Codice Penale art. 497 bis - Possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi (1).Possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi (1). [I] Chiunque è trovato in possesso di un documento falso valido per l'espatrio è punito con la reclusione è punito con la reclusione da due a cinque anni (2). [II]. La pena di cui al primo comma è aumentata da un terzo alla metà per chi fabbrica o comunque forma il documento falso, ovvero lo detiene fuori dei casi di uso personale. (1) Articolo inserito dall'art. 10 4 d.l. 27 luglio 2005, n. 144, conv., con modif., in l. 31 luglio 2005, n. 155. (2) L'art. 2 d.l. 18 febbraio 2015, n. 7, conv., con modif. in l. 17 aprile 2015, n. 43ha sostituito le parole: «è punito con la reclusione da uno a quattro anni» con le parole: «è punito con la reclusione da due a cinque anni». competenza: Trib. monocratico arresto: facoltativo fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: non consentita altre misure cautelari personali: consentite procedibilità: d'ufficio InquadramentoIl delitto punito all'art. 497-bis è stato introdotto dall'art. 10 d.l. 27 luglio 2005, n. 144, convertito con modificazioni, con l. 31 luglio 2005, n. 155 e costituisce una delle misure predisposte dal legislatore per contrastare il fenomeno del terrorismo internazionale (Marzaduri, 419) mediante l'individuazione di condotte potenzialmente strumentali rispetto alla realizzazione di delitti terroristici di più grave portata offensiva. L'art. 497-bis prevede una norma a più fattispecie, tutte caratterizzate dalla specificità dell'oggetto materiale. Al primo comma, infatti, punisce la condotta di possesso di un documento falso valido per l'espatrio, al secondo quella di fabbricazione, di formazione o di detenzione del predetto documento. Secondo la dottrina il secondo comma contempla una fattispecie autonoma di reato perché, analogamente alle ipotesi delittuose in materia di falsità in monete, in carte di pubblico credito e in valori di bollo, non sembra ragionevole che il concetto di falsificazione assuma valore autonomo rispetto a quello di possesso in maniera tale da escludere, per la sua sostanziale valenza costitutiva, che esso possa essere ridotto a semplice elemento accidentale (Lei, 731). Anche la recente giurisprudenza (Cass. V, n. 18535/2013) ha asserito che il comma 2 dell'art. 497 bis costituisce ipotesi di reato autonoma rispetto a quella del mero possesso prevista dal comma 1, essendo la descrizione della condotta, che differenzia le due fattispecie, essa stessa elemento costitutivo del reato, non relegabile al ruolo di elemento circostanziale. Il trattamento più rigoroso previsto al secondo comma è giustificato dal maggior disvalore insito nella condotta del soggetto che agendo quale intermediario, consente a colui che intenderebbe servirsi del documento di entrarne in possesso (in dottrina Valsecchi, 2005, 1229). Bene giuridicoSecondo un orientamento la fattispecie ex art. 497-bis configura un'ipotesi di reato c.d. ostativo teso, strumentalmente, alla salvaguardia della pubblica fede ed, in via principale, alla tutela della sicurezza dello Stato (Lei, 730). Secondo la giurisprudenza, invece, il delitto tutela la pubblica fede sub specie dell'affidabilità dell'identificazione personale soprattutto nel caso di trasferimento di persone dal territorio di uno Stato a quello di un altro (Cass. V, n. 15833/2010). Di conseguenza il reato si consuma anche quando il fatto tipico prescinde da eventuali collegamenti con ambienti eversivi e dalla realizzazione di condotte comunque riconducibili al fenomeno del terrorismo internazionale (Cass. V, n. 9723/2009). SoggettiSoggetto attivo Il possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi è un reato comune, che può essere commesso da “chiunque”. CondottaLe condotte descritte nella norma sono le seguenti: a) essere trovato in possesso di un documento identificativo falso valido per l'espatrio: secondo un orientamento dottrinario “l'essere trovato in possesso” sembrerebbe configurare, ex art. 44, una condizione obiettiva di punibilità. Di conseguenza la norma sanzionerebbe le ipotesi in cui è possibile riscontrare una relazione attuale e personale, in termini di flagranza, fra il soggetto e il documento (Schiaffo, 316) e non rientrerebbero nel suo ambito di applicazione tutte quelle situazioni in cui tra l'agente e il documento vi fosse una relazione soltanto indiretta o mediata (Marinucci- Dolcini, 2011, 564). Diversamente secondo la giurisprudenza l'essere trovato in possesso del documento non può considerarsi come una condizione obiettiva di punibilità perché non si è in presenza di un elemento estrinseco al reato, bensì della condotta stessa che integra la fattispecie contra ius. L'elemento materiale dell'art. 497-bis, pertanto, non va inteso nel senso