Codice Penale art. 484 - Falsità in registri e notificazioni.Falsità in registri e notificazioni. [I]. Chiunque, essendo per legge obbligato a fare registrazioni soggette all'ispezione dell'Autorità di pubblica sicurezza, o a fare notificazioni all'Autorità stessa circa le proprie operazioni industriali, commerciali o professionali, scrive o lascia scrivere false indicazioni è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a 309 euro. competenza: Trib. monocratico arresto: non consentito fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: non consentita altre misure cautelari personali: non consentite procedibilità: d'ufficio InquadramentoIn dottrina si discute se il delitto previsto dall’art. 484 costituisce una falsità ideologica o materiale. Secondo un indirizzo l'art. 484 c.p. si limita ad incriminare condotte di falsità ideologica, perché dalla descrizione operata dalla norma si deduce che il comportamento sanzionato presuppone una piena corrispondenza tra autore reale ed apparente del documento sostanziandosi nello “scrivere o lasciar scrivere” indicazioni non corrispondenti al vero circa fatti di cui l'autorità di pubblica sicurezza deve venire a conoscenza (Antolisei, 2008, II, 134; Catelani, 1989, 296; Nappi, 1996, 161). Le eventuali falsità materiali per contraffazione o alterazione dei documenti menzionati nella norma, invece, configuravano, sussistendone tutti gli altri elementi, quello di falsità materiale in scrittura privata previsto dall'art. 485, attualmente abrogato. Secondo un altro orientamento l'art. 484 è applicabile anche nelle ipotesi di falsità materiali per alterazione concernenti i documenti oggetto materiale della condotta. Tra le diverse argomentazioni di carattere sistematico proposte si è anche osservato che se si considera la finalità della norma (quella cioè di assicurare che all'Autorità di pubblica sicurezza vengano sottoposte per il prescritto controllo indicazioni rispondenti al vero), il disvalore dell'azione di chi scrive una indicazione falsa ab initio e di chi altera una indicazione vera sembrerebbe analogo (Ramacci, 1966, 154). Di conseguenza ai fini specifici della disposizione, una distinzione falsità materiale e ideologica della condotta sarebbe irrilevante. Bene giuridicoCfr. sub art. 476. Nello specifico la fattispecie protegge la veridicità e l'integrità di determinati documenti, di cui la legge impone la formazione e la conservazione. SoggettiSoggetto attivo Si tratta di un reato proprio, poiché può essere commesso soltanto dal privato che per legge sia tenuto ad effettuare registrazioni sottoposte all'ispezione dell'Autorità di pubblica sicurezza in relazione ad una sua qualsiasi attività (albergatori in relazione ai dati personali dei clienti che ospitano, ristoratori, etc.), ovvero sia obbligato a comunicare alla medesima Autorità fatti inerenti ad una attività industriale, commerciale o professionale (alcune tipologie di commercianti, antiquari, farmacisti, etc.). L'obbligo di fare le registrazioni e le notificazioni deve derivare necessariamente da una fonte positiva legittima che disciplini l'attività svolta ed è connesso ad una determinata qualifica formale rivestita dall'agente (ad es. imprenditore). Il destinatario dell'obbligo può anche essere un soggetto diverso dal titolare dell'ufficio o dell'impresa purché abbia ricevuto il relativo incarico dal primo e la disciplina dell'attività lo preveda (Nappi, 1989, 9). In tali ipotesi risponderà del delitto il preponente, e non il preposto (Nappi, 1989, 9). L'art. 484, infatti, sembra prevedere la facoltà di delega attraverso l'utilizzo dell'espressione “scrive o lascia scrivere”. Parte della dottrina interpreta tale locuzione in senso ampio, ritenendo che essa, in applicazione dell'art. 40 comma 2, ricomprenda anche tutti i casi in cui il soggetto obbligato, potendo impedire la perpetrazione del falso, non lo abbia fatto. Secondo parte della dottrina l'art. 484 si riferisce ad un obbligo di legge e non, in modo più ampio, ad un obbligo giuridico o, comunque, normativo. Di conseguenza l'obbligo non può essere contenuto in un regolamento, come ad es. quello di pubblica sicurezza del 1940, pena la violazione del divieto di analogia. Soggetto passivo Cfr. sub art. 476. Elemento oggettivoOggetto materiale Oggetto materiale del reato sono i registri obbligatori soggetti ad ispezione dell'Autorità di pubblica sicurezza secondo le indicazioni contenute negli artt. 109 e 120 r.d. 18 giugno 1931, n. 773, nonché le notificazioni (ad es., denunce, avvisi ed altre comunicazioni) che debbono essere indirizzate all'Autorità medesima, tra cui i registri del Centro Elettronico Documentazione