Codice Penale art. 494 - Sostituzione di persona.

Francesca Romana Fulvi

Sostituzione di persona.

[I]. Chiunque, al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno, induce taluno in errore, sostituendo illegittimamente la propria all'altrui persona, o attribuendo a sé o ad altri un falso nome, o un falso stato, ovvero una qualità a cui la legge attribuisce effetti giuridici, è punito, se il fatto non costituisce un altro delitto contro la fede pubblica, con la reclusione fino ad un anno [496; 1133 c. nav.] (1).

(1) V. anche art. 133 d.P.R. 14 febbraio 1964, n. 237.

competenza: Trib. monocratico

arresto: non consentito

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: non consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

Il delitto di sostituzione di persona è un reato sussidiario che ricorre solo quando la condotta non costituisce altro delitto contro la fede pubblica. 

Bene giuridico

La collocazione tra i reati posti a tutela della fede pubblica è stata oggetto di rilievi perché il criterio di classificazione adottato (il contenuto della rappresentazione) è diverso rispetto a quello impiegato per gli altri delitti (la forma della rappresentazione) (Nappi, 1). In riferimento al delitto ex art. 494 è stata censurata la mancanza di una vera e propria offesa alla fede pubblica, poiché il fatto tipico (induzione in errore di una persona determinata) sarebbe più vicino allo schema della truffa che a quello dei delitti di falso.

La Cassazione (Cass. V, n. 21574/2009) ha affermato la natura plurioffensiva del delitto di sostituzione di persona in quanto la norma incriminatrice non sarebbe preordinata solo alla tutela di interessi pubblici, ma anche di quelli del privato, nella cui sfera giuridica l'atto viziato è destinato ad incidere concretamente.

Soggetti

Soggetto attivo

La sostituzione di persona è un reato comune, che può essere commesso da “chiunque”. Pertanto tra i potenziali soggetti attivi può essere ricompreso anche il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico sevizio, sempre che tale qualifica non renda applicabile altra disposizione legislativa (cfr. Pagliaro, 647).

Soggetto passivo

La dottrina prevalente, sostenitrice della monoffensività della fattispecie, ha individuato come persona offesa solo lo Stato. La giurisprudenza maggioritaria ha per lungo tempo condiviso questa impostazione fino alle sentenze della Cass. S.U. n. 46982/2007, che dichiarato la natura plurilesiva dei reati di falso, e Cass. V, n. 21574/2009, che ha ritenuto la sostituzione di persona delitto plurioffensivo. Di conseguenza è considerato soggetto passivo anche il privato.

Elemento oggettivo

Condotta

La sostituzione di persona è un reato a forma vincolata la cui condotta tipica è costituita dalla induzione in errore, consistente nel determinare in qualcuno una falsa rappresentazione della realtà provocata attraverso una delle quattro diverse modalità di realizzazione tassativamente indicate (Nappi, 1). L'art. 494, infatti, rappresenta una norma a più fattispecie in cui le condotte previste sono alternative fra loro. Di conseguenza se l'induzione in errore si concretizza con il compimento di due o più azioni descritte si configura comunque un solo reato (Pagliaro, 646). Si esclude che il delitto possa essere integrato da un contegno meramente omissivo perché in mancanza dell'assunzione di un'identità altrui non è sufficiente la dissimulazione della propria essenza personale o l'occultamento del proprio nome, stato o qualità o il rifiuto di indicare le proprie generalità (Pagliaro, 646; diff. De Felice, 192).

