Codice Penale art. 728 - Trattamento idoneo a sopprimere la coscienza o la volontà altrui.

Roberto Carrelli Palombi di Montrone

Trattamento idoneo a sopprimere la coscienza o la volontà altrui.

[I]. Chiunque pone taluno, col suo consenso, in stato di narcosi o d'ipnotismo, o esegue su lui un trattamento che ne sopprima la coscienza o la volontà, è punito, se dal fatto deriva pericolo per l'incolumità della persona, con l'arresto da uno a sei mesi o con l'ammenda da 30 euro a 516 euro [613, 690].

[II]. Tale disposizione non si applica se il fatto è commesso, a scopo scientifico o di cura, da chi esercita una professione sanitaria.

Inquadramento

La dottrina ha invidiato l'oggetto giuridico della contravvenzione prevista dall'art. 728 nella prevenzione di fatti pericolosi per la sanità delle persone, che consistono nel porre un individuo consenziente in stato di incoscienza o di abulia transitorie (Vigna-Bellagamba, 234).

Elemento materiale

Per la configurazione della contravvenzione prevista dall'art. 728 è necessario che sussista il consenso della persona che subisce il fatto; difatti in mancanza del consenso, o in presenza di un consenso invalido, sussistendo il dolo del soggetto agente, potrà configurarsi il reato di stato di incapacità procurato mediante violenza previsto dall'art. 613 (Antolisei, 52). Deve ritenersi, al riguardo, applicabile anche alla disposizione in esame la previsione contenuta nell'art. 613 comma 2, in base alla quale è esclusa la validità del consenso dei minori di anni diciotto, degli infermi di mente e di coloro che si trovano in condizioni di deficienza psichica per altra infermità o per l'abuso di sostanze alcoliche o stupefacenti, nonché di coloro il cui consenso sia stato estorto con violenza, minaccia o suggestione, ovvero carpito con l'inganno (Manzini X, 1130).

Il reato può essere integrato da due condotte tra loro alternative e considerate equivalenti sotto il profilo sanzionatorio: si tratta della condotta di porre il soggetto passivo consenziente in stato di narcosi o di ipnotismo e di quella di eseguire sullo stesso un trattamento che ne sopprima la coscienza o la volontà. Sono indifferenti i mezzi attraverso i quali il soggetto viene posto nelle condizioni ora descritte.

La narcosi è stata definita come quello stato di incoscienza che viene prodotto mediante la somministrazione di determinate sostanze, idonee ad indurre nel paziente una condizione di letargia, come la morfina ed in genere gli oppiacei, gli alcolici o gli stupefacenti (Vigna-Bellagamba, 235).

L'ipnotismo è, invece, lo stato psichico provocato dalla suggestione di altra persona per il quale la volontà del soggetto risulta annullata e subordinata a quella della volontà incube (Vigna-Bellagamba, 235).

Il trattamento, inteso nell'ambito del concetto sviluppato dalla scienza medica, consiste nel propinare o inoculare sostanze o compiere operazioni su un soggetto, in modo tale da provocare la soppressione della coscienza o della volontà dello stesso (Manzini X, 1132).

Dalle ora descritte condotte deve essere derivato un concreto pericolo per l'incolumità della persona.

Elemento soggettivo

Il reato potrà essere integrato anche dalla sola colpa; per l'ipotesi dell'ipnotismo si fa, però, notare che è necessario il dolo, non essendo possibile, per colpa esercitare la suggestione ipnotica si alcuno.

L'errore sull'esistenza del consenso di chi subisce l'azione criminosa, se determinato da colpa, secondo la dottrina, non esclude l'integrazione della contravvenzione in esame, in quanto per l'integrazione dell'ipotesi delittuosa prevista dall'art. 613 è necessario il dolo (Manzini X, 1138). Nell'ipotesi in cui il soggetto abbia agito con il fine di fare commettere un reato da parte del consenziente, in forza dell'art. 86, il soggetto agente dovrà rispondere del reato commesso dal consenziente, con l'aggravante di cui all'art. 111 ed il suddetto reato concorrerà con la contravvenzione in esame (Manzini X, 1139).

Causa di non punibilità

L'art. 728 comma 2 esclude la punibilità del fatto, laddove esso sia commesso a scopo scientifico o di cura da chi esercita una professione sanitaria. Perché possa operare la suddetta scriminante occorrono, quindi, due condizioni: la prima attinente alla qualità dell'agente, che deve essere un esercente la professione sanitaria, cioè esclusivamente i medici chirurghi, che sono abilitati ad operare sull'uomo; la seconda attiene alle finalità della condotta, che impongono che l'azione sia volta a perseguire uno scopo scientifico o di cura, dovendo, appunto, la scienza medica riconoscere un valore terapeutico al mezzo adoperato.

Consumazione

Il reato viene a consumazione nel tempo e nel luogo ove si verifica la situazione di pericolo per l'incolumità della persona; trassi di reato istantaneo a forma commissiva.

La dottrina ha precisato che se il fatto è posto in essere nei confronti di più persone, anche se nel medesimo contesto, saranno configurabili tanti reati, quanti sono i pazienti; viceversa, se su una sola persona sono praticate più azioni fra quelle previste nell'art. 728 sarà configurabile un unico reato (Manzini X, 1137).

Rapporti con altri reati

La dottrina ha individuato gli elementi che distinguono la contravvenzione in esame dal delitto previsto dall'art. 613: in primo luogo per la sussistenza del delitto è essenziale la mancanza del consenso della persona che subisce il fatto; quindi l'integrazione del delitto non richieda la verificazione di un pericolo per l'incolumità personale; ed in terzo luogo il delitto di cui all'art. 613 è sempre punito a titolo di dolo (Manzini X, 1129).

Se dal fatto previsto dalla contravvenzione in esame derivi, quale evento non voluto, una lesione personale o la morte del soggetto passivo, l'agente dovrà rispondere di lesioni colpose o di omicidio colposo e la contravvenzione resterà assorbita nel delitto (Vigna-Bellagamba, 236).

È escluso dalla legge un concorso tra la contravvenzione in esame e quella prevista dall'art. 689, in quanto ai minori o infermi di mente è interdetta la possibilità di prestare un valido consenso.

Profili processuali

Il reato è procedibile d'ufficio.

È ammessa l'oblazione ai sensi dell'art. 162-bis.

Bibliografia

Antolisei, Manuale di diritto penale parte speciale II, Milano, 1999; Manzini, Trattato di diritto penale italiano, Torino, 1981; Vigna-Bellagamba, Le contravvenzioni nel codice penale, Milano, 1974.

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