni sul lavoro è un reato comune potendo essere commesso da chiunque (salva la titolarità di una posizione di garanzia in caso di condotte omissive).

Bene giuridico

Bene giuridico

La norma in esame costituisce un rafforzamento della tutela dell'incolumità pubblica (su cui v. sub artt. 422 ss.) in relazione a condotte colpose idonee a esporre a pericolo l'incolumità di un numero indeterminato di persone, consistendo in azioni od omissioni concernenti l'utilizzazione di apparecchi destinati a cautelare la sicurezza della collettività in occasione di incendi, disastri o infortuni sul lavoro.

Più in particolare, la norma tutela la pubblica incolumità con riguardo a uno specifico settore delle cautele contro disastri e infortuni sul lavoro, in quanto concerne esclusivamente la prevenzione delle ulteriori conseguenze derivanti dai suddetti accadimenti con riferimento, appunto, alle misure di sicurezza adottabili dopo la verificazione del disastro o infortunio (Alibrandi, 257; La Cute, 156; Nuvolone, 525; Padovani, 156; Smuraglia, 160).

Per quanto la ravvisabilità del reato di cui all'art. 451 richieda che il pericolo si riferisca a un numero indeterminato di persone (Cass., IV, n. 3268/1977), tale indeterminatezza, tuttavia, non sta a significare che occorre la presenza di una collettività di lavoratori, tale da rendere possibile una diffusa estensione del pericolo, ma che devono essere salvaguardati dal pericolo di infortuni i lavoratori momentaneamente e casualmente in servizio, i quali sono per definizione indeterminati (Cass., IV, n. 7175/1996).

La fattispecie in esame richiama, dunque, e si collega a quella prevista dall'art. 437; tra le due figure, tuttavia, intercorrono talune differenze già sul piano oggettivo: mentre l'art. 437 incrimina l'omissione o la rimozione di dispositivi atti a prevenire il verificarsi di disastri o infortuni, la norma in commento punisce — come detto — l'omissione o rimozione di mezzi destinati a limitare le ulteriori conseguenze di disastri o infortuni già verificatisi (Fiandaca e Musco, 536; Zagrebelsky, 2; in giurisprudenza Cass., VI, n. 2720/1995, ; Cass. IV, n. 1436/1979; Cass. IV, n. 3268/1977. Peraltro, nel senso che l'art. 451 costituisca l'ipotesi colposa corrispondente all'art. 437, v. Cavallarin, 1069; Pettoello Mantovani, 43).

Il delitto in esame è stato qualificato come reato di pericolo presunto (LA Cute, 158; Padovani, 565; ma v. Zagrebelsky, 4, nel senso di possibili divergenze tra l'astratta configurazione del fatto e l'atteggiamento della fattispecie concreta, alla luce dell'art. 49, comma 2).

Materialità

Modalità della condotta

La fattispecie criminosa dell'omissione colposa di cautele o difese contro disastri o infortuni sul lavoro punisce le condotte consistite nell'omessa collocazione, nella rimozione oppure nella resa inidoneità allo scopo, degli apparecchi e degli altri mezzi destinati all'estinzione di incendi nonché al salvataggio o al soccorso delle persone da disastri o infortuni sul lavoro, non occorrendo anche il concreto verificarsi di uno dei danni che essa mira ad impedire o, comunque, a limitare (Cass. IV, n. 33294/2011; Cass. VI, n. 2720/1995).

Per le nozioni di omessa collocazione o di rimozione vedi sub art. 437. Sull'espressione che allude al rendere inservibile una cosa, v. sub art. 427.

La condotta criminosa deve ricadere su qualsiasi strumento o apparato destinato a prevenire, elidere o attenuare le conseguenze dannose prodotte da un disastro o infortunio già verificatosi (Alibrandi, 257). Da ciò si è escluso che la norma riguardi la predisposizione di personale, ovvero la determinazione di procedure particolari che valgano a limitare i danni, giacché la nozione di ‘mezzi' ricomprende esclusivamente oggetti, manufatti o materie naturali (Zagrebelsky, 2).

