Codice Civile art. 9 - Tutela dello pseudonimo.

Giuseppe Buffone
aggiornato da Annachiara Massafra

Tutela dello pseudonimo.

[I]. Lo pseudonimo, usato da una persona in modo che abbia acquistato l'importanza del nome [602 2], può essere tutelato ai sensi dell'articolo 7.

Inquadramento

La persona fisica può scegliere di avvalersi, in luogo del proprio nome o in sua aggiunta, di un elemento identificativo differente ossia un “nome d'arte” o magari di fantasia: in altri termini, uno pseudonimo. Lo pseudonimo, dunque, è un nome fittizio e, infatti, la sua radice etimologia conduce al significato di “nome falso”. Ricorrente è l'utilizzo di questo istituto nel campo letterario: sovente, infatti, taluni Autori pubblicano opere di prosa o poesia con nomi diversi dal loro vero. Nell'era in cui imperano Internet e i social network, l'utilizzo di nomi fittizi è largamente diffuso: in particolare, là dove al nome sia associata anche una immagine virtuale, si parla di “avatar”: entro tale cornice, l'avatar identifica sostanzialmente il soggetto proiettato nella dimensione online ma può anche stare ad indicare il personaggio controllato dal giocatore o l'identità che comunica in un programma di instant messaging. L'acquisto dello pseudonimo è volontario e dipende dall'uso. La sua funzione è, in genere, quella di identificare la persona; ciò nondimeno, ben può essere utilizzato con funzione occultatrice.

Come ben ha messo in evidenza la dottrina, l'uso pseudonimo ha dunque tanto il fine di nascondere l'identità del soggetto, quanto quello di evidenziarla (Finocchiaro G., 100).

Regime giuridico

L'art. 9 ammette lo pseudonimo alla stessa tutela concessa al nome (v. art. 7).

La dottrina è divisa, tuttavia, sulla questione relativa alla sua inclusione o non nell'ambito dei diritti della personalità: a fronte di chi sottolinea che esso difetta del carattere della essenzialità e conseguentemente gli nega la natura di diritto della personalità, si pone chi valorizza il suo carattere di identificazione della persona e lo stima meritevole di iscrizione nella volta dei diritti della personalità citati. Comune è invece il pensiero per quanto concerne i presupposti per la tutela ex art. 7: lo pseudonimo, per essere protetto, deve avere acquisito la stessa importanza del nome e, pertanto, deve designare in modo univoco la persona. Il suo uso, dunque, deve essere sufficientemente consolidato ossia prolungato e costante nel tempo (Cendon, 588). Nel caso in cui lo pseudonimo coincida con il nome anagrafico di altri, e si sollevi dunque un conflitto tra tutela del nome e tutela dello pseudonimo, occorre verificare, caso per caso, se l'uso quale pseudonimo del nome altrui sia idoneo ad ingenerare confusione oppure sia usato in modo da arrecare offesa al decoro della persona titolare del nome civile (Finocchiaro G., 102).

Là dove lo pseudonimo sia diventato oggettivamente segno distintivo dell'identità del soggetto, esso può essere utilizzato (e pertanto tutelato) come il nome: la giurisprudenza, ad esempio, ha ritenuto valida la sottoscrizione del testamento olografo con lo pseudonimo (Cass. n. 15/1947); e, invero, l'art. 602 è compatibile con questa interpretazione. È controversa l'ammissibilità dell'utilizzo dello pseudonimo nei rapporti pubblici e, in genere, nei rapporti con la pubblica amministrazione, registrandosi al riguardo polifonia interpretativa. Sono molte le discipline speciali che assegnano precipua valenza giuridica allo pseudonimo. Ai fini della tutela del diritto d'autore, anche lo pseudonimo assume rilevanza in quanto vale come nome (art. 8, comma 2, l. n. 633/1941). In materia di firma digitale, in luogo del nome del titolare il certificatore può riportare sul certificato elettronico uno pseudonimo, qualificandolo come tale (art. 33, d.lgs. n. 82/2005). La S.C., in tema di diffamazione a mezzo stampa, ha affermato che le esimenti del diritto di critica, del diritto di cronaca, nonché quella della «ritorsione» (sussistente allorché il soggetto che infligge l'offesa sia il medesimo che la sta ricevendo dall'offeso) non possono essere invocate dall'autore di uno scritto anonimo (o sotto pseudonimo, se resti non identificabile l'effettivo autore), in quanto l'anonimato (così come l'uso del falso nome) non consente di verificare la necessaria correlazione tra l'esercizio d'un diritto ed il soggetto che di quel diritto è titolare (Cass. n. 23042/2013).

Soprannome

Lo pseudonimo differisce dal soprannome: quest'ultimo, infatti, fa capo a un segno distintivo conferito alla persona nella sfera delle sue relazioni sociali, ancorché la denominazione attribuita abbia origine da una particolare qualità, connessa alla personalità fisica o morale delle persona, ai luoghi della sua nascita e della sua vita oppure all'attività dal medesimo svolta (Breccia, in Comm. S. B., 1988, 492). Il soprannome (e in ciò si diversifica nettamente dallo pseudonimo) è, in genere, attribuito da altri e non corrisponde, dunque, a una scelta o un atto di volontà di colui a cui è attribuito. Ben può, però, essere voluto da colui che lo porta. Il soprannome, purché sia voluto ed attuato dal soggetto, è considerato segno di identificazione e la sua tutela è assimilabile a quella dello pseudonimo (Perlingieri P., 164).

Bibliografia

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