Codice Penale art. 599 - Provocazione (1).Provocazione (1).
(2) [I]. Non è punibile chi ha commesso alcuno dei fatti preveduti dall'articolo (3) 595 nello stato d'ira determinato da un fatto ingiusto altrui [62 n. 2], e subito dopo di esso.(4)
(1) L'art. 2 d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 7 ha sostituito la rubrica: «Ritorsione e provocazione» con le parole: «Provocazione». (2) Il presente comma era preceduto da un originario primo comma abrogato dall'art. 2 d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 7 . V. sub art. 594. Il testo era il seguente:: «Nei casi preveduti dall'articolo 594, se le offese sono reciproche, il giudice può dichiarare non punibili uno o entrambi gli offensori». (3) L'art. 2 d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 7 ha sostituito le parole «dagli articoli 594 e» con le parole: «dall'articolo». V. sub art. 594. (4) Seguiva un comma abrogato dall'art. 2 d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 7. Il testo era il seguente: «La disposizione della prima parte di questo articolo si applica anche all'offensore che non abbia proposto querela per le offese ricevute». InquadramentoA seguito dell'abrogazione del reato di ingiuria (operato dall'art. 1, d.lgs. n. 7/2016), la rubrica dell'art. 599 è ora la seguente: “Provocazione”, mentre i commi 1 e 3, sono stati abrogati. Nel comma 2 è stato espunto il riferimento all'art. 595. Ritorsione: abrogazione del delitto di ingiuriaSi tratta di un esimente speciale avente ad oggetto la reciprocità delle offese, prevista per i soli casi di ingiuria. L'abrogazione del reato di ingiuria, operata dal d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 7 (art. 1), ora punita solo con sanzioni civili pecuniarie, ha modificato la portata applicativa della norma, la quale potrà trovare applicazione solo in sede civile, potendo il giudice, nel caso di offese reciproche, decidere di non applicare la sanzione pecuniaria civile ad uno o ad entrambi gli offensori (art. 4, comma 2, d.lgs. n. 7/2016). Provocazione: natura e requisitiAltrove prevista come attenuante comune (art. 62, n. 2), nella materia dei reati contro l'onore la provocazione — cioè lo “stato d'ira determinato da fatto ingiusto altrui” — opera come “esimente” (art. 599, comma 2), a condizione che presenti l'ulteriore requisito dell'immediatezza della reazione a fronte del fatto ingiusto. Sulla qualificazione della natura della previsione in commento vi sono orientamenti contrastanti: taluni ritengono trattarsi di una causa di giustificazione (Antolisei, PS, 225); altri, di una causa di non punibilità (Mantovani, 174); altri ancora ne richiamano la natura di causa di esclusione della colpevolezza (La Rosa, 367). In sede di legittimità si è affermato come essa non abbia natura di scriminante ma di scusante, idonea ad eliminare solo la rimproverabilità della condotta dell'autore in ragione delle motivazioni del suo agire, ferma restando l'illiceità del fatto, imputabile a titolo di dolo, e la conseguente obbligazione risarcitoria nei confronti del soggetto leso (Cass.V, n. 26477/2021). Relativamente alla nozione di “fatto ingiusto altrui”, si ritiene che esso ricomprenda sia la commissione di un fatto illecito (penale, civile o amministrativo: si pensi al caso di violazione della norme relativa alla circolazione stradale, Cass. V, n. 24864/2010), sia la realizzazione di un comportamento inosservante di regole morali, sociali e di civile convivenza (Cass. V, n. 9907/2011; Cass. V, n. 21455/2009 ; Cass. V, n. 21133/2018). In sede di legittimità, con recente sentenza, si è affermato come, in tema di diffamazione, la causa di non punibilità della provocazione non abbia natura di scriminante ma di scusante, idonea ad eliminare solo la rimproverabilità della condotta dell'autore in ragione delle motivazioni del suo agire, ferma restando l'illiceità del fatto, imputabile a titolo di dolo, e la conseguente obbligazione risarcitoria nei confronti del soggetto leso (Cass. V, n. 26477/2021;in applicazione del principio, la Corte ha riconosciuto la sussistenza dell'interesse della parte civile ad impugnare la sentenza d'appello che, in riforma di quella di primo grado, aveva assolto l'imputato a norma dell'art. 599, comma