Codice Civile art. 40 - Responsabilità degli organizzatori.

Giuseppe Buffone
aggiornato da Annachiara Massafra

Responsabilità degli organizzatori.

[I]. Gli organizzatori e coloro che assumono la gestione dei fondi raccolti sono responsabili personalmente e solidalmente della conservazione dei fondi e della loro destinazione allo scopo annunziato [646 c.p.].

Inquadramento

Il regime di responsabilità nei comitati è tipizzato negli artt. 40 (per gli organizzatori) e 41 (per i componenti): l'art. 40 chiama a rispondere gli organizzatori della conservazione dei fondi e della loro destinazione allo scopo annunziato. In particolare, gli organizzatori e (e comunque anche) coloro che assumono la gestione dei fondi raccolti sono responsabili personalmente e solidalmente della conservazione dei fondi e della loro destinazione allo scopo annunziato.

La responsabilità è configurabile nei confronti del comitato, degli oblatori, della pubblica autorità e degli eventuali terzi beneficiari (Cian, Trabucchi, 133).

La responsabilità è, in primo luogo, di tipo risarcitorio per il caso in cui il patrimonio dell'ente sia stato sottratto allo scopo a cui destinato: un caso è, ad esempio, quello dell'immobile donato al comitato ma intestato alla persona fisica dell'organizzatore con l'obbligo di conservare il bene stesso al patrimonio del comitato e di non trasferirlo a terzi (Cass. n. 3898/1986). La ratio della disposizioni in esame si apprezza anche mediante la lettura della Relazione del Ministro Guardasigilli al Codice Civile del 4 aprile 1942: quivi è espressamente previsto che «per la tutela degli interessi patrimoniali degli oblatori è sufficiente la sanzione civile del risarcimento del danno da parte degli amministratori e dei gestori di fondi, ai sensi dell'art. 40».

Responsabilità degli organizzatori

Gli artt. 40 e 41 si diversificano: diversamente dall'art. 41 che predica una responsabilità illimitata di tutti i componenti, nell'art. 40 si individuano, come responsabili, solo coloro i quali assumano la gestione dei fondi sottoscritti o raccolti, e li debbano destinare alla costituzione del fondo vincolato. Solo per essi opera l'estensione personale e solidale della responsabilità, mentre chi del comitato sia rimasto estraneo all'attività non soggiace alla fattispecie dell'articolo qui commentato.

Diverso il regime contenuto nell'art. 41 dove si evince una notevole differenza rispetto alle associazioni non riconosciute. Mentre nell'associazione non riconosciuta delle obbligazioni assunte rispondono personalmente e solidalmente le persone che hanno agito in nome e per conto dell'associazione, nel comitato delle obbligazioni assunte rispondono personalmente ed illimitatamente tutti i componenti, senza distinzione tra chi ha agito e chi non ha agito, in concreto, per conto del comitato medesimo, senza che abbia rilevanza la veste particolare di chi ha posto in essere l'attività, se cioè mandatario, organizzatore, presidente, componente ed anche se le obbligazioni traggano la loro fonte da fatti illeciti connessi all'esercizio di un'attività posta in essere per il comitato, rinvenendosi una limitazione di tale responsabilità alle sole obbligazioni negoziali né nella lettera né nella ratio della disposizione di cui all'art. 41 (Cass. n. 134/1982; conformi: Cass. n. 835/1966; Cass. n. 2561/1973; Cass. n. 2013/1966). A completamento del regime, va osservato che, in accordo all'opinione prevalente, qualora il comitato svolga attività economica organizzata professionalmente, seppure funzionale allo scopo che persegue, esso è soggetto a fallimento, estensibile alla persona degli organizzatori

Acquisto della personalità giuridica

La disciplina tessuta negli artt. 40 e 41 consente di appurare che i comitati possono essere muniti di personalità giuridica: ciò è quanto emerge anche dalla Relazione del Ministro Guardasigilli al Codice Civile del 4 aprile 1942: quivi è espressamente previsto che «per quanto riflette i comitati, è stato proposto che sia espressamente sancito che essi possono ottenere la personalità giuridica limitatamente al periodo di tempo in cui debbono operare. Una norma in proposito non pare necessaria, perché non vi è dubbio che i comitati, come in genere tutte le organizzazioni, possono ottenere, quando ricorrano le condizioni richieste, la personalità giuridica. E, poiché il riconoscimento può essere conferito in relazione a un determinato scopo, non vi sono difficoltà di ordine giuridico ad ammettere che, anche in rapporto a scopi di durata limitata, possa concedersi un riconoscimento temporaneo. D'altronde, la possibilità che i comitati possano assumere la personalità giuridica, risulta incidentalmente dal successivo art. 41 e non abbisogna, anche per questo, di una esplicita dichiarazione».

Profili processuali

La disposizione di cui all'art. 40 risulta oscura per quanto riguarda i profili processuali: in particolare, ad esempio, con riguardo alla legittimazione attiva ossia in riferimento a coloro che sono legittimati a proporre la domanda risarcitoria.

Di regola, si tende a escludere che spetti il potere di agire per soddisfare i propri interessi agli eventuali beneficiari, la cui posizione viene considerata analoga a quella dei beneficiari di una fondazione (Cian, Trabucchi, 133).

Bibliografia

Auricchio, voce Comitati, in Enc. dir., Milano, 1960, 755; Cendon (a cura di), Commentario al codice civile. Artt. 1 - 142, Milano, 2009; Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; De Stefanis, Quercia, Enti non profit, Sant'Arcangelo di Romagna, 2014; Di Giovanni F., Le promesse unilaterali, Milano, 2010; Galgano, Trattato di diritto civile, Milano, 2010; Lipari, Diritto Civile, I, Milano, 2009; Messineo, Manuale di diritto civile e commerciale, Milano, 1957, 239; Perlingieri P., Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Ponzanelli, La nuova disciplina sul riconoscimento della personalità giuridica degli enti del libro primo del codice civile, in Foro it. 2001, V, 46 ss.; Torrente, Manuale di diritto privato, Milano, 1985; Zoppini, Riformato il sistema di riconoscimento delle persone giuridiche, in Corr. giur. 2001, 291 ss.

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