Codice Penale art. 452 decies - Ravvedimento operoso (1).

Alessandro Trinci

Ravvedimento operoso (1).

[I]. Le pene previste per i delitti di cui al presente titolo, per il delitto di associazione per delinquere di cui all'articolo 416 aggravato ai sensi dell'articolo 452-octies, nonché per il delitto di cui all'articolo 260 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, sono diminuite dalla metà a due terzi nei confronti di colui che si adopera per evitare che l'attività delittuosa venga portata a conseguenze ulteriori, ovvero, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado, provvede concretamente alla messa in sicurezza, alla bonifica e, ove possibile, al ripristino dello stato dei luoghi, e diminuite da un terzo alla metà nei confronti di colui che aiuta concretamente l'autorità di polizia o l'autorità giudiziaria nella ricostruzione del fatto, nell'individuazione degli autori o nella sottrazione di risorse rilevanti per la commissione dei delitti.

[II]. Ove il giudice, su richiesta dell'imputato, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado disponga la sospensione del procedimento per un tempo congruo, comunque non superiore a due anni e prorogabile per un periodo massimo di un ulteriore anno, al fine di consentire le attività di cui al comma precedente in corso di esecuzione, il corso della prescrizione è sospeso.

(1) Articolo introdotto dall'art. 1, l. 22 maggio 2015, n. 68.

Inquadramento

La norma in esame introduce due circostanze attenuanti ad effetto speciale di tipo premiale volte a stimolare attività di ravvedimento operoso o di collaborazione processuale, sulla falsariga di modelli già sperimentati (v. art. 62, n. 6; art. 630, comma 5; art. 5 d.l. n. 625/1979, convertito dalla l. n. 15/1980 , ora art. 270-bis.1; art. 73, comma 7, d.P.R. n. 309/1990), oppure condotte riparatorie.

È, infatti, stabilito che, per i delitti previsti dal titolo VI-bis del codice, per il delitto di cui all'art. 416, aggravato ai sensi dell'art. 452-octies, e per il delitto di cui all'art. 260 d.lgs. n. 152/2006, le pene sono diminuite dalla metà a due terzi per colui che si adopera per evitare che l'attività delittuosa venga portata a conseguenze ulteriori, ovvero, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado, provvede concretamente alla messa in sicurezza, alla bonifica e, ove possibile, al ripristino dello stato dei luoghi.

Le pene sono, invece, diminuite da un terzo alla metà per colui che aiuta concretamente l'autorità di polizia o l'autorità giudiziaria nella ricostruzione del fatto, nell'individuazione degli autori o nella sottrazione di risorse rilevanti per la commissione dei delitti.

Le condotte di ravvedimento e collaborazione

Per quanto riguarda la prima ipotesi, la diminuzione di pena spetta a colui che si adopera per evitare che l'attività delittuosa venga portata a conseguenze ulteriori, ovvero, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado, provvede concretamente alla messa in sicurezza, alla bonifica e, ove possibile, al ripristino dello stato dei luoghi.

Si tratta di un ravvedimento analogo a quello previsto dall'art. 62, n. 6 dal quale si discosta per l'assenza del riferimento alla spontaneità e all'efficacia del comportamento assunto. Di conseguenza, la nuova attenuante prescinde dai motivi che spingono il reo ad agire per interrompere gli effetti negativi dell'azione delittuosa ed opera anche laddove l'azione posta in essere non sia in concreto risultata idonea a raggiungere l'obiettivo voluto. Non sono, tuttavia, mancati autori (Siracusa, 30) che hanno ritenuto implicitamente previsto il requisito della “volontarietà”, in quanto presupposto indefettibile per l'attribuibilità soggettiva del comportamento al singolo e per il corretto funzionamento dell'efficacia motivante del premio; nonché, in quanto elemento indispensabile per distinguere i tratti essenziali dell'istituto da analoghe condotte riparative previste nel nuovo titolo sui delitti ambientali e aventi invece sicura natura coattiva (ordine di ripristino ex art. 452-duodecies e ordine di bonifica/ripristino ex art. 452-terdecies .

Per quanto riguarda i concetti di “messa in sicurezza”, “bonifica” e “ripristino dello stato dei luoghi”, occorre fare riferimento alle operazioni tecniche già definite all'art. 240 d.lgs. n. 152/2006.