che l'agente deve essere colto in flagranza di possesso, bensì nel senso che egli abbia, o abbia avuto, la disponibilità del documento. Non è necessario, quindi, che il reo sia colto con indosso il documento falso, essendo sufficiente che questi detenga o abbia detenuto, anche prima dell'accertamento del fatto da parte della polizia giudiziaria, l'atto certificativo in un luogo e con modalità tali da assicurarsene l'immediata disponibilità (Cass. V, n. 14029/2016). b) fabbricazione di documenti identificativi falsi: consiste nella produzione di documenti identificativi da parte di chi non vi sia legalmente autorizzato. È ritenuto concorrente nel reato di fabbricazione il soggetto che ha fornito la propria fotografia per la formazione del documento d'identità valido per l'espatrio di cui sia poi stato trovato in possesso (Cass. V, n. 25659/2018); c) formazione di documenti identificativi falsi: si ha quando un pubblico ufficiale, seppur astrattamente autorizzato, produce il documento identificativo in mancanza dei presupposti che ne giustificherebbero in concreto l'adozione; d) detenzione fuori dai casi di uso personale: tale condotta può avere ad oggetto solamente documenti che identificano una persona diversa dal detentore (mentre nell'ipotesi di possesso il documento falso identificherebbe la stessa persona che ne ha diretta ed immediata disponibilità). La giurisprudenza ha chiarito che il possesso per uso personale rientrerebbe nella previsione di cui all'art. 497-bis comma 1 solo se non accompagnato dalla contraffazione ad opera del possessore perché il possesso di un documento identificativo contraffatto dallo stesso possessore è punito ai sensi del secondo comma dell'art. 497 c.p. (Cass. V, n. 12268/2012, Cass. V, n. 18535/2013; Cass. V, n. 5355/2014). Il reato può essere realizzato anche in forma omissiva (ad es. il pubblico ufficiale che in mancanza dei presupposti, confezioni una carta d'identità senza annotare la dicitura “non valida per l'espatrio”; in dottrina Lei, 732). Oggetto materiale del reato è il documento falso “valido per l'espatrio”, la cui nozione è riferita all’idoneità di esso a consentire al suo possessore di lasciare il territorio dello Stato che lo ha apparentemente emesso, rimanendo irrilevanti altre valutazioni riferite alla sua validità per la circolazione in altri Stati (Cass. V, n. 47563/2015). Nella struttura del reato, la mancanza della clausola della validità per l’espatrio si atteggia quale elemento specializzante degradante, essenziale al fine della diversa qualificazione giuridica del fatto configurandosi, altrimenti, la fattispecie di cui agli artt. 477 e 482. Il delitto, pertanto, è integrato solo nell’ipotesi in cui il documento contiene la succitata clausola, gravando sull’imputato che ne contesti l’esistenza il relativo onere di allegazione probatoria (Cass. V., n. 25218/2020). Secondo la giurisprudenza oggetto materiale del reato sono solo i documenti di identificazione e non anche, ad esempio, quelli di trasporto o quelli contabili (Cass. V., n. 13383/2008). Nello specifico sono documenti validi per l'espatrio il passaporto e la carta d'identità, che contengono tanto la certificazione dell'identità della persona cui è intestata, quanto un'autorizzazione amministrativa ad espatriare. Elemento psicologico
Il dolo Secondo l'orientamento dottrinario prevalente e la giurisprudenza il dolo di fattispecie consiste nel volontario possesso di un documento falso valido per l'espatrio. Per un indirizzo dottrinario minoritario, invece, il reato è punibile a titolo di dolo specifico in quanto il possesso dovrebbe essere inteso come condotta orientata all'espatrio o comunque finalizzata all'uso del documento. Anche con riferimento alla condotta di fabbricazione, inoltre, la natura stessa del documento, oltre che la ratio della fattispecie, indurrebbe a ritenere che colui che lo realizza, aderisca al proposito di utilizzo da parte di altri (cioè l'agente fabbrica il documento perché altri lo utilizzino) e per questo motivo il dolo di fabbricazione diverrebbe specifico (Cadoppi-Canestrari- Manna-Papa, 620). Consumazione e tentativoIl reato si consuma con il possesso o con la detenzione del documento falso valido per l'espatrio e in tali ipotesi non sarebbe configurabile il tentativo. Diversamente, nel caso di fabbricazione e formazione del falso documento, il tentativo sarebbe ammissibile qualora l'agente fosse colto durante l'attività di predisposizione. Rapporti con altri reatiIn merito ai rapporti tra le fattispecie di cui agli artt. 489 e 497-bis la giurisprudenza ha osservato che non sono equiparabili per radicale diversità strutturale ed oggettività giuridica. Infatti, nell'art. 489 l'oggetto di tutela è la genuinità del documento, mentre nell'art. 497 bis l'affidabilità della identificazione