Codice Penale art. 703 - Accensioni ed esplosioni pericolose.

Roberto Carrelli Palombi di Montrone

Accensioni ed esplosioni pericolose.

[I]. Chiunque, senza la licenza dell'Autorità, in un luogo abitato o nelle sue adiacenze, o lungo una pubblica via o in direzione di essa spara armi [704] da fuoco, accende fuochi d'artificio, o lancia razzi, o innalza aerostati con fiamme, o, in genere, fa accensioni o esplosioni pericolose, è punito con l'ammenda fino a 103 euro [435; 1169 c. nav.] (1).

[II]. Se il fatto è commesso in un luogo ove sia adunanza o concorso di persone, la pena è dell'arresto fino a un mese [699 3].

(1) Per i fatti, preveduti da questo articolo, i quali integrino contravvenzione alle norme concernenti le armi ovvero gli esplosivi, la pena dell'ammenda è fino a 123 euro e la pena dell'arresto è di tre mesi (per quest'ultima pena, il limite minimo viene a coincidere con il massimo): si veda al riguardo, quanto alle armi, sub art. 695, e, quanto agli esplosivi, sub art. 678. Per una particolare fattispecie, v. art. 6 l. 2 ottobre 1967, n. 895.

Inquadramento

La dottrina ha evidenziato come la contravvenzione prevista dall'art. 703, pur essendo inserita nell'ambito dei reati riguardanti la prevenzione di delitti contro la vita e l'incolumità individuale, in realtà è volta a tutelare l'incolumità pubblica, intesa in rapporto ad un numero indefinito di persone (Antolisei, 493).

La giurisprudenza ha, al riguardo, affermato che l'ipotesi sanzionata dall'art. 703 (accensioni ed esplosioni pericolose) integra un reato di pericolo, in relazione alla possibilità concreta che esplosioni di ordigni in centro abitato, o sulla pubblica via — senza la predisposizione delle cautele che vengono imposte a chi ottiene la prescritta autorizzazione — compromettano l'incolumità delle persone (Cass. I, n. 1321/1994). L'applicazione concreta di tale principio ha imposto di ritenere che anche l'esplosione di un comune petardo a distanza ravvicinata da persone può essere lesivo delle persone stesse e, quindi, integrare il reato previsto dall'art. 703.

Soggetto attivo

Soggetto attivo del reato previsto dall'art. 703 è chiunque commetta i fatti previsti nella norma, non essendosi preventivamente munito della licenza dell'autorità di p.s. prescritta dagli artt. 57 e 58 r.d. 18 giugno 1931 n. 773; al riguardo la dottrina ha precisato che le suddette norme hanno la funzione di integrare il precetto penale con l'obbiettivo di prevenire la pericolosità derivante da situazioni soggettive, quali l'incapacità tecnica dell'agente, o da situazioni oggettive, quali determinate condizioni di luogo e di tempo o determinate modalità di accensione (Riccio, 101).

La giurisprudenza ha precisato che il fatto costituente la contravvenzione prevista dall'art. 703 presuppone la mancanza di licenza, a nulla rilevando se la stessa fosse concedibile, ovvero non lo fosse per ragioni obiettive o soggettive (Cass. VI, n. 2813/1979). Nell'ipotesi in cui, invece, l'agente sia in possesso della licenza, ma non ne osservi le prescrizioni, non sarà configurabile la contravvenzione prevista dall'art. 703, dovendo trovare applicazione la normativa speciale prevista negli artt. 17 o 221 comma 1 r.d. n. 773/1931, a seconda del tipo di violazione.

Elemento materiale

Oltre alla mancanza della prescritta licenza di p.s., per l'integrazione del reato, occorre che le condotte descritte nella norma siano commesse in un luogo abitato e nelle sue adiacenze ovvero lungo una pubblica via o in direzione di essa. Per luogo abitato si intende non il luogo di abitazione, ma le località contenenti aggregati di case; per adiacenze di un luogo abitato quei luoghi pubblici o privati si intendono quei luoghi che sono prossimi ad un centro abitato; con l'espressione “lungo la pubblica via” ci si è intesi riferire a quei fatti commessi sulla via, ivi comprese le piazze e gli spiazzi, essendo indifferente che l'effetto dell'azione si propaghi lungo il piano stradale o altrove; e con l'espressione “... in direzione di essa” si è fatto riferimento al fatto, dovunque commesso, da cui un eventuale oggetto pericoloso può giungere in tutto o in parte sulla pubblica via (Manzini, 685).

Nell'art. 703 comma 1 sono previste cinque ipotesi di condotta, di cui le prime quattro specifiche e tra esse equivalenti, consistenti nello sparare armi da fuoco, accendere fuochi d'artificio, lanciare razzi ed innalzare aerostati ed una quinta generica consistente nel fare accensioni o esplosioni pericolose.

Con riferimento alla prima delle condotte ora indicate, la Cassazione ha affermato che la norma di cui all'art. 703 espressamente prevede il divieto di sparare, in luogo abitato, armi da fuoco, senza alcun riferimento alla diversa categoria di armi da sparo; in forza di tale principio si è ritenuto che non integra gli estremi della contravvenzione di cui all'art. 703 lo sparo, in luogo abitato, di una carabina ad aria compressa, che e arma da sparo e non arma da fuoco (Cass. VI, n. 4951/1973). Con riguardo ai razzi si è affermato che la sussistenza della contravvenzione in esame non è esclusa dalla circostanza che i razzi siano stati lanciati in luogo pubblico con una pistola giocattolo, permanendo in tal caso il pericolo per la pubblica incolumità alla cui tutela è predisposta la norma (Cass. VI, n. 8130/1972).

