Codice Penale art. 734 bis - Divulgazione delle generalità o dell'immagine di persona offesa da atti di violenza sessuale (1).

Roberto Carrelli Palombi di Montrone

Divulgazione delle generalità o dell'immagine di persona offesa da atti di violenza sessuale (1).

[I]. Chiunque, nei casi di delitti previsti dagli articoli 600-bis, 600-ter e 600-quater, anche se relativi al materiale pornografico di cui all'articolo 600-quater.1 (2), 600-quinquies, 609-bis, 609-ter, 609-quater, 609-quinquies e 609-octies, divulghi, anche attraverso mezzi di comunicazione di massa, le generalità o l'immagine della persona offesa senza il suo consenso, è punito con l'arresto da tre a sei mesi.

(1) Articolo aggiunto dall'art. 12 l. 15 febbraio 1996, n. 66 e successivamente modificato dall'art. 8 l. 3 agosto 1998, n. 269.

(2) Le parole da «600-ter» a «600-quater.1,» sono state sostituite alle parole «600-ter, 600-quater» dall'art. 9 l. 6 febbraio 2006, n. 38.

Inquadramento

L'art. 734-bis, introdotto dall'art. 12 della l. 15 febbraio 1996 n. 66, è volto a tutelare la riservatezza dell'individuo, persona offesa da atti di violenza sessuale.

Soggetti

Soggetto attivo

Può essere soggetto attivo chiunque.

Soggetto passivo

Il soggetto passivo del reato è qualsiasi soggetto che si trovi nella condizione di persona offesa di un reato di violenza sessuale, semplice o aggravata, di atti sessuali con minorenne, di corruzione di minorenne o di violenza sessuale di gruppo. Per l'applicazione della norma si prescinde dall'instaurazione del processo o anche del procedimento penale; a ciò consegue che il soggetto passivo del reato previsto dall'art. 734-bis è anche la persona offesa che, nei casi di reati procedibili a querela, non abbia mai presentato la querela stessa.

Elemento materiale

L'elemento materiale del reato consiste nella divulgazione, con qualsiasi mezzo, delle generalità o dell'immagine di chi sia persona offesa di un delitto di violenza sessuale. Si tratta del portare a conoscenza di un numero indeterminato di persone le generalità o l'immagine della vittima, senza il suo consenso, attraverso delle modalità che comunque consentano di potere risalire alla persona offesa dei reati indicati nella norma (Cass. III, n. 2887/2013).

La divulgazione, secondo la giurisprudenza (Cass. III, n. 2887/2013) potrà avvenire con qualsiasi modalità, anche attraverso mezzi di comunicazione di massa, tra cui rientrano non soltanto i mass media tradizionali (stampa, televisione, radio), ma anche quelli diffusisi con le nuove tecnologie (siti web, blog, Social network, mailing list).

Per l'integrazione del reato occorre che il fatto sia avvenuto senza il consenso della persona offesa.

Elemento soggettivo

Ai fini dell'integrazione del reato, da un punto di vista psicologico, è sufficiente la colpa.

Al riguardo la Cassazione ha affermato che il reato di divulgazione delle generalità o dell'immagine di persona offesa da atti di violenza sessuale, previsto dall'art. 734-bis, prescinde alla volontarietà della condotta divulgativa ed è perciò punibile anche a titolo di colpa (Cass. III, n. 2887/2013).

La Cassazione ha escluso la configurabilità della scriminante dell'esercizio del diritto di cronaca, in quanto il divieto così come formulato dalla disposizione incriminatrice esclude la possibilità di operare un bilanciamento tra il diritto alla riservatezza della vittima dei reati sessuali e l'interesse della collettività ad essere informata (Cass. III, n. 2887/2013).

Profili processuali

Il reato è procedibile d'ufficio.

Bibliografia

Beltrani-Marino, Le nuove norme sulla violenza sessuale, Torino, 1996; Simone-Mulliri, La legge sulla violenza sessuale. Analisi del testo, primi raffronti e considerazioni critiche, in Cass. pen. 1996, 734.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario