Codice Civile art. 102 - Persone che possono fare opposizione (1).

Giuseppe Buffone
aggiornato da Annachiara Massafra

Persone che possono fare opposizione (1).

[I]. I genitori e, in mancanza loro, gli altri ascendenti e i collaterali entro il terzo grado [76] possono fare opposizione al matrimonio dei loro parenti per qualunque causa che osti alla sua celebrazione.

[II]. Se uno degli sposi è soggetto a tutela [343 ss.] o a cura [390 ss.], il diritto di fare opposizione compete anche al tutore o al curatore.

[III]. Il diritto di opposizione compete anche al coniuge della persona che vuole contrarre un altro matrimonio [86].

[IV]. Quando si tratta di matrimonio in contravvenzione all'articolo 89, il diritto di opposizione spetta anche, se il precedente matrimonio fu sciolto [149], ai parenti del precedente marito e, se il matrimonio fu dichiarato nullo [117 ss.], a colui col quale il matrimonio era stato contratto e ai parenti di lui.

[V]. Il pubblico ministero deve sempre fare opposizione al matrimonio [69 c.p.c.], se sa che vi osta un impedimento o se gli consta l'infermità di mente di uno degli sposi, nei confronti del quale, a causa dell'età, non possa essere promossa l'interdizione [416].

(1) V. artt. 59 ss. d.P.R. 3 novembre 2000, n. 396.

Inquadramento

Il regime di pubblicità sotteso alla celebrazione del matrimonio si giustifica anche per la possibilità offerta ai terzi di presentare opposizione alle nozze. La facoltà di opporsi all'unione altrui costituisce una eventualità per il legittimato alla opposizione non trattandosi di un obbligo, pure là dove si tratti di vizi genetici insanabili come quelli che si infrangono contro principi di ordine pubblico. È bene precisare, tuttavia, che là dove il terzo sia complice di uno dei coniugi nella celebrazione di un matrimonio ab origine nullo, è configurabile una condotta sussumibile sotto la volta dell'art. 2043, ove il coniuge in buona fede abbia risentito danni proprio a causa dell'unione poi caducata. Verso il terzo, in questo caso, è esperibile (in astratto) l'azione risarcitoria aquiliana.

Legittimazione attiva

Legittimati a proporre opposizione sono i genitori degli sposi: in mancanza, l'azione spetta agli altri ascendenti e ai collaterali entro il terzo grado. L'opposizione, in questi casi, può essere promossa per qualunque causa che osti alla celebrazione del matrimonio. Condicio sine qua non per l'ammissibilità dell'opposizione è, però, che tra l'opponente e uno degli sposi sussista un vincolo di parentela. Il terzo non parente potrà, ciò nondimeno, segnalare al P.M. il vizio a suo giudizio ostativo alla celebrazione del matrimonio affinché sia questi a promuovere l'opposizione. La legittimazione attiva è estesa anche al coniuge della persona che vuole contrarre un altro matrimonio e pure al tutore o al curatore per il caso in cui lo sposo sia sottoposto a tutela o a curatela. La norma tace sulla facoltà dell'amministratore di sostegno di opporsi al matrimonio del beneficiario.

Al quesito deve offrirsi soluzione affermativa aderendo ad una interpretazione evolutiva e di sistema che offra alla persona coniugata o in procinto di contrarre matrimonio gli strumenti per esercitare, direttamente o indirettamente, il diritto fondamentale di autodeterminarsi nella scelta consapevole di impugnare il matrimonio e, in via preventiva, di contrario in condizioni di piena libertà e senza condizionamenti (Cass. n. 14794/2014). Ne consegue, che su autorizzazione del Giudice Tutelare, l'azione ex art. 102 è una di quelle che l'amministratore di sostegno può esercitare in sostituzione del beneficiario ex art. 409. Ove sussista conflitto di interessi, il giudice tutelare potrà designare un curatore speciale ad hoc. Là dove il matrimonio si ponga in contrasto con il divieto temporaneo di nuove nozze (art. 89) il diritto di opposizione spetta anche, se il precedente matrimonio fu sciolto, ai parenti del precedente marito e, se il matrimonio fu dichiarato nullo, a colui col quale il matrimonio era stato contratto e ai parenti di lui. A fronte di un regime di discrezionalità in favore dei legittimati attivi “privati”, l'art. 102 comma 5, istituisce, invece, un dovere di intervento per il p.m. tenuto a presentare opposizione al matrimonio «se sa che vi osta un impedimento o se gli consta l'infermità di mente di uno degli sposi, nei confronti del quale, a causa dell'età, non possa essere promossa l'interdizione». La notizia può giungere al P.M. tramite segnalazioni di terzi, inclusi quelli che non potrebbero promuovere l'opposizione e, ovviamente, anche per mezzo dell'ufficiale di Stato Civile. Le cause di opposizione che possono far valere i terzi sono solo quelle verificabili in modo oggettivo prima del matrimonio ossia quelle di cui agli artt. 8489: l'opposizione, pertanto, non si estende alle ragioni impugnatorie di cui agli artt. 120-123 (ma sul punto, la Dottrina non si esprime in modo unanime). È da mettere in discussione che l'infermità di mente dello sposo non possa essere fatta valere come ragione di opposizione, se non tramite la richiesta di interdizione con istanza di sospensione della celebrazione (art. 85) oppure con l'impugnazione ex post, nei limiti ex art. 120. Una interpretazione costituzionalmente orientata, vieppiù oggi animata dai criteri interpretativi ricavabili dalla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, stipulata a New York il 13 dicembre 2006, ratificata dall'Italia con gli artt. 1 e 2 l. n. 18/2009 — dovrebbe indurre a considerare l'inciso «qualunque causa che osti alla sua celebrazione» includente il presupposto principale e fondamentale di ogni matrimonio, ossia la capacità di intendere e volere.