Quanto all'ipotesi prevista nel comma 2, la Cassazione ha chiarito che l'ipotesi del fatto commesso in luogo ove vi sia adunanza o concorso di persone non costituisce figura autonoma di reato, bensì circostanza aggravante, avente natura oggettiva, la cui configurazione presuppone la sussistenza di tutti gli elementi della fattispecie base tipizzati al comma 1 (Cass. I, n. 19621/2016). In proposito si era in precedenza specificato che per luogo ove sia adunanza o concorso di persone, ci si vuole riferire non già alla presenza di più persone che sia normale rispetto al centro abitato o alla via in cui si verificano le accensioni o le esplosioni, ma ad un afflusso particolarmente elevato di persone in rapporto all'ampiezza del luogo (Cass. IV, n. 4814/1974).

Elemento soggettivo

L'elemento psicologico del reato è integrato dalla coscienza e volontà del fatto che costituisce l'elemento materiale della contravvenzione, non occorrendo un fine specifico che sia perseguito dall'agente.

Rapporto con altri reati

La Cassazione ha precisato le armi ad aria compressa, siano lunghe o corte, sono armi da sparo, anche nell'ipotesi in cui la loro destinazione naturale non sia l'offesa alla persona; esse però non sono armi da fuoco e lo sparo in luogo abitato di un'arma ad aria compressa può eventualmente costituire il reato di getto pericoloso di cose previsto dall'art. 674 (Cass. VI, n. 9885/1974).

La giurisprudenza ha poi chiarito che il delitto previsto dall'art. 2 l. 2 ottobre 1967 n. 895 si distingue dalla contravvenzione prevista dall'art. 703 sulla base dell'elemento soggettivo; in tal senso si è ritenuto che nella contravvenzione e richiesta la semplice volontarietà cosciente del fatto, mentre per il delitto è necessario il dolo specifico, consistente nel fine di incutere pubblico timore o di suscitare tumulto o pubblico disordine o di attentare alla sicurezza pubblica (Cass. I, n. 11872/1980). Nella stessa direzione, recentemente, si è affermato che in tema di detenzione di materie esplodenti, la contravvenzione di cui all'art. 703 è volta a tutelare la vita e l'incolumità fisica riferibili ad un numero indeterminato di soggetti e richiede la mera coscienza e volontà del fatto, mentre il delitto previsto dall'art. 6 l. n. 895/ 1967, pur potendo avere ad oggetto lo stesso elemento materiale, tutela l'ordine pubblico e richiede il dolo specifico, consistente nel fine di incutere timore, di suscitare tumulto o di attentare alla sicurezza pubblica (Cass. I, n. 9286/2014).

È stata esclusa qualsiasi ipotesi di concorso apparente di norme fra il delitto di omicidio previsto dall'art. 575 e la contravvenzione prevista dall'art. 703, in quanto le due fattispecie si differenziano, oltre che per la diversa oggettività giuridica, per gli elementi costitutivi che le compongono (Cass. I, n. 12496/1999).

Si è ritenuto ancora che, qualora mediante il lancio di un petardo si intenda, oltre che attentare all'incolumità fisica di una persona, compiere nei confronti di questa un gesto di sfida o comunque provocarle fastidio, sono applicabili all'agente le sanzioni previste dagli artt. 660 e 703, che tutelano distinti beni giuridici (Cass. VI, n. 6230/1973).

Casistica

Sparo in luogo pubblico con un fucile ad aria compressa

La Cassazione ha ritenuto che non integra il reato di accensioni ed esplosioni pericolose l'uso di un fucile ad aria compressa che può, a seguito di perizia, essere considerato arma da sparo, ma non arma da fuoco — la quale per definizione comporta una fiammata o un'esplosione causata da materiale infiammabile, come la polvere da sparo — con la conseguenza che lo sparo in luogo pubblico può integrare il reato di getto pericoloso di cose, ma non quello di esplosione pericolosa (Cass. V, n. 18062/2010).

Divieto di spari a distanza inferiore ai 150 metri dai fabbricati

Si è ritenuto che la violazione, da parte del cacciatore, del divieto di sparare a distanza inferiore ai centocinquanta metri in direzione di fabbricati destinati ad abitazione non costituisce l'illecito amministrativo previsto dall'art. 21 lett. f) l. 11 febbraio 1992 n. 157, ma integra il reato di accensione ed esplosioni pericolose (Cass. I, n. 14526/2012).

Profili processuali

Il reato è procedibile d'ufficio.

 

Bibliografia

Antolisei, Manuale di diritto penale parte speciale II, Milano, 1999; Manzini, Trattato di diritto penale italiano, Torino, 1981; Mosca, Armi e munizioni, in Enc. giur., 1989, I; Riccio, Accensioni ed esplosioni pericolose, in Dig. d. pen., I, 1991; Vigna - Bellagamba, Le contravvenzioni nel codice penale Armi, munizioni, esplosivi. Disciplina penale e amministrativa, Milano, 1991.

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