Codice Civile art. 27 - Estinzione della persona giuridica.

Giuseppe Buffone
aggiornato da Annachiara Massafra

Estinzione della persona giuridica.

[I]. Oltre che per le cause previste nell'atto costitutivo e nello statuto [16], la persona giuridica si estingue quando lo scopo è stato raggiunto o è divenuto impossibile [2272 n. 2, 2484 n. 2].

[II]. Le associazioni si estinguono inoltre quando tutti gli associati sono venuti a mancare [227 n. 4] (1).

(1) L'articolo recava un terzo comma abrogato dall'art. 11 d.P.R. 10 febbraio 2000, n. 361. Il testo recitava: «L'estinzione è dichiarata dall'autorità governativa, su istanza di qualunque interessato o anche d'ufficio».

Inquadramento

L'art. 27 ha carattere generale e trova applicazione sia per l'associazione che per la fondazione (omologa norma è prevista per le società: v. art. 2484). Il soggetto-persona fisica perde la capacità giuridica e la sua soggettività con la morte; il soggetto-persona giuridica perde la sua soggettività con il fenomeno della estinzione. Essa estinzione può in primis verificarsi per cause espressamente indicate nell'atto costitutivo e nello statuto, tant'è che l'art. 16 comma 2 prevede proprio che simili cause possano essere inserite negli atti de quibus. La persona giuridica, in ogni caso, l'ente si estingue quando lo scopo è stato raggiunto o è divenuto impossibile.

Si registrano, in questo modo, cause convenzionali e cause legali di estinzione (Galgano, in Comm. S. B., 1988, 398). La scadenza del termine è una causa convenzionale di estinzione (Barba A., Pagliantini S., par. 27). Causa specifica di estinzione dell'associazione è la delibera assembleare di scioglimento (art. 21): tale delibera richiede il voto favorevole di almeno tre quarti. Causa pure specifica di estinzione è il venir meno di tutti gli associati. La dottrina assume che anche il venire meno della pluralità degli associati comporti l'estinzione, almeno quante volte il gruppo non si ricostituisca; in questi casi, infatti, il raggiungimento dello scopo sarebbe da intendersi come divenuto impossibile (Bianca C. M., 2014, 149). Altri Autori, tuttavia, ritengono che dall'art. 27 comma 2 possa desumersi una regola contraria: ossia che in presenza anche di un solo associato superstite, l'ente non si è estingue (Cian, Trabucchi, 120).

Si ritiene, invece, che la revoca del riconoscimento non sia una causa estintiva: per effetto della revoca del medesimo, l'associazione continuerebbe ad esistere come associazione non riconosciuta (Perlingieri P., 141). L'opinione è, però, avversata da quanti, invece, ritengono che la revoca del riconoscimento amministrativo comporterebbe quale effetto fisiologico l'estinzione della persona giuridica e della sua soggettività (Cian, Trabucchi, 120).

Estinzione

Il comma 3 dell'art. 27 prevedeva: “l'estinzione è dichiarata dall'autorità governativa, su istanza di qualunque interessato o anche d'ufficio”. Questa norma è stata abrogata dal d.P.R. n. 361/2000, in conseguenza della riforma del regime giuridico sotteso agli enti. Anche l'art. 10 disp. att., che recitava: “Il provvedimento con il quale l'autorità governativa dichiara l'estinzione o dispone la trasformazione della persona giuridica è comunicato agli amministratori e al presidente del tribunale, il quale ne ordina l'iscrizione nel registro delle persone giuridiche” è stato abrogato dal d.P.R. n. 361/2000 (v. art. 11). Il procedimento di estinzione della persona giuridica è, oggi, regolato dall'art. 6 d.P.R. n. 361/2000. La prefettura, la regione ovvero la provincia autonoma competente accerta, su istanza di qualunque interessato o anche d'ufficio, l'esistenza di una delle cause di estinzione della persona giuridica previste dall'articolo 27 e dà comunicazione della dichiarazione di estinzione agli amministratori e al presidente del tribunale ai fini di cui all'articolo 11 disp. att.

Si discute se la dichiarazione di estinzione da parte della P.A. sia sempre necessaria o sia da reputare superflua quantomeno qualora l'assemblea abbia deliberato lo scioglimento dell'associazione per il verificarsi di una delle cause legali o statutarie di estinzione. La dichiarazione di estinzione o la semplice deliberazione di scioglimento non comporta l'immediata fine dell'ente ma apre una fase di liquidazione (artt. 11-21 disp. att.) durante la quale gli amministratori non possono compiere nuove operazioni ma dare sfogo a soli atti di ordinaria amministrazione e di gestione e conservazione del patrimonio (Perlingieri P., 141).