Le condotte descritte nella norma sono le seguenti: a) illegittima sostituzione della propria all'altrui persona: si verifica quando un soggetto prende fisicamente il posto di altro individuo. Secondo parte della dottrina l'avverbio “illegittimamente” segnalerebbe che vi sono ipotesi in cui la sostituzione di persona può considerarsi legittima perché è indifferente, ai fini del risultato, l'individualità del soggetto sostituito (caso, ad esempio, di chi riceve la posta del vicino di casa) (Santoro, 133). Secondo altra parte si tratterebbe di un requisito assolutamente superfluo, perché gli esempi addotti non avrebbero comunque rilevanza penale (Cristiani, 1965, 25); b) attribuzione a sé o ad altri di un falso nome: il termine “nome” deve essere inteso in senso ampio perché è il contrassegno con cui si indicano il complesso dei requisiti di identità di una persona: il prenome, il cognome e anche il luogo e la data di nascita, la paternità e la maternità. Ai fini della configurabilità del reato è sufficiente l’attribuzione di un falso nome (non rilevando che il nome falsamente attribuito appartenga ad altra persona o che sia immaginario: Pagliaro, 647; o di persona immaginaria: (Pagliaro, 647; o di persona immaginaria: Cass. II, n. 4250/2011), o il mutamento anche di una sola vocale del nome (Manzini, 977). Non è, invece, illecito l’uso di uno pseudonimo che ha acquisito l’importanza del nome (Nappi, 2); c) attribuzione a sé o ad altri di un falso stato: per “stato” si intende la posizione assunta da una persona in un qualsivoglia ambiente sociale, come la cittadinanza, lo stato civile, la parentela, la potestà di genitoriale, ecc. (Pagliaro, 647). Parte della dottrina ritiene che nella nozione di “stato” possano rientrare anche la residenza, il domicilio, l'età ecc. (Cristiani, 1965, 25). Altra parte, invece, sostiene che tali elementi non contribuiscono in alcun modo a qualificare la posizione del soggetto nella società, e li riconduce al concetto di qualità personale rilevante ai sensi degli art. 495 e 496 e non dell'art. 494 (Pagliaro, 647); d) attribuzione a sé o ad altri di una qualità a cui la legge attribuisce effetti giuridici: il riferimento è a tutte le qualifiche, come, ad esempio, quella di proprietario, di possessore, o di creditore, ecc., che devono avere una rilevanza specifica in relazione al rapporto giuridico in atto (Nappi, 2; Cass. V, n. 35027/2016). La formulazione della norma, infatti, conferisce alla nozione di effetto giuridico un ampio contenuto, comprensivo di conseguenze attinenti ai più vari aspetti dei rapporti sociali, purchè determinate (Cass. II, n. 23327/2018). Deve trattarsi di effetti giuridici non potenziali, ma propri e specificativi del rapporto nel quale assumono significato d'individuazione (Pagliaro, 647). Non rientrano nell'ambito di applicazione della norma, invece, le qualità d'interesse soltanto naturalistico, quali lo stato di gravidanza, l'integrità psico-fisica.

Evento

La dottrina classifica la sostituzione di persona come reato materiale ed individua l'evento nell'errore sull'identità fisica o anagrafica del soggetto agente o sullo stato o su una qualità giuridicamente rilevante di esso. Un errore di diverso tipo, sia pure cagionato con l'uso dei predetti mezzi, non rileverebbe agli effetti dell'art. 494, potendo eventualmente dar luogo al delitto di truffa. È indifferente che il soggetto indotto in errore sia una persona fisica, una persona giuridica di diritto privato o un ente pubblico, salvo che il fatto costituisca un altro delitto contro la pubblica fede (es: art. 483, 495). È, inoltre, rilevante soltanto l'errore indotto, perché è il risultato dell'attività dolosa dell'agente, e non anche quello autonomo o effetto dell'attività del terzo (salvo il caso, in tale ultima ipotesi, di compartecipazione criminosa) (Pagliaro, 647).

In giurisprudenza si ravvisano, invece, orientamenti di segno opposto. A fronte di un'impostazione concorde con la dottrina, vi sono state alcune pronunce che hanno sostenuto la natura formale del reato ex art. 494 che quindi non consterebbe di un evento in termini naturalistici.

Elemento psicologico

Il dolo

Il dolo specifico del delitto di sostituzione di persona consiste nella coscienza e volontà di indurre in errore altri sulla vera identità della propria persona, ricorrendo a una delle forme della condotta indicate nell'art. 494, al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un danno (Cass. V, n. 41012/2014, che affronta l'ipotesi in cui un calciatore, al fine di prendere parte ad una partita nonostante fosse stato squalificato, si è attribuito l'identità di altro giocatore; Cass. V, n. 13296/2013, che attiene al caso in cui un soggetto ha presentato al pubblico ufficiale l'istanza per ottenere il codice fiscale utilizzando un documento frutto di un fotomontaggio). Non è necessario che il vantaggio perseguito sia effettivamente conseguito (Cass. V, n. 3012/2019; Cass. V, n. 11087/2014, che riguarda il caso in cui l'imputato aveva fatto credere al suo anziano interlocutore di essere il figlio di un ex collega e di essere dipendente di una nota azienda di abbigliamento, al fine — non raggiunto — di vendergli della merce).

