Codice Penale art. 604 - Fatto commesso all'estero (1).

Paola Borrelli

Fatto commesso all'estero (1).

[I]. Le disposizioni di questa sezione, nonché quelle previste dagli articoli 609-bis, 609-ter, 609-quater, 609-quinquies, 609-octies e 609-undecies, si applicano altresì quando il fatto è commesso all'estero da cittadino italiano, ovvero in danno di cittadino italiano, ovvero dallo straniero (3) in concorso con cittadino italiano. In quest'ultima ipotesi lo straniero (4) è punibile quando si tratta di delitto per il quale è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni e quando vi è stata richiesta dal Ministro di grazia e giustizia (5).

(1) Articolo così sostituito dall'art. 10 l. 3 agosto 1998, n. 269.

(2) Le parole «609-octies e 609-undecies» sono state aggiunte dall'art. 4, l. 1° ottobre 2012, n. 172.

(3) Le parole «dallo straniero» sono state sostituite alle parole «da cittadino straniero» dall'art. 6 2 l. 9 gennaio 2006, n. 7.

(4) Le parole «lo straniero» sono state sostituite alle parole «il cittadino straniero» dall'art. 62 l. n. 7, cit.

(5) Ora Ministro della giustizia, ai sensi dell'art. 16 d.lg. 30 luglio 1999, n. 300, come da ultimo modificato dal d.l. 18 maggio 2006, n. 181, conv., con modif., in l. 17 luglio 2006, n. 233.

Inquadramento

L'art. 604 ha introdotto una disciplina tesa a semplificare la punibilità a norma della legge italiana dei fatti commessi all'estero allorché essi siano riconducibili a reati contro la personalità individuale e contro la libertà sessuale, escludendo quasi del tutto le condizioni generali previste dagli artt. 9 e 10.

Oggetto della disposizione

La disposizione prevede la punibilità a norma della legge italiana per i fatti commessi all'estero in deroga alle regole generali di cui agli artt. 9 e 10.

Delitti a cui si applica la disposizione

La disposizione si applica a tutti i reati della sezione prima del capo terzo del titolo dodicesimo del libro secondo del codice penale, cioè, ai delitti di riduzione o mantenimento in schiavitù o servitù (art. 600), prostituzione minorile (art. 600-bis), pornografia minorile (art. 600-ter), detenzione di materiale pornografico (art. 600-quater), pornografia virtuale (art. 600-quater.1), iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile (art. 600 quinquies), impiego di minori nell'accattonaggio (art. 600-octies), tratta di persone (art. 601), traffico di organi prelevati da persona vivente (art. 601-bis), acquisto e alienazione di schiavi (art. 602), intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (art. 603-bis). La norma si applica, inoltre, ai reati di violenza sessuale (art. 609-bis), anche aggravata ai sensi dell'art. 609-ter, di atti sessuali con minorenne (art. 609-quater), di corruzione di minorenne (art. 609-quinquies), di violenza sessuale di gruppo (art. 609-octies) e di adescamento di minorenni (art. 609-undecies).

Ambito soggettivo di applicazione

La norma si applica, per i delitti commessi integralmente all'estero, da:

a) cittadino italiano;

b) chiunque ai danni di cittadino italiano;

c) cittadino straniero in concorso con cittadino italiano: solo in questo caso vi è la duplice condizione che 1) si tratti di un delitto per cui è prevista la pena non inferiore, nel massimo, a cinque anni di reclusione; 2) vi sia richiesta del Ministro della Giustizia,

La deroga rispetto al regime ordinario

Per le regole generali circa la punibilità dei fatti commessi all'estero, cfr. subartt. 7,8,9 e 10.

La deroga si innesta sulla regola di cui al n. 5 dell'art. 7 secondo cui il fatto commesso all'estero da un cittadino italiano o straniero è punito secondo la legge italiana in caso di speciali disposizioni di legge.

Il regime speciale in discorso si differenzia da quello ordinario in quanto:

a) Per il delitto del cittadino, non richiede né la presenza sul territorio dello Stato, né la richiesta del Ministro della Giustizia ovvero l'istanza o querela, così come non vi è interrelazione con l'esito della procedura di estradizione (condizioni che, con diverse combinazioni, il codice richiede in via generale);

b) Per il delitto dello straniero a danno di cittadino italiano, non sono richieste né le condizioni di cui al punto a), né limiti edittali particolari.

c) Per il delitto dello straniero in concorso con un cittadino italiano è richiesta la condizione del massimo edittale uguale o superiore a cinque anni di reclusione e la richiesta del Ministro della Giustizia; deve ritenersi che, in questo caso, il legislatore si riferisca al delitto dello straniero (in concorso con l'italiano) a danno di altro straniero perché, se il delitto dello straniero fosse a danno di un italiano, non vi sarebbe necessità di condizioni, come previsto al punto b).  In questi sensi si è espressa anche Cass. III n. 37166/2016.

Reato commesso all'estero

In relazione a reati commessi in parte anche all'estero, il legislatore, all'art. 6 co. 2, ha accolto la teoria dell'ubiquità, per cui, affinché il reato si consideri commesso nel territorio dello Stato, è sufficiente che ivi sia avvenuta anche una parte minima dell'azione o dell'omissione, ancorché priva dei requisiti di idoneità ed inequivocità richiesti per la configurazione del reato nella forma del tentativo (il principio è consolidato in giurisprudenza, da ultima cfr. Cass. IV, n. 39993/2021). Ne consegue che, per reato commesso all'estero, deve intendersi un reato del tutto scevro da comportamenti collocabili in territorio italiano.

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