Codice Penale art. 673 - Omesso collocamento o rimozione di segnali o ripari.Omesso collocamento o rimozione di segnali o ripari. [I]. Chiunque omette di collocare i segnali o i ripari prescritti dalla legge o dall'Autorità per impedire pericoli alle persone in un luogo di pubblico transito, ovvero rimuove i segnali o i ripari suddetti, o spegne i fanali collocati come segnali, è punito con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a 516 euro. [II]. Alla stessa pena soggiace chi rimuove apparecchi o segnali diversi da quelli indicati nella disposizione precedente e destinati a un servizio pubblico o di pubblica necessità, ovvero spegne i fanali della pubblica illuminazione [428 2, 437, 451; 1112 c. nav.]. InquadramentoLa contravvenzione prevista dall'art. 673 c.p. mira a salvaguardare l'incolumità pubblica nei luoghi di pubblico transito in situazioni di anomalia che possono creare pericolo per chi circola in tali luoghi. La dottrina ha individuato il bene giuridico protetto dalla norma in esame nella tutela dell'incolumità pubblica sotto il profilo della sicurezza della viabilità (Manzini). Elemento materialeSotto il profilo materiale la norma incriminatrice prevede una serie di fattispecie di tipo commissivo ed omissivo, tutte idonee in via alternativa ad integrare il reato. Si tratta del non collocare i segnali o i ripari previsti da una disposizione di legge o dell'autorità amministrativa con la finalità di prevenzione dei pericoli per l'incolumità delle persone nei luoghi di pubblico transito, condotta, appunto, di tipo omissivo. Quanto alle condotte commissive, esse consistono nella rimozione di quegli stessi segnali o ripari; nello spegnimento di fanali aventi funzione di segnali; nella rimozione di altri apparecchi o segnali diversamente finalizzati al compimento di un servizio pubblico o di pubblica necessità; nello spegnimento dei fanali della pubblica illuminazione. Per luogo di pubblico transito deve intendersi non solo quello pubblico destinato al passaggio di un numero indeterminato di persone ma anche un luogo privato soggetto al transito di un numero indeterminato di terzi estranei (Cass. I, n. 2535/1989). La giurisprudenza ha chiarito che nella nozione di riparo, di cui all'art. 673 c.p., rientra l'esecuzione di tutte quelle opere atte ad impedire pericoli alle persone in un luogo di pubblico transito, ritenendosi integrato il reato ogniqualvolta il soggetto destinatario delle prescrizioni dettate dall'Autorità non esegua le suddette opere nei termini stabiliti, o in mancanza, in un termine ragionevole (Cass. I, n. 425/1997). Ed al riguardo si è avuto modo di chiarire che il reato sussiste anche quando le opere necessarie allo scopo siano soggette a provvedimenti autorizzativi di terzi, essendo compito del soggetto preposto di adoperarsi sollecitamente per rimuovere gli eventuali ostacoli che si frappongano all'esecuzione dell'adempimento (Cass. I, n. 5098/2011). Elemento psicologicoL'elemento soggettivo del reato potrà essere indifferentemente quello del dolo o quello della colpa. Rapporto con altri reatiLa giurisprudenza ha chiarito il rapporto fra la contravvenzione in esame e la previsione contenuta nell'art. 13 del codice della strada previgente, oggi trasfusa nell'art. 37 d.lgs. n. 285/1992 (codice della strada vigente), nel senso che la norma penale ha una portata generale ed una valenza applicativa più vasta ed integrativa rispetto alla previsione contenuta nel codice della strada, che impone all'ente proprietario della strada di porre fuori da centri abitati i segnali di pericolo descritti previsti nella stessa norma, nelle norme successive e nel regolamento al codice della strada; a ciò consegue che in caso di insufficienza della segnaletica stradale prevista, gli enti responsabili non sono esonerati dall'obbligo di adottare anche segnali diversi idonei ad impedire l'insorgere di situazioni di pericolo per l'incolumità degli utenti della strada (Cass. I, n. 2653/1990). Viceversa si è ritenuto che l'art. 4 d.P.R. n. 164/1956 [abrogato dal d.lg. 9 aprile 2008, n. 81, n.d.r.], concernerete la viabilità dei cantieri con la previsione che alle vie di accesso ed ai punti pericolosi non proteggibili debbano apporsi segnalazioni opportune, costituisce norma speciale rispetto a quella di carattere generale contenuta nell'art. 673 c.p., in quanto la prima norma, oltre a contenere tutti gli elementi costitutivi della fattispecie prevista dall'art. 673 c.p., possiede, come dato specifico e peculiare, quello relativo alla tipicità dell'ambiente, appunto il cantiere di lavoro, in cui le misure cautelari devono attuarsi a tutela dell'incolumità pubblica (Cass. I, n. 12620/1986). La norma in esame ancora si distingue dal delitto previsto dall'art. 437 c.p. che punisce la rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro come anche dalla medesima ipotesi di reato colposa prevista dall'art. 451 c.p.; difatti in entrambi i delitti ora citati il bene giuridico protetto risulta più circoscritto e volto alla prevenzione di situazioni di rischio specificamente cagionate dalla omissione o rimozione di difese contro disastri o infortuni sul lavoro. Profili processualiIl reato di omesso collocamento o rimozione di segnali o ripari è procedibile d'ufficio. È ammessa l'oblazione ai sensi dell'art. 162-bis c.p. BibliografiaSabatini, Le contravvenzioni nel codice penale vigente, Milano 1961; Vigna-Bellagamba, Le contravvenzioni nel codice penale, Milano, 1974. |