Opposizione del Pubblico Ministero

L'opposizione del P.M. può, in genere, trarre linfa dal sollecito dell'ufficiale di Stato Civile. Infatti, ai sensi dell'art. 59 d.P.R. n. 396/2000, se questi conosce che osta al matrimonio un impedimento che non è stato dichiarato, deve immediatamente informare il procuratore della Repubblica, affinché questi possa proporre opposizione al matrimonio. L'opposizione al matrimonio, promossa dal P.M., può fondarsi, in particolare, sullo stato di “infermità di mente di uno dei nubendi in quanto a causa dell'età non possa essere promossa l'interdizione”. L'unica causa, legata all'età, che impedisce la promozione del giudizio di interdizione è quella del minore emancipato che non abbia compiuto il diciassettesimo anno di età (infatti, per il minore, nell'ultimo anno di età, può essere richiesta la misura interdittiva). Pertanto, fuori dai casi in cui l'età esclude il giudizio di interdizione, la misura di protezione, contro il matrimonio contratto dall'infermo di mente, è la richiesta di misura interdittiva accompagnata dalla istanza ex art. 85, comma 2, per la sospensione della celebrazione del matrimonio. Ve ne è conferma nell'art. 120 il quale ammette che il matrimonio celebrato da chi “quantunque non interdetto fosse in stato di incapacità di intendere e di volere per qualunque causa anche transitoria al momento della celebrazione può essere impugnato soltanto dal coniuge incapace”.

Ne segue, quale corollario, che deve essere escluso “che l'infermità mentale di una delle parti, che non sia stata interdetta, possa costituire causa di opposizione” (cfr. in questi termini, uno dei pochi precedenti giudiziari editi: App. Milano, 12 giugno 1953). Questa interpretazione risulta seguita da altri arresti giudiziari (v. Trib. Torre Annunziata, 25 febbraio 2003) ove sono state ritenute ammissibili come motivo di opposizione al matrimonio solo le cause “che costituiscono motivo di impedimento del medesimo, con esclusione quindi dell'incapacità naturale”. Al lume di questa giurisprudenza, può essere proposto un coordinamento logico delle due norme (artt. 102 e 120): la regola generale è l'esclusione della facoltà di opposizione per la incapacità naturale e l'eccezione è, per il solo caso del P.M., la sua ammissibilità ma limitatamente al caso del minore di 17 anni (Trib. Varese, 6 luglio 2012).

Unioni Civili

L’art. 102 non è tra quelli richiamati dalla l. n. 76/2016 e, dunque, non è applicabile all’unione civile. Ciò nondimeno, a colmare questa lacuna ha provveduto il d.lgs. n. 5/2017, recante adeguamento delle disposizioni dell'ordinamento dello stato civile in materia di iscrizioni, trascrizioni e annotazioni, nonché modificazioni ed integrazioni normative per la regolamentazione delle unioni civili, ai sensi dell'art. 1, comma 28, lettere a) e c), l. n. 76/2016. La novella in esame, ha introdotto nel d.P.R. n. 396/2000 una disciplina ad hoc, contenuta negli artt. 70-undecies e ss. In particolare, per quanto qui interessa, ai sensi dell’art. 70-undecies, l’ufficiale dello stato civile, se conosce che osta alla costituzione dell'unione civile un impedimento che non è stato dichiarato, deve immediatamente informare il procuratore della Repubblica, affinché questi possa proporre opposizione alla costituzione dell'unione civile.  L'atto di opposizione deve essere proposto con ricorso al presidente del tribunale del luogo dove e' stata richiesta la costituzione dell'unione civile che fissa con decreto la comparizione delle parti davanti al collegio per una data compresa tra i tre e i dieci giorni da quella di presentazione del ricorso e dispone che ricorso e decreto siano comunicati al procuratore della Repubblica e siano notificati, a cura del ricorrente, entro il giorno precedente a quello fissato per la comparizione, alle parti dell'unione civile e all'ufficiale dello stato civile del comune nel quale deve essere costituita l'unione civile.  Il tribunale, sentite le parti ed acquisiti senza particolari formalità gli elementi del caso, decide con decreto motivato avente efficacia immediata, indipendentemente dall'eventuale reclamo. Se l'opposizione e' stata proposta da chi ne ha facoltà, per causa ammessa dalla legge, il presidente del tribunale può, con proprio decreto, ove ne sussista la opportunità, sospendere la costituzione dell'unione civile sino a che sia stata rimossa la opposizione. Ai sensi dell’art. 70-duodecies, l’opposizione all'unione civile può essere sempre proposta prima della sua costituzione.

Bibliografia

Benedetti, Il procedimento di formazione del matrimonio e le prove della celebrazione, in Trattato di diritto di famiglia, diretto da Paolo Zatti, I, Milano, 2011; Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Ferrando, L'invalidità del matrimonio, in Trattato di diritto di famiglia, diretto da Paolo Zatti, I, Milano 2002; Lipari, Del matrimonio celebrato davanti all'ufficiale dello stato civile in Comm. Dif., II, Padova, 1992; Perlingieri, Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Sesta ( a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015; Spallarossa, Le condizioni per contrarre matrimonio, in Trattato di diritto di famiglia, diretto da Paolo Zatti, I, Milano, 2011.

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