secondo, cod. pen., revocando le statuizioni civili). L'ingiustizia del fatto deve connotarsi come tale “oggettivamente” e non in base ad una valutazione soggettiva del soggetto agente (Cass. V, n. 25421/2014; da ultimo, Cass. V, n. 21133/2018). Anche le modalità ingiuste, a fronte di un comportamento invece legittimo, si ritiene autorizzino l'applicazione dell'esimente (Cass. V, n. 40256/2008). L'esimente in parola trova applicazione anche nel caso in cui a reagire sia un soggetto diverso da quello che ha subito il fatto ingiusto (Cass. VI, n. 1334/1979) ovvero si reagisca contro un soggetto diverso da chi ha determinato il fatto ingiusto (se legati da particolari rapporti, tali da giustificare le reazione offensiva nei suoi confronti Cass. V, n. 12308/2012). L'immediatezza della reazione, quale elemento di distinzione rispetto alla provocazione di cui all'art. 62, n. 2, va intesa “in senso relativo”: essa pertanto ricorre anche quando la condotta lesiva dell'onore segua, non alla realizzazione del fatto ingiusto altrui, ma alla notizia di esso (in dottrina Antolisei, 225; Cass. V, n. 30502/2013; la si esclude tuttavia nel caso in cui il lasso di tempo trascorso sia tale che la reazione appaia dettata più da risentimento che dall'ira, Cass. V, n. 29384/2006 , nello stesso senso, Cass. V, n. 7244/2016). Anche con riguardo all'esimente della provocazione, l'abrogazione del reato di ingiuria, operata dal d.lgs. 15 gennaio 2016, n. 7 (art. 1), e la previsione per essa di sanzioni pecuniarie civili, ne ha modificato la portata applicativa. Il legislatore delegato ha stabilito come il giudice, nei casi di provocazione, possa non applicare la sanzione pecuniaria civile (art. 4, comma 3, d.lgs. n. 7/2016). Provocazione putativa. L'errore circa l'ingiustizia del fatto (che, come precisato in sede di legittimità, deve essere ragionevole, Cass. V, n. 1072/1978, e non riguardante l'esistenza o l'efficacia obbligatoria di una norma giuridica, Cass. V, n. 38596/2008), laddove la provocazione venga considerata quale “causa di giustificazione”, esclude la punibilità del soggetto in applicazione del principio fissato dall'art. 59, comma 4, (nel caso la si qualifichi come scusante, sarà l'assenza di dolo a motivare la non punibilità, La Rosa, 367). CasisticaSi è riconosciuta l'esimente nell'atteggiamento provocatorio della persona offesa, dirigente di un'azienda in cui lavorava la moglie dell'imputato, in ragione delle espressioni irriguardose proferite all'indirizzo della dipendente, cui aveva fatto riscontro la reazione del marito di quest'ultima sostanziatasi nell'immediato inoltro ad un blog di mail sferzante nei confronti della predetta dirigente (Cass. V, n. 9907/2011). Ai fini dell'applicabilità dell'esimente di cui all'art. 599 non costituisce “fatto ingiusto” l'esercizio di un diritto (Cass. V, n. 42933/2011). Integra il fatto ingiusto, di cui all'art. 599 cp, quale presupposto per la configurabilità dell'esimente, la condotta di chi instauri una relazione sentimentale con il coniuge dell'offensore, contrastante con l'obbligo di fedeltà reciproca dei coniugi stabilito dall'art. 143, comma 2, c.c. (Cass. V, n. 31177/2009). Deve riconoscersi la scriminante della provocazione di cui all'art. 599, comma 2, nel caso di un'insegnante la quale, a fronte dell'ingiustificata accusa, rivoltale dalla madre di un'alunna, di usare un metodo d'insegnamento “hitleriano”, aveva replicato dicendo alla donna che ella insegnava alla figlia a mentire (Cass. V, n. 3131/2007). Profili processuali. Sussiste l'interesse della parte civile ad impugnare la sentenza di assoluzione che abbia riconosciuto l'esimente di cui all'art. 599, comma 1, c.p., atteso che la parte civile una volta deciso di perseguire i propri interessi in sede penale, ha diritto ad opporsi, attraverso i rimedi impugnatori, ad una pronunzia diversa da quella cui avrebbe aspirato, pur se priva di efficacia preclusiva all'azione civile ai sensi dell'art. 652 c.p.p. (Cass. V, n.17941/2020). BibliografiaDolcini-Gatta, Art. 596, in Codice penale commentato, a cura di Dolcini-Gatta, II, Milano, 2015; La Rosa, Tutela penale dell'onore, in Pulitanò, Diritto penale, Parte speciale, I, Tutela penale della persona, Torino, 2014, 364. V. bibliografia sub artt. 595, 596. |