Il vantaggio o il danno

I concetti di vantaggio e danno non devono essere interpretati restrittivamente come incremento o decremento economico, ma come apprezzabile utilità, anche di natura morale, sentimentale, sessuale, ecc. (Cristiani, 1965, 25). Non occorre che il vantaggio propostosi dall'agente sia illecito o di natura patrimoniale, potendo essere anche lecito e di natura non economica.

Consumazione e tentativo

Consumazione

La qualificazione della sostituzione di persona come reato formale o materiale condiziona l'individuazione del momento consumativo. Se si considera l'induzione in errore evento costitutivo quest'ultimo si verificherà quando si è effettivamente verificato l'inganno, mediante una delle modalità della condotta individuate dall'art. 494. Non occorre, infatti, che il vantaggio perseguito dall'agente sia effettivamente raggiunto, poiché lo scopo di arrecare a sé o ad altri un vantaggio attiene all'elemento psicologico (Cass. V, n. 2543/1985). Analogo ragionamento vale per l'altrui danno.

Tentativo

Dottrina e giurisprudenza maggioritarie ritengono configurabile il tentativo, quando l'agente abbia tenuto in tutto o in parte una delle condotte descritte senza riuscire ad indurre in errore la vittima. (v. Cass. V, n. 8278/2015; Cass. V, n. 10381/2014 dove l'imputato si era falsamente attribuito la qualità di difensore di soggetto convocato dalla polizia, in qualità di persona informata dei fatti, e ha cercato di ottenere delle informazioni sulla convocazione).

Forme di manifestazione

Circostanze

Secondo la giurisprudenza, l'aggravante ex art. 61 n. 2 risulterebbe compatibile con il reato di sostituzione di persona. Il fine previsto dalla norma, infatti, non si identifica con quello contemplato dalla predetta aggravante poiché il primo normalmente prescinde nella sua genericità dalla connessione delittuosa, mentre la seconda esige la relazione teleologica con altro reato.

Concorso di persone

La semplice connivenza non può assumere alcun rilievo (Manzini, 983). Si ha concorso quando un soggetto tenga un comportamento tendente ad asseverare espressamente le false generalità da altri dichiarate, anche prestando acquiescienza (Cass. V, n. 43569/2019).

Rapporti con altri reati

La sostituzione di persona è un reato sussidiario, essendo previsto e punito quando «il fatto non costituisce un altro delitto contro la fede pubblica» (Cass. V, n. 5781/2017).

La giurisprudenza ha precisato che il delitto può ritenersi assorbito in un'altra ipotesi delittuosa, in base alla predetta clausola di sussidiarietà, soltanto quando il fatto sia naturalisticamente unico e sia riconducibile contemporaneamente alla previsione dell'art. 494 e a quella di un'altra norma posta a tutela della fede pubblica. Quando, invece, ci si trovi in presenza di pluralità di azioni, distinte e separate, nel tempo, si darebbe luogo ad un concorso materiale di reati (si pensi al caso di chi, dopo aver contraffatto un documento di identità, lo utilizzi per indurre terzi in errore circa la sua identità: Cass. VI, n. 51362/2016Cass. VI, n. 13328/2015; Cass. II, n. 6597/2013).

Concorso di reati

Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in certificati o autorizzazioni amministrative

Va escluso il concorso apparente di norme tra i reati di sostituzione di persona e falsità in certificati nella condotta di colui che, dopo aver falsificato la carta d'identità di un soggetto, si sia sostituito ad esso per commettere ulteriori reati (Cass. II, n. 6597/2013).

Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale e falsità materiale commessa dal privato

Non si verifica un concorso apparente di norme tra i reati di sostituzione di persona e falsità in certificati (477 e 482) quando un soggetto esibisce un documento d'identità falsificato al fine di stipulare sotto falso nome un contratto di locazione per fini illeciti (Cass. VI, n. 13328/2015).

Possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi

Crf. sub. art. 497-bis.

Uso abusivo di sigilli e strumenti veri e Usurpazione di titoli o di onori

Quanto ai rapporti con gli artt. 471 e 498, la giurisprudenza ha stabilito che l'esibizione di una paletta della Polizia di Stato da parte di un soggetto estraneo all'amministrazione, allo scopo di evitare la contestazione di sosta del proprio veicolo in zona vietata, integra il reato di cui all'art. 494 e non quello di cui all'art. 471. La paletta, infatti, è un segno distintivo dell'appartenenza di chi ne è munito ad un corpo amministrativo dello Stato e ad essa non è riconosciuta una funzione di certificazione. Poiché l'uso illecito del citato segno distintivo era nel caso finalizzato all'ottenimento di un vantaggio, si rendeva configurabile il reato di sostituzione di persona e non quello meno grave di usurpazione di titoli o di onori, di cui all'art. 498 che, peraltro, successivamente, è stato depenalizzato (Cass. V, n. 12753/1998).

Indebito utilizzo e falsificazione di carte di credito e di pagamento

Il reato di sostituzione di persona è assorbito da quello di indebita utilizzazione di carta di credito o di pagamento ex art. 493-ter se la sostituzione contestata è stata realizzata mediante la stessa condotta materiale integrante il secondo delitto. La fattispecie di cui all’art. 493-ter lede, infatti, sia il patrimonio, sia la pubblica fede, mentre quella di cui all’art. 494 contiene una clausola di riserva che opera anche al di là del principio di specialità (se il fatto non costituisce un altro delitto contro la fede pubblica)(Cass. II, n. 39276/2021). Sussiste, invece, concorso materiale tra gli stessi reati se la sostituzione è stata realizzata con un'ulteriore e diversa condotta rispetto a quella descritta dall’art. 493-ter (Cass. V, n. 24816/2013).

Truffa

In dottrina è controversa l'ipotesi di concorso con il reato di truffa. Una parte, infatti, ritiene applicabile il solo art. 640, in virtù del principio di consunzione (cfr.Pagliaro, 648).

In giurisprudenza, invece, è consolidato l'indirizzo che afferma la sussistenza del concorso del delitto in esame con il reato di truffa, sia perché i due fatti costituiscono violazioni di distinti beni giuridici, offendendo il primo la pubblica fede ed il secondo il patrimonio, sia perché il delitto di sostituzione di persona non può ritenersi assorbito nel delitto di truffa, in quanto non ne costituisce elemento necessario (Cass. V, n. 26589/2020; Cass. V, n. 11918/2016).

Trattamento illecito dei dati (art. 167 d.lgs. n. 196/2003)

Pur potendo ricorrere omogeneità della condotta realizzativa si reputa configurabile il concorso formale tra il reato sanzionato dall’art. 494 e quello di trattamento illecito di dati personali, poiché le due fattispecie tutelano due diversi beni giuridici: il primo quello della fede pubblica, mentre il secondo quello della riservatezza, che ha riguardo all'aspetto interiore dell'individuo e al suo diritto a preservare la propria sfera personale da indiscrezioni e attenzioni indebite (Cass. V, n. 12062/2021).

Casistica

Illegittima sostituzione della propria all'altrui persona

La Cassazione ha ravvisato il delitto di sostituzione di persona nella creazione, su un social network, di un “profilo” che riproduce l'immagine, associata al nominativo, di altra persona – indifferentemente  nell’ipotesi in cui quest’ultima sia del tutto inconsapevole o in quella in cui sia contraria - e nell'utilizzazione, con tale falsa identità, dei servizi del sito (Cass. V, n. 25774/2014), al fine di far ricadere su quest'ultima l'attribuzione delle connessioni eseguite in rete (Cass. V, n. 323/2021). Ciò in quanto  si tratta di condotta idonea alla rappresentazione di una identità digitale non corrispondente al soggetto che lo utilizza (Cass. V, n. 33862/2018).