Scioglimento autoritativo

L'art. 29 e l'art. 34 (quest'ultimo abrogato) riconoscono l'esistenza di un «provvedimento con cui l'autorità, a norma di legge, ordina lo scioglimento dell'associazione». Si registra, dunque, a livello normativo, una ipotesi di scioglimento autoritativo.

Si tratta all'evidenza di un provvedimento eccezionale che era stato previsto, a suo tempo, per sanzionare il divieto di ricostituire il partito fascista e di fondare associazioni segrete (Cian, Trabucchi, 120). Il riferimento è, insomma, all'art. 210 r.d. n. 773/1931 (cd. Tulps): “il Prefetto può disporre, con decreto, lo scioglimento delle associazioni, enti o istituti costituiti od operanti nel regno che svolgono una attività contraria agli ordinamenti politici costituiti nello Stato”.

Quest'articolo, tuttavia, è stato dichiarato incostituzionale dalla Consulta con sentenza Corte cost. n. 114/1967: la Corte delle Leggi ha osservato che la norma su introdotta «al fine di vietare l'esercizio di ogni e qualsiasi attività, in forma associata, che il prefetto ritenesse contraria «all'ordine nazionale dello Stato» o «agli ordinamenti politici costituiti nello Stato»»: da ciò il suo contrasto col nuovo ordinamento costituzionale, nel suo spirito informatore e nei suoi principi fondamentali; e, in particolare con l'art. 18 che garantisce la libertà di associazione dei cittadini, vietando soltanto le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare. Per effetto dell'innesto costituzionale appena citato, il potere della PA di scioglimento autoritativo è venuto meno.

Profili processuali

Lo scioglimento di un'associazione non riconosciuta, verificatosi nelle more del giudizio di primo grado, non ne determina l'automatica perdita della capacità di stare in giudizio permanendo in vita l'associazione, quale centro di imputazione di effetti giuridici in relazione a tutti i rapporti ad essa facenti capo e non ancora esauriti (cd. principio di "ultrattività" dell'associazione disciolta) tramite i precedenti titolari degli organi esponenziali in carica alla data di scioglimento, operanti in regime di "prorogatio" (per un precedente in tal senso, v. Cass. n. 30606/2018).

Sanzioni interdittive

Fenomeno diverso dall'estinzione è l'interdizione. Il d.lgs. n. 231/2001, in materia di responsabilità amministrativa da reato, ha introdotto una sostanziale responsabilità penale degli enti per il fatto di reato posto dal dipendente, in presenza di talune precipue condizioni. In particolare, per quanto qui di interesse, ha previsto delle sanzioni interdittive (art. 13 d.lgs. n. 231/2001) e in quest'ambito la possibilità di un provvedimento di interdizione definitiva: a mente dell'art. 16, d.lgs. n. 231/2001, può essere disposta l'interdizione definitiva dall'esercizio dell'attività se l'ente ha tratto dal reato un profitto di rilevante entità ed è già stato condannato, almeno tre volte negli ultimi sette anni, alla interdizione temporanea dall'esercizio dell'attività. Non è chi non veda come questo provvedimento sia certamente destinato a incidere in modo penetrante sulla possibilità dell'ente di raggiungere il suo scopo e, quindi, sia idoneo, seppur in modo indiretto, a provocarne l'estinzione.

Bibliografia

Barba A., Pagliantini S. (a cura di), Commentario del codice civile, Torino, 2014; Casetta, Manuale di diritto amministrativo, Milano, 2014; Cendon (a cura di), Commentario al codice civile. Artt. 1 - 142, Milano, 2009; Cerrina Feroni G., Fondazione e banche. Modelli ed esperienze in Europa e negli Stati Uniti, Torino, 2011; Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Galgano, Trattato di Diritto Civile, Padova, 2014; Iorio, Le trasformazioni eterogenee e le fondazioni, Milano, 2010; Lipari, Diritto Civile, Milano, 2009; Perlingieri P., Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Petrelli G., Formulario notarile commentato, Milano, 2011; Sarale, Trasformazione e continuità dell'impresa, Milano, 1996, 88; Sesta M., Codice delle successioni e donazioni, I, Milano, 2011; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015;. Zoppini, Le fondazioni, Napoli, 1995.

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