Codice Penale art. 495 bis - Falsa dichiarazione o attestazione al certificatore di firma elettronica sull'identità o su qualità personali proprie o di altri (1).

Francesca Romana Fulvi

Falsa dichiarazione o attestazione al certificatore di firma elettronica sull'identità o su qualità personali proprie o di altri (1).

[I]. Chiunque dichiara o attesta falsamente al soggetto che presta servizi di certificazione delle firme elettroniche l'identità o lo stato o altre qualità della propria o dell'altrui persona è punito con la reclusione fino ad un anno.

(1)Articolo inserito dall'art. 3 l. 18 marzo 2008, n. 48.

competenza: Trib. monocratico

arresto: non consentito

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: non consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

Il delitto punito all'art. 495 bis  è stato introdotto dall'art. 3 l. 18 marzo 2008, n. 48, che ha ratificato la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla criminalità informatica, aperta alla firma a Budapest il 23 novembre 2001. La l. n. 48/2008, costituisce, insieme alla l. 23 dicembre 1993, n. 547, il principale intervento normativo in materia di reati informatici propri, commessi cioè su (e non mediante) sistemi informatici, finalizzati a garantire la sicurezza informatica. La ratio della previsione della fattispecie si rintraccia nel fine di garantire il riconoscimento dei soggetti interconnessi, l'autenticità dei contenuti e il valore legale dei documenti. In dottrina è stato criticato il suo mancato inserimento tra i reati che ai sensi dell'art. 24 bis d.lgs. 8 giugno 2001, n. 231 possono dar luogo a responsabilità degli enti, perché può essere realizzato nell'interesse o a vantaggio dell'ente (Sarzana di Sant'Ippolito, 2008, 1573).

Bene giuridico

Secondo un orientamento il delitto costituisce un'ipotesi particolare di falsità personale nelle attestazioni o dichiarazioni rese al soggetto che presta servizi di certificazione delle firme elettroniche avente ad oggetto contrassegni d'identificazione personale (nome, stato, ecc.) (Bisacci, 260); per un altro, invece, la disposizione incriminatrice è posta a tutela della pubblica fede documentale informatica (Picotti, 4402), in relazione alla tutela dell'autenticità delle firme elettroniche; per un altro ancora si tratterebbe di una falsità ideologica commessa da un privato in atto pubblico (Cadoppi, 593).

Soggetti

Soggetto attivo

La falsa dichiarazione o attestazione al certificatore di firma elettronica sull'identità o su qualità personali proprie o di altri è un reato comune, che può essere commesso da “chiunque”.

Soggetto passivo

Soggetto passivo del reato è colui che riceve la dichiarazione o l'attestazione non veritiere. L'art. 495-bis individua il ricevente rinviando alla legislazione extrapenale, ovvero al d.lgs. n. 82/2005 che identifica il “certificatore” ovvero la persona fisica o giuridica che, ai sensi dell’art. 24 d.lgs. n. 82/2005,possiede i requisiti previsti dal Regolamento (UE) n. 910/2014 e presta servizi di certificazione delle firme elettroniche.

In merito alla qualifica soggettiva del certificatore ci si è interrogati se in determinate circostanze questi possa essere considerato, agli effetti della legge penale, pubblico ufficiale: se, infatti, il certificatore svolgesse funzioni di pubblico ufficiale troverebbe applicazione l'art. 495, che prevede un trattamento sanzionatorio molto più rigoroso (Lei, 695), mentre se operasse in carenza della predetta qualifica soggettiva sarebbe configurabile il delitto ex art. 495-bis. L'orientamento dottrinario maggioritario, però, esclude la qualifica pubblicistica del certificatore (Fiandaca, Musco, 2012, 626).

Condotta

La condotta tipica si realizza quando un soggetto attribuisce in modo espresso a se stesso o ad altri delle specifiche qualità personali, di cui né lui né altri sono in possesso, in occasione dell'effettuazione di un'attestazione o di una dichiarazione, rilasciata ad un individuo che presta servizi di certificazione delle firme elettroniche.

Secondo un orientamento dottrinario la dichiarazione si riferisce ai contrassegni personali propri mentre l'attestazione ai contrassegni personali altrui (Pagliaro, 1967, 649); secondo un'altra impostazione, invece, i due termini si equivalgono (Cristiani, 1965, 109; in questo senso in giurisprudenza v. Cass. V, n. 22603/2010 dove sembrerebbe affermato il concetto di dichiarazione attestante attribuendo ai due termini il medesimo significato).

Secondo parte della dottrina la condotta, generalmente realizzata con dichiarazione o attestazione ideologicamente falsa, può essere integrata anche attraverso una falsità materiale, nel caso di attestazione o dichiarazione non genuine (Picotti, 441). In tal caso si è osservato che la fattispecie non si sostanzierebbe in una contraffazione del classico tipo, ma darebbe luogo ad una vera e propria ipotesi di abuso (Sarzana di Sant'Ippolito, 1569).

In merito alle modalità di realizzazione, non integra la condotta tipica il silenzio o la reticenza, non solo perché non equivalgono ad una dichiarazione, ma, soprattutto, perché non comportano una immutatio veritatis, dovendosi la falsità manifestarsi in modo espresso (Fiandaca, Musco, 2012).

