Codice Penale art. 677 - Omissione di lavori in edifici o costruzioni che minacciano rovina.

Roberto Carrelli Palombi di Montrone

Omissione di lavori in edifici o costruzioni che minacciano rovina.

[I]. Il proprietario di un edificio o di una costruzione che minacci rovina ovvero chi è per lui obbligato alla conservazione o alla vigilanza dell'edificio o della costruzione, il quale omette di provvedere ai lavori necessari per rimuovere il pericolo, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 154 euro a 929 euro [2053 c.c.] (1).

[II]. La stessa sanzione si applica a chi, avendone l'obbligo, omette di rimuovere il pericolo cagionato dall'avvenuta rovina di un edificio o di una costruzione (2).

[III]. Se dai fatti preveduti dalle disposizioni precedenti deriva pericolo per le persone, la pena è dell'arresto fino a sei mesi o dell'ammenda non inferiore a 309 euro.

(1) L'attuale sanzione amministrativa è stata così sostituita alla pena dell'ammenda non inferiore a 103 euro dall'art. 52 1a d.lg. 30 dicembre 1999, n. 507. Per l'individuazione dell'autorità competente all'applicazione di detta sanzione v. art. 19-bis disp. att.

(2) Comma modificato dall'art. 521b d.lg. n. 507, cit.

Inquadramento

L'omissione di lavori in edifici o costruzioni che minacciano rovina è tuttora prevista come reato solo se i fatti previsti nei primi due commi dell'art. 677 c.p. provochino pericolo per le persone; in mancanza di tale pericolo le suddette fattispecie sono punite con sanzione amministrava per effetto della depenalizzazione dei reati minori introdotta dall'art. 52 d.lgs. 30 dicembre 1999, n. 507.

L'interesse protetto dalla fattispecie incriminatrice va ravvisato nell'incolumità pubblica per i pericoli per le persone che possono derivare dalla rovina di un edificio o di una costruzione.

Soggetto attivo

L'art. 677 c.p. configura un'ipotesi di reato proprio che può essere commesso solo dal proprietario o da un altro soggetto che abbia una particolare qualificazione comportante l'obbligo di conservazione o di vigilanza della costruzione. La fonte di tale obbligo può derivare dalla legge o anche da atti di natura pattizia o da clausole contrattuali di trasferimento ad un altro soggetto dell'obbligo di manutenzione che legalmente è posto a carico del proprietario. La Corte di Cassazione ha, al riguardo, precisato che l'inosservanza dell'obbligo di provvedere all'esecuzione dei lavori necessari a rimuovere il pericolo di rovina in edifici o altre costruzioni è un reato proprio che può essere commesso dal soggetto che, pur non essendo proprietario, ha l'obbligo, per fonte legale o convenzionale, di conservazione e vigilanza sul bene, sempre che, trattandosi di obblighi alternativi e non sussidiari, vi sia una verifica circa l'esistenza delle disposizioni normative attributive di specifici obblighi di conservazione o vigilanza; in tale direzione, nella fattispecie concreta, la Corte di Cassazione aveva ritenuto che il Sovrintendente ai beni ambientali fosse obbligato, ex art. 37 d.lgs. n. 490/1999 [abrogato dal d.lgs. n. 42/2004, v. ora art. 33 d.lgs. n. 42/2004, cit., n.d.r.] ad assicurare la conservazione dei beni culturali e ad impedire il loro deterioramento, nel caso minaccino rovina, intervenendo direttamente o imponendo al proprietario l'esecuzione dei lavori necessari, da svolgere sotto la sua vigilanza (Cass. I, n. 25255/2005).

Con specifico riguardo al contratto di locazione finanziaria, la giurisprudenza ha avuto modo di chiarire che, ai fini dell'individuazione del soggetto responsabile dell'omissione di lavori in edifici o costruzioni che minacciano rovina, il leasing non è assoggettabile alla disciplina prevista per la locazione; specificamente, ha precisato la Cassazione, che è efficace la clausola contrattuale che prevede il trasferimento a carico del conduttore della manutenzione non ordinaria della cosa, in quanto per espressa previsione normativa soggetto attivo della condotta illecita sanzionata dall'art. 677 c.p. è il proprietario dell'immobile o chi per lui è tenuto alla conservazione o alla vigilanza dello stesso, sicché è lo stesso legislatore che ha ritenuto di consentire il trasferimento, in capo di persona diversa dal proprietario, dell'obbligo di curare che la cosa resti in buono stato di conservazione e correlativamente attivarsi per evitare che essa possa essere causa di pericolo per la pubblica incolumità (Cass. I, n. 10844/1992).