personale (Cass. V, n. 3182/2018). Il concorso nel possesso di falsi documenti di identità validi per l'espatrio resta assorbito nel più grave delitto di procurato ingresso illegale di stranieri nel territorio dello Stato commesso mediante l'utilizzazione di documenti contraffatti (art. 12 comma 3 lett. d, d.lgs. 25 luglio 1998, n. 286), poiché il primo reato è elemento costitutivo del secondo (in giurisprudenza Cass. I, n. 21586/2011). Concorso di reatiContraffazione delle impronte di una pubblica autenticazione o certificazione Si ammette il concorso tra il reato di cui all'art. 469 e quello di cui all'art. 497 bis, in quanto non vi sarebbe rapporto di specialità anche in considerazione del diverso oggetto di tutela (in giurisprudenza Cass. V, n. 30120/2011). Sostituzione di persona Il delitto di tentata sostituzione di persone non è assorbito in quello di cui all'art. 497-bis. Sussiste, invece, concorso materiale tra i due reati, qualora l'agente, oltre ad avere esibito una carta d'identità falsificata, a richiesta degli operanti abbia declinato generalità non veritiere cercando di accreditare un'identità diversa da quella reale (Cass. V, n. 23029/2017; Cass. V, n. 14350/2012). CasisticaIl reato si configura quando un soggetto è trovato in possesso di un documento valido per l'espatrio anche solo parzialmente falsificato, purché la falsità cada su una parte significativa di esso e cioè quella attestante un fatto, un dato o una circostanza che il documento medesimo sia destinato a provare (Cass. V, n. 2669/2021;Cass. V., n. 13383/2008). Di conseguenza si è affermata la sussistenza del reato in caso di: a) mero possesso di un documento falso valido per l'espatrio, poiché la norma prescinde dall'esclusione di ogni forma di concorso nella falsità e non ha, pertanto, carattere residuale in ordine ad eventuale compartecipazione nella confezione dell'atto falso (Cass. V, n. 12268/2012); b) possesso di una carta di identità falsa rilasciata dall'autorità bulgara, perché il passaggio dallo Stato di appartenenza ad altro Stato dell'Unione costituisce un espatrio a tutti gli effetti, anche se non è più richiesto ai cittadini comunitari il possesso del passaporto per l'espatrio (Cass. V, n. 46831/2007); c) mero possesso di un documento falso valido per l'espatrio indipendentemente dall'uso che il possessore ne voglia fare (Cass. V, n. 17792/2019), non essendo necessariamente circoscritto alle sole condotte volte ad agevolare l'espatrio o l'ingresso dell'utilizzatore, ma anche a quelle poste in essere per commettere truffe (Cass. V, n. 39408/2012); d) possesso di passaporto di provenienza furtiva contraffatto dallo stesso possessore (Cass. V, n. 17673/2011), di una carta d'identità contraffatta se contiene la clausola di validità per l'espatrio (Cass. I, n. 5061/2011), di una carta di identità sulla quale sono state apposte fotografie di soggetti diversi dagli intestatari (essendo titolo valido per l'espatrio negli Stati membri dell'Unione europea e in quelli in cui vigono particolari accordi internazionali) (Cass. V, n. 47613/2019; Cass. V, n. 35885/2007). Secondo la giurisprudenza, invece, non costituisce reato: a) il possesso di un falso permesso di soggiorno, in quanto esso non è documento valido per espatriare, trattandosi di titolo preordinato esclusivamente a legittimare la presenza del cittadino extracomunitario nel territorio dello Stato (Cass. V, n. 17994/2009). b) il possesso di un documento d'identità dal quale non risulta l'ente emittente né il timbro ufficiale, né simboli di riconoscimento (ipotesi di falsità grossolana rilevante ex art. 49 comma 2) (Cass. V, n. 41155/2008). Profili processualiGli istituti Si tratta di reato procedibile d'ufficio e di competenza del tribunale in composizione monocratica. Per il possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi: a) l'azione penale deve essere esercitata nelle forme della citazione diretta ai sensi dell'art. 550 c.p.p. quando ricorre l'ipotesi di cui all'art. 497 bis comma 1; b) non è consentito il fermo e l'arresto in flagranza è facoltativo; c) non è consentita l'applicazione della custodia in carcere ed è consentita quella delle altre misure cautelari personali. BibliografiaLei, Possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, in Trattato di diritto penale, Parte speciale, Reati contro la fede pubblica, vol. X, Milano, 2013; Marzaduri, La disciplina di contrasto del terrorismo internazionale tra esigenze di tutela della libertà e bisogno di sicurezza della persona, in Leg. pen. 2006; Schiaffo, Nuovi esiti di vecchi autoritarismi: la trasfigurazione dei reati di sospetto, in Le nuove norme del contrasto al terrorismo, Milano, 2006; Valsecchi, Falsità sull'identità e su altre qualità personali, in Misure Urgenti in materia di sicurezza pubblica, Torino, 2008. |