Codice Civile art. 42 - Diversa destinazione dei fondi.

Giuseppe Buffone
aggiornato da Annachiara Massafra

Diversa destinazione dei fondi.

[I]. Qualora i fondi raccolti siano insufficienti allo scopo, o questo non sia più attuabile, o, raggiunto lo scopo, si abbia un residuo di fondi, l'autorità governativa stabilisce la devoluzione dei beni, se questa non è stata disciplinata al momento della costituzione.

Inquadramento

Il comitato, come gli altri enti, è soggetto al fenomeno dell'estinzione. Le principali cause estintive si ricavano dall'art. 42 e sono: l'insufficienza dei fondi raccolti (che impedisce ex ante di perseguire lo scopo programmato, la sopravvenuta inattuabilità dello scopo (ad es., per impossibilità sopravvenuta), l'attuazione dello scopo (e, dunque, il completamento del programma annunziato). Queste cause estintive non sono tassative e, in particolare, possono registrarsi in punto di estinzione, anche cause tipicamente previste per gli altri enti (v. art. 27): ad esempio, l'impossibilità sopravvenuta dello scopo, la volontà dei membri.

Questo ultimo aspetto è particolarmente controverso poiché i membri si sono impegnati a realizzare lo scopo: per taluni, pertanto, resta salva la loro responsabilità e comunque, lo scioglimento non sarà consentito (e semmai rimproverato) ove si verifichi abuso della pubblica fiducia (Auricchio, 762).

Devoluzione dei fondi

Al verificarsi di una causa estintiva del comitato, «l'autorità governativa stabilisce la devoluzione dei beni, se questa non è stata disciplinata al momento della costituzione». Le funzioni amministrative già attribuite all'autorità governativa dall'articolo in parola, sono esercitate dalle prefetture ovvero dalle regioni o dalle province autonome competenti, in virtù dell'art. 5 d.P.R. n. 361/2000.

In assonanza con i principi che governano la devoluzione nel caso di estinzione di altri enti, i fondi del comitato dovranno essere devoluti per uno scopo affine a quello per cui furono offerti dagli oblatori (Cian, 134).

Fondazione non riconosciuta

In dottrina, si è autorevolmente affermato (v. retro, sub art. 32) che gli artt. 40 — 42 ospiterebbero una ipotesi di fondazione non riconosciuta: le norme assicurerebbero la destinazione allo scopo di un patrimonio, anche in assenza di riconoscimento, lasciando così intendere l'esistenza di un vincolo reale (opponibile ai terzi ed agli eredi; v. ora art. 2645-ter) e costituirebbero la disciplina di una fondazione costituita per pubblica sottoscrizione (Galgano, in Comm. S. B., 1988, 278).

La convinzione in merito alla configurabilità di una fondazione non riconosciuta (quale il comitato) si trae anche dalla esistenza di fondazioni cd. fiduciarie (il caso che si adduce a sostegno della tesi è quello del testatore che imponga a un terzo di destinare taluni beni ad una durevole finalità ideale, v. Cass. n. 1975/1953). L'opinione contraria e prevalente esclude, invece, l'ammissibilità della “fondazione di fatto” per l'assenza di una disciplina analoga a quella prevista per le associazioni e i comitati non riconosciuti e legge il fenomeno del patrimonio del comitato in chiave soggettiva, attribuendo, per l'appunto, soggettività giuridica a questo ente. Per le stesse ragioni, si esclude anche, sotto il profilo tecnico-giuridico, la rilevanza giuridica della “fondazione in attesa di riconoscimento”.

In merito ai casi che si adducono a sostegno della fondazione fiduciaria (come quello del testatore citato e, in generale, le disposizioni modali: v. artt. 647 e ss, 793 ss) si obietta che, in queste ipotesi, parlare di fondazioni fiduciarie è improprio poiché le disposizioni con un modus si risolvono in un vincolo a carico del destinatario, unico titolare e legittimato a disporre dei beni (Lipari, 423).

Bibliografia

Auricchio, voce Comitati, in Enc. dir., Milano, 1960, 755; Cendon (a cura di), Commentario al codice civile. Artt. 1 - 142, Milano, 2009; Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; De Stefanis, Quercia, Enti non profit, Sant'Arcangelo di Romagna, 2014; Di Giovanni F., Le promesse unilaterali, Milano, 2010; Galgano, Trattato di diritto civile, Milano, 2010; Lipari, Diritto Civile, I, Milano, 2009; Messineo, Manuale di diritto civile e commerciale, Milano, 1957, 239; Perlingieri P., Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Ponzanelli, La nuova disciplina sul riconoscimento della personalità giuridica degli enti del libro primo del codice civile, in Foro it. 2001, V, 46 ss.; Torrente, Manuale di diritto privato, Milano, 1985; Zoppini, Riformato il sistema di riconoscimento delle persone giuridiche, in Corr. giur. 2001, 291 ss.

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