Codice Penale art. 613 - Stato di incapacità procurato mediante violenza.Stato di incapacità procurato mediante violenza. [I]. Chiunque, mediante suggestione ipnotica o in veglia, o mediante somministrazione di sostanze alcooliche o stupefacenti, o con qualsiasi altro mezzo, pone una persona, senza il consenso di lei, in stato d'incapacità d'intendere o di volere, è punito con la reclusione fino a un anno [690, 691, 728]. [II]. Il consenso dato dalle persone indicate nell'ultimo capoverso dell'articolo 579 non esclude la punibilità [86, 628 3 n. 2, 690, 691, 728]. [III]. La pena è della reclusione fino a cinque anni: 1) se il colpevole ha agito col fine di far commettere un reato [86]; 2) se la persona resa incapace commette, in tale stato, un fatto preveduto dalla legge come delitto [111] (1). (1) Per un'ulteriore ipotesi di aumento della pena, v. art. 36 l. 5 febbraio 1992, n. 104. competenza: Trib. monocratico (udienza prelim. terzo comma) arresto: facoltativo (terzo comma) fermo: non consentito custodia cautelare in carcere: consentita (terzo comma, ma v. art. 275, comma 2 bis, c.p.p.) altre misure cautelari personali: consentite (terzo comma) procedibilità: d'ufficio InquadramentoFigura di reato introdotta dal codice del 1930, trascurata quasi completamente dalla dottrina è rimasta, fino ad oggi, pressoché inapplicata in giurisprudenza. Oggetto della tutela apprestata dall'art. 613 è la libertà morale del soggetto, con precipuo riguardo alla capacità di intendere e di volere, intesa come status di integrità psichica del soggetto (Cfr. Flick, 546; Viaro, 974; Mezzetti, 282). Tale profilo di tutela traspare chiaramente dai lavori preparatori al codice penale, dai quali risulta che l'incapacità procurata con violenza non poteva che rientrare nel novero dei delitti contro la libertà morale, posto che «sopprimendo temporaneamente la capacità d'intendere e di volere si sopprime anzitutto la libertà di autodeterminarsi liberamente e coscientemente» (cfr. Relazione ministeriale sul progetto del codice penale, II, Roma, 1929, 419). Soggetto attivoSoggetto attivo può essere chiunque: trattasi quindi di un reato comune. Soggetto passivo In relazione al soggetto passivo, affinché possa ritenersi integrata l'ipotesi delittuosa, sono richieste due condizioni (cfr. Mantovani, 347). La prima, di carattere positivo, è la capacità d'intendere e di volere del soggetto, benché parziale [cfr. Mantovani, 347, il quale precisa che il predetto presupposto positivo ricorre: a) quando il soggetto è in possesso della piena capacità d'intendere e di volere; b) quando il soggetto possiede la piena capacità d'intendere, ma non anche di volere; c) quando il soggetto è in possesso di una capacità (d'intendere e di volere) ridotta, e tuttavia suscettibile di ulteriore riduzione], non potendosi determinare uno stato d'incapacità in chi già versi in detto stato; la seconda, di carattere negativo, è la mancanza di un suo consenso, condizione che si realizza anche qualora il consenso prestato sia invalido. Per delineare le ipotesi d'invalidità dell'eventuale consenso prestato, l'art. 613 rinvia ai casi indicati dall'art. 579, comma 3 (persona minore degli anni diciotto, persona inferma di mente o in condizioni di deficienza psichica, per altra infermità o per abuso di sostanze alcoliche o stupefacenti, persona il cui consenso sia stato estorto con violenza, minaccia o suggestione, o carpito con l'inganno). MaterialitàSi tratta di reato di evento a condotta vincolata. Essa consiste nell'attività diretta a porre un soggetto in uno stato di incapacità di intendere e volere, mediante la somministrazione di sostanze alcoliche o stupefacenti, la suggestione ipnotica o in veglia o qualsiasi altro mezzo. Con quest'espressione aperta il legislatore ha inteso consentire l'interprete di adattare costantemente la fattispecie alle novità originate dal progresso scientifico. Ai fini della configurabilità del delitto di cui all'art. 613, infatti, è necessario che il soggetto passivo sia stato posto in stato d'incapacità d'intendere o (per la possibile alternatività, (cfr. Mantovani, 351) di volere, anche se le opinioni divergono in ordine alla qualificazione specifica dell'intensità del medesimo. In dottrina, la soluzione prevalente è che la situazione d'incapacità vada valutata in senso relativo e concreto, cioè con riferimento al singolo soggetto passivo, in ciò distinguendosi rispetto all'incapacità rilevante in tema d'imputabilità (art. 85) (cfr. Mantovani, 351). In giurisprudenza, viceversa, si è affermato che, ai fini della configurabilità del reato di cui all'art. 613, è necessario che il soggetto passivo sia stato posto in stato d'incapacità d'intendere e di volere, cioè in quello stato in cui il soggetto, a norma dell'art. 85, se commette un fatto previsto dalla legge come reato, non è imputabile (Cass. II, n. 6610/1984). In ordine alla condotta, secondo la dottrina prevalente vale il principio dell'indifferenza del mezzo (purché idoneo al raggiungimento dello scopo), come risulta dalla stessa formula di chiusura («con qualsiasi altro mezzo») adoperata nel testo normativo (cfr. Mezzetti, 283). Ferma la mancanza del consenso come presupposto positivo della condotta, si