Codice Penale art. 593 - Omissione di soccorso.

Maria Teresa Trapasso

Omissione di soccorso.

[I]. Chiunque, trovando abbandonato o smarrito un fanciullo minore degli anni dieci, o un'altra persona incapace di provvedere a se stessa, per malattia di mente o di corpo, per vecchiaia o per altra causa, omette di darne immediato avviso all'Autorità è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a 2.500 euro (1) (2).

[II]. Alla stessa pena soggiace chi, trovando un corpo umano che sia o sembri inanimato, ovvero una persona ferita o altrimenti in pericolo, omette di prestare l'assistenza occorrente o di darne immediato avviso all'Autorità.

[III]. Se da siffatta condotta del colpevole deriva una lesione personale [582], la pena è aumentata [64]; se ne deriva la morte, la pena è raddoppiata (3).

(1) V. anche art. 189 6-7 d.lg. 30 aprile 1992, n. 285 (c. strada).

(2) Le parole da «è punito» alla fine del comma sono state sostituite alle parole «è punito con la reclusione fino a tre mesi o con la multa fino a lire seicentomila [309 euro]» dall'art. 1, l. 9 aprile 2003, n. 72.

(3) Per un'ulteriore ipotesi di aumento di pena, v. art. 36 l. 5 febbraio 1992, n. 104.

competenza: Trib. monocratico

arresto: non consentito

fermo: non consentito

custodia cautelare in carcere: non consentita

altre misure cautelari personali: non consentite

procedibilità: d'ufficio

Inquadramento

Il bene giuridico protetto dal delitto di omissione di soccorso, è quello della vita e della incolumità individuale, secondo una prospettiva che includa la tutela del dovere etico-sociale di solidarietà (Fiandaca-Musco, PS, 91).

La fattispecie contiene due diverse previsioni: l'una, ha riguardo al ritrovamento di un minore di dieci anni o di una persona incapace di provvedere a se stessa, ed incrimina il mancato avviso all'Autorità; l'altra, il ritrovamento di un corpo inanimato o una persona ferita o in pericolo, ed incrimina, alternativamente, l'omessa assistenza o l'omesso avviso all'Autorità.

Soggetti

Si tratta di un reato comune, che può essere commesso da chiunque. La presenza in capo al soggetto attivo di un particolare obbligo giuridico di cura o di impedimento di eventi pregiudizievoli alla vita o all'incolumità fisica, determinerà la configurabilità dei delitti di omicidio o lesioni ovvero del delitto di cui all'art. 591 (Pulitanò, 113). La punibilità del soggetto attivo presuppone la possibilità di costui di prestare soccorso (Fiandaca-Musco, PS, 92).

Nel caso di ritrovamento da parte di più soggetti, l'avviso dato da parte di uno di essi, esonera gli altri dall'adempimento (Musco, 559; così anche Fiandaca-Musco, PS, 93, secondo i quali, se i soggetti che trovano la persona ferita o il corpo inanimato sono più di uno, si ritiene sufficiente che presti soccorso uno di essi, salvo i casi in cui sia utile o necessario un intervento supplementare).

Materialità

Struttura

La fattispecie — che descrive un reato omissivo c.d proprio — è strutturata come un reato di pericolo (Cass. V, n. 29891/2008), il cui fondamento è ravvisato nell'aver la condotta omissiva mantenuto o aggravato la situazione di pericolo del soggetto passivo, che avrebbe potuto essere rimossa o attenuata (in dottrina Fiandaca-Musco, PS, 90).

Il pericolo, quale elemento costitutivo della fattispecie, viene ritenuto “presunto” (in presenza delle condizioni ivi previste) con riguardo alla previsione del primo comma; quanto alla previsione di cui al secondo comma, si richiede che esso sia accertato con valutazione ex ante (e non ex post; la S.C. ha infatti affermato come, una volta ritenuto esistente, a nulli rilevi che ad esso si sarebbe potuti far fronte ugualmente con interventi e mezzi diversi, Cass. IV, n. 36608/2006). 

