Codice Penale art. 514 - Frodi contro le industrie nazionali.Frodi contro le industrie nazionali. [I]. Chiunque, ponendo in vendita o mettendo altrimenti in circolazione, sui mercati nazionali o esteri, prodotti industriali, con nomi, marchi o segni distintivi [2563-2574 c.c.] contraffatti o alterati [473, 474], cagiona un nocumento all'industria nazionale, è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa non inferiore a 516 euro. [II]. Se per i marchi o segni distintivi sono state osservate le norme delle leggi interne o delle convenzioni internazionali sulla tutela della proprietà industriale, la pena è aumentata [64] e non si applicano le disposizioni degli articoli 473 e 474 [518]. competenza: Trib. monocratico (udienza prelim.) arresto: facoltativo fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: consentita altre misure cautelari personali: consentite procedibilità: d'ufficio InquadramentoTale delitto punisce la messa in circolazione e la vendita di prodotti con marchi contraffatti o alterati causa di danno alle industrie nazionali. Prevede una circostanza aggravante per il caso in cui sono state osservate le norme delle leggi interne o delle convenzioni internazionali sulla tutela della proprietà industriale e stabilisce l'inapplicabilità delle disposizioni previste dagli artt. 473 e 474, presentandosi, dunque, rispetto a questi ultimi reati, in rapporto di specialità. Bene giuridico protettoIl reato vuole certamente tutelare l'ordine economico contro il danno che potrebbe derivare all'industria nazionale dall'immissione nel mercato di prodotti con nomi, marchi o segni distintivi contraffatti o alterati. Soggetto attivoLa norma ha portata generale in quanto il soggetto attivo può essere chiunque si rende colpevole dei fatti descritti. Si tratta, pertanto, di un reato comune. Elemento oggettivoCondotta La condotta di detto reato coincide con quella descritta dai commi 2 e 3 dell'art. 474 c.p. e consiste nel porre in vendita o nel mettere altrimenti in circolazione nei mercati nazionali o esteri, prodotti industriali con nomi, marchi o segni distintivi contraffatti o alterati. Per la messa in vendita non è necessaria la dimostrazione di concrete trattative per la vendita ma basta semplicemente che i prodotti si trovino nei luoghi destinati all'esercizio del commercio. Inoltre, l'atto di messa in vendita di un prodotto contraddistinto da marchi o da segni distintivi mendaci può essere anche isolato. La messa in circolazione, invece, comprende tutte le altre ipotesi di immissione nel mercato dei prodotti falsamente contrassegnati. Oggetto materiale Si applica ai soli prodotti industriali e tutela la falsità materiale che riguarda i marchi non registrati e i nomi, cioè tutti gli elementi di identificazione dei prodotti industriali che non fanno parte del marchio (ad esempio le firme, le ditte, i titoli, le insegne), e i contrassegni industriali che sono indicativi della propria provenienza e della provenienza dei prodotti sui quali vengono apposti Si tratta di un reato di evento e non di mera condotta in quanto prevede come punibile il commercio, anche all’estero, di prodotti industriali con marchi contraffatti solo ove ne sia derivato nocumento all’industria nazionale. Elemento soggettivoL'elemento soggettivo del reato è costituito dal dolo generico in quanto è richiesta la volontà di porre in vendita o in circolazione prodotti industriali con la consapevolezza della contraffazione o dell'alterazione dei contrassegni e la previsione che da ciò può derivare un nocumento per l'industria nazionale. Consumazione e tentativoConsumazione Il reato si consuma nel momento e nel luogo in cui si realizza l'evento del nocumento all'industria nazionale. L'espressione «nocumento all'industria nazionale», può determinare qualche incertezza. La giurisprudenza accede alla prospettazione di danno all'industria nazionale inteso come ripercussione su un singolo settore, ma si deve ritenere che il danno medesimo, stante l'ampiezza della nozione di «industria nazionale», debba essere comunque di proporzioni consistenti, tali da ingenerare, quale conseguenza, la diminuzione del volume di affari o l'offuscamento del buon nome dell'industria nazionale o di un suo settore, facendo venire meno negli acquirenti l'affidamento sulla