Codice Civile art. 3 - [Capacità in materia di lavoro] (1).

Giuseppe Buffone
aggiornato da Annachiara Massafra

[Capacità in materia di lavoro] (1).

(1) Articolo abrogato dall'art. 2 l. 8 marzo 1975, n. 39.

Inquadramento

Nell'impianto della codificazione del 1942, l'art. 3 regolava la capacità in materia di lavoro. La disposizione prevedeva che «il minore che ha compiuto gli anni diciotto può prestare il proprio lavoro, stipulare i relativi contratti ed esercitare i diritti e le azioni che ne dipendono, salve le leggi speciali che stabiliscono un'età inferiore». L'intero articolato è stato abrogato dalla l. n. 39/1975 che, tra l'altro, ha attribuito la maggiore età ai cittadini che hanno compiuto il diciottesimo anno: per effetto del novellato art. 2, l'art. 3 è risultato essere vuotato di ogni rilevanza per effetto della anticipazione della maggiore età. Questo guscio normativo, infatti, attribuiva al diciottenne la capacità (anticipata) di stipulare validi contratti di lavoro e, dunque, di prestare attività lavorativa, nel rispetto delle leggi speciali di riferimento.

Normativa vigente

L'art. 3 ammetteva una capacità “anticipata” di lavoro a coloro i quali non avessero ancora raggiunto la maggiore età. Analoga disposizione è oggi presente nell'art. 2 comma 2 che, tuttavia, va oggi riferito ai minori che prestano lavoro e, quindi, alle persone con età inferiore ai 18 anni.

Sull'età minima per l'accesso al mercato del lavoro, va ricordato che l'art. 37 Cost. prevede che sia la legge a stabilire il limite minimo di età per il lavoro salariato e tale limite è stato disciplinato dall'art. 3 l. n. 977/1967, modificato dall'art. 5 d.lgs. n. 345/1999: “l'età minima di ammissione al lavoro è fissata al momento in cui il minore ha concluso il periodo di istruzione obbligatoria e comunque non inferiore ai 15 anni compiuti”. Vige quindi il principio in virtù del quale l'età minima di ammissione al lavoro non può essere inferiore all'età in cui cessa l'obbligo scolastico. E' proprio questo il principio che è stato espresso dalla Legge Finanziaria 2007 ( l. n. 296/2006), in particolare ove si afferma che l'innalzamento dell'obbligo di istruzione ad almeno 10 anni determina quale "conseguenza" l'aumento da 15 a 16 anni dell'età per l'accesso al lavoro. Alla luce di queste premesse, poiché la stessa legge fa espressamente decorrere l'innalzamento dell'obbligo di istruzione a far data “dall'anno scolastico 2007/2008”, dal 1° settembre 2007 decorre anche l'innalzamento a 16 anni dell'età di ingresso al lavoro per i minori (v. Min. del Lavoro e della Previdenza Sociale, nota prot. 9799 del 20 luglio 2007).

Bibliografia

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