Con riguardo alla posizione del conduttore deve registrarsi un contrasto nella giurisprudenza della Cassazione circa la sussistenza anche a carico dello stesso dell'obbligo giuridico di rimuovere il pericolo derivante dalla minaccia della rovina di un edificio o altra costruzione: così da un lato vi sono alcune decisioni in base alle quali detto obbligo incombe anche sul conduttore, il quale detiene il bene nel proprio interesse, con obbligo di provvedere alla piccola manutenzione e potervi eseguire le riparazioni urgenti, dandone contemporaneamente avviso al locatore; si è affermato, in tal senso, che il conduttore è tenuto ad attivarsi, anche in luogo del proprietario, e sia pure nei limiti in cui le leggi civili gli consentono un autonomo potere d'intervento per l'eliminazione di situazioni che possono, almeno potenzialmente, causare la violazione del principio del neminem laedere (Cass. I, n. 1437/1997). E da un altro lato si è affermato che la fattispecie prevista dall'art. 677 c.p. configura un reato proprio che può essere commesso soltanto dal proprietario dell'edificio o dal non proprietario che, per legge o per convenzione, sia obbligato alla conservazione o alla vigilanza del medesimo; si è ritenuto, quindi, che il conduttore dell'appartamento sito nell'edificio non fosse destinatario, in quanto tale, del precetto di cui al citato articolo, atteso che, a norma dell'art. 1576 c.c., tutte le riparazioni necessarie per il mantenimento della cosa locata sono a carico del locatore e non già del conduttore, che ha solo l'onere, secondo quanto dispone l'art. 1583 c.c., di non opporsi alla loro esecuzione (Cass. I, n. 41709/2002).

Elemento materiale

La norma incriminatrice, sia pure nella fattispecie residualetuttora penalmente rilevante, prevede due ipotesi, la prima consiste nell'omissione di provvedere ai lavori necessari per rimuovere una situazione di pericolo costituita dal fatto che l'edificio o la costruzione minacciano di andare in rovina; la seconda ipotesi, invece, presuppone che la rovina si sia già verificata e che vengano omessi quegli interventi necessari a rimuovere la situazione di pericolo causata dalla rovina stessa.

La giurisprudenza ha precisato che per andare esenti da responsabilità è sufficiente intervenire sugli effetti anziché sulla causa della rovina, prevenendo la specifica situazione di pericolo indicata dalla norma incriminatrice con opere provvisorie ed urgenti interdicendo, ove ciò sia possibile, l'accesso o il transito nelle zone pericolanti (Cass. I, n. 25221/2012).

E stato poi chiarito che l'obbligo giuridico di rimuovere il pericolo derivante dalla minaccia di rovina di parti comuni di un edificio è del tutto indipendente dalla causa che ha determinato il pericolo, sicché è irrilevante l'origine del pericolo stesso e, tanto meno, la sua attribuibilità all'obbligato o la sua derivazione da caso fortuito o da forza maggiore, quale addirittura un terremoto (Cass. I, n. 9866/1996).

Elemento psicologico

La giurisprudenza ha precisato che il reato di cui all'art. 677 c.p. è punito a titolo di colpa, nel senso che è necessario che il proprietario o la persona obbligata in sua vece siano coscienti della situazione di pericolo per le persone e non la eliminino per negligenza, imprudenza od imperizia; all'affermazione di detto principio è conseguito che andasse esente da responsabilità per il reato di cui all'art. 677 c.p. l'amministratore unico di una società proprietaria di un castello parzialmente crollato in quanto, indigente ed in precarie condizioni di salute, era stato designato quale prestanome senza nulla sapere dell'immobile (Cass. I, n. 7848/2015). Si è anche precisato che ai fini della configurabilità dell' elemento soggettivo nel reato di omissione di lavori in edifici che minacciano rovina, previsto dall'art. 677, è necessaria una volontà cosciente e libera, cui è condizionata l'imputabilità anche in riferimento al reato contravvenzionale ai sensi dell'art. 42, e che è esclusa dalla oggettiva impossibilità di esecuzione dei lavori non dipendente da colpa (Cass. I, n. 34096/2015).

Consumazione

La giurisprudenza ha chiarito che il reato di cui all'art. 677 c.p. configura un'ipotesi di reato di pericolo, pericolo per la pubblica incolumità non limitato alla sola eventualità che il crollo coinvolga passanti, ma riferito anche all'occasionale passaggio, per motivi di lavoro o per qualsiasi altra ragione, nel terreno in cui insiste l'edificio in rovina, anche nel caso in cui si tratti di un terreno privato (Cass. I, n. 679/1992; Cass. I, n. 6596/2008). Si è però precisato che deve trattarsi, per configurarsi il reato, di un pericolo concreto per la pubblica incolumità, in quanto nell'ipotesi di pericolo generico e presunto ricorre l'illecito amministrativo previsto nell'art. 677 comma 1 c.p. (Cass. I, n. 16285/2006).