del Ministero dell'Interno ove sia annotata una scheda telefonica a nome di una persona ignara dell'operazione (Cass. V, n. 6963/2021). La definizione di notificazione va inteso in senso ampio (Cadoppi, Canestrari, Manna, Papa, 393). Le registrazioni e le notificazioni cui fa riferimento la norma in esame sono a tutti gli effetti scritture private, ma il loro assoggettamento all'ispezione dell'Autorità di pubblica sicurezza conferisce ad esse un rilievo pubblicistico. Poiché l'obbligo di fare le registrazioni e le notificazioni è strettamente connesso alla propria attività industriale, commerciale o professionale sono escluse dall'ambito di applicazione della norma tutte le annotazioni inerenti fatti della vita privata come, ad es., il privato che scrive delle indicazioni false nella denuncia obbligatoria all'Autorità di pubblica sicurezza ai sensi dell'art. 38 r.d. n.773/1931. Ricade, invece, nell'operatività della denuncia ai sensi art. 35 r.d. 18 giugno 1931, n.773 il registro delle operazioni giornaliere previste per fabbricanti, commercianti e riparatori di armi perché è un registro che deve essere esibito a richiesta agli ufficiali e agli agenti di pubblica sicurezza. Ai fini dell'integrazione del reato, inoltre, le registrazioni false possono anche non essere dirette all'Autorità di pubblica sicurezza ma, eventualmente ad un'altra amministrazione pubblica, ma è indispensabile che la predetta Autorità sia dotata di poteri di ispezione delle registrazioni. Le notificazioni, invece, devono necessariamente essere dirette all'Autorità di pubblica sicurezza. La giurisprudenza ha chiarito che se il dovere di registrazione è previsto con riguardo a un organo diverso dell'amministrazione pubblica, deve ritenersi sussistente anche nei confronti dell'Autorità di pubblica sicurezza qualora una norma demandi anche a quest'ultima un potere di controllo sulle registrazioni o notificazioni (Cass. V, 23 novembre 1978). Ha specificato, poi, che le eventuali false indicazioni operate nel registro soggetto ad ispezione da parte dell’Autorità di pubblica sicurezza rilevano ai sensi dell’art. 484 anche nelle ipotesi in cui ha concretamente proceduto all’accertamento della falsità un’autorità diversa da quella di pubblica sicurezza(Cass. V, n. 7019/2020). La Cassazione ha anche chiarito che la sopravvenienza di regolamenti comunitari che, modificando il regime di una certificazione vigente all'epoca della condotta, ne eliminano con efficacia "ex nunc" l'obbligatorietà non esclude la configurabilità del reato di cui all’art. 484 (ciò in quanto le fonti normative sovranazionali non contribuiscono a definire il precetto penale attraverso il meccanismo della "norma penale in bianco", ma costituiscono solo un requisito del fatto descritto nel precetto penale che non rientra nell'ambito di applicazione dell’art. 2 (Cass. V, n. 26580/2018). Condotta La condotta punibile consiste nella redazione di registrazioni o comunicazioni false, non corrispondenti cioè ai fatti di cui l'Autorità di pubblica sicurezza deve venire a conoscenza. Nello specifico l'agente: a) scrive indicazioni false nei registri o nelle notifiche destinate all'Autorità di pubblica sicurezza; b) lascia scrivere indicazioni false nei registri o nelle notifiche destinate all'Autorità di pubblica sicurezza. La seconda condotta, «lasciar scrivere» indicazioni mendaci, comporta una violazione di una peculiare funzione di garanzia incombente in capo all'obbligato di fare registrazioni, che consiste nella vigilanza sulle altrui attestazioni o sul conservare intatta la regolarità delle indicazioni. Parte della dottrina la considera una ripetizione del principio generale contenuto dell'art. 40 cpv. Altre parte, invece, ritiene che in assenza dell'espressa previsione legislativa, l'art. 484 avrebbe avuto un ambito di applicazione più delimitato. Spesso, infatti, il privato obbligato alla tenuta delle registrazioni e delle notificazioni è il medesimo soggetto obbligato a redigere tali documenti. Di conseguenza assume un ruolo di garanzia e, in particolare di controllo, ai sensi dell'art. 40 cpv., nei confronti degli eventuali delegati anche quando i documenti stessi sono concretamente compilati da altri (ad es. un incaricato). In altri casi, però, la competenza a compilare può essere per legge attribuita ad un soggetto diverso da quello obbligato alla tenuta del registro. L'esplicita previsione del lasciar scrivere fonda, pertanto, il dovere di intervento, configurando un reato omissivo proprio (ad es. nel caso dell'albergatore che deve compilare e far sottoscrivere dal cliente obbligatoriamente ai sensi dell'art. 109 r.d. n.773/1931 la scheda