Codice Civile art. 30 - Liquidazione.InquadramentoLa dichiarazione di estinzione o la semplice deliberazione di scioglimento non comporta l'immediata fine dell'ente ma apre una fase di liquidazione durante la quale gli amministratori non possono compiere nuove operazioni ma dare sfogo a soli atti di ordinaria amministrazione e di gestione e conservazione del patrimonio (Perlingieri, 141). Ciò vuol dire che la definitiva estinzione della persona giuridica è provocata soltanto dalla chiusura della liquidazione della stessa (Cass. S.U., n. 646/1962). L'obiettivo della liquidazione è di convertire in denaro il patrimonio, al fine dell'integrale pagamento dei debiti dell'ente (Cendon, 730). La fase della liquidazione è regolata dal r.d. 16 marzo 1942 n. 262 (disposizioni di attuazione al codice civile), negli artt. 11-21, ad eccezione dell'art. 20 comma 2, nelle more abrogato (ad opera dell'art. 11, lett. f, d.P.R. n. 361/2000). Secondo alcuni Autori, la disciplina della liquidazione potrebbe essere estesa analogicamente alle associazioni non riconosciute, con eccezione delle norme che attingono al bacino del registro (Galgano, in Comm. S. B., 1988, 425). La giurisprudenza è, però, in quanto la disciplina della liquidazione prevede il riconoscimento formale che difetta negli enti non riconosciuti. Ne consegue che le associazioni non riconosciute possono procedere alle attività di liquidazione tramite i rappresentanti in carica alla data di scioglimento, in regime di prorogatio; l'eventuale nomina dei liquidatori da parte dell'Autorità giudiziaria, non indispensabile ma comunque non vietata, comporta peraltro che questi ultimi sono legittimati a rappresentare l'ente in vece e luogo degli amministratori prorogati (Cass. n. 5738/2009). Procedimento di liquidazioneLa procedura di liquidazione consta, essenzialmente, di tre fasi: nomina dei liquidatori, formazione dell'inventario, pagamento passività/liquidazione beni. Il procedimento di liquidazione tra linfa dalla dichiarazione di estinzione o dalla delibera di scioglimento dell'associazione: in questi casi, il Presidente del Tribunale, su istanza degli amministratori, dei soci, dei creditori, del p.m. o anche di ufficio, nomina uno o più commissari liquidatori, salvo che l'atto costitutivo o lo statuto non preveda una diversa forma di nomina e a questa si proceda entro un mese dal provvedimento. La nomina dei commissari liquidatori è un atto di volontaria giurisdizione (Cass. n. 5632/1999). I liquidatori si considerano ad ogni effetto “pubblici ufficiali” ed operano sotto la diretta sorveglianza dell'autorità giudiziaria (art. 12, comma 1, disp. att). La liquidazione può essere affidata anche a un solo liquidatore: se sono plurimi, operano come un organo collegiale che delibera a maggioranza (art. 12, comma 2, disp. att.). La loro nomina preventiva nell'atto costitutivo o nello statuto non ha effetto (art. 11 comma 1, disp. att.), tuttavia, quando lo scioglimento dell'associazione è deliberato dall'assemblea, la nomina può essere fatta dall'assemblea medesima con la maggioranza prevista dall'art. 21. Possono essere nominati liquidatori anche gli amministratori uscenti. Ai sensi dell'art. 11, comma 4, disp. att., «in ogni caso la nomina fatta dall'assemblea o nelle forme previste nell'atto costitutivo o nello statuto deve essere comunicata immediatamente al presidente del tribunale». I liquidatori, come detto, operano sotto il coordinamento del Presidente del Tribunale: questi può revocarli e sostituirli sempre, anche d'ufficio, e il provvedimento adottato non è soggetto a impugnazione. E, invero, tutte le decisioni assunte dal Presidente, ex artt. 11 e 12 disp. att., rispondono a misure di volontaria giurisdizione, prive di decisorietà e di definitività: ne consegue anche la non impugnabilità ex art. 111 Cost. (Cass. n. 1590/2012). La designazione è comunicata ai liquidatori che, entro quindici giorni dalla comunicazione medesima, devono procedere all'annotazione della loro nomina nel registro dove la persona giuridica è iscritta, e richiedere agli amministratori la consegna dei beni e delle scritture della persona giuridica. All'atto della consegna è redatto inventario, di cui è trasmessa copia al presidente del tribunale. Gli amministratori potrebbero opporsi alla consegna dei beni o ritardarne in modo ingiustificato l'esecuzione: in questi casi, su istanza dei liquidatori, il presidente del tribunale autorizza il rilascio coattivo con decreto non soggetto a reclamo (art. 13 