apre all'agente la triplice via: a) dell'aggiramento della volontà del soggetto passivo mediante il mezzo fraudolento (es.: somministrazione di sostanze stupefacenti o sonnifere somministrate nel pasto all'insaputa del soggetto); b) della neutralizzazione della volontà mediante la violenza fisica (es.: iniezione di narcotico su soggetto immobilizzato); c) del passaggio attraverso il consenso invalido del soggetto passivo, perché estorto con violenza, carpito con l'inganno, ovvero viziato per la minorazione psichica del soggetto passivo (per tali esemplificazioni, cfr. Mantovani, 348). Alla luce della pregnanza dell'incidenza che la condotta deve esercitare sulla psiche del soggetto passivo, nonché del dato letterale, si deve escludere la rilevanza del mero comportamento omissivo (cfr. Garofoli, 2506). L'evento, come visto, consiste nel (procurato) stato di incapacità psichica, anche parziale, purché, tuttavia, di carattere temporaneo; laddove lo stato di incapacità fosse viceversa tale da costituire una vera e propria malattia, al titolo criminoso in esame verrebbe a sostituirsi quello della lesione personale. Elemento soggettivoElemento soggettivo è il dolo generico che consiste nella coscienza e nella volontà di procurare ad altri uno stato di incapacità. Il dolo è precluso dall'errore sull'esistenza o sulla validità del consenso, poiché elemento costitutivo negativo della fattispecie tipica. Non escludono il dolo l'animus iocandi, il fine terapeutico e quello scientifico (Manzini, T, VIII, 837) Consumazione e tentativoIl reato si consuma nel momento in nel luogo in cui si verifica lo stato di incapacità. Il tentativo è configurabile. Circostanze aggravantiIl terzo comma della norma prevede due circostanze aggravanti ad effetto speciale, le quali, come risulta dalla formulazione legislativa e come specificato nella stessa Relazione al progetto preliminare del codice penale, si pongono tra loro in rapporto di alternatività. L'aggravamento è previsto: se il colpevole ha agito al fine di far commettere alla persona offesa un reato (ipotesi corrispondente a quella prevista dall'art. 611 in tema violenza o minaccia per far commettere un reato); se la persona resa incapace commette, in tale stato, un fatto preveduto dalla legge come delitto (non contravvenzione). Secondo le regole generali, nel secondo caso l'agente risponderà anche del delitto commesso dalla persona resa incapace, ai sensi dell'art. 86 (così Antolisei, PG, 619; Marini, 365). Rapporti con altri reatiAi fini della configurabilità del reato di cui all'art. 613 è necessario che il soggetto passivo sia stato posto in stato di incapacità di intendere e di volere, cioè in quello stato in cui il soggetto, a norma dell'art. 85, se commette un fatto preveduto dalla legge come reato, non è imputabile. Ciò distingue questa ipotesi criminosa dal delitto di circonvenzione di incapace di cui all'art. 643, che si riferisce ad uno stato di infermità o deficienza psichica, che non richiede una completa assenza delle facoltà mentali o una totale mancanza della capacità di intendere e di volere mentre è invece, sufficiente che ricorra una minorata capacità psichica, uno stato di menomazione del potere di critica e di indebolimento di quello volitivo, tale da rendere possibile l'altrui opera di suggestione o da agevolare l'induzione svolta dal soggetto attivo per raggiungere il suo fine illecito (Cass. II, n. 6610/1985). Il delitto di violenza sessuale, aggravato dalla circostanza speciale dell'uso di sostanze alcoliche, narcotiche o stupefacenti gravemente lesive della salute della persona offesa assorbe quello di procurata incapacità mediante somministrazione di sostanze stupefacenti. (Cass. III n. 29603/2011: fattispecie nella quale erano stati contestati entrambi i reati ad un soggetto che aveva costretto alcune donne al compimento di atti sessuali, ponendole in condizioni di incapacità mediante somministrazione di un caffè mescolato con narcotici). Il reato di procurata incapacità mediante somministrazione di sostanze stupefacenti, previsto dall'art. 613, non può concorrere con la rapina aggravata ai sensi del n. 2, comma terzo dell'art. 628, che riguarda il caso in cui la violenza sia consistita nel porre taluno in stato di incapacità di volere o di agire, in quanto quest'ultimo reato, così circostanziato, è costituito dalla fusione del reato di furto con quello di procurata incapacità, dando luogo ad un'unica fattispecie criminosa, secondo il principio di specialità che regola il concorso apparente di norme e che trova applicazione specifica nella configurazione del reato complesso (Cass II. n. 50155/2004) Profili processualiCompetenza: Trib. monocratico (udienza prelim. comma 3) Arresto: facoltativo (comma 3) Fermo: non consentito Custodia cautelare in carcere: consentita (comma 3, ma v. art. 275, comma 2-bis, c.p.p.) Altre misure cautelari personali: consentite (comma 3) Procedibilità: d’ufficio BibliografiaFlick, Libertà individuale (delitti contro), in Enc. dir., XXIV, Milano, 1974; Garofoli, Codice penale commentato, Piacenza, 2004; Mezzetti, Violenza privata e minaccia, in Digesto pen., XV, Torino, 1999; Viaro,Violenza e minaccia, in Nss. D.I., XX, Torino, 1975. |