Codice Penale art. 644 ter - Prescrizione del reato di usura (1).Prescrizione del reato di usura (1). [I]. La prescrizione del reato di usura decorre dal giorno dell'ultima riscossione sia degli interessi che del capitale. (1) Articolo inserito dall'art. 11 l. 7 marzo 1996, n. 108. InquadramentoL'art. 644-ter, introdotto nel codice penale dall'art. 11 l. 7 marzo 1996 n. 108, stabilisce che la prescrizione del delitto di usura decorre dal giorno dell'ultima riscossione sia degli interessi che del capitale. Detta previsione rispende all'intento del legislatore di favorire una migliore repressione del delitto di usura (Pisa). Natura del reato di usura e consumazioneL'introduzione della previsione contenuta nell'art. 644 ter ha indotto la dottrina a considerare l'usura un reato permanente. La giurisprudenza, invece, sotto il vigore della norma previgente, identificava l'usura in un delitto istantaneo che si consuma nel momento in cui l'agente si fa dare o promettere gli interessi o gli altri vantaggi usurari, con effetti permanenti se questi vengono corrisposti in prosieguo di tempo in esecuzione della iniziale promessa (Cass. II, n. 3672/1990). Sotto il vigore della norma attualmente vigente, la giurisprudenza, per individuare il momento consumativo del reato, ha distinto le diverse fattispecie della dazione o della promessa delineate nell'art. 644; segnatamente si è detto che il delitto di usura si configura come un reato a schema duplice, costituito da due fattispecie — destinate strutturalmente l'una ad assorbire l'altra con l'esecuzione della pattuizione usuraria — aventi in comune l'induzione del soggetto passivo alla pattuizione di interessi od altri vantaggi usurari in corrispettivo di una prestazione di denaro o di altra cosa mobile, delle quali l'una è caratterizzata dal conseguimento del profitto illecito e l'altra dalla sola accettazione del sinallagma ad esso preordinato. A ciò, secondo la Cassazione, consegue che nella prima il verificarsi dell'evento lesivo del patrimonio altrui si atteggia non già ad effetto del reato, più o meno esteso nel tempo in relazione all'eventuale rateizzazione del debito, bensì ad elemento costitutivo dell'illecito il quale, nel caso di integrale adempimento dell'obbligazione usuraria, si consuma con il pagamento del debito, mentre nella seconda, che si verifica quando la promessa del corrispettivo, in tutto o in parte, non viene mantenuta, il reato si perfeziona con la sola accettazione dell'obbligazione rimasta inadempiuta. Ne deriva, in tema di prescrizione, che il relativo termine decorre dalla data in cui si è verificato l'ultimo pagamento degli interessi usurari (Cass. II, n. 38812/2008; conf. Cass.II, n. 23919/2020). In tale direzione già in precedenza la giurisprudenza aveva affermato che, in tema di usura, qualora alla promessa segua — mediante la rateizzazione degli interessi convenuti — la dazione effettiva di essi, questa non costituisce un post factum penalmente non punibile, ma fa parte a pieno titolo del fatto lesivo penalmente rilevante e segna, mediante la concreta e reiterata esecuzione dell'originaria pattuizione usuraria, il momento consumativo «sostanziale» del reato, realizzandosi, così, una situazione non necessariamente assimilabile alla categoria del reato eventualmente permanente, ma configurabile secondo il duplice e alternativo schema della fattispecie tipica del reato, che pure mantiene intatta la sua natura unitaria e istantanea, ovvero con riferimento alla struttura dei delitti cosiddetti a condotta frazionata o a consumazione prolungata (Cass. I, n. 11055/1998). Il principio è stato ribadito chiarendosi che la riscossione che ai sensi dell'art. 644-ter costituisce il momento ultimo dal quale decorre la prescrizione del reato deve essere intesa riferita al momento del pagamento da parte del debitore di tutto o parte del capitale o degli interessi usurari, ovvero della rinnovazione dei titoli o della realizzazione del credito in sede esecutiva o il ricorso a procedure esecutive che determinano un vincolo, anche parziale, sul patrimonio del debitore (Cass. II, n. 11839/2018). Oggi la giurisprudenza è concorde nel considerare l'usura un reato a condotta frazionata o a consumazione prolungata perché i pagamenti effettuati dalla persona offesa, in esecuzione del patto usurario, compongono il fatto lesivo penalmente rilevante e non sono qualificabili come post factum non punibile dell'illecita pattuizione (Cass. II, n. 26553/2007); ne consegue che rispondono a titolo di concorso nel reato i terzi, estranei all'accordo originario, che intervengono dando impulso alla procedura esecutiva per il recupero dei crediti rimasti inadempiuti e per il conseguimento dell'illecito vantaggio usurario dagli stessi preteso (Cass. II, n. 40380/2015). Così si è ritenuto che i pagamenti effettuati dalla persona offesa in esecuzione del patto usurario compongono il fatto lesivo penalmente rilevante, di cui segnano il momento consumativo sostanziale, e non sono qualificabili come post factum non punibile dell'illecita pattuizione (Cass. II, n. 37693/2014); nel caso concreto, la Cassazione ha ritenuto configurarsi un nuovo fatto di usura nei confronti dell'imputato che, già rinviato a giudizio per il reato di usura, aveva tentato di incassare le cambiali rimaste in suo possesso. Questi principi sono stati recentemente ribaditi dalla Cassazione, affermandosi che, in tema di usura, la riscossione che, ai sensi dell'art. 644-ter , costituisce il momento dal quale decorre la prescrizione del reato deve essere intesa riferita al momento del pagamento da parte del debitore di tutto o parte del capitale o degli interessi usurari, ovvero della rinnovazione dei titoli o della realizzazione del credito in sede esecutiva e non invece alla semplice proposizione da parte dell'imputato di richieste, informali o meno, rivolte all'indirizzo del debitore. Si e', in proposito, anche avuto occasione di precisare che costituiscono attività di riscossione idonee a spostare il termine di prescrizione ex art. 644-ter anche quelle condotte di apprensione del patrimonio del debitore effettuate attraverso il ricorso alla procedura esecutiva che determinano un vincolo, anche parziale, sul patrimonio del debitore e che, in quanto tali, appaiono rientrare nel novero delle attività di riscossione forzata (Cass. II, n. 11839/2018). CasisticaCapo d'imputazione riferito ad un fatto temporale limitato Si è ritenuto che, in tema di prescrizione del reato di usura, nel caso in cui il capo di imputazione faccia riferimento ad un fatto temporale limitato, la disposizione di cui all'art. 644-ter c.p. non consente di spostare in avanti la protrazione del reato in difetto di una modifica dell'imputazione o di contestazioni suppletive (Cass. II, n. 45993/2007). BibliografiaDi Peppe, Riflessioni sul momento consumativo dell'usura: dalla categoria del reato a consumazione prolungata ai caratteri del delitto di criminalità organizzata, in Cass. pen. 2009, 2428; Pisa, Mutata la strategia di contrasto al fenomeno dell'usura, in Dir. pen. e proc. 1996, 419; Santacroce, La nuova disciplina penale dell'usura: analisi della fatiche base e difficoltà applicative, in Cass. pen. 1997, 1529; Soana, Novità sul momento consumativo del delitto di usura, in Cass. pen. 1999, 1466. |