originalità del prodotto del mercato nazionale. Non è sufficiente, peraltro, il danno ad una singola azienda posto che nei casi in cui l'oggetto di tutela è stato ravvisato nella attività della singola impresa il legislatore ha utilizzato espressioni diverse quali «l'esercizio di un'industria» come è dato rilevare, ad esempio, dalla formulazione dell'art. 513. È stato altresì, evidenziata la necessità della prova del riflesso in termini di danno della condotta accertata sull'andamento dell'industria nazionale, non ritenendosi sufficienti al riguardo mere considerazioni di ordine logico, né il numero degli esemplari contraffatti, anche se tale dato certamente può concorre nella valutazione ma da solo non assume carattere dirimente (Cass. III, n. 38906/2013). Tentativo Il tentativo non è configurabile in quanto se il nocumento non si verifica, la condotta integra i reati previsti dagli artt. 474 o 517 c.p. a seconda che i contrassegni siano registrati o no. Circostanze aggravantiIl comma 2 dell'articolo prevede una circostanza aggravante speciale se per i marchi o segni distintivi sono state osservate le norme delle leggi interne o delle convenzioni internazionali sulla tutela della proprietà industriale cioè se siano stati registrati. Responsabilità dell'ente: sanzioneIn relazione alla commissione del delitto ex art. 514, è prevista la responsabilità amministrativa da reato dell'ente; infatti, l'art. 25-bis.1 d.lgs. n. 231/2001, introdotto dall'art. 15. comma 7, l. n. 99/2009, così recita: «1. In relazione alla commissione dei delitti contro l'industria e il commercio previsti dal codice penale, si applica all'ente le seguenti sanzioni pecuniarie: [...] b) per i delitti di cui agli artt. 513-bis e 514 la sanzione pecuniaria fino a ottocento quote» e inoltre « 2. Nel caso di condanna per i delitti di cui alla lettera b) del comma 1 si applicano all'ente le sanzioni interdittive previste dall'articolo 9, comma 2». Rapporto con altri reatiIl concorso tra il reato di frodi contro le industrie nazionali e i reati ex art. 473 (contraffazione, alterazione o uso di marchi o segni distintivi ovvero di brevetti, modelli e disegni) e 474 (introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi) è espressamente escluso dall'articolo 514. Differenze tra l'art. 514 e 474 c.p Le differenze principali con l'art. 474 risiedono nel fatto che non si fa riferimento alle opere dell'ingegno ma considera esclusivamente i prodotti industriali nazionali, che estende la tutela anche ai nomi, che viene dato rilievo solo ai contrassegni non registrati o che comunque non abbiano osservato le norme interne o internazionali e che è richiesta la verificazione di un macro evento individuabile nel nocumento all'industria nazionale. L'art. 474 prevede come punibile anche la condotta di colui che detiene per vendere prodotti industriali con marchi contraffatti. Poiché, a norma dell'art. 6, il reato si considera commesso nel territorio dello Stato quando in esso commessa anche solo una parte dell'azione che lo costituisce, ne deriva che è punibile secondo la legge italiana anche la detenzione in Italia di merce destinata ai mercati esteri, se reca l'impronta di marchi contraffatti. L'art. 514, poi, che prevede come punibile il commercio anche all'estero di prodotti industriali con marchi contraffatti, ove ne sia derivato nocumento all'industria nazionale, delinea un reato di evento e non di mera condotta. Esso rappresenta un'applicazione dell'art. 6, che considera appunto commesso nel territorio dello Stato anche il reato la cui condotta si svolga integralmente all'estero, quando l'evento si verifica in Italia (Cass. V, n. 3556/1993). Profili processualiLe frodi contro le industrie nazionali è un reato procedibile d'ufficio e di competenza del Tribunale monocratico. Sono applicabili le misure cautelari personali. È consentito l'arresto facoltativo in flagranza, non è consentito il fermo. Si applica la pena accessoria della pubblicazione della sentenza prevista dall'art. 518. BibliografiaBerenini, Delitti contro l'economia pubblica, l'industria e il commercio: Titolo VIII del libro II del Codice penale, Milano, 1937; di Amato, Codice di diritto penale delle imprese e delle società, Milano, 2011; Guariniello, Codice della sicurezza degli alimenti, Milano, 2015. |