Codice Penale art. 474 - Introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi (1).

Francesca Romana Fulvi

Introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi (1).

[I]. Fuori dei casi di concorso nei reati previsti dall'articolo 473, chiunque introduce nel territorio dello Stato, al fine di trarne profitto, prodotti industriali con marchi o altri segni distintivi, nazionali o esteri, contraffatti o alterati è punito con la reclusione da uno a quattro anni e con la multa da euro 3.500 a euro 35.000.

[II]. Fuori dei casi di concorso nella contraffazione, alterazione, introduzione nel territorio dello Stato, chiunque detiene per la vendita, pone in vendita o mette altrimenti in circolazione, al fine di trarne profitto, i prodotti di cui al primo comma è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa fino a euro 20.000.

[III]. I delitti previsti dai commi primo e secondo sono punibili a condizione che siano state osservate le norme delle leggi interne, dei regolamenti comunitari e delle convenzioni internazionali sulla tutela della proprietà intellettuale o industriale

(1) Articolo così sostituito dall'art. 15, comma 1, della l. 23 luglio 2009, n. 99. Il testo precedente recitava: «[I]. Chiunque, fuori dei casi di concorso nei delitti preveduti dall'articolo precedente, introduce nel territorio dello Stato per farne commercio, detiene per vendere, o pone in vendita, o mette altrimenti in circolazione opere dell'ingegno o prodotti industriali, con marchi o segni distintivi, nazionali o esteri, contraffatti o alterati, è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa fino a 2.065 euro. [II]. Si applica la disposizione dell'ultimo capoverso dell'articolo precedente».

competenza: Trib. monocratico

arresto: facoltativo (primo comma); non consentito (secondo comma)

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita (primo comma, salva l'ipotesi di cui all'art. 474-ter c.p.; secondo comma)

altre misure cautelari personali: consentite (primo comma); non consentite (secondo comma)

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

La norma è stata oggetto di integrale riformulazione ad opera dell'art. 15 comma 1 lett. b l. 23 luglio 2009, n. 99 recante “Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia”. Rispetto alla disposizione previgente, l'art. 474 prevede due delitti, al primo ed al secondo comma. È stato eliminato il riferimento alle opere dell'ingegno ed in entrambi i casi è richiesto il fine di trarre profitto. Ambedue i reati sono punibili a condizione che siano state osservate le norme delle leggi interne, dei regolamenti comunitari e delle convenzioni internazionali sulla tutela della proprietà intellettuale o industriale. Le fattispecie incriminatrici svolgono un ruolo sussidiario e complementare rispetto a quelle contemplate dall’'art. 473 perché puniscono una serie di condotte logicamente e cronologicamente successive ad una contraffazione di marchi compiuta da altri e prodromiche rispetto allo scambio o alla vendita del prodotto contraffatto, sempre nella stessa ottica di tutela della salvaguardia dell'affidamento della generalità dei consumatori nella genuinità dei segni e nella esplicazione della loro funzione distintiva (Alessandri, 456). La collocazione delle fattispecie tra i delitti contro la fede pubblica è dipesa, infatti, dal riconoscimento della tradizionale funzione del marchio quale fattore identificativo della fonte di provenienza del prodotto (Antonini, 341). I delitti de quibus, inoltre, sono inclusi nel catalogo dei reati dalla cui commissione può scaturire l'applicazione in capo agli enti di sanzioni pecuniarie, nonché della sanzione interdittiva per una durata non superiore ad un anno, in forza dell'art. 25-bis comma 1 e 2 d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231 (in particolare, l'art. 25-bis comma 1 lett. f-bis) prevede proprio per il delitto di cui all'art. 474 la sanzione pecuniaria fino a cinquecento quote).

Bene giuridico

Cfr. sub art. 473.