Per la giurisprudenza sul punto Cfr. sub art. 495.

La falsa dichiarazione o attestazione deve avere ad oggetto l' “identità”, “lo stato” o altre “qualità” della propria o dell'altrui persona: per identità personale: sub art. 495; per stato: vedi sub art. 494; per qualità: sub art. 495.

Per individuare l'oggetto della falsa dichiarazione o attestazione occorre far riferimento all'art. 28 d.lgs. n. 82/2005 che distingue due tipologie di dati: obbligatori (Allegato 1 Regolamento (UE) n. 910/2014 e art. 28 comma 2 d.lgs. n. 82/2005) e facoltativi (art. 28 comma 3 d.lgs. n. 82/2005). Questi ultimi riguardano, comunque, informazioni di primario rilievo giuridico, in quanto attengono ad aspetti di particolare interesse come le qualifiche speciali del titolare, i limiti d'uso del certificato o i limiti di valore degli atti unilaterali e dei contratti per i quali il certificato può essere utilizzato (Lei, 695).

Secondo un orientamento dottrinario, infine, il reato non si realizza nel caso in cui un soggetto viola il generale obbligo di comunicare al certificatore le modifiche delle circostanze oggetto delle informazioni contenute nei certificati qualificati di cui al comma 4 dell'art. 28, in quanto si tratterebbe di una condotta meramente omissiva (Tovani, 261).

La firma elettronica

La nozione è contenuta nel Regolamento (UE) n. 910/2014 e, nell'ordinamento italiano, nel d.lgs. 7 marzo 2005, n. 82, recante il Codice dell'amministrazione digitale.

Nello specifico l'art. 3 n. 10 Regolamento (UE) n. 910/2014 definisce firma elettronica l'insieme dei dati in forma elettronica, acclusi oppure connessi tramite associazione logica ad altri dati elettronici e utilizzati dal firmatario per firmare.Successivamente il d.lgs. 30 dicembre 2010, n. 235 prima, ed il Regolamento (UE) n. 910/2014 poi, hanno introdotto anche la firma elettronica avanzata (art. 3 n. 11 Regolamento (UE) n. 910/2014), la firma elettronica qualificata (art. 3 n. 12 Regolamento (UE) n. 910/2014) e la firma digitale (art. 1 lett. s d.lgs. n. 82/2005). Essa consente di sottoscrivere un documento informatico, rendendo certa l'identificazione della persona da cui esso proviene. Per collegare la firma elettronica al suo titolare vengono utilizzati dei certificati elettronici, ovvero degli attestati elettronici che collegano i dati di convalida di una firma elettronica a una persona fisica e conferma almeno il nome o lo pseudonimo di tale persona.

Elemento psicologico

Il dolo

Il dolo è generico e consiste nella coscienza e volontà di rilasciare al soggetto che presta servizi di certificazione delle firme elettroniche attestazioni o dichiarazioni false sull'identità, sullo stato o sulle qualità personali giuridicamente rilevanti.

Consumazione e tentativo

Consumazione

Il reato si consuma nel momento in cui la dichiarazione perviene al certificatore.

Tentativo

La dottrina ritiene configurabile il tentativo nei soli casi di esecuzione frazionata non giunta a termine, come nell'ipotesi in cui l'agente sia interrotto prima di rendere integralmente la dichiarazione (Lei, 696).

Rapporti con altri reati

La condotta prevista all'art. 495 bis è descritta in termini identici a quella contemplata all'art. 495. Le due fattispecie si distinguono soltanto per il diverso soggetto al quale sono rese le dichiarazioni: l'operatore che presta servizi di certificazione delle firme elettroniche (art. 495 bis) e il pubblico ufficiale (art. 495).

Profili processuali

Gli istituti

Si tratta di reato procedibile d'ufficio, e di competenza del tribunale in composizione monocratica.

Per la falsa dichiarazione o attestazione al certificatore di firma elettronica sull'identità o su qualità personali proprie o di altri:

a) l'azione penale deve essere esercitata nelle forme della citazione diretta ai sensi dell'art. 550 c.p.p.;

b) non sono consentiti arresto in flagranza e fermo;

c) non è consentita l'applicazione della custodia in carcere e delle altre misure cautelari personali.

Bibliografia

Bisacci, voce Falsità personale, in Dig. d. pen., Torino, 2010, V Aggiorn., 260; Guernelli, La ratifica ed esecuzione della convenzione sul Cybercrime: considerazioni sostanziali e processuali, in Riv. trim. dir. pen. econ., 2008, 753; Lei, Falsa dichiarazione o attestazione al certificatore di firma elettronica sull'identità o su qualità personali proprie o di altri, in Trattato di diritto penale, Parte speciale, Reati contro la fede pubblica, a cura di Ramacci, vol. X, Milano, 2013; Picotti, Ratifica della Convenzione Cybercrime e nuovi strumenti di contrasto contro la criminalità informatica e non solo, in Dir. internet, 2008, 5, 441; Sarzana Di Sant'Ippolito, La legge di ratifica della Convenzione di Budapest: una “gatta” legislativa frettolosa, in Dir. pen. e proc., 2008, 1562; Tovani, Commento l. 18 marzo 2008 n. 48 (criminalità informatica) - Art. 3, in Leg. pen., 2008, 255.

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