Attribuzione a sé o ad altri di un falso nome

Integrano gli estremi del delitto di sostituzione di persona: a) la creazione e l'utilizzazione di un account e di una casella di posta elettronica servendosi dei dati anagrafici di un soggetto diverso, per far attribuire all'inconsapevole intestatario le morosità nei pagamenti di beni acquistati mediante la partecipazione ad aste in rete (Cass. V, n. 42572/2018; Cass. III, n. 12479/2011; in merito alla formazione ed al successivo utilizzo di un account di posta elettronica v. anche Cass. V, n. 46674/2007); b) la creazione di un “profilo” su social network, usando abusivamente l'immagine di una persona del tutto inconsapevole, associata ad un “nickname” di fantasia ed a caratteristiche personali negative ed il suo successivo utilizzo (Cass. V, n. 25774/2014); c)  l'inserimento nel sito di una chat line a tema erotico del recapito telefonico di altra persona associato ad un nickname di fantasia, qualora l'agente abbia agito al fine di arrecare danno all'utilizzatore del numero di telefono (Cass. V, n. 18826/2012); d) la creazione di una “sim-card” servendosi dei dati anagrafici di un diverso e inconsapevole soggetto ed il suo successivo uso, con il fine di far ricadere su quest'ultimo l’attribuzione delle connessioni eseguite in rete, dissimulandone così il personale utilizzo. In tal modo l’agente sostituisce alla propria l’altrui identità per il gestore contraente e per la generalità degli utenti in connessione, a prescindere dalla propalazione all'esterno delle diverse generalità utilizzate (Cass. V, n. 25215/2020).

Attribuzione a sé o ad altri di un falso stato

a) Ai fini dell'attribuzione di un falso stato non è necessario che la mendace attestazione sia avallata dall'esibizione di un documento.

b) non si ha attribuzione di un falso stato nel caso di mero travestimento con abiti femminili.

Attribuzione a sé o ad altri di una qualità a cui la legge attribuisce effetti giuridici

a) La giurisprudenza, in linea con la dottrina, ha precisato che ai fini della consumazione del reato contemplato all'art. 494 acquisisce rilevanza anche la professione, atteso che la legge ricollega alla qualificazione professionale taluni specifici effetti giuridici. Non occorre che la condotta posta in essere preluda all'illegale esercizio della professione e non rileva che miri alla mera soddisfazione di una vanità personale (Cass. II, n. 30229/2014). Pertanto, realizzerà il delitto di sostituzione di persona il soggetto che dichiara di dover svolgere un controllo sulla salute di terze persone, inducendole così a ritenere di trovarsi di fronte ad un dipendente di una struttura sanitaria pubblica (Cass. VI, n. 4394/2014) o colui che, subito dopo aver aggredito la persona offesa, si qualifica falsamente come Carabiniere, per farla desistere dal richiedere l'intervento delle forze dell'ordine, nell'erroneo convincimento di trovarsi al cospetto di un militare dell'Arma (Cass. V, n. 11406/2014). Il reato non si configura, invece, se un soggetto si attribuisca falsamente la qualifica di appartenente ai servizi segreti di un Paese straniero, poiché da tale qualità la legge non fa dipendere alcun effetto giuridico (Cass. VI, n. 41686/2010). b) Si realizza la fattispecie di cui all'art. 494 anche quando una persona dichiara di essere dipendente di una società (perché la legge attribuisce al rapporto di lavoro determinati effetti, tra cui il diritto alla retribuzione) per rassicurare il prenditore sulla copertura del titolo e monetizzare un assegno bancario (Cass. II, n. 44955/2010 v. anche Cass. V, n. 8670/ 2003) o di essere un sacerdote (in quanto l'ordinamento riconosce alla qualità di ministro di culto effetti civili ed amministrativi, Cass. V, n. 41142/2008) o di essere il proprietario di un terreno al fine di ottenere il rilascio di un certificato urbanistico (perché la legge ricollega al possesso di tale qualifica anche l'effetto giuridico di poter ottenere dalla P.A. un certificato di destinazione urbanistica del terreno, Cass. V, n. 19472/2006) o di essere il fidanzato della persona offesa (perché il fidanzamento non è un rapporto privo di effetti giuridici essendo, ad es., la promessa di matrimonio regolata dal c.c. Cass. II, n. 23327/2018). c) In generale il reato di cui all’art. 494 può consistere anche nel solo fatto di attribuirsi una qualità, non necessariamente di natura pubblicistica, cui la legge ricollega un qualsivoglia effetto giuridico, per cui integra la fattispecie la falsa attribuzione della qualità di incaricata di una associazione di quartiere per la redazione di un questionario, trattandosi di qualifica che produce l'effetto giuridico di attribuire la facoltà di contattare i cittadini, anche mediante accesso alle private abitazioni, per acquisire informazioni (Cass. V, n. 35027/2016). d)  La Cassazione in una pronuncia ha asserito che è responsabile ai sensi dell'art. 494 il conducente che circoli in zona vietata al traffico esponendo sul proprio veicolo il contrassegno di autorizzazione a persona disabile che, però, al momento non si trovi a bordo. In tale ipotesi l'agente simula la qualità di titolare o di guidatore autorizzato anche al trasporto occasionale del titolare (Cass. V, n. 10203/2011). La giurisprudenza maggioritaria, però, è di avviso contrario: Cass. II, n. 9859/2012; Cass. II, n. 7966/2011; Cass. II, n. 4490/2012; Cass. II, n. 45328/2011; Cass. II, n. 42988/2011; Cass. V, n. 18080/2010). e) Altre applicazioni: la Cassazione ha affermato che non si configura il reato di sostituzione di persona quando un soggetto, in qualità di dipendente ospedaliero, timbri la scheda magnetica appartenente ad un collega, attestandone in tal modo falsamente la presenza sul luogo di lavoro. Con tal condotta, infatti, non si sostituisce al collega né se ne attribuisce i dati identificativi. Avendo effettuato, in conseguenza di un artifizio, una doppia vidimazione, il suo comportamento è astrattamente riconducibile all'ipotesi di truffa (Cass. V, n. 48662/2012).