La Cassazione ha precisato che i delitti di cui all’art. 474 tutelano in via principale e diretta la pubblica fede, intesa come affidamento dei cittadini nei marchi o segni distintivi, che individuano i prodotti industriali e ne garantiscono la circolazione (Cass. II, n. 46736/2021; Cass. V, n. 38382/2017). Tale protezione è predisposta per contrastare il pericolo derivante alla generalità dei consociati dalla circolazione dei beni venduti con modalità in grado di rendere evidente la contraffazione del marchio apposto sui medesimi, potenzialmente rivendibili in circostanze diverse (Cass. V, n. 18289/2016; Cass. V, n. 46817/2015). Anche prima della riforma la Cassazione ha asserito che i reati di cui all’art. 474 non garantiscono gli acquirenti: è, infatti, irrilevante che quest’ultimi siano in grado, avuto riguardo alla qualità del prodotto, al prezzo, al luogo dell'esposizione nonché alla figura del venditore, di escludere la genuinità del prodotto, perché ciò che conta è esclusivamente la possibilità di confusione tra i marchi, per la cui individuazione è sufficiente ma imprescindibile un raffronto tra i segni, e non già quella tra i prodotti (Cass. V, n. 11240/2008).

Soggetti

Soggetto attivo

L'art. 474 prevede due reati comuni, che possono essere commessi da “chiunque”. Dalla clausola di riserva iniziale si deduce che soggetto attivo può essere solo colui che non ha concorso nel reato di cui all'art. 473. Le fattispecie prevedono la punibilità di soggetti estranei alla contraffazione, che si adoperano per la diffusione dei prodotti falsamente contrassegnati attraverso attività preparatorie della commercializzazione (Marinucci, 1962, 104).

Soggetto passivo

Cfr. sub art. 473.

Elemento oggettivo

Oggetto materiale

Oggetto materiale del reato sono i prodotti industriali con marchi o altri segni distintivi, nazionali o esteri, contraffatti o alterati, cioè tutti i risultati dell'attività imprenditoriale destinata ad essere messa a disposizione dei consumatori (Alessandri, 1999, 439).

Per la nozione di marchio o altri segni distintivi cfr. sub art. 473.

La giurisprudenza ha chiarito che l'apposizione della dicitura “copia d'autore” su prodotti industriali recanti marchi contraffatti non esclude l'integrazione del reato di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi. Si tratta, infatti, di un reato di pericolo per la cui realizzazione è necessaria soltanto l'attitudine della falsificazione a ingenerare confusione, con riferimento non solo al momento dell'acquisto, ma anche a quello della successiva utilizzazione (Cass. V, n. 2300/2017; Cass. II, n. 24516 /2015; Cass. II, n. 15080/2012). Non è, inoltre, sufficiente ad escludere la configurabilità del reato la presenza su ricambi commercializzati di una dicitura indicativa del carattere non originale dei prodotti e del marchio di cui l'agente è titolare (Cass. V, n. 5957/2011).

La Cassazione, inoltre, ha affermato che per la configurabilità del reato di cui all'art. 474 non è necessaria un'identica imitazione di tutti gli elementi del marchio, essendo sufficiente la riproduzione di quelli fondamentali e caratteristici così da trarre in inganno i terzi e da provocare confusione circa l'origine e la provenienza del prodotto (Cass. II, n. 25073/2010).

Condotta

Il reato di cui all'art. 474 ha il suo presupposto logico nella fattispecie prevista dall'art. 473 e ne rappresenta il naturale sviluppo, secondo un'ottica di tutela della fede pubblica. La falsificazione dei segni distintivi è caratterizzata, infatti, da un iter esecutivo bifasico: il momento dell'apposizione sul prodotto del marchio contraffatto (ipotesi più grave prevista dall'art. 473) e il momento della messa in vendita della merce falsamente contrassegnata (ipotesi meno grave disciplinata dall'art. 474) (Marinucci, 1967, 653). L'art. 474 punisce, pertanto, una serie di condotte logicamente e cronologicamente successive ad una contraffazione di marchi compiuta da altri e prodromiche rispetto allo scambio o alla vendita del prodotto contraffatto, svolgendo un ruolo sussidiario e complementare rispetto alla fattispecie dell'art. 473.

