Codice Civile art. 57 - Prova della morte dell'assente.Prova della morte dell'assente. [I]. Se durante il possesso temporaneo è provata la morte dell'assente, la successione si apre a vantaggio di coloro che al momento della morte erano suoi eredi o legatari [456]. [II]. Si applica anche in questo caso la disposizione del secondo comma dell'articolo precedente. InquadramentoGli artt. 56 e 57 regolano, sulla scorta di sopravvenienze diverse, la caducazione degli effetti della dichiarazione di assenza. Se nei casi di cui all'art. 56, gli effetti vengono meno perché l'assente fa ritorno o, comunque, se ne prova l'esistenza, ai sensi dell'art. 57, l'efficacia cessa perché si prova la inesistenza del soggetto essente, per esserne intervenuta la morte. In questi casi, alla successione a causa di assenza si sostituisce la successione a causa di morte. Se sono chiamati alla successione soggetti diversi dagli immessi, questi sono tenuti a restituire i beni, dei quali hanno goduto sino al giorno della loro costituzione in mora, mentre se alla successione sono chiamati soggetti già immessi, essi non acquistano l'eredità occorrendo in tal caso procedere all'accettazione dell'eredità stessa (Preite, Cagnazzo, 552). Morte dell'assenteSe viene offerta prova della morte dell'assente — vuoi durante il possesso temporaneo, vuoi prim'ancora che esso si verifichi — la successione si apre a vantaggio di coloro che al momento della morte erano suoi eredi o legatari, senza che rilevi il fatto che abbiano beneficiato della disciplina in materia di immissione ex art. 50. L'esigenza di tutelare la buona fede delle persone che ignoravano il decesso dell'assente e, d'altro canto, il fine di salvaguardare la certezza dei rapporti giuridici svoltisi nelle more, ha indotto la dottrina a distinguere il dies a quo rilevante per gli effetti successori, in caso di decesso dell'assente. L'effettivo dato storico della morte (così come provato) rileva ai fini della apertura della successione, in quanto la qualità di erede e legatario si determinato con riguardo al giorno in cui il decesso è avvenuto; invece, per gli altri effetti, si fa riferimento al momento in cui si è avuta notizia della morte ad esempio per il termine dell'accettazione beneficiata oppure la denuncia di successione (Cian, Trabucchi, 151). In linea di principio, insomma, vale come dies a quo il giorno della notizia della morte dell'assente per gli eredi e i legatari quando si tratti di far valere i diritti loro spettanti con riferimento al patrimonio del de cuius (Preite, Cagnazzo, 553). Anche in caso di morte dell'assente, gli effetti della dichiarazione di assenza — come per i casi ex art. 56 — vengono meno automaticamente e ope legis, richiedendosi l'intervento del giudice (che procede nelle forme ordinarie) solo ove sorgano contestazioni e sorga quindi la necessità di accertare, con efficacia di giudicato, la morte della persona scomparsa. Come già osservato per le sopravvenienze ex art. 56, gli immessi possono, però, non avere notizia della morte del dichiarato assente: ecco perché, nei loro riguardi, il nuovo stato di fatto deve essere fatto valere con una iniziativa o un atto di impulso del titolare dei diritti (gli aventi causa dell'assente) che assume la forma della costituzione in mora ex art. 56 comma 2, in virtù del richiamo a questa norma fatta dall'art. 57 comma 2. I possessori temporanei dei beni, fino al giorno della loro costituzione in mora, continuano a godere i vantaggi attribuiti dagli artt. 52 e 53, e gli atti compiuti ai sensi dell'art. 54 restano irrevocabili. Ricevuta la diffida devono, però, restituire il patrimonio di cui stanno godendo e, ove non vi provvedano, sono tenuti a tutte le restituzioni oltre al risarcimento del danno eventualmente causato. Anche nel caso di morte dell'assente, l'art. 56 comma 2, è estensibile agli altri soggetti che hanno tratto vantaggi dalla dichiarazione di assenza: ne consegue che la diffida dovrà essere rivolta anche a coloro i quali sono stati liberati dalle obbligazioni. Cessata l'assenza, l'eventuale matrimonio del coniuge dell'assente, diventa impugnabile ex art. 117. InventarioNel caso di accettazione beneficiata dell'eredità, occorrerà un nuovo inventario, anche se vi sia già quello richiesto dall'art. 52 (Romagnoli, in Comm. S. B., 1970, 311). Nulla vieta, però, che l'inventario già redatto ex art. 52 possa essere riutilizzato ai fini successori, dal soggetto preposto. BibliografiaCallegari, Assenza in Nss. D. I., I, 2, Torino, 1957; Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Giorgianni, La dichiarazione di morte presunta, Milano, 1943; Jannuzzi - Lorefice, Manuale della volontaria giurisdizione, Milano, 2004; Jannuzzi - Lorefice, La volontaria giurisdizione, Milano, 2006; Montei, Detenzione, in Nss. D. I., V, Torino, 1960; Omodei - Salé, La detenzione e le detenzioni: unità e pluralismo nelle situazioni di fatto contrapposte al possesso, Padova, 2012; Perlingieri, Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Preite, Cagnazzo, Atti notarili - Volontaria giurisdizione 1 - Il procedimento. Incapaci, scomparsa, assenza e dichiarazione di morte presunta, Torino, 2012; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015; Zaccaria, Faccioli, Omodei Salè, Tescaro, Commentario all'ordinamento dello stato civile, Sant'Arcangelo di Romagna, 2013. |