Codice Penale art. 704 - Armi.Armi. [I]. Agli effetti delle disposizioni precedenti, per armi si intendono: 1) quelle indicate nel numero 1 del capoverso dell'articolo 585; 2) le bombe, qualsiasi macchina o involucro contenente materie esplodenti, e i gas asfissianti o accecanti. InquadramentoLa nozione di armi contenuta nell'art. 704 riprende quell'art. 30 r.d. n. 731/1931 ed è valida ai soli effetti delle contravvenzioni previste dall'art. 695 all'art. 703: si tratta, in primo luogo, delle armi indicate nel numero 1 del capoverso dell'art. 585, cioè quelle da sparo e tutte le altre la cui destinazione naturale è l'offesa alla persona, definite armi proprie; vi sono poi le bombe, le macchine o involucri contenenti materie esplodenti ed i gas asfissianti o accecanti; restano, invece, escluse dalla nozione di armi, formulata dal legislatore nei limiti sopra indicati, tutti gli strumenti atti ad offendere dei quali è dalla legge vietato il porto in modo assoluto o senza giustificato motivo, di cui al n. 2 del capoverso dell'art. 585 (Mori, 262). La giurisprudenza ha, al riguardo, affermato che nella nozione di armi, secondo la definizione fornita dall'art 704, rientrano tanto le armi cosiddette bianche quanto quelle da sparo, fra le quali vanno annoverate oltre le armi da fuoco, che sfruttano, cioè, per l'espulsione del proiettile le energie fornite dalla esplosione di una apposita carica di esplosivo, anche quelle che per il medesimo scopo si avvalgono di una forza di propulsione diversa immagazzinata in apposito serbatoio (ad es. armi ad aria compressa, pistole e carabine flobert) nonché le munizioni (Cass. VI, n. 217/1970). La Cassazione ha costantemente affermato che a mancata previsione di un'arma nel catalogo nazionale delle armi comuni da sparo non è rilevante ai fini della configurabilità, in relazione a tale oggetto, di reati concernenti le armi, in quanto la nozione di arma è fissata dalla legge ed è collegata a determinati requisiti, riferiti alla potenzialità offensiva (Cass. I, n. 23861/2010). Peraltro oggi occorre considerare che l'avvenuta abolizione per effetto dell'art. 14, comma 7, l. n. 183/2011, con decorrenza dall'1 gennaio 2012, del Catalogo nazionale delle armi comuni da sparo, già previsto dall'art. 7 l. n. 110/1975, considerata la funzione meramente ricognitiva e formale delle iscrizioni in esso contenute, non ha affatto come conseguenza di escludere la qualità di arma comune da sparo di quelle in esso contemplate, facendole rientrare nella categoria delle armi da guerra (Cass. I, n. 12737/2012). CasisticaArmi proprie ed improprie. Applicabilità della sola ammenda per i casi di lieve entità La possibilità — prevista dal comma 3 dell'art 4 l. n 110/1975 — di irrogare la sola pena dell'ammenda concerne tutte le armi improprie, quali — con definizione estensiva rispetto all'originaria previsione dell'art 42 del t.u.l.p.s. ricomprendendovi, cioè, oltre agli strumenti da punta e da taglio atti ad offendere, ogni altro strumento utilizzabile per l'offesa — sono contemplate nel secondo comma del citato art. 4, ma non riguarda le armi proprie, disciplinate al primo comma del predetto art. 4 nel quale, con riferimento al comma 3 dell'art 42 T.u.l.p.s., vengono richiamate con tutta evidenza le armi proprie ai sensi dello art 30 t.u.l.p.s. e dell'art 704 , cioè quelle da sparo e tutte le altre la cui destinazione naturale e l'offesa alla persona, come pugnali, coltelli a scatto (molletta), stili, stiletti e simili (Cass. I, n. 327/1980). BibliografiaMori, La nuova disciplina sul concorso delle armi, in Giust. pen. 1977, II, 262; Vigna-Bellagamba, Armi, munizioni, esplosivi. Disciplina penale e amministrativa, Milano, 1996. |