Codice Civile art. 192 - Rimborsi e restituzioni (1).Rimborsi e restituzioni (1). [I]. Ciascuno dei coniugi è tenuto a rimborsare alla comunione le somme prelevate dal patrimonio comune per fini diversi dall'adempimento delle obbligazioni previste dall'articolo 186. [II]. È tenuto altresì a rimborsare il valore dei beni di cui all'articolo 189, a meno che, trattandosi di atto di straordinaria amministrazione da lui compiuto, dimostri che l'atto stesso sia stato vantaggioso per la comunione o abbia soddisfatto una necessità della famiglia. [III]. Ciascuno dei coniugi può richiedere la restituzione delle somme prelevate dal patrimonio personale [179] ed impiegate in spese ed investimenti del patrimonio comune. [IV]. I rimborsi e le restituzioni si effettuano al momento dello scioglimento della comunione [191]; tuttavia il giudice può autorizzarli in un momento anteriore se l'interesse della famiglia lo esige o lo consente. [V]. Il coniuge che risulta creditore può chiedere di prelevare beni comuni sino a concorrenza del proprio credito. In caso di dissenso si applica il quarto comma. I prelievi si effettuano sul denaro, quindi sui mobili e infine sugli immobili. (1) Articolo così sostituito dall'art. 71 l. 19 maggio 1975, n. 151. L'art. 55 della stessa legge, ha modificato l'intitolazione di questa Sezione e soppresso la suddivisione in paragrafi. InquadramentoL'obbligazione del rimborso grava sul coniuge che abbia causato depauperamenti al patrimonio comune; al contrario, l'obbligazione restitutoria è rivolta in favore del coniuge che si sia spogliano di beni propri personali per impiegarli in favore della comunione legale. L'una e l'altra vicenda obbligatoria vengono regolate dall'art. 192, in una serie di norme oggi come risultanti per effetto della riscrittura ad opera della l. n. 151/1975. Taluno ha sostenuto che l'art. 192 legittimerebbe un obbligo di rendiconto tra i coniugi, ma tale adempimento è in realtà ignoto alle norme della comunione. Regime giuridicoL'obbligazione del rimborso nasce nei casi previsti dal comma 2 e dal comma 3 dell'art. 192: ciascuno dei coniugi è, in primis, tenuto a rimborsare alla comunione le somme prelevate dal patrimonio comune per fini diversi dall'adempimento delle obbligazioni gravanti sui beni della comunione (ossia quelle previste dall'art. 186). Ciascuno dei coniugi è inoltre tenuto a rimborsare il valore dei beni di cui all'art. 189, a meno che, trattandosi di atto di straordinaria amministrazione da lui compiuto, dimostri che l'atto stesso sia stato vantaggioso per la comunione o abbia soddisfatto una necessità della famiglia. L'obbligazione della restituzione nasce in virtù della previsione di cui al terzo comma dell'art. 192: ciascuno dei coniugi può richiedere la restituzione delle somme prelevate dal patrimonio personale ed impiegate in spese ed investimenti del patrimonio comune. La norma in rassegna attribuisce a ciascuno dei coniugi il diritto alla restituzione delle somme prelevate dal patrimonio personale ed impiegate in spese ed investimenti del patrimonio comune (ad es., quelle impiegate per la ristrutturazione di bene immobile appartenente alla comunione), e non già alla ripetizione — totale o parziale — del denaro personale e dei proventi dell'attività separata (che cadono nella comunione «de residuo» solamente per la parte non consumata al momento dello scioglimento) impiegati per l'acquisto di beni costituenti oggetto della comunione legale «ex» art. 177, comma 1, lett. a), rispetto ai quali trova applicazione il principio inderogabile, posto dall'art. 194, comma 1, secondo cui, in sede di divisione, l'attivo e il passivo sono ripartiti in parti eguali indipendentemente dalla misura della partecipazione di ciascuno dei coniugi agli esborsi necessari per l'acquisto dei beni caduti in comunione (Cass. n. 10896/2005). Verificatosi lo scioglimento della comunione, trova quindi applicazione, in sede di divisione, il regime dei rimborsi e delle restituzioni dettato dall'art. 192 c.c., cosicché è da escludersi il rimborso alla comunione delle somme prelevate da un coniuge dal conto corrente cointestato ove quest'ultimo dimostri che l'atto sia stato vantaggioso per la comunione o abbia soddisfatto una necessità della famiglia (Cass. 4879/2024). Il credito alla restituzione delle somme prelevate dal patrimonio personale ed impiegate in spese ed investimenti del patrimonio comune, spettante al coniuge ai sensi dell'art. 194, comma 3, all'esito dello scioglimento della comunione legale, è di natura nominalistica (art. 1277) e, determinato nel suo ammontare all'atto della divisione, previa ripartizione in parti uguali tra i condividenti delle passività di cui all'art. 186, da tale momento liquido ed esigibile (Cass. n. 10896/2005). Come tale, esso produce interessi exart. 1282, salvo il diritto alla rivalutazione monetaria in caso di prova di sofferto danno maggiore di quello dai medesimi coperto (art. 1224). ProcedureI rimborsi e le restituzioni si effettuano al momento dello scioglimento della comunione: in particolare, al momento dello scioglimento, devono essere restituiti solo gli importi impiegati in spese ed investimenti per il patrimonio comune già costituito, ma non il denaro personale impiegato per l'acquisto di immobile che concorre a formare la comunione, trovando, in tale ipotesi, applicazione l'art. 194, comma 1, secondo il quale all'atto dello scioglimento l'attivo ed il passivo devono essere ripartiti in quote uguali indipendentemente dalla misura della partecipazione di ciascuno dei coniugi (Cass. n. 19454/2012). Il giudice, su ricorso del coniuge interessato, può autorizzare rimborsi e restituzioni anche in un momento anteriore se l'interesse della famiglia lo esige o lo consente. La procedura è di volontaria giurisdizione e la competenza è del Tribunale del luogo di residenza della famiglia. Il coniuge che risulta creditore può chiedere di prelevare beni comuni sino a concorrenza del proprio credito. In caso di dissenso si applica il quarto comma dell'art. 192. I prelievi si effettuano sul denaro, quindi sui mobili e infine sugli immobili. BibliografiaCian, Trabucchi (a cura di), Commentario breve al codice civile, Padova, 2011; Sesta (a cura di), Codice della famiglia, Milano, 2015. |