La norma contiene due clausole di riserva iniziali che delimitano l'ambito di applicazione escludendo la configurabilità del delitto di cui al comma 1 nel caso di concorso nei reati previsti all'art. 473 e la configurabilità di quello di cui al comma 2, nei casi di concorso nella contraffazione, alterazione o introduzione nello Stato dei prodotti industriali con marchi o altri segni distintivi, nazionali o esteri, contraffatti o alterati.

La rilevanza delle condotte tipiche è subordinata al fatto che siano strumentali alla messa in commercio del prodotto falsamente contrassegnato senza che sia necessaria per la sussistenza del reato la effettiva realizzazione del risultato.

Il fatto descritto dall'art. 474 consiste:

a) nell'introdurre nel territorio dello Stato di prodotti industriali con marchi o altri segni distintivi, nazionali o esteri, contraffatti o alterati. L'introduzione nel territorio dello Stato si configura con l'ingresso nel territorio nazionale di prodotti già contraffatti all'estero, indipendentemente dal fatto che siano destinati esclusivamente al mercato italiano (Alessandri, 1999, 457). Per la nozione di introduzione cfr. subart. 453.

b) nel detenere per la vendita, nel porre in vendita o mettere altrimenti in circolazione prodotti industriali con marchi o altri segni distintivi, nazionali o esteri, contraffatti o alterati. La detenzione per la vendita si realizza quando il soggetto agente, dopo aver ricevuto i prodotti contraffatti, continua a mantenerne la disponibilità materiale a scopo di vendita. Tale condotta sussiste ogni volta che, tenuto conto delle condizioni in cui si trova la cosa, dell'attività esplicata dall'agente o dell'atteggiamento da questi tenuto in relazione ad essa, risulti certa l'intenzione di quest'ultimo di inserirla nel circuito commerciale (Cass. V, n. 23982/2015); la messa in vendita coincide con qualsiasi comportamento idoneo a offrire prodotti contraffatti al pubblico dei consumatori, a prescindere dalla avvenuta instaurazione di trattative con la clientela, ma pur sempre in presenza di un contatto almeno potenziale con il pubblico dei consumatori (Cingari, 2008, 96). Per realizzare tale condotta non occorre l'offerta, né l'esposizione in vendita, ma basta, ad es., la giacenza della merce nei luoghi destinati all'esercizio del traffico (magazzini, botteghe, ecc.) (Manzini, 669; Marinucci, 1962, 106); la messa in circolazione ricomprende ogni attività di movimentazione della merce contraffatta finalizzata alla successiva vendita (Cingari, 2008, 97). Per la nozione di detenzione e di messa in circolazione cfr. subart. 453, per quella di porre in vendita cfr. sub art. 470.

Sui presupposti di cui all'art. 474 comma 3 cfr. sub art. 473 (§ 4.1) e Cass. n. 43374/2019).

A seguito della riforma la giurisprudenza ha mutato indirizzo e ha evidenziato che ai fini della configurabilità del delitto di introduzione nello Stato e di commercio di prodotti con segni falsi occorre che, prima della consumazione del reato, il titolo sia stato effettivamente conseguito, non essendo più sufficiente che sia stata depositata la domanda tesa ad ottenere la registrazione del segno distintivo di cui si assume la falsificazione (Cass. II, n. 2932/2021; Cass. V, n. 36360/2012). La Cassazione ha, altresì, precisato che non è richiesta la prova della sua registrazione quando si tratta di marchio di larghissimo uso e di incontestata utilizzazione da parte delle relative società produttrici. In tale ipotesi la pubblica accusa deve dimostrare gli elementi che attestano la rinomanza dello stesso e la notoria riferibilità alla casa produttrice e alla tipologia di prodotti che contraddistingue, tali da renderlo meritevole di tutela giudiziaria, (Cass. II, n. 46882/2021) mentre l'onere di fornire la prova contraria dell'insussistenza dei presupposti per la sua protezione grava sull'incolpato (Cass. II, n. 36139/2017).