L'obbligo di prestare soccorso non è escluso qualora le conseguenze del sinistro non si siano manifestate in ferite nel senso tecnico del termine, essendo necessario ma sufficiente che si tratti di esiti indicativi del pericolo che dal ritardato soccorso possa derivare un danno alla vita o all'integrità fisica della persona (Cass. IV, n. 21049/ 2018)

L'attuale orientamento dottrinale interpreta entrambe le previsioni di cui consta il delitto quale reato di pericolo concreto (Mantovani, 186; Antolisei, PS, 126).

Il ritrovamento

La fattispecie, conformemente alla struttura del reato omissivo proprio, si compone di due elementi: la situazione tipica, da intendersi quale l'insieme dei presupposti da cui deriva l'obbligo di attivarsi (Fiandaca-Musco, PS, 91) e la condotta omissiva, consistente nel mancato obbligo di attivarsi imposto dalla norma.

Il ritrovamento è il presupposto della condotta. Esso indica un “contatto materiale, diretto, attraverso gli organi sensoriali, tra soccorrendo e soccorritore” (Cass. V, n. 20480/2002).

Controversa è l'equiparazione, operata in talune decisioni della giurisprudenza, tra il “trovare” e l'“avere notizia” di una persona bisognosa di soccorso nelle immediate vicinanze (così Cass. V, n. 4003/1977, a proposito di un medico, chiamato d'urgenza per soccorrere un uomo colpito da malore, che si era rifiutato di prestare l'assistenza occorrente; nello stesso senso, Cass. II, n. 1044/1964; in dottrina, sul tema, Mantovani, p. 187). Si tratta di una interpretazione attualmente respinta (così Cass. V, n. 20480/2002, che esclude la sufficienze della mera notizia che taluno versi in pericolo in luogo sottratto alla diretta percezione visiva dell'agente, perché si configuri il delitto di cui all'art. 593), in quanto viola il divieto di interpretazione analogica in malam partem.

La previsione di cui al comma 1

La previsione descrive come presupposto il ritrovamento dei soggetti indicati nella norma (fanciullo minore degli anni dieci o persona incapace di provvedere a se stessa), in una situazione di pericolo, così da far sorgere l'obbligo di intervenire in soccorso secondo le modalità — dare avviso all'Autorità — indicate dalla norma (Fiandaca-Musco, PS, 92). L' “avviso” può essere dato con qualsiasi mezzo; l'Autorità, destinataria dell'avviso da parte del ritrovatore, può essere qualsiasi autorità pubblica.

La previsione di cui al secondo comma

Anche per essa il ritrovamento si pone quale presupposto del reato; come osservato in sede dottrinale, la situazione di pericolo concreto, fatto oggetto di espresso richiamo, è requisito della condotta (Pulitanò, 116).

Per “corpo che si o sembri inanimato” si intende una persona vivente (pertanto, conformemente alla natura di reato di pericolo della fattispecie, il reato non si configura nel caso in cui la persona sia già morta o il soccorso sarebbe stato inutile, Fiandaca-Musco, PS, 93).

Quanto alla nozione di “persona ferita”, una lettura conforme alla ratio della fattispecie, posta a tutela della vita e dell'incolumità individuale, impone che l'entità della ferita sia tale da mettere in pericolo l'incolumità individuale (così Dolcini-Gatta, sub art. 593, 6).

Il richiamo alla “persona altrimenti in pericolo” va intesa quale norma di chiusura rispetto ai casi non riconducibili alle ipotesi tipizzate dalla fattispecie (Mantovani, 187).

Nel caso di ritrovamento di più persone bisognose di aiuto, la mancata prestazione del soccorso doveroso determina la configurabilità del concorso (formale) di reati.

