Codice Civile art. 100 - Riduzione del termine e omissione della pubblicazione 1.

Giuseppe Buffone
aggiornato da Annachiara Massafra

Riduzione del termine e omissione della pubblicazione 1.

[I]. Il tribunale, su istanza degli interessati, con decreto non impugnabile emesso in camera di consiglio [737 ss. c.p.c.], sentito il pubblico ministero, può ridurre, per gravi motivi, il termine della pubblicazione. In questo caso la riduzione del termine è dichiarata nella pubblicazione 2.

[II]. Può anche autorizzare, con le stesse modalità, per cause gravissime, l'omissione della pubblicazione [93], quando gli sposi davanti al cancelliere dichiarano sotto la propria responsabilità che nessuno degli impedimenti stabiliti dagli articoli 85, 86, 87, 88 e 89 si oppone al matrimonio 3.

[III]. Il cancelliere deve far precedere alla dichiarazione la lettura di detti articoli e ammonire i dichiaranti sull'importanza della loro attestazione e sulla gravità delle possibili conseguenze 45

 

 

 

[1] Articolo così sostituito dall'art. 9 l. 19 maggio 1975, n. 151.

[3] Comma così sostituito dall'art. 137 1 d.lg. 19 febbraio 1998, n. 51, con effetto, ai sensi del successivo art. 247 1 del medesimo decreto legislativo, quale modificato dall'art. 1 l. 16 giugno 1998, n. 188, dal 2 giugno 1999. Il testo previgente dei commi, recitava: «[II]. Può; anche autorizzare, con le stesse modalità, per cause gravissime, l'omissione della pubblicazione, quando venga presentato un atto di notorietà con il quale quattro persone, ancorché parenti degli sposi, dichiarano con giuramento, davanti al pretore del mandamento di uno degli sposi, di ben conoscerli, indicando esattamente il nome e cognome, la professione e la residenza dei medesimi e dei loro genitori, e assicurano sulla loro coscienza che nessuno degli impedimenti stabiliti dagli articoli 85, 86, 87, 88 e 89 si oppone al matrimonio. [III]. Il pretore deve far precedere all'atto di notorietà la lettura di detti articoli e ammonire i dichiaranti sull'importanza della loro attestazione e sulla gravità delle possibili conseguenze».

[4] Comma così sostituito dall'art. 137 1 d.lg. 19 febbraio 1998, n. 51, con effetto, ai sensi del successivo art. 247 1 del medesimo decreto legislativo, quale modificato dall'art. 1 l. 16 giugno 1998, n. 188, dal 2 giugno 1999. Il testo previgente dei commi, recitava: «[II]. Può; anche autorizzare, con le stesse modalità, per cause gravissime, l'omissione della pubblicazione, quando venga presentato un atto di notorietà con il quale quattro persone, ancorché parenti degli sposi, dichiarano con giuramento, davanti al pretore del mandamento di uno degli sposi, di ben conoscerli, indicando esattamente il nome e cognome, la professione e la residenza dei medesimi e dei loro genitori, e assicurano sulla loro coscienza che nessuno degli impedimenti stabiliti dagli articoli 85, 86, 87, 88 e 89 si oppone al matrimonio. [III]. Il pretore deve far precedere all'atto di notorietà la lettura di detti articoli e ammonire i dichiaranti sull'importanza della loro attestazione e sulla gravità delle possibili conseguenze».

[5] L'articolo recava un quarto comma abrogato dall'art. 1103 d.P.R. n. 396, cit. Il testo recitava: «Quando è stata autorizzata l'omissione della pubblicazione, gli sposi, per essere ammessi alla celebrazione del matrimonio, devono presentare all'ufficiale dello stato civile, insieme col decreto di autorizzazione, gli atti previsti dall'articolo 97».

Inquadramento

Il matrimonio non può essere celebrato prima del quarto giorno dopo compiuta la pubblicazione (art. 99). Comunque, la pubblicazione non può avere durata inferiore a otto giorni (art. 55 d.P.R. n. 396/2000). L'art. 100 ammette la “riduzione” del termine per la pubblicazione: si riferisce a quello previsto per la durata e non anche a quello di cui all'art. 99. Ciò nondimeno, l'art. 100 consente finanche di procedere alle nozze in assenza di pubblicazione. Quando è stata autorizzata l'omissione della pubblicazione, gli sposi, per essere ammessi alla celebrazione del matrimonio, devono: a) rendere la dichiarazione di cui all'art. 51, comma 1, d.P.R. n. 396/2000 ossia dichiarare il nome, il cognome, la data e il luogo di nascita, la cittadinanza degli sposi; il luogo di loro residenza, la loro libertà di stato; se tra gli sposi esiste un qualche impedimento di parentela, di affinità, di adozione o di affiliazione, a termini dell'art. 87; se gli sposi hanno già contratto precedente matrimonio; se alcuno degli sposi si trova nelle condizioni indicate negli artt. 85 e 88; b) presentare all'ufficiale dello stato civile il provvedimento di autorizzazione previsto dall'articolo 52, comma 1 nel caso in cui, a fronte di un impedimento derogabile, sia intervenuta dispensa (art. 58 d.P.R. n. 396/2000). Giova ricordare che il comma 2 dell'art. 100 è stato così sostituito dall'art. 137 d.lgs. n. 51/1998. (Norme in materia di istituzione del giudice unico di primo grado).