Evento

Si tratta di un reato di pericolo, per la cui configurazione non occorre la realizzazione dell'inganno (Cass. II, n. 16807/2019).

Il falso grossolano

I delitti contemplati dall'art. 474 sono reati di pericolo, che si configura no a prescinde re dall'esistenza di un inganno nei confronti di terzi. Non ricorre, quindi, l'ipotesi del reato impossibile nel caso in cui i prodotti recanti marchi o segni distintivi contraffatti presentino falsificazioni grossolane e facilmente riconoscibili in base alla semplice visione (Cass. II, n. 55077/2017) . In tema di commercio di prodotti con segni falsi, infatti, perché il falso possa essere considerato innocuo e grossolano, e dunque, perché il reato possa essere ritenuto impossibile, occorre che le caratteristiche intrinseche del prodotto e del marchio che con esso si identifica siano tali da escludere immediatamente la possibilità che una persona di comune avvedutezza e discernimento possa essere tratta in inganno: tale giudizio va formulato con criteri che consentano una valutazione ex ante della riconoscibilità «ictu oculi» della grossolanità della falsificazione e non “ex post” (Cass. II, n. 16821/2008). La valutazione della grossolanità della falsificazione deve essere parametrata alla visione degli oggetti nella loro successiva utilizzazione da parte di un numero indistinto di soggetti (Cass. II, n. 22133/2013).

Elemento psicologico

Il dolo

Entrambi i reati contemplati dall'art. 474 sono puniti a titolo di dolo specifico, cioè è necessaria la sussistenza del fine ulteriore di trarre profitto (Cass. V, n. 18641/2017). Nell'oggetto del dolo è ricompreso la conoscenza della esistenza del titolo di proprietà industriale, diversamente dal reato di contraffazione, per il quale è ora richiesta la semplice conoscibilità (Antonini, 353).

La giurisprudenza ha precisato che in caso di detenzione di prodotti con marchi contraffatti è necessario provare la finalità di vendita sulla base dei più disparati elementi indiziari, purché essi siano univocamente conducenti alla conclusione che il possesso sia diretto all'attività del successivo commercio o messa in circolazione del corpo di reato (Cass. II, n. 142/2011).

Deve escludersi la consapevolezza dell'agente in ordine alla «esistenza del titolo di proprietà industriale» quando la merce sia stata ordinata in epoca precedente alla avvenuta registrazione del marchio che si assume contraffatto (Cass. II, n. 42446/2012).

Consumazione e tentativo

Consumazione

Il reato di introduzione nel territorio dello Stato di prodotti con marchi contraffatti ha natura istantanea (Cass. V, n. 53198/2018). Per le condotte di detenzione e di messa in circolazione cfr. sub art. 453, per quella di porre in vendita cfr. sub art. 470.

Tentativo

Per le condotte di detenzione e di messa in circolazione cfr. sub art. 453, per quella di porre in vendita cfr. sub art. 470.

Forme di manifestazione

Circostanze speciali

Al delitto di cui all'art. 474 sono applicabili le nuove circostanze speciali previste agli artt. 474-ter e 474-quater. Cfr. sub art. artt. 474-ter e 474-quater.

Circostanze comuni

La Cassazione ha stabilito che la circostanza attenuante del danno patrimoniale di speciale tenuità è applicabile anche ai reati che offendono la fede pubblica in quanto riferibile, in virtù del tenore testuale assunto dall'art. 62 comma 1 n. 4 a seguito della modifica introdotta dall'art. 2 l. 7 febbraio 1990 n. 19, a tutti i delitti determinati da motivi di lucro, indipendentemente dalla natura giuridica del bene tutelato, purché la speciale tenuità riguardi sia l'entità del lucro (conseguendo o conseguito dall'agente), sia l'entità dell'evento dannoso o pericoloso subito dalla vittima (Cass. V, n. 9248/2014).

Rapporti con altri reati

Frodi contro le industrie nazionali

Cfr. sub art. 514.