La condotta che il soggetto è obbligato a tenere, consiste alternativamente nel “prestare l'assistenza occorrente” ovvero nel “dare immediato avviso all'Autorità”. La prima condotta viene ritenuta prioritaria dalla prevalente dottrina (in senso contrario, si è tuttavia osservato come non vi sia nella norma alcun indice che autorizzi una tale conclusione, dovendosi invece ritenere che il ritrovatore disponga di una discrezionalità vincolata, che gli impone di compiere la condotta che prevede maggiori possibilità di salvataggio della persona in pericolo, Dolcini-Gatta, sub art. 593, 8.

La Suprema Corte — Cass. V, n. 3397/2004 — ha ritenuto integrato il reato nel caso di un automobilista che, imbattutosi in un incidente, aveva dato avviso telefonicamente all'autorità e si era poi allontanato; si è infatti affermata la necessità di presidiare il luogo dell'incidente per limitare il danno alla vittima, quale la possibilità di ulteriore investimento da parte di autovetture sopravvenute).

Per “assistenza occorrente”, s'intende un'assistenza utile, che possa cioè arrecare un beneficio al soggetto in difficoltà; la giurisprudenza tuttavia ritiene che il delitto ricorra, con riguardo alla condotta di omesso avviso all'autorità, anche quando risulti che l'assistenza sarebbe stata impossibile o inutile (Cass. V, n. 18840/2013, che esclude la ricorrenza del reato solo nel caso di persona già morta).

Nel caso in cui il soccorso determini la commissione di fatti di reato, troveranno applicazione le cause di giustificazione di cui agli artt. 50, 51, 54 (Lo Piano, 625 s.).

Elemento psicologico

Il delitto è doloso, il dolo, generico, consiste nella conoscenza della situazione tipica (la situazione di pericolo in cui si trova la persona in cui si sia imbattuto) accompagnata dalla conoscenza del dovere di soccorrere e dalla volontà di omettere di prestarlo.

L'errore, anche se colposo, dall'agente in ordine alla valutazione della situazione di pericolo percepita ovvero nella scelta delle modalità del soccorso, pur poste in essere, esclude il dolo (Cass. V, n. 13310/2013).

Consumazione e tentativo

Consumazione

Il reato è istantaneo e si consuma nel momento in cui il soggetto obbligato, che si sia imbattuto nella situazione di pericolo (Fiandaca-Musco, PS, 93), omette di prestare l'assistenza occorrente o di darne avviso all'autorità (in giurisprudenza, decisione risalente della S.C. — Cass. IV, n. 62/1969 — lo configura quale “reato permanente”.

Tentativo

Astrattamente possibile (benché non agevole la sua configurabilità, Musco, 568; esclusa invece da Cadoppi, 6); non ha mai trovato applicazione in sede giurisprudenziale.

Forme di manifestazione

È previsto un aggravamento di pena (comma 3) se dal mancato soccorso derivi la morte o le lesioni del soggetto passivo. Si tratta di circostanze bilanciabili, per la cui imputazione, conformemente a quanto stabilito dall'art. 59, comma 2, è richiesta la conoscenza o la conoscibilità (la pena è inferiore all'omicidio colposo in ragione dell'assenza di una posizione di garanzia del soggetto attivo). In sede di legittimità si è precisato come, mentre il delitto di omissione di soccorso sussiste, sotto il profilo dell'omesso avviso all'autorità, anche ove si accerti che l'assistenza sarebbe stata impossibile o inutile e deve escludersi solo se la persona da assistere sia già deceduta - per l'applicazione dell'art. 593, comma 3, c.p., è necessario accertare il nesso causale tra omissione ed evento, alla stregua di un giudizio di alta probabilità logica, per cui la fattispecie è configurabile solo se si accerti che, ipotizzandosi come avvenuta l'azione che sarebbe stata doverosa ed esclusa l'interferenza di decorsi causali alternativi, l'evento, con elevato grado di credibilità razionale, non avrebbe avuto luogo, ovvero avrebbe avuto luogo in epoca significativamente posteriore o con minore intensità lesiva (Cass. n. 38200/2019).