Forma della condotta

La condotta in esame integra, nella sua dimensione commissiva, un reato a forma libera, nel senso che assume rilevanza penale qualunque attività che valga a rimuovere o rendere inservibili gli strumenti indicati dalla norma.

Natura della condotta

Le condotte dirette a integrare la fattispecie criminosa in esame possono essere tanto attive, quanto omissive.

Le condotte omissive possono essere proprie (là dove l'omissione consista propriamente nel non collocare gli apparecchi o l'altra strumentazione antinfortunistica indicata dalla norma), ovvero improprie: in tale ultimo caso, ai sensi dell'art. 40, comma 2, il reo risponde del delitto colposo là dove, avendo l'obbligo giuridico di impedire l'omessa collocazione, la rimozione oppure la resa inidoneità̀ allo scopo, degli apparecchi e degli altri mezzi destinati all'estinzione di incendi, nonché́ al salvataggio o al soccorso delle persone da disastri o infortuni sul lavoro (in relazione a una specifica posizione di garanza), abbia violato una regola cautelare avente quale scopo quello di evitare la commissione di tali condotte. Si tratterebbe, in tal caso, dell'interpretazione della nozione di ‘evento' di cui all'art. 40, comma 2, in senso giuridico e non naturalistico.

In tema di posizione di garanzia, si è ritenuto che, allorquando l'imprenditore disponga di più sistemi di prevenzione di eventi dannosi, è tenuto ad adottare (salvo il caso di impossibilità) quello più idoneo a garantire un maggior livello di sicurezza: trattasi, in vero, di principio cui non è possibile derogare soprattutto nei casi in cui i beni da tutelare siano costituiti dalla vita e dalla integrità fisica delle persone (una valutazione comparativa tra costi e benefici sarebbe ammissibile solo nel caso in cui i beni da tutelare fossero esclusivamente di natura materiale) (Cass., IV, n. 41944/2006).

In caso di fatto colposo commesso con la violazione delle norme antinfortunistiche, la responsabilità degli imprenditori o dirigenti o sovraintendenti alle attività lavorative non è ravvisabile solamente quando i compiti organizzativi siano stati effettivamente e validamente delegati ad altra persona (Cass. IV, n. 104/1989. Sui principi in tema di delega v. oggi l'art. 16 d.lgs. 9 aprile 2008, n. 81).

Evento

Il delitto è un reato di mera condotta nella forma omissiva; costituisce, viceversa, una fattispecie di reato di evento con riguardo alla modalità commissiva: in tal caso, l'evento di reato deve ritenersi integrato dalla concreta rimozione o dal rendere inservibili i dispositivi antinfortunistici descritti dalla norma

Elemento soggettivo

La colpa

I delitti previsti dalla norma in esame sono puniti a titolo di colpa (su cui v. sub art. 43).

Poiché la consapevolezza dell'omissione delle misure prescritte, e comunque indispensabili per prevenire disastri o infortuni sul lavoro, e l'accettazione del pericolo insito nell'operare senza le stesse sono sufficienti a integrare il delitto di cui all'art. 437, qualora si verifichino, benché non voluti, il disastro e l'infortunio sul lavoro, ricorre l'ipotesi di reato prevista dal comma secondo dell'art. 437, senza che il più grave evento non voluto sia idoneo a trasformare nel delitto semplicemente colposo di cui all'art. 451 la consapevole e voluta omissione delle misure e il pericolo connesso (Cass., IV, n. 10048/1993).

Consumazione

Il reato si consuma, nella forma omissiva, nel momento della scadenza del termine ancora utile per la collocazione degli apparecchi o degli altri mezzi destinati all'estinzione di un incendio, o al salvataggio o al soccorso contro disastri o infortuni sul lavoro; nella forma commissiva, nel momento in cui l'agente concretamente rimuove o rende inservibili tali strumenti.

