Codice Civile art. 37 - Fondo comune.

Giuseppe Buffone
aggiornato da Annachiara Massafra

Fondo comune.

[I]. I contributi degli associati e i beni acquistati con questi contributi costituiscono il fondo comune dell'associazione [600, 786]. Finché questa dura, i singoli associati non possono chiedere la divisione del fondo comune, né pretenderne la quota in caso di recesso [24 4].

Inquadramento

Una delle scarne norme dedicate dal codice civile alle associazioni prive di riconoscimento è quella contenuta nell'art. 37. Questa disposizioni normativa offre un regime al fondo comune servente alla realizzazione degli scopi dell'associazione.

Si sono registrate oscillazioni giurisprudenziali con riguardo alla natura giuridica di questo fondo, ora considerato in comproprietà agli associati, con un vincolo di scopo (Cass. n. 927/1960), ora qualificato come patrimonio autonomo dell'associazione non riconosciuta (Cass. n. 4252/1976).

Anche la dottrina si è espressa senza assonanza di pensiero, talvolta aderendo alla tesi che assimila il fondo comune alla fattispecie della comunione, anche se sui generis (Torrente, 116), altre volte discorrendo di patrimonio dell'associazione, inteso come soggetto di diritto (Bigliazzi Geri — Breccia-Busnelli-Natoli, Istituzioni di diritto civile, Genova, 1978, 247). La natura giuridica del fondo comune è legata a doppio filo alla qualifica che si dà dell'ente non personificato: se esso ente è munito di soggettività — come ormai oggi si ritiene — allora il patrimonio ad esso sotteso è nella titolarità dell'associazione non riconosciuta, in quanto soggetto. La tesi della “soggettività” delle associazioni non riconosciute è stata, di fatto, avallata dal Legislatore in occasione della riscrittura dell'art. 2629 (in materia di trascrizione) ad opera della l. n. 52/1985 (manipolazione resistita anche al successivo intervento di modifica ad opera della l. n. 220/2012). Le associazioni non riconosciute sono, quindi, soggetti di diritto: il fondo comune è il loro patrimonio.

Patrimonio dell'associazione non riconosciuta

Il patrimonio dell'associazione non riconosciuta è costituito dal fondo comune: in questo fondo ricadono sia i contributi degli associati che i beni acquistati dall'ente (con i contributi stessi).

La “ricchezza” associativa può anche essere costituita da lasciti, sovvenzioni pubbliche, etc. In genere, i contributi sono versati in un'unica soluzione al momento della costituzione; non è, però, escluso un versamento periodico, ad esempio annuale (De Stefanis, Quercia, 2014). Per quanto riguarda il regime fiscale, non concorrono alla formazione del reddito imponibile i contributi corrisposti da Amministrazioni pubbliche agli enti per lo svolgimento di attività aventi finalità sociali esercitate in conformità ai fini istituzionali degli enti stessi (v. art. 143, d.P.R. n. 917/1986, cd. Tuir). Il patrimonio ex art. 37 c.c. si distingue in modo rilevante da quello posto in comunione: in questo caso, infatti, i partecipanti possono sempre richiedere lo scioglimento del patrimonio condiviso (v. art. 1111). Nelle associazioni non riconosciute, invece, finché l'ente impersonificato è in vita, «i singoli associati non possono chiedere la divisione del fondo comune, né pretenderne la quota in caso di recesso» (art. 37 comma 2). Il fondo è direttamente riferibile all'ente (e non agli associati) con ogni consequenziale risvolto, in merito ai rapporti obbligatori, al lume però delle disposizioni speciali di cui all'art. 38. Il principale corollario è che l'ente risponde con il suo patrimonio: la responsabilità (e quindi le azioni sul fondo) può anche discendere da un fatto illecito dell'associazione, secondo la tesi della rappresentanza organica (Cass. n. 10231/2001). I singoli associati hanno diritto a che il fondo comune sia amministrato secondo quanto previsto dallo statuto e, comunque, secondo i canoni di buona amministrazioni e diligenza.

Indivisibilità

La sussistenza del vincolo associativo comporta la indivisibilità del fondo comune. Una delle applicazioni più importanti di questa regola è che i singoli associati non possono pretendere la quota in caso di recesso o di esclusione; nemmeno possono ripetere i contributi versati.

Si tratta di una indisponibilità effettiva della quota che ne preclude anche la negoziabilità: ecco perché la giurisprudenza ha giudicato nulla la vendita di quota per impossibilità dell'oggetto (App. Venezia, 9 luglio 1998).

Partiti politici: recenti questioni controverse

E' controverso, in giurisprudenza,  se la dichiarazione unilaterale con cui il parlamentare prometta una quota del proprio stipendio al fondo del partito di appartenenza sia idonea a produrre effetti giuridici e sia quindi coercibile in caso di inadempimento o se non si tratti, piuttosto, di manifestazione dichiarativa che esplicita obblighi morali ed etici sforniti, pertanto, di copertura giuridica. L'orientamento pretorio più recente (v. App. Napoli II, 16 maggio 2018, n. 2240) afferma che la dichiarazione di impegno resa dal deputato o dal senatore, in virtù della quale il parlamentare iscritto al partito promette di versare in favore di questi una quota del proprio stipendio, non ha carattere giuridico e quindi non è vincolante, trattandosi di una obbligazione naturale. Questa posizione è criticabile e risulta superabile ove si inquadri la dichiarazione in esame nell'ambito delle cd. promesse unilaterali atipiche (aderendo alla tesi che stima ammissibili promesse del genere, fuori dalla cornice tipica segnata dagli artt. 1988 e 1989: per un esempio, v. Cass. n. 10633/2014).

 

Bibliografia

Auricchio, voce Comitati, in Enc. dir., Milano, 1960, 755; Cendon (a cura di), Commentario al codice civile. Artt. 1 - 142, Milano, 2009; Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; De Stefanis, Quercia, Enti non profit, Sant'Arcangelo di Romagna, 2014; Di Giovanni F., Le promesse unilaterali, Milano, 2010; Galgano, Trattato di diritto civile, Milano, 2010; Lipari, Diritto Civile, I, Milano, 2009; Messineo, Manuale di diritto civile e commerciale, Milano, 1957, 239; Perlingieri P., Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Ponzanelli, La nuova disciplina sul riconoscimento della personalità giuridica degli enti del libro primo del codice civile, in Foro it. 2001, V, 46 ss.; Torrente, Manuale di diritto privato, Milano, 1985; Zoppini, Riformato il sistema di riconoscimento delle persone giuridiche, in Corr. giur. 2001, 291 ss.

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