Profili processuali

Gli istituti

La sostituzione di persona è reato procedibile d'ufficio, e di competenza del tribunale in composizione monocratica.

Per la sostituzione di persona: a) l'azione penale deve essere esercitata nelle forme della citazione diretta ai sensi dell'art. 550 c.p.p.; b) non sono consentiti arresto in flagranza e fermo; c) non è consentita l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali.

L'interesse ad impugnare

La Cassazione Cass. V, n. 21574/2009 ha di recente riconosciuto al privato la qualità di persona offesa dal reato e, in quanto tale, la legittimazione a proporre opposizione alla richiesta di archiviazione perché il delitto di sostituzione di persona è un reato plurioffensivo, essendo preordinato non solo alla tutela di interessi pubblici, ma anche di quelli del soggetto privato nella cui sfera giuridica l'atto è destinato ad incidere concretamente. La legge attribuisce alla persona il cui nome è stato indebitamente usato da altri il diritto al risarcimento del danno ai sensi dell'art 7 c.c. A tale titolo, e non come pena accessoria, il giudice può ordinare la pubblicazione della sentenza di condanna in uno o più giornali (art. 7 cpv. c.c.).

Bibliografia

Cristiani, Il delitto di falsità personale, Padova, Padova, 1955; Cristiani, voce Falsità personale, in Nss. d.I., Torino, 1965, VII, 24; Cristiani, voce Falsità personale, in Dig. d. pen., Torino, 1991, V, 105; De Felice, Le falsità personali. Profili generali, Napoli, 1983; Fulvi, Della falsità personale. Premessa, in Trattato di diritto penale, Parte speciale, Reati contro la fede pubblica, a cura di Ramacci, vol. X, Milano, 2013; Lei, Sostituzione di persona, in Trattato di diritto penale, Parte speciale, Reati contro la fede pubblica, a cura di Ramacci, vol. X, Milano, 2013; Nappi, voce Falsità personale, in Enc. giur. Treccani, Roma, 1989, XIV, 1; Nappi, Falso e legge penale, Milano, 1999; Pagliaro, Falsità personale, in Enc. dir., Milano, 1967, XVII, 646; Santoro, Sostituzione di persona, in Enc. forense, Milano, 1962, VII, 133.

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