Rapporti con altri reati e concorso di reati

L'elemento differenziale tra i reati previsti dagli artt. 437 e 451 consiste nel fatto che con la prima di dette norme il legislatore ha inteso prevenire disastri o infortuni sul lavoro mentre con la seconda si è posto il fine di limitare i danni derivanti da incendio, disastro o infortunio già verificatisi. Ne deriva che, essendo assolutamente diverso l'oggetto delle due diverse previsioni legislative, non è consentito accostamento analogico tra le due suddette norme (Cass. IV, n. 1436/1979). Si ritiene in dottrina, dunque, ammissibile il concorso tra il delitto previsto dall'art. 437 e il delitto in esame, non esistendo tra le due norme né rapporto di specialità, né coincidenza, né incompatibilità (in dottrina La Cute, 157; Smuraglia, 162; Ferrante, 214).

Prima dell'abrogazione dell'art. 389, lett c), d.P.R. 27 aprile 1955, n. 547, ad opera del d.lgs. 9 aprile 2008, n. 81, si è ritenuto che, ai fini della prevenzione degli infortuni sul lavoro, l'omessa collocazione in un'officina in cui si usino materie infiammabili dei prescritti dispositivi antincendio (quali estintori e sacchi di sabbia) fosse punita ai sensi del ridetto art. 389, e non già ai sensi dell'art. 451 (Cass. IV, n. 2127/1971; Cass. VI, n. 2134/1969).

Allo stesso modo, si esclude oggi la configurabilità del concorso tra la norma in esame e le contravvenzioni previste da leggi speciali (Padovani, 566).

Recentemente, per la configurabilità del concorso astratto fra il delitto di cui all'art. 451 e le contravvenzioni di cui al d.lgs. n. 81/2008, v. Cass. IV, n. 21522/2021.

Profili processuali

Gli istituti

Il delitto di omissione colposa di cautele o difese contro disastri o infortuni sul lavoro è reato procedibile d'ufficio e di competenza del Tribunale monocratico.

Per tale reato:

a) l' arresto in flagranza non è consentito;

b) il fermo non è consentito;

c) l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali non è consentita.

Bibliografia

Alessandri, Cautele contro disastri e infortuni sul lavoro (omissione o rimozione), in Dig. pen., II, Torino, 1988, 145; Alibrandi, Aspetti della tutela penale in materia di sicurezza del lavoro, in Mon. trib. 1973; Angioni, Il pericolo concreto come elemento della fattispecie penale. La struttura oggettiva, Milano, 1994; Blaiotta, Diritto penale e sicurezza del lavoro, Torino, 2020; Canestrari, Reato di pericolo, in Enc. giur., XXVI, Roma, 1991; Cavallarin, Le sanzioni penali in materia di prevenzione infortuni sul lavoro, in Rass. lav. 1955, II, 1069; Ferrante, I delitti previsti dagli artt. 437 e 451 del codice penale nel quadro della sicurezza del lavoro, in Riv. trim. dir. pen. ec., 1999, 214; Fiandaca e Musco, Diritto penale. Parte speciale, Bologna, 2012; La Cute, Manuale di diritto penale del lavoro, Napoli, 1983; Nuvolone, Problemi generali di diritto penale in materia di tutela giuridica della sicurezza del lavoro, in Riv. inf. mal. prof., 1969; Padovani, Diritto penale del lavoro. Profili generali, Milano, 1979; Padovani, La persistente « neutralizzazione » giurisprudenziale dell’art. 451 c.p., in Cass. pen. 1979; Parodi Giusino, I reati di pericolo tra dogmatica e politica criminale, Milano, 1990; Pettoello Mantovani, La tutela penale dell’attività lavorativa, Milano, 1964; Smuraglia, Diritto penale del lavoro, Padova, 1980; Zagrebelsky, Omissione colposa di cautele o difese contro disastri o infortuni sul lavoro, in Enc dir., XXX, Milano, 1980.

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