Codice Civile art. 108 - Inapponibilità di termini e condizioni.

Giuseppe Buffone
aggiornato da Annachiara Massafra

Inapponibilità di termini e condizioni.

[I]. La dichiarazione degli sposi di prendersi rispettivamente in marito e in moglie non può essere sottoposta né a termine, né a condizione.

[II]. Se le parti aggiungono un termine o una condizione, l'ufficiale dello stato civile non può procedere alla celebrazione del matrimonio [138]. Se ciò nonostante il matrimonio è celebrato, il termine e la condizione si hanno per non apposti.

Inquadramento

Il matrimonio è atto personalissimo, solenne e formale che non ammette condizioni e termini posta la tipicità della disciplina che ne regola la formazione e gli effetti. A difesa della certezza dello status familiare, l'art. 108 esclude che il vincolo possa essere condizionato o a termine. La disciplina del divorzio non entra in collisione con l'inapponibilità di termini atteso che si tratta di due istituti radicalmente differenti. La condizione forgia la nascita del negozio e ne influenza gli effetti così incidendo sul matrimonio-atto; il divorzio attiene al rapporto matrimoniale che, in presenza delle condizioni di legge, può essere sciolto dai coniugi. Ciò nondimeno, si tratta pur sempre di un negozio perfezionatosi validamente e che ha ritualmente prodotto i suoi effetti.

Matrimonio con condizioni o termini

La dichiarazione degli sposi di prendersi rispettivamente in marito e in moglie non può essere sottoposta né a termine né a condizione: ove ciò avvenga, l'Ufficiale dello Stato Civile non può procedere alla celebrazione del matrimonio. Se la condizione o il termine hanno rivestito la forma della riserva mentale (sia esse unilaterale o condivisa), essi non hanno alcun effetto sul vincolo. Nel caso in cui, a fronte di una dichiarazione condizionata o appositiva di un termine, l'ufficiale di Stato Civile proceda comunque al matrimonio, il termine o la condizione si hanno per non apposti (art. 108, comma 2).

Secondo alcuni, però, in questo caso sarebbe applicabile la disciplina di cui all'art. 123. Sul piano della validità, la Suprema Corte ha comunque affermato che non costituisce causa di nullità del matrimonio il consenso condizionato, o comunque, accompagnato da riserve o da modalità incidenti sulla disciplina giuridica tipica del rapporto di coniuge (Cass. n. 684/1964; Cass. n. 1566/1962; Cass. n. 112/1958).

Matrimonio concordatario

La giurisprudenza si è occupata con approfondimento dell’efficiacia nell’ordinamento italiano delle decisioni ecclesiastiche dichiarative nella nullità del matrimonio concordatario. In primo luogo, ormai con pronunce risalenti, ha affermato che la delibazione della sentenza ecclesiastica dichiarativa della nullità del matrimonio concordatario per l'apposizione di una condizione al vincolo matrimoniale viziante il relativo consenso negoziale di uno dei coniugi, trova ostacolo nel principio di ordine pubblico, costituito dalla ineludibile tutela dell'affidamento incolpevole dell'altro coniuge, allorché l'apposizione della condizione sia rimasta nella sfera psichica di uno dei nubendi, senza manifestarsi (né comunque essere conosciuta o conoscibile) all'altro coniuge (v. Cass. n. 12738/2011, in materia di «condicio de futuro» relativa alla residenza familiare; più di recente, v. Cass. n. 17036 /2019). Sul tema in generale della delibazione, le Sezioni Unite hanno affermato, inoltre, che la convivenza coniugale che si sia protratta per almeno tre anni dalla data di celebrazione del matrimonio concordatario, crea una situazione giuridica disciplinata da norme costituzionali, convenzionali e ordinarie di ordine pubblico italiano, che sono fonti di diritti inviolabili, di doveri inderogabili, di responsabilità, anche genitoriali, e di aspettative legittime tra i componenti della famiglia. Pertanto, non può essere dichiarata efficace nella Repubblica Italiana la sentenza definitiva di nullità di matrimonio pronunciata dal Tribunale ecclesiastico per qualsiasi vizio genetico accertato e dichiarato dal giudice ecclesiastico per contrarietà all’ordine pubblico interno italiano. La relativa eccezione deve però essere sollevata dalla parte nel giudizio di delibazione a pena di decadenza (Cass. S.U. n. 16379/2014)

Bibliografia

Benedetti, Il procedimento di formazione del matrimonio e le prove della celebrazione, in Trattato di diritto di famiglia, diretto da Paolo Zatti, I, Milano, 2011; Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Lipari, Del matrimonio celebrato davanti all'ufficiale dello stato civile in Comm. Dif., II, Padova, 1992; Perlingieri, Manuale di Diritto Civile, Napoli, 2005; Sesta ( a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015; Spallarossa, Le condizioni per contrarre matrimonio, in Trattato di diritto di famiglia, diretto da Paolo Zatti, I, Milano, 2011.

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