L'assenza di una posizione di garanzia in capo al soccorritore determina l'applicazione dell'omissione di soccorso aggravato in luogo dell'omicidio doloso, più gravemente punito, anche nel caso in cui il soggetto si sia rappresentato l'evento (Pulitanò, 119).

È prevista l'applicazione dell'art. 36 l. n. 104/1992, nel caso in cui il soggetto passivo si portatore di handicap.

Rapporti con altri reati

Il delitto di distingue da quello di abbandono di minori o incapaci, in quanto solo nella fattispecie di cui all'art. 591 il soggetto attivo riveste un ruolo qualificato, quale titolare di una relazione di cura o di custodia (“reato proprio di soggetti garanti”, così Pulitanò, 116).

Il delitto di omissione di atti d'ufficio prevale in quanto norma speciale rispetto alla previsione di cui all'art. 593 (così Cass. VI, n. 28005/ 2011, a proposito del medico che abbia omesso di prestare le cure ad un paziente presentatosi all'ambulatorio della guardia medica; nello stesso senso in dottrina, Mantovani, 199).

 

 

Si configura il delitto di omicidio colposo mediante omissione ai sensi dell'art. 40, comma 2, c.p., e non quello, meno severamente sanzionato, di omissione di soccorso aggravato ai sensi dell'art. 593, comma 3, c.p., qualora, in capo all'agente, ricorra, non già un generico obbligo di attivazione, ma una specifica posizione di garanzia avente fondamento in una legge extra-penale o in altra fonte, anche contrattuale, produttiva di obblighi giuridici, che gli attribuisca adeguati poteri per l'impedimento di eventi lesivi di altrui beni in ragione dell'incapacità del titolare di provvedervi autonomamente (fattispecie in tema di omicidio, con riferimento alla quale la Corte ha ritenuto che gli imputati avessero volontariamente assunto un dovere di protezione - con conseguente obbligo di impedire l'evento - nei confronti di un giovane di cui si erano presi cura nell'apprezzabile intervallo di tempo durante il quale il medesimo era sopravvissuto dopo essere stato attinto da un colpo d'arma da fuoco esploso accidentalmente da uno dei predetti mentre, trovandosi nella loro abitazione per ragioni di familiarità, era intento a farsi la doccia, Cass. I , n. 9449/2020 , con nota di Fragasso, La Cassazione sul caso Vannini: i rapporti tra omicidio mediante omissione e omissione di soccorso aggravata dall'evento morte in un noto caso di cronaca, in sistemapenale.it, 13 aprile 2020).

 

 

Quanto al rapporto con le corrispondenti fattispecie previste dal codice della strada (Omesso soccorso stradale, art. 189, comma 7, d.lgs. n. 285/1992codice della strada), esse prevedono sanzione più gravi in quanto la condotta di omesso soccorso viene realizzata da chi ha contribuito a creare la situazione di pericolo (troverà applicazione la fattispecie di cui all'art. 593 agli utenti della strada che non abbiano contribuito all'incidente e che non abbiano prestato il soccorso necessario, Pulitanò, 119).

Concorso di reati

Non è configurabile il concorso tra i delitti di omicidio doloso o preterintenzionale ovvero di lesioni volontarie ed il delitto di omissione di soccorso (Cass. V, n. 1493/1984).

La Suprema Corte, quanto ai rapporti tra il delitto di cui all'art. 593 cp e quello di omicidio doloso ne ha affermato l'incompatibilità, in quanto l'evento letale, già posto a carico dall'agente quale autore del reato di danno, non può essere addebitato allo stesso anche quale conseguenza di un reato di pericolo (Cass. I, n. 31466/2012; medesime conclusioni quanto all'omicidio quale conseguenza di altro delitto, di cui all'art. 586, Cass. VI, n. 1985/1988).