Frode nell'esercizio del commercio

Cfr. sub art. 515.

Vendita di prodotti industriali con segni mendaci

Cfr. sub art. 517.

Concorso di reati

Ricettazione

Cfr. sub art. 648.

Art. 1 comma 7 l. 14 maggio 2005 n. 80

Il delitto di cui all'art. 474 concorre con l'illecito amministrativo previsto dall'art. 1 comma 7 l. 14 maggio 2005 n. 80, che punisce l'acquirente finale di un prodotto con marchio contraffatto o comunque di origine e provenienza diversa da quella indicata, atteso che le fattispecie riguardano condotte diverse sotto il profilo strutturale e cronologico, tra le quali non si configura un rapporto di specialità.

Trattamento sanzionatorio e confisca

L'ipotesi di introduzione nel territorio dello Stato è punita più severamente rispetto alla detenzione, messa in vendita o in circolazione. Al delitto di cui all'art. 474 sono applicabili la pena accessoria prevista dall'art. 475 e la nuova ipotesi di confisca obbligatoria e per equivalente, disciplinata all'art. 474 bis (Cass. V, n. 41040/2015). Cfr. sub artt. 475 e 474 bis.

Casistica

La giurisprudenza ha stabilito che integrano gli estremi delle fattispecie di cui all’art. 474: 

a) la presentazione alla dogana di prodotti con segni falsi, trattandosi di atto che costituisce già introduzione del bene nel territorio italiano (Cass. II, n. 40382/2015);

b) l'introduzione di prodotti con segni falsi nelle acque territoriali italiane, anche se la barriera doganale non risulta superata, purché la scoperta e il conseguente sequestro di predetti prodotti siano avvenuti nel corso degli appositi controlli (Cass. II, n. 27951/2011);

c) la messa in vendita di accessori e ricambi per auto sui quali sia stato riprodotto il marchio dell'impresa produttrice dei componenti originali (Cass. II, n. 28847/2015);

d) la riproduzione del personaggio di fantasia tutelato dal marchio registrato, ancorché non fedele ma espressiva di una forte somiglianza, quando sia possibile rilevare una oggettiva e inequivocabile possibilità di confusione delle immagini, tale da indurre il pubblico ad identificare erroneamente la merce come proveniente da un determinato produttore (Cass. II, n. 9362/2015; Cass. II, n. 20040/2011);

e) la riproduzione dei modellini di automobiline, benché non fedele, perché non sono indicati i nomi registrati delle case produttrici, quando vi sia un'oggettiva ed inequivocabile possibilità di confusione con l'originale, tale da indurre il pubblico ad identificare erroneamente la merce come proveniente da un determinato produttore (Cass. II, n. 42115/2012).

f) la detenzione per la vendita di magliette recanti i segni di riconoscimento delle società calcistiche contraffatti, in quanto i marchi delle squadre di calcio, impressi sulle maglie da gioco, sono pienamente tutelabili (Cass. V, n. 33900/2018).

Profili processuali

Gli istituti

Si tratta di reato procedibile d'ufficio e di competenza del tribunale in composizione monocratica.

Per la falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in certificati o in autorizzazioni amministrative:

a) l'azione penale deve essere esercitata nelle forme della citazione diretta ai sensi dell'art. 550 c.p.p.;

b) il fermo non è consentito e l'arresto in flagranza è facoltativo in relazione all'ipotesi di cui al primo comma mentre non è consentito in riferimento a quella di cui al comma 2;

c) l'applicazione della custodia in carcere non è consentita, salva l'ipotesi di cui all'art. 474-ter, mentre quella delle altre misure cautelari personali è consentita in relazione all'ipotesi di cui al comma 1 mentre non è consentita in riferimento a quella di cui al comma 2.

L'interesse ad impugnare

Cfr. sub art. 473.

Bibliografia

Antonini, Introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi, in Trattato di diritto penale, Parte speciale, Reati contro la fede pubblica, a cura di Ramacci, vol. X, Milano, 2013. V. anche sub art. 473.

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