In particolare, la messa in sicurezza consiste: quella operativa, nell'“insieme degli interventi eseguiti in un sito con attività in esercizio atti a garantire un adeguato livello di sicurezza per le persone e per l'ambiente, in attesa di ulteriori interventi di messa in sicurezza permanente o bonifica da realizzarsi alla cessazione dell'attività. Essi comprendono altresì gli interventi di contenimento della contaminazione da mettere in atto in via transitoria fino all'esecuzione della bonifica o della messa in sicurezza permanente, al fine di evitare la diffusione della contaminazione all'interno della stessa matrice o tra matrici differenti. In tali casi devono essere predisposti idonei piani di monitoraggio e controllo che consentano di verificare l'efficacia delle soluzioni adottate” (art. 240, lett. n, d.lgs. n. 152/2006); quella permanente nell'"insieme degli interventi atti a isolare in modo definitivo le fonti inquinanti rispetto alle matrici ambientali circostanti e a garantire un elevato e definitivo livello di sicurezza per le persone e per l'ambiente. In tali casi devono essere previsti piani di monitoraggio e controllo e limitazioni d'uso rispetto alle previsioni degli strumenti urbanistici” (art. 240, lett. o, d.lgs. n. 152/2006).

La bonifica invece comporta il compimento de “l'insieme degli interventi atti ad eliminare le fonti di inquinamento e le sostanze inquinanti o a ridurre le concentrazioni delle stesse presenti nel suolo, nel sottosuolo e nelle acque sotterranee ad un livello uguale o inferiore ai valori delle concentrazioni soglia di rischio (Csr)” (art. 240, lett. p, d.lgs. n. 152/2006).

Occorre rilevare che il comma 4 dell'art. 257 d.lgs. n. 152/2006 configurava la bonifica quale condizione di non punibilità per “i reati ambientali contemplati da altre leggi”. La l. n. 68/2015, riscrivendo il predetto comma, ha opportunamente ristretto l'effetto estintivo della bonifica alle sole contravvenzioni, dato che, per i nuovi delitti ambientali, la bonifica è stata configurata come forma di ravvedimento operoso con effetto di circostanza attenuante. A seguito dell'intervento emendativo, quindi, la bonifica ex art. 257, comma 4, d.lgs. n. 152/2006 opera come causa estintiva solo con riferimento a quelle violazioni formali (in primis, il superamento delle soglie di rischio) che non abbiano però cagionato gli eventi atti a configurare i reati di cui agli artt. 452-bis e 452-quater,  per i quali opera solo in senso attenuativo della pena.

Infine, il ripristino comprende ai sensi dell'art. 240, lett. q), d.lgs. n. 152/2006: “gli interventi di riqualificazione ambientale e paesaggistica, anche costituenti complemento degli interventi di bonifica o messa in sicurezza permanente, che consentono di recuperare il sito alla effettiva e definitiva fruibilità per la destinazione d'uso conforme agli strumenti urbanistici”.

Poiché le attività di messa in sicurezza e bonifica devono avere il requisito della “concretezza”, va escluso che l'effetto attenuante possa essere ottenuto da chi si limiti a svolgere attività preliminari (come, ad esempio, l'analisi del sito o la predisposizione di un progetto operativo). Tali fasi prodromiche potrebbero, al più, giustificare la richiesta e la concessione della sospensione del procedimento.

Per consentire lo svolgimento delle suddette attività, il giudice, su richiesta dell'imputato, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado, dispone la sospensione del procedimento (con sospensione anche del decorso del termine di prescrizione) per un tempo congruo, comunque non superiore a due anni e prorogabile per un periodo massimo di un ulteriore anno.

Si tratta di una facoltà che il giudicante potrà esercitare solo dopo aver verificato che sussiste una concreta volontà dell'imputato di procedere alla messa in sicurezza e alla bonifica. Stante la rilevanza degli effetti del provvedimento sospensivo (che si estende anche al decorso del termine di prescrizione), c'è da chiedersi se tale volontà possa essere desunta solo dall'avvio di operazioni materiali di bonifica, oppure anche dalla presentazione di un progetto operativo o anche solo dal completamento delle operazioni preliminari alla bonifica.

Le condotte riparatorie devono essere poste in atto “prima dell'apertura del dibattimento”. Ne consegue che le circostanze in esame non potranno essere integrate in caso di accesso ai riti speciali. Si tratta di una scelta legislativa che, se da un lato desta perplessità sotto il profilo del principio di eguaglianza, dall'altro sembra trovare una giustificazione nella difficoltà per il legislatore di contemperare i tempi lunghi della bonifica e del ripristino con la celerità propria dei riti alternativi (Siracusa, 32).

Le condotte riparatorie

Per quanto riguarda, invece, lo sconto di pena spetta a colui che aiuta concretamente l'autorità di polizia o l'autorità giudiziaria nella ricostruzione del fatto, nell'individuazione degli autori o nella sottrazione di risorse rilevanti per la commissione dei delitti. La ragione del premio va qui ricercata nell'interesse dello Stato ad incentivare azioni di sostegno all'autorità giudiziaria nel perseguimento dei reati, piuttosto che nella minore gravità che il fatto esprime quando sia seguito da un comportamento di attenuazione o di riparazione del torto compiuto.

Bibliografia

v. sub art. 452-bis.

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