Codice Civile art. 167 - Costituzione del fondo patrimoniale (1).

Giuseppe Buffone
aggiornato da Annachiara Massafra

Costituzione del fondo patrimoniale (1).

[I]. Ciascuno o ambedue i coniugi, per atto pubblico [2699], o un terzo, anche per testamento, possono costituire un fondo patrimoniale, destinando determinati beni, immobili o mobili iscritti in pubblici registri [2647, 2685], o titoli di credito, a far fronte ai bisogni della famiglia.

[II]. La costituzione del fondo patrimoniale per atto tra vivi, effettuata dal terzo, si perfeziona con l'accettazione dei coniugi. L'accettazione può essere fatta con atto pubblico posteriore.

[III]. La costituzione può essere fatta anche durante il matrimonio.

[IV]. I titoli di credito devono essere vincolati rendendoli nominativi [2021 ss.] con annotazione del vincolo o in altro modo idoneo.

(1) Articolo così sostituito dall'art. 49 l. 19 maggio 1975, n. 151. L'art. 48 della stessa legge, ha modificato l'intitolazione di questa Sezione.

Inquadramento

Il fondo patrimoniale è un vincolo impresso ai beni del patrimonio familiare a supporto e sostegno delle esigenze della famiglia: per tali motivi, è sovente qualificato come patrimonio di destinazione. Il fondo patrimoniale risulta sottoposto ad una doppia forma di pubblicità: annotazione nei registri dello stato civile (funzione dichiarativa); trascrizione (funzione di pubblicità notizia). La funzione attribuita dalla annotazione ex art. 162 è quella di consentire al terzo di ottenere una completa conoscenza circa la condizione giuridica dei beni cui il vincolo del fondo si riferisce attraverso la lettura del relativo contratto. La ratio dell'istituto, nello spirito della riforma del 1975, era quella di introdurre, in luogo della dote e dei patrimoni familiari, un analogo istituto che consentisse alla famiglia di mettere a destinazione dei bisogni familiari un ordito patrimoniale non aggredibile dai terzi. La dottrina non ha mancato di segnalare, oggi, come quest'istituto sia, ormai, un «ramo secco», sovente utilizzato più che altro per tentativi di frode ai creditori. Da qui l'idea che esso potrebbe essere finanche abrogato non avendo una concreta e rilevante utilità.

Natura giuridica e opponibilità

La dottrina si è espressa difformemente con riguardo alle due questioni principali legate all'istituto: 1) se l'atto di costituzione del fondo patrimoniale di cui all'art. 167 sia o meno una convenzione matrimoniale ai fini dell'applicabilità della disposizione dell''art. 162, comma 4; 2) se, data risposta positiva al quesito che precede, l'opponibilità ai terzi dell'atto di costituzione del fondo patrimoniale — avente ad oggetto beni immobili — sia subordinata all'annotazione a margine dell'atto di matrimonio a prescindere dalla trascrizione del medesimo atto imposta dall'art. 2647.

Pur persistendo sul punto contrastanti letture dottrinali, corre dare atto della soluzione sposata dalle Sezioni Unite, che hanno composto le divergenze giurisprudenziali con la sentenza Cass. S.U., n. 21658/2009. Secondo la giurisprudenza delle Sezioni Unite, a) la costituzione del fondo patrimoniale prevista dall'art. 167, e comportante un limite alla disponibilità di determinati beni con vincolo di destinazione per fronteggiare i bisogni familiari, va compresa fra le convenzioni matrimoniali; b) essa, pertanto, è soggetta alle disposizioni dell'art. 162, circa le forme delle convenzioni medesime, ivi incluso il comma 3, che ne condiziona l'opponibilità ai terzi, all'annotazione del relativo contratto a margine dell'atto di matrimonio, mentre la trascrizione del vincolo stesso, per gli immobili, di cui all'art. 2647, resta degradata a mera «pubblicità-notizia», inidonea ad assicurare detta opponibilità (Cass. n. 8824/1987); c) discende da tali premesse che, in mancanza di annotazione del fondo patrimoniale a margine dell'atto di matrimonio, il fondo medesimo non è opponibile ai creditori che abbiano iscritto ipoteca sui beni del fondo, irrilevante essendo la trascrizione del fondo nei registri della conservatoria dei beni immobili (Cass. n. 7210/2009).