di dichiarazione delle generalità e poi comunicarla entro ventiquattro ore all'Autorità locale di pubblica sicurezza. Se non fosse espressamente prevista la condotta del “lasciar scrivere” l'albergatore cosciente della falsità realizzata dal cliente nella compilazione della scheda non risponderebbe ai sensi degli artt. 40 cpv e 484) (Cadoppi, Canestrari, Manna Papa, 394). Elemento psicologicoIl dolo Il delitto previsto dall'art. 484 è punito a titolo di dolo generico: è, quindi, necessario che sussista la coscienza e volontà della falsità di quanto scritto, e la consapevolezza dell'esistenza dell'obbligo, in capo all'agente, di comunicazione nei confronti dell'Autorità di pubblica sicurezza. Di conseguenza l'eventuale errore, che riguarda il precetto ed è, quindi, regolato dall'art. 5, esclude la colpevolezza dell'agente, quando sia scusabile. Consumazione e tentativoConsumazione Secondo un orientamento nel caso delle notificazioni, il reato si consuma con la ricezione dell'atto da parte dell'Autorità competente, mentre nell'ipotesi delle registrazioni, atteso che queste possono essere oggetto di ispezione in ogni momento, la consumazione si realizza all'atto della scrittura (Borgogno, 509). Per un altro indirizzo, invece, in entrambe le ipotesi la consumazione si configura a seguito della editio falsi, perché la ricezione della notificazione non è un elemento richiesto dalla norma incriminatrice (Manzini, 923). Tentativo In dottrina si ritiene che il tentativo non sia ammissibile perché sia la scritturazione, sia la notificazione sono già consumazione del reato. In giurisprudenza, invece, lo si è ritenuto configurabile nel caso in cui il titolare di un'agenzia di “pratiche auto”, aveva lasciato, nel registro sottoposto ad ispezione da parte dell'Autorità di pubblica sicurezza, spazi in bianco, anche se numerati. Tale condotta, infatti, è stata considerata diretta in modo non equivoco alla abusiva annotazione di pratiche svolte in un momento successivo rispetto a quello che sarebbe risultato in ragione dell'alterata collocazione cronologica (Cass. V, n. 3560/2007). CasisticaLa giurisprudenza ha ravvisato la configurabilità dell'art. 484: a) in materia di rifiuti, nell'inserimento di «false indicazioni», che non hanno quindi alcuna corrispondenza nella realtà, nei registri di carico e scarico (Cass. II, n. 10753/2004) e nella falsa indicazione nel formulario di identificazione (c.d. FIR) del contenuto dei rifiuti trasportati a bordo di un veicolo (Cass. III, n. 32604/2021); b) nella mancata o falsa registrazione dei destinatari della vendita di armi nello specifico registro ai sensi dell'art. 35 r.d. 18 giugno 1931, n. 773 (Cass. V, n. 12630/2000); c) nelle false indicazioni nei registri tenuti dai commercianti di zucchero a norma della legislazione di settore (art. 74 del d.P.R. 12 febbraio 1965 n. 162) al pari di quelle che siano contenute nelle bollette di accompagnamento dello zucchero, anch'esse rientranti nel novero delle “registrazioni” da notificare all'autorità (Cass. VI, 18 giugno 1992); d) l'apposizione, su un modulo di richiesta di attivazione di una scheda telefonica, della firma di un intestatario diverso dal richiedente, con conseguente falsa annotazione del nominativo del predetto richiedente nei registri interni del centro assistenza telefonica, ma anche, e soprattutto, con comunicazione di dati falsi al Centro Elettronico Documentazione del Ministero dell'Interno (Cass. V, n. 6963/2021) Non integra, invece, il reato previsto dall'art. 484 la contraffazione del registro Iva dei corrispettivi previsto dal d.P.R. 26 ottobre 1972 n. 633 per i commercianti al minuto poiché il delitto è configurabile soltanto quando le false attestazioni siano fatte da chi, per legge, è obbligato a fare registrazioni soggette alla ispezione dell'Autorità di pubblica sicurezza, mentre i detti registri Iva sono soggetti solo alla verifica dell'ufficio provinciale Iva e della Guardia di Finanza (Cass. V, 15 maggio 1987; Cass. V, 20 marzo 1987). Profili processualiGli istituti Si tratta di un reato procedibile d'ufficio e di competenza del tribunale in composizione monocratica. Per la falsità in registri e notificazioni: a) l'azione penale deve essere esercitata nelle forme della citazione diretta ai sensi dell'art. 550 c.p.p.; b) non sono consentiti il fermo e l'arresto in flagranza; c) non è consentita l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali. L'interesse ad impugnare Cfr. sub art. 476. BibliografiaDe Flammineis, Falsità in registri e notificazioni, in Trattato di diritto penale, Parte speciale, Reati contro la fede pubblica, vol. X, Milano, 2013. V. anche sub art. 476. |