Quanto al rapporto con i reati di omicidio e di lesione, in sede giurisprudenziale si è affermato come non sia configurabile il concorso tra i delitti di omicidio doloso e preterintenzionale ovvero di lesioni volontarie e l'omissione di soccorso (Cass. V, n. 1493/ 1984; contra, Cass. I, n. 6938/1989, secondo la quale il dovere di prestare assistenza si imponga anche a chi abbia cagionato volontariamente delle ferite, senza il fine di uccidere, così da configurare il concorso tra la fattispecie realizzata ed il delitto di omissione di soccorso.

Diversamente in dottrina, dove si è precisato come l'art. 593 si ponga come post factum non punibile, e rimanga così assorbito nella fattispecie di lesioni dolose, anche quando all'aggressione da parte del soggetto attivo non segua la morte dell'aggredito; nel senso invece della configurabilità del concorso di reati, Antolisei, PS, 127).

Conclusioni diverse, quindi configurabilità del concorso di reati, nel caso di lesioni colpose non seguite dal soccorso nei confronti del soggetto passivo (non potendosi, in questo caso, l'omissione di soccorso porsi quale normale prosecuzione della condotta di lesioni colpose; Cass. VI, n. 5348/1989).

Casistica

Non è configurabile il delitto di omissione di soccorso per mancato avviso all'autorità, quando il soggetto obbligato a tale adempimento, per la qualifica rivestita, sia egli stesso emanazione dell'autorità cui l'avviso può essere dato (la Corte ha così escluso la sussistenza del reato in un'ipotesi in cui durante un'operazione di polizia giudiziaria era stata, per colpa, cagionata la morte di un uomo e gli ufficiali di p.g. che vi avevano partecipato avevano omesso di segnalare immediatamente il fatto, Cass. IV, n. 13220/2000).

Il dovere di prestare assistenza ad una persona ferita si impone anche a chi ha cagionato volontariamente le ferite mediante delitto contro la persona, senza il fine di uccidere, per cui se egli non adempie a tale dovere, risponde in concorso materiale, del delitto di omissione di soccorso e di quello precedentemente commesso contro la persona (ne consegue, secondo la S.C., che non è concedibile l'attenuante di cui all'art. 62, n. 6, qualora il condannato per il delitto di lesioni volontarie abbia portato assistenza alle vittime Cass. I, n. 6938/1989).

Il reato di omissione di soccorso è posto a carico del conducente dell'autoveicolo coinvolto in un incidente stradale a prescindere dalla possibilità di intervento di terze persone (Cass. VI, n. 11148/1988).

Risponde del reato il passeggero di un autoveicolo che, dopo l'investimento di un ciclista, si allontani dal luogo del sinistro senza aver verificato che la vittima necessiti di assistenza o che siano già stati attivati i soccorsi ( Cass. V, n. 42190/2021 ).

Profili processuali

Il reato è procedibile d'ufficio; la competenza è del Tribunale monocratico.

Non sono consentiti l’arresto, il fermo e l’applicazione di misure cautelari. 

Bibliografia

Basile, Su alcune questioni controverse intorno all'omissione di soccorso, in Riv. it. dir. proc. pen., 2013, 643; Cadoppi, voce Soccorso (Omissione di), in Enc. giur. Treccani, XXIV, 1993; Dolcini-Gatta, Art. 593, in Codice penale commentato, a cura di Dolcini-Gatta, III, Milano, 2015; Lo Piano, Art. 593, in Codice penale. Rassegna di giurisprudenza e di dottrina, a cura di Lattanzi-Lupo, Milano, 2010; F. Mantovani, Diritto penale, p.s., Delitti contro la persona, Torino, 2013; E. Nicosia, Art. 593, Omissione di soccorso, in Manna (a cura di), Reati contro la persona, Torino, 2007, 241; Musco, voce Omissione di soccorso, in Dig. d. pen., VIII, 1994, p. 557; Pulitanò, Abbandono d'incapaci e omissione di soccorso, in Pulitanò, Diritto penale, Parte speciale, I, Tutela penale della persona, Torino, 2014, 115.

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