Ipoteca

In presenza di un atto di costituzione del fondo patrimoniale trascritto nei pubblici registri immobiliari, ma annotato a margine dell'atto di matrimonio successivamente all'iscrizione di ipoteca sui beni del fondo medesimo, l'esistenza del fondo non è opponibile al creditore ipotecario, perché la costituzione del fondo patrimoniale, di cui all'art. 167, è soggetta alle disposizioni dell'art. 162 in materia di forme delle convenzioni matrimoniali, ivi inclusa quella di cui al quarto comma, che ne condiziona l'opponibilità ai terzi all'annotazione del relativo contratto a margine dell'atto di matrimonio, mentre la trascrizione del vincolo per gli immobili, ai sensi dell'art. 2647, resta degradata a mera pubblicità-notizia e non sopperisce al difetto di annotazione nei registri dello stato civile, che non ammette deroghe o equipollenti, restando irrilevante la conoscenza che i terzi abbiano acquisito altrimenti della costituzione del fondo (Cass. n. 12545/2019).

In tema di riscossione coattiva, l'iscrizione ipotecaria di cui all'art. 77 d.P.R. n. 602/1973 è ammissibile anche sui beni facenti parte di un fondo patrimoniale alle condizioni indicate dall'art. 170, sicché è legittima solo se l'obbligazione tributaria sia strumentale ai bisogni della famiglia o se il titolare del credito non ne conosceva l'estraneità a tali bisogni, gravando in capo al debitore opponente l'onere della prova non solo della regolare costituzione del fondo patrimoniale, e della sua opponibilità al creditore procedente, ma anche della circostanza che il debito sia stato contratto per scopi estranei alle necessità familiari, avuto riguardo al fatto generatore dell'obbligazione e a prescindere dalla natura della stessa (Cass. n. 20998/2018; da ultimoCass. n. 10166/2020).

Fondo patrimoniale: regime

Il fondo patrimoniale può essere costituito da uno o entrambi i coniugi ma deve rivestire la forma solenne (atto pubblico). Può anche essere costituito per testamento. La costituzione del fondo patrimoniale determina la destinazione di determinati beni, immobili o mobili iscritti in pubblici registri, o titoli di credito, ai bisogni della famiglia. Se nel fondo vengono inclusi titoli di credito, questi devono essere vincolati rendendoli nominativi con annotazione del vincolo o in altro modo idoneo. È anche ammissibile la costituzione del fondo patrimoniale per atto tra vivi, effettuata dal terzo: in questo caso, però, la convenzione si perfeziona con l'accettazione dei coniugi che può anche essere fatta con atto pubblico posteriore. La costituzione, peraltro, può essere fatta anche durante il matrimonio.

L'atto di costituzione del fondo patrimoniale, anche se compiuto da entrambi i coniugi, è un atto a titolo gratuito, soggetto ad azione revocatoria ai sensi dell'art. 2901, comma 1, n. 1), se sussiste la conoscenza del pregiudizio arrecato ai creditori (Cass. n. 2530/2015); per le stesse ragioni, il fondo è suscettibile pure di revocatoria fallimentare (Cass. n. 19029/2013).

In tema di revocatoria ordinaria, la Suprema Corte reputa che l'art. 2903 - laddove stabilisce che l'azione revocatoria si prescrive in cinque anni dalla data dell'atto - debba essere interpretato, attraverso il coordinamento con la regola contenuta nell'art. 2935, nel senso che la prescrizione decorre dal giorno in cui dell'atto è stata data pubblicità ai terzi, in quanto solo da questo momento il diritto può esser fatto valere e l'inerzia del titolare protratta nel tempo assume effetto estintivo. In tal senso, la Cassazione, su un'azione revocatoria ordinaria di costituzione del fondo patrimoniale, ha ritenuto la decorrenza della prescrizione non dalla stipula dell'atto, ma dal giorno dell'annotazione dell'atto stesso nei registri dello stato civile (Cass. n. 5889/2016).  Peraltro la natura reale del vincolo di destinazione impresso dalla  costituzione del fondo patrimoniale, in vista del soddisfacimento dei bisogni della famiglia, e la conseguente necessità che la sentenza faccia stato nei confronti di tutti coloro per i quali il fondo è stato costituito, determina quale conseguenza che, nel relativo giudizio per la dichiarazione della sua inefficacia, la legittimazione passiva debba essere riconosciuta ad entrambi i coniugi, anche se l'atto costitutivo sia stato stipulato da uno solo di essi. Ciò in quanto spetta ad entrambi, ex art. 168 c.c., la proprietà dei beni che costituiscono oggetto della convenzione, salvo che sia diversamente stabilito nell'atto costitutivo, con la precisazione che anche nell'ipotesi in cui la costituzione del fondo non comporti un effetto traslativo, essendosi il coniuge (o il terzo costituente) riservato la proprietà dei beni, è configurabile un interesse del coniuge non proprietario alla partecipazione al giudizio, in quanto beneficiario dei relativi frutti, destinati a soddisfare i bisogni della famiglia (Cass. n. 5768/2022).

Bibliografia

Cian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015.

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