Riduzione del termine e omissione della pubblicazione

Gli sposi possono presentare istanza all'Autorità giudiziaria per ottenere la riduzione del termine previsto per la durata delle pubblicazioni: il tribunale competente è quello del luogo di residenza di uno o di entrambi i richiedenti. Anche per la lettera della disposizione in rassegna (che prevede «su istanza degli interessati») deve ritenersi che la richiesta debba essere presentata da entrambi i nubendi. D'altro canto, ove l'istanza fosse presentata da uno solo, difetterebbe anche l'interesse ad agire poiché non vi sarebbe prova di analogo sollecito da parte chi deve essere parte necessaria della celebrazione matrimoniale. Il Tribunale procedere secondo il rito camerale e in composizione collegiale: si tratta di un provvedimento da assumere in modo tempestivo, altrimenti la pronuncia sarebbe inutile allo scopo preso di mira dagli istanti. Per la riduzione, devono sussistere «gravi motivi»; per l'omissione, devono sussistere «cause gravissime». In entrambi i casi, devono essere gli istanti ad allegare e provare le motivazioni che li hanno indotti ad avanzare una pretesa ex art. 100: deve pure ritenersi che, stante il ristrettissimo tempo entro cui deve pronunciarsi il Tribunale, vi sino eccezionali margini d'istruttoria, all'evidenza incompatibili con la natura dell'adempimento richiesto. Per ridurre il termine della pubblicazione, si richiedono, come detto “gravi motivi”. Deve trattarsi di circostanze oggettive che lumeggiano la ragionevolezza oltre che razionalità della richiesta atteso che, in difetto di riduzione, gli istanti subirebbero un pregiudizio o un nocumento oppure non potrebbero procedere al matrimonio. Valga il caso del coniuge che è costretto a lasciare lo Stato per impegno di lunga data non procrastinabile (ad es., il militare chiamato in missione all'estero) con data della partenza che consentirebbe la celebrazione del vincolo solo a mezzo della riduzione. L'omissione della pubblicazione, invece, richiede ancor di più: devono ricorrere cause gravissime.

Posto che anche in questo caso deve trattarsi di circostanze oggettive non è condivisibile la dottrina quando afferma che sarebbero sufficienti seri motivi di ordine morale, sociale o di costume, in rapporto ai quali sia consigliabile di tutelare la riservatezza dei nubendi per evitare di recare turbamento alla loro vita di relazione con altri membri della comunità a cui appartengono (Lipari, Del matrimonio celebrato davanti all'ufficiale dello stato civile in Comm. Dif., II, Padova, 1992). Si tratta, invero, di considerazioni nemmeno più adeguate al tipo di società in cui oggi si colloca l'art. 100 e, infatti, questa tesi è stata elaborata negli anni novanta. I commentatori che ancora oggi la richiamano (Cian, Trabucchi, 202; Sesta, 345) non ne fanno oggetto di particolare esame critico. Cause gravissimi sono quelle ragioni che, se non prese in considerazione, obbligherebbero i nubendi non tanto a celebrare il matrimonio in altri modi o in altri tempi, ma addirittura li esporrebbero al rischio di non potere celebrarlo affatto oppure di ricevere, dalle pubblicazioni, seri rischi per l'unità dell'unione e della famiglia.

La giurisprudenza, ad esempio, ha deciso che costituisce “causa gravissima” la sottoposizione degli sposi alle misure di protezione previste per i familiari dei cd. «collaboratori di Giustizia» (Trib. Napoli, 2 febbraio 1996). In quest'ottica, cause gravissime sono quelle legate allo stato di salute dei nubendi: ad es., una grave malattia con imminente decorso invalidante. Questa lettura, peraltro, ben si concilia con il successivo art. 101: ove non si tratti, tout court, di situazione gravemente pregiudicata ma, addirittura, di imminente pericolo di vita, si applica una disciplina di massima accelerazione. In quest'ottica, art. 100 e art. 101 sono la fotografia di due momenti oggettivi con idonei a incidere con diversa intensità (progressiva) sulla possibile futura vita matrimoniale degli sposi.

Adempimenti

Il quarto comma dell'art. 100 prevedeva adempimenti che ora sono confluiti nell'art. 58 d.P.R. n. 396/2000. Sulla scorta della normativa vigente (v. artt. 54, 58 d.P.R. n. 396/2000), l'ufficiale di Stato civile, ricevuta la richiesta della pubblicazione, è tenuto a specificare se la pubblicazione è stata abbreviata o dispensata. Quando è stata autorizzata l'omissione della pubblicazione, ai sensi dell'art. 100, comma 1, gli sposi, per essere ammessi alla celebrazione del matrimonio, «devono presentare all'ufficiale dello stato civile il provvedimento di autorizzazione previsto dall'art. 52, comma 1, e rendere la dichiarazione di cui all'articolo art. 51, comma 1» (art. 58 d.P.R. n. 396/2000). La dichiarazione di cui al citato art. 51 include: il nome, il cognome, la data e il luogo di nascita, la cittadinanza degli sposi; il luogo di loro residenza, la loro libertà di stato; se tra gli sposi esiste un qualche impedimento di parentela, di affinità, di adozione o di affiliazione, a termini dell'art. 87; se gli sposi hanno già contratto precedente matrimonio; se alcuno degli sposi si trova nelle condizioni indicate negli artt. 85 e 88. L'autorizzazione di cui all'art. 52 è quella necessaria nel caso di impedimenti derogabili che sono stati superati da dispensa giudiziale.

Bibliografia

Cian, Trabucchi - a cura di -, Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Ferrando, L'invalidità del matrimonio, in Trattato di diritto di famiglia, diretto da Paolo Zatti, I, Milano 2002; Perlingieri, Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015; Spallarossa, Le condizioni per contrarre matrimonio, in Trattato di diritto di famiglia, diretto da Paolo Zatti, I, Milano 2011.

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