comma 2, disp. att.). In questo caso l'inventario è redatto dall'ufficiale giudiziario procedente. Una volta che l'inventario sia stato formato, i liquidatori devono verificare se il patrimonio sia o meno capiente per il pagamento integrale delle passività: ove esso patrimonio sia insufficiente, i liquidatori, entro trenta giorni, devono iniziare la liquidazione generale dei beni nell'interesse di tutti i creditori, dandone avviso mediante annotazione nel registro delle persone giuridiche. I creditori possono proporre opposizione che viene decisa dal Presidente del tribunale, con pronuncia impugnabile in Corte di Appello mediante reclamo, nel termine di quindici giorni (v. art. 14 disp. att). Il provvedimento definitivo è annotato nel registro a cura dei liquidatori. I creditori possono anche proporre opposizione (entro trenta giorni) avverso la decisione assunta dai liquidatori di non procedere alla liquidazione generale dei beni, avendo ritenuto sussistente una eccedenza di attivo sul passivo (art. 14 comma 3 disp. att.). Se il patrimonio è incapiente o è stata promossa l'opposizione ex art. 14 comma 3 disp. att. (Cian, Trabucchi, 124), si procede alla liquidazione generale del patrimonio dell'ente e si osservano, in quanto applicabili, le disposizioni degli artt. 201, 207, 208, 209, 210, 212 e 213 l. fall. (per la nuova disciplina v. d.lgs. n. 14/2019 – Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza), salve le disposizioni in deroga o speciali previste dagli artt. 17 ss. disp. att. c.p.c. In particolare, le attribuzioni, che secondo le norme sulla liquidazione coatta amministrativa sono demandate all'autorità che ha nominato il liquidatore, spettano al presidente del tribunale (art. 19 disp. att.). Quando, invece, non sono intervenute opposizioni o queste sono state rigettate con provvedimento definitivo, i liquidatori provvedono a riscuotere i crediti dell'ente, a convertire in danaro, nei limiti in cui è necessario, i beni e a pagare i creditori a misura che si presentano. I liquidatori possono provvedere al pagamento anche dei creditori il cui credito non è attualmente esigibile ma, in questo caso, devono provvedere alle cautele necessarie per assicurare il pagamento dei creditori condizionali. Soddisfatti i creditori, i liquidatori formano l'inventario dei beni residuati e rendono conto della gestione al presidente del tribunale. Copia dell'inventario e del rendiconto approvato dal presidente del Tribunale deve essere trasmessa alla p.a. competente. Termine della fase di liquidazioneChiusa la liquidazione, il presidente del tribunale ordina la cancellazione dell'ente dal registro delle persone giuridiche (art. 20 comma 1, disp. att.). Il comma 2 dell'art. 20 disp. att. che recitava: «Il provvedimento di cancellazione è annotato d'ufficio nel registro a cura della cancelleria del tribunale.» è stato abrogato dall'art. 11, d.P.R. n. 361/2000. La competenza per i provvedimenti relativi alla liquidazione spetta al tribunale del capoluogo della provincia in cui è registrata la persona giuridica (art. 21 disp. att.). DevoluzioneAi sensi dell'art. 15 disp. att., i liquidatori distribuiscono i beni residuati a norma dell'art. 31, provocando, quando è necessario, le disposizioni della p.a. competente. La norma rimette questo compito alla autorità governativa ma, come noto, le funzioni amministrative già attribuite all'autorità governativa dalle norme del capo II, titolo II, libro I del codice civile, sono oggi esercitate dalle prefetture ovvero dalle regioni o dalle province autonome competenti (art. 5 comma 1, d.P.R. n. 361/2000). BibliografiaBarba A., Pagliantini S. (a cura di), Commentario del codice civile, Torino, 2014; Casetta, Manuale di diritto amministrativo, Milano, 2014; Cendon (a cura di), Commentario al codice civile. Artt. 1 - 142, Milano, 2009; Cerrina Feroni G., Fondazione e banche. Modelli ed esperienze in Europa e negli Stati Uniti, Torino, 2011; Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Galgano, Trattato di Diritto Civile, Padova, 2014; Iorio, Le trasformazioni eterogenee e le fondazioni, Milano, 2010; Lipari, Diritto Civile, Milano, 2009; Perlingieri P., Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Petrelli G., Formulario notarile commentato, Milano, 2011; Sarale, Trasformazione e continuità dell'impresa, Milano, 1996, 88; Sesta M., Codice delle successioni e donazioni, I, Milano, 2011; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015;. Zoppini, Le fondazioni, Napoli, 1995. |