Si tratta di un reato che ha carattere permanente, nel senso che lo stato di consumazione di esso perdura fino a che il pericolo per la pubblica incolumità non sia cessato; trattandosi, quindi, di reato permanente a condotta omissiva, la permanenza viene a cessare solo nel momento in cui viene meno la situazione antigiuridica per fatto volontario dell'obbligato o per altra causa (Cass. I. n. 5196/1996; Cass. I, n. 12721/2007; Cass. I, n. 6596/2008).

Rapporti con altri reati

La giurisprudenza ha precisato che l'inosservanza di un'ordinanza sindacale che ingiunge l'esecuzione di lavori urgenti su un immobile, stante il suo pericolo di crollo, integra esclusivamente la contravvenzione di cui all'art. 677 c.p. e non anche la contravvenzione prevista dall'art. 650 c.p. per l'inosservanza dei provvedimenti dell'autorità, atteso che tale ultima ipotesi di reato, avente carattere sussidiario, è configurabile solo quando non sussista una norma incriminatrice a carattere specifico (Cass. I, n. 14357/2000; Cass. I, n. 22886/2006; Cass. I, n. 51186/2014).

Si è affermato che l'inosservanza dell'ordinanza sindacale che ingiunge l'esecuzione di lavori urgenti su un immobile, stante il suo pericolo di crollo, integra esclusivamente la contravvenzione di cui all'art. 677 c.p. e non anche quella prevista dall'art. 650 c.p.. in ragione del carattere sussidiario di tale ultima ipotesi di reato che è configurabile solo quando non sussista una norma incriminatrice specifica (Cass. I, n. 29595/2021).

Casistica

Tutore dell'interdetto

L'obbligo penalmente sanzionato dall'art. 677 comma 3 c.p. di provvedere all'esecuzione dei lavori necessari a rimuovere il pericolo per l'incolumità delle persone, costituito dall'esistenza di un edificio o di una costruzione che minacci rovina, incombe sul proprietario ovvero sul soggetto che, pur non essendo proprietario, ha l'obbligo di conservazione e vigilanza sul bene, per fonte legale o convenzionale; pertanto il tutore della persone interdetta, in quanto titolare di compiti di amministrazione ordinaria, tra i quali rientrano la manutenzione, la riparazione e la conservazione dei beni di proprietà dell'interdetto, può assumere la veste di soggetto attivo della contravvenzione di cui all'art. 677 c.p., nel caso ometta di provvedere, salvo che sussista un'assoluta impossibilità ad adempiere per cause indipendenti dalla volontà del soggetto obbligato (Cass. I, n. 4032/2003).

Amministratore del condominio

In tema di omessa esecuzione di lavori in edifici che minacciano rovina, destinatario dell'obbligo di provvedere ai lavori necessari per rimuovere il pericolo è il proprietario dell'immobile o colui che, per fonte legale o convenzionale, sia tenuto alla conservazione o alla vigilanza dell'edificio, ma non l'amministratore del condominio, sul quale non incombono obblighi di questo genere essendogli attribuita soltanto la gestione delle cose comuni (Cass. IV, n. 13934/2008). E nella medesima direzione si è ancora precisato che, in caso di omissione di lavori in costruzioni che minacciano la rovina negli edifici condominiali, nel caso di mancata formazione della volontà assembleare e di omesso stanziamento dei fondi necessari per porre rimedio al degrado che dava luogo al pericolo non può ipotizzarsi la responsabilità per il reato di cui all'art. 677 c.p. a carico dell'amministratore del condominio per non avere attuato interventi che non erano in suo materiale potere, ricadendo in siffatta situazione su ogni singolo proprietario l'obbligo giuridico di rimuovere la situazione pericolosa, indipendentemente dall'attribuibilità al medesimo dell'origine della stessa (Cass. I, n. 21401/2009).

Immobile sottoposto a sequestro preventivo

Si è ritenuto non integrasse il reato di omissione di lavori in edifici che minacciano rovina la condotta del proprietario di un immobile, sottoposto a sequestro preventivo, che non provveda ad eseguire i lavori urgenti per rimuovere una situazione di pericolo, quando l'autorità giudiziaria abbia rigettato la sua richiesta di riacquistarne la disponibilità (Cass. I, n. 17322/2009).

Profili processuali

 

Il reato di omissione di lavori in edifici o costruzioni che minacciano rovina  è procedibile d'ufficio.

È ammessa l'oblazione ai sensi dell'art. 162-bis c.p. sempre che siano state eliminate le conseguenze dannose o pericolose del reato.

Se nel capo d'imputazione è menzionata solo la data di accertamento di un reato di natura permanente, come è la contravvenzione prevista dall'art. 677, l'addebito deve ritenersi comprensivo dell'eventuale protrazione nel tempo della condotta antigiuridica, di cui il giudice può, comunque, tener conto ai fini dell'accertamento della responsabilità senza alcuna necessità di una contestazione suppletiva da parte del pubblico ministero (Cass. I, n. 9905/1997).

Bibliografia

Marini, voce Incolumità pubblica, in Nss. d. I., Appendice, IV, Torino, 1983, 152.

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